The Friends of Voltaire

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The Friends of Voltaire
AutoreEvelyn Beatrice Hall
1ª ed. originale1906
Generesaggio
Lingua originaleinglese

The Friends of Voltaire ("Gli amici di Voltaire") scritto da Evelyn Beatrice Hall con lo pseudonimo di S. G. Tallentyre, fu pubblicato nel 1906.[1][2]

Nel 1907 venne pubblicato in Gran Bretagna con il nome vero dell'autrice da Putnam's Sons.[3] Questo lavoro classico su Voltaire è stato nuovamente pubblicato quasi 100 anni dopo, nel 2003.[4]

Il libro è in forma di biografia aneddotica e racconta le storie di dieci uomini la cui vita trascorre a stretto contatto. I dieci uomini erano contemporanei e a parte la loro amicizia con Voltaire erano più o meno in stretti rapporti tra loro. Ciascuno dei dieci è caratterizzato dando loro un'etichetta di identificazione come segue: D'Alembert il pensatore,[5] Diderot il chiacchierone,[6] Galiani l'arguto,[7] Vauvenargues l'aforista,[8] D'Holbach l'anfitrione,[9] Grimm il giornalista,[10] Helvétius la contraddizione,[11] Michel-Étienne Turgot lo statista,[12] Beaumarchais il drammaturgo[13] e Condorcet l'aristocratico.[14]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) S. G. Tallentyre, The Friends of Voltaire, Londra, Smith, Elder & Co., 1906. URL consultato il 28 marzo 2015.
  2. ^ (EN) S. G. Tallentyre, The Friends of Voltaire, Londra, John Murray, 1906. URL consultato il 28 marzo 2015.
  3. ^ (EN) Evelyn Beatrice Hall, The friends of Voltaire, su worldcat.org, WorldCat. URL consultato il 28 marzo 2015 (archiviato il 10 aprile 2015).
  4. ^ The Friends of Voltaire, su books.google.it, Google Libri. URL consultato il 28 marzo 2015.
    «S. G. Tallentyre - University Press of the Pacific, 01 dic 2003 - 332 pagine»
  5. ^ S. G. Tallentyre, pag. 1.
  6. ^ S. G. Tallentyre, pag. 32.
  7. ^ S. G. Tallentyre, pag. 62.
  8. ^ S. G. Tallentyre, pag. 96.
  9. ^ S. G. Tallentyre, pag. 118.
  10. ^ S. G. Tallentyre, pag. 160.
  11. ^ S. G. Tallentyre, pag. 176.
  12. ^ S. G. Tallentyre, pag. 206.
  13. ^ S. G. Tallentyre, pag. 236.
  14. ^ S. G. Tallentyre, pag. 268.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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