Fontana delle Tette

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La fontana delle Tette in una foto scattata nel 2009

La fontana delle Tette (fontana dełe tete in veneto) è una antica fontana scolpita di Treviso, che sotto la dominazione della Repubblica di Venezia spillava vino bianco e rosso in occasione di particolari festeggiamenti.

La copia della scultura originale è collocata nel cortile di palazzo Zignoli a Treviso, accessibile dalla galleria che collega il Calmaggiore alla piazzetta della Torre e alla calle del Podestà. Il manufatto autentico, seriamente danneggiato, è stato spostato in una teca sotto il portico del palazzo dei Trecento.

Storia

La fontana delle Tette fu costruita nel 1559 su ordine di Alvise Da Ponte, all'epoca podestà delle Repubblica di Venezia in seguito a una forte siccità che colpì la città di Treviso e la campagna circostante. Originariamente la statua era posta all'interno del palazzo Pretorio, in via Calmaggiore. Da allora fino al 1797, anno della caduta della Serenissima Repubblica di Venezia, in onore di ogni nuovo Podestà dalla fontana sgorgavano vino rosso da una seno e vino bianco dall'altro e tutti i cittadini potevano bere gratuitamente per tre giorni.

Successivamente venne rimossa e andò persa fino al recupero da parte dell'abate Luigi Bailo per poi essere inserita nel Museo Casa da Noal.

Una lapide nel cortile di palazzo Zignoli ricorda:

«Si trova all’inizio del Calmaggiore e così l’ha descritta Matteo Sernagiotto (1810-1888):…vaga donna marmorea sovra conca marina con ambe le mani stava spremendosi le turgide poppe, e due vivi zampilli d’acqua cristallina, mercé industre congegno di ruote, tolta al vicino Cagnano, offrivano abbondante liquore alle case e botteghe circostanti. Alvise Da Ponte pretore, in seguito a straordinaria siccità, la costruiva nel 1559, e da quel tempo fino alla caduta della Veneta repubblica, ogni anno per tre giorni di seguito, a festeggiare l’ingresso del nuovo Podestà, quella fontana gettava dall’una poppa pretto vin bianco, e nero dall’altra, a sollazzo del popolo esultante… Ricostruita nel 1989 dallo scultore peruviano Miguel Miranda Quinones»

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