Discussione:Secolarizzazione dei beni ecclesiastici

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La voce, che ha come fonte principale le corrispondenti voci su Wikipedia italiana e in altre lingue, è ancora in buona parte da completare, si gradiscono integrazioni--Mizardellorsa 11:43, 30 mag 2007 (CEST)[rispondi]

la voce e' interessante.. ti darei volentieri una mano a tradurre.... ma non riesco a trovare la corrispondente voce in inglese --Hal8999 17:08, 10 giu 2007 (CEST)[rispondi]

Prima osservazione: la voce confonde fra diocesi, sovranità e proprietà.
La Riforma abolì le diocesi (anche quelle il cui vescovo non era principe: ad esempio in Scandinavia), come sono cadute e divenute meramente onorifiche le diocesi in partibus infidelium, cioè nei territori conquistati dall'Islam: qui il problema non è tanto la secolarizzazione, ma la conversione più o meno forzata, che rese comunque inutili od impossibili certe sedi vescovili.
Il problema della sovranità è diverso, è un problema di mediatizzazione (per cui c'è una voce apposita): la pace di Lunéville conservò i vescovi e le diocesi come fatto religioso, ma tolse loro il potere temporale, accorpandone i territori agli stati maggiori. Si deve osservare che fece lo stesso con centinaia di staterelli laici, feudali e repubblicani. e si deve soprattutto osservare che la mediatizzazione è avvenuta anche in Italia con la "presa di Roma": il Papa rimaneva come autorità religiosa, ma perdeva lo Stato Pontificio.
Terzo problema è quello della espropriazione dei beni ecclesiatici da parte dello stato. Credo che la voce andrebbe dedicata solo a questo problema ed alle tappe con cui molti beni ecclesiastici sono finiti in mano pubblica anche nei paesi cattolici. A questo proposito la voce non cita le tappe settecentesche: Innanzitutto la soppressione dei Gesuiti da parte del Papa portò all'incameramento da parte degli stati di tutte le scuole ed istituzioni culturali della Compagnia (si pensi a Brera, ma anche al Papa che incamerò il Collegium Romanum e l'ha trasformato nella Pontificia Università Lateranense); nei domini asburgici ci fu una seconda secolarizzazione, Giuseppe II confiscò agli ordini la terra che possedevano in eccesso rispetto alle necessità dei pochi monaci rimasti.
In proposito bisogna ricordare che gli ordini monastici nel settecento vissero un'enorme crisi delle vocazioni: non solo i laici li ritenevano inutili, in particolare gli ordini di clausura, ma anche il mondo cattolico si volgeva verso una maggiore attività nel mondo. La rilassatezza di costumi di cui erano accusati i monaci del setteento (forse dovuta al fatto di sentirsi inadeguati ai tempi) portò a due reazioni: il mondo illuministico promosse l'abolizione degli ordini; una minoranza cattolica predicò il ritorno alla stretta osservanza della clausura e fondò i trappisti (che però furono l'ultimo ordine di clausura ad essere fondato); la maggioranza dei cattolici non difese così tanto gli ordini monastici, perché la crisi delle vocazioni era reale (e quindi terre e monasteri erano in eccesso) e perché alcuni ordini (in particolare i certosini) erano destinati ai fratelli cadetti della nobiltà che non potevano ereditare in base al maggiorascato: ormai erano obsoleti ed infatti sono oggi monumenti artistici visitabili da tutti.
Quanto all'Italia unita bisognerebbe specificare che l'abolizione della manomorta significa che la Chiesa doveva pagare le tasse come i membri del terzo stato: la stessa perdita dell'immunità fiscale era accaduta alla nobiltà: perciò molti beni appartenuti a famiglie nobili ed ordini religiosi caddero in mano allo stato per pagare le tasse, che nobili e chiesa non erano in grado di pagare, non essendo abituati a guadagnare. Si potrebbe anche accennare al fatto che lo stato unitario negava personalità giuridica agli ordini religiosi e perciò essi sopravvissero, ma dovevano intestare i propri beni a fiduciari.
Ovviamente tutto questo si è interrotto nel 1929, anzi si è tornati indietro: il Papa ha riottenuto uno stato (anche se molto più piccolo di prima); gli ordini religiosi hanno ottenuto la personalità giuridica; gli immobili ecclesistici non sono più tassati, se accatastati come luoghi di culto, scuole o edifici assistenziali, indipendentemente dal fatto che queste attività vi siano effettivamente svolte. Lele giannoni (msg) 13:08, 8 mar 2014 (CET)[rispondi]