Fulcieri da Calboli

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Fulcieri da Calboli, da Forlì, della nobile famiglia dei Paolucci da Calboli e nipote di Rinieri da Calboli, visse nel XIII-XIV secolo (muore nel 1340).

Esponente di parte guelfa, come da tradizione familiare fu avversario degli Ordelaffi, ghibellini, che riuscirono, però, a prendere la signoria di Forlì, prima con Scarpetta e poi con Francesco I.

Ricoprì, comunque, cariche politiche di rilievo, come quella di podestà in diverse città: Milano, Modena, Firenze, Bologna.

Proprio come podestà di Firenze, nel 1303, dovette respingere un tentativo di riprendere la città compiuto da fuoriusciti guelfi e da ghibellini, fra cui Dante, sotto la guida di un altro forlivese, il suo vecchio avversario Scarpetta degli Ordelaffi. Ecco come introduce l'episodio Dino Compagni: "La terza disaventura ebbono i Bianchi e Ghibellini (la quale gli accomunò, e i due nomi si ridussono in uno) per questa cagione: che essendo Folcieri da Calvoli podestà di Firenze, i Bianchi chiamorono Scarpetta degli Ordalaffi loro capitano, uomo giovane e temperato, nimico di Folcieri". Il "temperato" fa da contrapposizione al carattere di Fulcieri, che viene invece descritto come violento e feroce.

Ecco che cosa ne fa dire Dante a Guido del Duca, parlando con Rinieri da Calboli:

"Io veggio tuo nepote che diventa cacciator di quei lupi in su la riva del fiero fiume, e tutti li sgomenta. Vende la carne loro essendo viva; poscia li ancide come antica belva; molti di vita e sé di pregio priva. Sanguinoso esce de la trista selva; lasciala tal, che di qui a mille anni ne lo stato primaio non si rinselva." Purgatorio, XIV, 58-66.

Si tratta, com'è ovvio, di giudizi influenzati anche dalla polemica politica. Resta, però, il fatto che i fiorentini, eccezionalmente (contro la regola di cambiare podestà ogni semestre), decisero, per Fulcieri, la rielezione per il secondo mandato consecutivo.