Educazione differenziata

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L'uso del termine educazione differenziata si è diffuso in ambito pedagogico[1] e sociologico per indicare un modello educativo che promuove la valorizzazione delle specificità femminili e maschili a scuola attraverso la separazione di maschi e femmine durante le attività scolastiche. Sotto l'aspetto organizzativo, si parla anche di educazione omogenea.

L'educazione differenziata è una delle modalità pratiche più diffuse per realizzare la cosiddetta personalizzazione dell'azione educativa. Il suo scopo è di favorire in ambito educativo la effettiva parità di opportunità tra maschi e femmine tenendo conto delle loro differenze cognitive, dei diversi tempi di maturazione, ecc. al fine di una crescita armonica di ciascuno[2].

L'educazione differenziata nel mondo[modifica | modifica wikitesto]

In base ai dati diffusi nel 2009 in tutto il mondo sono circa 40 milioni i ragazzi e le ragazze che usufruiscono di un'educazione differenziata in base al sesso. In molti Paesi – particolarmente negli U.S.A., in Gran Bretagna e in Australia – è abbastanza diffuso un movimento pedagogico che ritiene conveniente che gli istituti scolastici possano scegliere tra varie forme di organizzazione didattica in base al sesso degli alunni. Nel 2004 il movimento ha ottenuto fra l'altro una modifica della normativa federale in USA, sostenuta anche da Hillary Clinton [3].

Didattica e neuroscienze[modifica | modifica wikitesto]

I sostenitori di questo modello educativo sottolineano che per garantire nei fatti le pari opportunità tra uomini e donne occorre tenere conto a scuola del fatto che neurologia, genetica e psicologia evolutiva indicano che alcune differenze tra maschi e femmine sono innate. Per questo motivo, l'educazione differenziata prevede modalità e strategie didattiche differenti, ma il curricolo per i ragazzi e le ragazze è lo stesso, il livello accademico che si esige agli uni e alle altre ha la medesima qualità [4].

Buone pratiche per la parità maschi/femmine a scuola[modifica | modifica wikitesto]

Per individuare e favorire il corretto trattamento delle differenze che promuovono la parità tra uomini e donne, si stanno diffondendo le cosiddette buone pratiche pedagogiche divulgate soprattutto dallo psicologo americano Leonard Sax, direttore esecutivo della National Association for Single-Sex Public Education, su singlesexschools.org.(USA), e dalla pedagogista inglese Sheila Cooper, direttore esecutivo della Girls' Schools Association, su gsa.uk.com.(Gran Bretagna), che da anni documentano le esperienze realizzate nei rispettivi ambiti di azione.

In questa prospettiva, sono molto citati i risultati delle ricerche del sociologo americano Cornelius Riordan (Departement of Education degli USA) sugli effetti delle scuole differenziate per sesso e di quelle miste.

Negli ultimi anni alcune università hanno incluso nei propri curricula lo studio delle recenti acquisizioni neuroscietifiche sulle differenze tra maschi e femmine e sulle loro conseguenze nell'attività didattica [5].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Cfr. La proposta dell'educazione differenziata, di A. La Marca, Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell'Autonomia Scolastica, 27 maggio 2009[collegamento interrotto]
  2. ^ In Italia l'espressione non va confusa con quelle che si definivano “classi differenziali”, né tanto meno con quella che oggi si chiama “educazione speciale”. In questi casi, infatti i destinatari sono educandi che si trovano in una situazione soggettiva particolare, temporanea o permanente, caratterizzata da una qualche forma di disabilità, fisica o psichica, più o meno grave, che può richiedere programmi didattici a volte meno esigenti, o modalità di rilevamento degli apprendimenti adeguate al tipo di disabilità, ecc. Anche in scuole che adottano l'educazione differenziata per sesso si può dare il caso di alunni disabili per i quali sono previsti interventi adeguati alla loro situazione. In questi casi si parla di una educazione speciale all'interno di una proposta educativa differenziata per sesso
  3. ^ Josep Maria Barnils, "La educación single-sex en el mundo" cit. in "Maschi e femmine, classi separate", di Annachiara Sacchi, Corriere della Sera, 10 maggio 2009, pagg. 10 e 11., su archiviostorico.corriere.it.
  4. ^ "INCHIESTA Scuola, maschi e femmine separati è meglio" di Sara Ricotta Voza, La Stampa, 19 aprile 2009, pag. 1[collegamento interrotto]
  5. ^ Cfr. "Educazione differenziata: una svolta", di Sergio Fenizia, Studi cattolici n. 586, dicembre 2009[collegamento interrotto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Noe R.A. (1998) Women and mentoring: A review and research agenda, Academy of Management Review, 13,65-70.
  • Barrio Maestre J.M. (2005) (ed.), Educación diferenciada, una opción razonable, Pamplona, Eunsa.
  • Vidal E. (2006) (ed.), Diferentes, iguales, ¿juntos? Educación diferenciada, Barcelona, Ariel.
  • AA. VV., atti del 2º congresso internazionale “Modelli di scuola nel XXI secolo: la proposta dell'educazione differenziata per ragazze e per ragazzi”, 24 aprile 2009, Biblioteca Nazionale, Roma, pubblicati nel volume “L'educazione differenziata per le ragazze e per i ragazzi. Un modello di scuola per il XXI secolo”, a cura di Alessandra La Marca, Armando Editore, Roma, 2009.
  • AA.VV., “Maschi e femmine a scuola. Le differenze di genere in educazione”, a cura di Giuseppe Zanniello, S.E.I., Torino 2007.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]