Falsettone

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Il falsettone è una tecnica vocale impiegata dalle voci maschili nel canto lirico, consistente nell'amplificazione dei suoni bianchi tipici del falsetto con la stessa tecnica utilizzata per le note emesse a voce piena. Ne risultano note lucenti e voluminose, spesso acutissime, anche se di "colore" diverso e dalle sonorità femminili rispetto a quelle emesse a voce piena.

Questa tecnica era impiegata abitualmente almeno a partire dal La acuto nell'esecuzione dei ruoli tenorili del primo Ottocento. Molti ruoli per tenore delle opere dell'epoca, in particolare di quelle scritte da Rossini e Bellini, richiedono l'emissione di note estremamente acute, possibili solo grazie a questa tecnica. Tra gli specialisti dell'epoca spicca Giovanni Battista Rubini, al quale Bellini giunse ad assegnare nel finale dei Puritani (la coda dell'ensemble "Credeasi, misera") un Fa sovracuto.

Il ricorso al falsettone è oggi quasi completamente sparito: note come il Do acuto, il Do diesis o il Re sovracuto vengono oggi emesse abitualmente dai tenori solo a voce piena. Anche il famoso Fa dei Puritani, che veniva normalmente omesso od eseguito in falsetto (tipico esempio Luciano Pavarotti), viene invece oggi eseguito a piena voce di testa (o "di petto", come impropriamente si usa dire) da una nuova leva tenorile che ha riacquistato la conoscenza e l'uso di molte delle buone regole del belcanto.

Ma anche i suoni raggiungibili a voce piena hanno un effetto del tutto diverso. L'uso del falsettone riduce infatti il carattere eroico degli acuti, ma consente al tenore un fraseggio più sottile e sfumature espressive necessarie ad interpretare quegli spartiti e previste dagli stessi compositori.

Un tenore che in anni recenti ha tentato, con alterne fortune, di ripristinare quello stile di canto è stato Giuseppe Morino, scoperto e indirizzato in questo senso dallo storico del canto Rodolfo Celletti.

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