Focusing

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Il termine Focusing (ingl. mettere a fuoco) indica in psicoterapia la capacità del paziente di prestare attenzione a sensazioni e desideri che non sono ancora stati espressi in parole. Il termine è stato introdotto dallo psicoterapeuta Eugene T. Gendlin, allievo e collaboratore di Carl Rogers[1].

Origini[modifica | modifica wikitesto]

Il Focusing nasce negli anni '70 dall'osservazione e dall'esperienza clinica di Eugene Gendlin (Vienna, 25 dicembre 1926) psicoterapeuta e filosofo della scienza, professore dell'Università di Chicago e collaboratore di Carl Rogers, fondatore della Psicologia umanistica. Gendlin, ascoltando le registrazioni di migliaia di ore di colloqui di psicoterapia, notò che alcuni pazienti avevano una predisposizione naturale ad ascoltarsi (natural-focuser) a differenza degli altri, che permetteva loro di cambiare, di trovare nuove soluzioni. Notò che questo avveniva perché non si limitavano al racconto della loro storia ma la esponevano arricchendola delle loro sensazioni fisiche vissute in quel momento (felt-sense), queste davano luogo ad un cambiamento corporeo (body-shift) che portava ad un ulteriore felt-sense[2].

Ascoltando sistematicamente le registrazioni di questi colloqui, di qualunque orientamento psicoterapeutico esse fossero, Gendlin si accorse che poteva prevedere già dai primi colloqui quali pazienti avrebbero avuto un beneficio dalla psicoterapia e si rese conto che questo modo di mettersi in ascolto di sé, era possibile insegnarlo. Quindi sistematizzò e formalizzò tale processo in sei passi, con lo scopo di renderlo utilizzabile anche al di fuori del set psicoterapeutico. Il Focusing è infatti uno strumento utile in diversi contesti ed è utilizzabile per sbloccare delle situazioni, per rilassarsi, per favorire la creatività, per promuovere un cambiamento[2].

I sei passi del focusing[modifica | modifica wikitesto]

1. Creare uno spazio: Per creare uno spazio occorre fare silenzio e restare con sé stessi dedicando qualche minuto al rilassamento. Questo è raggiungibile ascoltandosi: partendo dai piedi, le gambe, i glutei, la schiena, le spalle, il collo, la nuca, gli occhi, il naso fino a percepire l'aria che si respira; così facendo portiamo l'attenzione all'interno del corpo, nelle zone del petto e dello stomaco e sentiamo cosa succede. Con qualunque sensazione si incontra è possibile fare due cose: spostarla fuori ponendola in un luogo ritenuto da noi adatto, ad esempio al nostro fianco; oppure domandarsi: "‘come va la mia vita?", "cosa è importante adesso per me ?",e vedere cosa succede lasciando che la risposta provenga lentamente dalla percezione del corpo senza analizzarla; così facendo liberiamo, o meglio creiamo, uno spazio tra noi e quello che sentiamo.

2. La sensazione sentita: Tra le tante sensazioni se ne sceglie una sulla quale fare focusing senza analizzarla, portando l'attenzione nel punto esatto di dove si sente nel corpo, in modo da avere la percezione indefinita dell'intero problema.

3. Simbolizzare: Successivamente si lascia che dalla stessa sensazione emerga una parola, una frase, un gesto, un'immagine, un suono che la descriva perfettamente: come ad esempio si fa quando usciamo di casa con l'impressione di non aver fatto qualcosa, cercando di far combaciare quello che si sente con quello che non si è fatto, esempio: non abbiamo chiuso il gas, oppure abbiamo lasciato le finestre aperte, etc., fino a che non si trova la risposta che si adatta perfettamente a quello che si prova.

4. Risuonare: Ora si verifica la sensazione che si sente con la parola, la frase, il suono, l'immagine o il gesto, per vedere se risuonano e coincidono: questo produce solitamente un piccolo segnale fisico, un senso di sollievo o rilassamento, come ad esempio succede quando ci si ricorda di non avere chiuso le finestre prima di uscire di casa.

5. Porre domande: Di seguito è corretto chiedersi cosa qualifica il problema nel modo che lo si è appena descritto: ad esempio, "cosa c'è nella sensazione che ho sentito?", o "che cosa rende il problema come lo sento?", oppure "qual è la cosa più paurosa, disagevole, sgradevole, se si è sentito paura, disagio, sgradevolezza...?". Si rimane con questa sensazione, riportando l'attenzione al corpo e integrandola ancora una volta, fino a che non avviene un ulteriore cambiamento (body-shift), come ad esempio un leggero sollievo o un rilassamento.

6. Accogliere: A questo punto si può accogliere il cambiamento, anche se è un piccolo rilassamento o un leggero sollievo, e questo è un punto di partenza di un ulteriore felt-sense.

La metodologia del focusing si avvale spesso dell'uso di stimolazioni verbali o visive chiedendo al partecipante di cercare di connettersi alla "sensazione sentita" che quello stimolo provoca a livello corporeo. Questo, secondo Gendlin, è un metodo molto più efficace per prendere contatto con i propri stati interiori rispetto ad un solo ragionamento verbale[3].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Cornell, McGavin 2002, copertina posteriore.
  2. ^ a b Gendlin 1982.
  3. ^ Gendlin, Eugene T. 1978, Focusing. Bantam Books. Edizione italiana Astrolabio-Ubaldini, Roma, 2001. pag. 102

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Testi citati
Altri testi
  • Eugene T. Gendlin, Focusing Interrogare il corpo per cambiare la mente, Ed. Astrolabio
  • Eugene T. Gendlin, Il Focusing in Psicoterapia - introduzione al metodo esperienziale, Ed. Astrolabio
  • (EN) Eugene T. Gendlin, Focusing-Oriented Psychotherapy: A Manual of the Experiential Method, Guilford Publications, 1996, ISBN 0-89862-479-7.
  • (EN) Ann Weiser Cornell, The Power of Focusing, Fine Communications, 1º marzo 1999 [1996], ISBN 978-1-56731-297-3.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) The Focusing Institute, su focusing.org. URL consultato il 7 ottobre 2009 (archiviato dall'url originale il 17 settembre 2009).
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