Discussione:Grattacielo Intesa Sanpaolo

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In data 29 luglio 2008 la voce Grattacielo Intesa Sanpaolo è stata mantenuta, nell'ambito di una procedura di cancellazione, in seguito a voto della comunità con risultato 15 a 15.
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la voce è già stata salvata dalla votazione... Ravanellidiciamo 14:22, 12 gen 2008 (CET)[rispondi]

Penso che le cose siano cambiate, infatti il dubbio nasce dal fatto che per questo grattacielo ora come ora ci sono molti "se" e poche certezze: il progetto che si riteneva definitivo, stando a quanto riportato, sarà rivisto in altezza (fonte riportata a dicembre 2007), rendendo così l'edificio più basso della Mole. Secondo me questo fatto per ora rende la voce poco enciclopedica, ma più simile invece ad un bollettino giornalistico sullo stato di progetto. --Etienne (Li) 14:44, 12 gen 2008 (CET)[rispondi]

Forse la creazione di una voce per grattacielo è opportuna solo ad opera realizzata, quando è possibile valutarne le caratteristiche dimensionali, urbanistiche e architettoniche. Non sarebbe più opportuno citare le opere in pianificazione, in progetto o in discussione in una voce collettiva del tipo Grattacieli di Torino? --Dch discutiamone 11:57, 9 mag 2008 (CEST)[rispondi]


Grattacielo Intesa-Sanpaolo.


Spero di far cosa gradita nell'invitarVi alla lettura della sottostante motivazione che mi ha ispirato a comporre il quadro. Un significato che non si sovrappone al senso più autentico della composizione, alla mia intima essenza artistica. Bisogna aprirsi all'opera d'arte come ad una sorta di esperienza mistica perchè susciti emozione...


"La chiamavano la piccola Parigi. '.....E i flussi di vita che l'attraversano nelle

strade simmetriche si riducono a sorde vibrazioni lungo le venature chiare che

l'incrinano."


Nei primi del 1700 Vittorio Amedeo II chiamò a Torino un giovane abate palermitano che aveva compiuto a Roma i suoi studi e la cui fama si diffuse in Europa: Filippo Juvarra. Cresciuto alla scuola dell' arte barocca, l'abate architetto si era poi tuffato nelle forme classiche dei monumenti romani.

Il nuovo architetto messinese riusciva a dare un nuovo assetto alla città. Città che di per se’ già stava mutando, incalzata dalla spinta dei tempi, dalle nuove strutture organizzative delle campagne e da quelle produttive, che determinavano un impellente bisogno di allargare i confini con grandi vie di comunicazione.

Molti nobili, legati alla corte e allo Stato con alte cariche lasciavano i castelli per prendere dimora in quella che veniva definita 'la piccola Parigi': Il fervore costruttivo si estese in eguale misura anche a filande, officine, cartiere, negozi, richiamando i primi immigrati : siciliani, sardi, e lombardi che abbandonavano la campagna per cercare a Torino lavoro e benessere.

Cominciava a nascere, con l'eco stravolgente della rivoluzione francese ,una dimensione torinese puramente barocca, meno sfarzosa, con lo scopo di stupire e suscitare meraviglia.

Possiamo vedere la città attraverso la descrizione dei grandi viaggiatori del Settecento e del secolo Romantico: Ghoethe, ad esempio, ebbe a dire 'Torino è una delle più belle, oltre che delle più antiche città d'Europa'.

Altrettanto appassionati i sentimenti del poeta Alphones de Lamartine: 'Je ne me figurais pas une ville auissi belle que Turin....Plus j'avance, plus je vois d'autres villes, moins j'espére de retrouver jamais Turin'.

Dopo Vittorio Amedeo e i suoi successori fino all'alba del 1 Gennaio 1861, Torino nella sua 'charme', aumenta la sua prorompente teatralità, per le vie di Torino, nei ristoranti e nei caffè si vedevano deputati e senatori di quel primo parlamento italiano: Garibaldi, Verdi, Bixio, D'Azeglio, La Marmora, Crispi, Cadorna, e naturalmente Cavour.

Torino Capitale contava 186.000 abitanti. Si aprirono Ambasciate e Ministeri, ed ogni settore lavorativo ne risentì beneficamente: intanto continuava il cammino della rivoluzione industriale, e le nuove idee.

Ma presto avvenne quello che ai torinesi sembrò l'inizio della fine: la capitale trasportata a Firenze. L'alto prezzo di questa rinuncia forse, permise all'identità dei torinesi di rimanere immutata. Qui sta forse il destino di Torino. Una città che per rimanere nella storia non può fermarsi mai.

Si possono ricordare importanti traguardi che hanno accompagnato il cammino del suo progresso, fu ad esempio la prima città a realizzare l'illuminazione elettrica ed i grandi eventi mondiali: L'Esposizione Internazionale del 1884, con la creazione del Borgo del Valentino, nel 1911 con la grande Esposizione Universale, (a ridosso del borgo Medievale era sorta una vera e propria città, stupefacente ed eterogenea, ora liberty, ora arabeggiante, tutta stucchi, cupole, statue. (Un mondo incantato e affascinante, che rimase a lungo nella memoria.) Da ricordare l'esposizione internazionale per il centenario dell'Unità d'Italia del Maggio 1961, fino alle recenti Olimpiadi invernali.

Torino si esprime rivoluzionando l'impostazione sabauda: in una discussione al 'caffè Burello' di Corso Vittorio angolo via Rattazzi, il 1 Luglio 1899 si trovavano alcuni amici; Giovanni Agnelli, Luigi Scarfiotti, Emanuele Bricherasio, Roberto Biscaretti di Ruffia, Michele Ceriana Mayneri, Alfonso Ferrero di Ventimiglia, Luigi Damevino, Carlo Racca.

Questi, accumunati da un forte spirito imprenditoriale, decidono di investire complessivamente ben ottocentomila lire per un progetto relativo ad una invenzione americana che, sfruttando l'energia termica di un motore alimentato a benzina, consentiva rapidi trasporti.

Esattamente dieci giorni dopo nasce la 'Fabbrica Italiana di Automobili di Torino', il cui atto costitutivo viene registrato presso il notaio Torretta di via Arsenale 6 a Torino. Quello che succede successivamente è storia nota.......


E' un vero peccato....


Questa Torino del 2008 con il 'Grattacielo della Banca Intesa-Sanpaolo' progettato da Renzo Piano, sconvolge la Torino taurinorum, la città del barocco e liberty, rovinando le suggestioni degli antichi palazzi, vie e chiese, il suo aspetto esoterico, i suoi straordinari scorci visivi, la sua architettura.......

A Torino la costruzione di edifici di grande altezza ha riguardato casi sporadici : a parte l'edificio di Alessandro Antonelli, pensato come 'Tempio Israelitico' ma adibito poi a museo e chiamato Mole Antonelliana, diventato simbolo della torinesità, ( così come i 'toret', le piccole fontanine che un tempo dissetavano i passanti con un' ottima acqua proveniente da Balme).

Orgogliosamente oggi la Mole espone il Museo Nazionale del cinema. Pensare che alla fine degli anni '70 l'Assessore Costa Magna ( liberale o democristiano, non ricordo) adibiva a suo uso personale una 'tavernetta/enoteca' nei locali sottostanti la Mole, invitava i suoi amici e conoscenti ad allegre bevute di buon vino...) Fu poi Diego Novelli a dargli lo sfratto.

Il primo vero grattacielo ( La torre Littoria di Piazza Castello) viene costruito a celebrazione dell'ammodernamento di Via Roma ( anni '30 ) dopo la devastazione e demolizione delle architetture barocche preesistenti, per ordine del Duce. Ogni importante città doveve avere una via centrale per le parate delle camice nere! A questo si aggiunse la corposa speculazione di Assicurazioni, Banche, etc, operata già in nome della sicurezza ('via prostitute e mendicanti dal centro cittadino!').

Il tema grattacieli riemerse nel dopoguerra (1948) : l'edificio di via Santa Teresa, il Reposi, di via XX Settembre, il grattacielo di Piazza Solferino. Questi edifici rimasero per lungo tempo privi di legittimità, costruiti cioè senza licenza edilizia, a testimonianza del fatto che all'epoca le decisioni in quanto a forme, luoghi e quantità si rivelassero di competenza esclusiva degli operatori privati. La voglia di 'modernità' con la costruzione in centro di grattacieli proseguì nel corso degli anni '50/'60.

Torino in quel tempo, impegnata a fronteggiare le ondate migratorie che tutti conoscono, difficilmente si permetteva operazioni celebrative di virtù che non fossero direttamente legate alla produzione manifatturiera: così naque il grattacielo Lancia in Borgo San Paolo, quello della SIP in Corso Inghilterra, oggi in restauro non per le esigenze dei cittadini bensi’ per diventare il Palazzo della Provincia, (ente che dovrebbe sparire!!!!) infine quello della RAI a Porta Susa, bello e ingombrante, nato per ragioni di visibilità aziendale, meno per quelle produttive, che rimase a lungo disabitato.

Questo indica che la realizzazione dei grattacieli ha rilevato nel tempo l'aspetto episodico, in ogni caso contrastante con l'impostazione architettonica della città, della sua 'forma urbis'. Infatti la realizzazione del grattacielo di 180 metri di Renzo Piano sulla Spina 2 area centrale nella zona Ovest di Torino, rovinerebbe lo 'skyline' ottocentesco della Città, ben valorizzato dai giochi olimpici. Il secondo gigante in vetro e acciaio ( il nuovo Palazzo della Regione Piemonte) spunterà nel 2010 nella zona occupata dalla fiat lungo via Nizza, alto 155 metri progettato da Massimiliano Fukas.

Secondo Guido Montanari, Storico urbanista, il problema non è la qualità del progetto di Piano, ma il contesto in cui si colloca. Luca Mercalli, presidente della Società Meteorologa Italiana, dice che il nuovo grattacielo rappresenterà l'emblema dell'insostenibilità ambientale applicata 'a scenari caratterizzati da bassa densità energetica'.

Le considerazioni del famoso architetto Piano possono essere affascinanti, come l’idea sulla multifunzionalità, ma chiunque visitasse il centro storico di Torino si renderebbe conto che quest'opera e' assolutamente fuori da ogni schema architettonico della citta', nonchè l'impatto panoramico a colpo d'occhio risulterà devastante. Inoltre la cornice delle alpi e in primo piano la mole antonelliana, insieme al grattacielo saranno paragonabili ad una scarpa da cerimonia ed uno zoccolo.

In definitiva per motivi di interesse economico (matrimonio bancario e la giunta del Sindaco Chiamparino) 'tutto si compie'! Nella carrellata che ho trascritto, tratteggiata dagli eventi significativi della Città del Museo Egizio, di Don Bosco, dei Savoia, degli Agnelli, della Sindone, di Cesare Pavese, Primo Levi, Gipo Farassino, Norberto Bobbio, Rita Levi di Montalcini, della Fiera del libro, e delle Olimpiadi. Ebbene basterà dunque recarsi al ponte Sassi dove Salgari consumò i suoi anni e alzare gli occhi al cielo per vedere il nuovo e trionfante grattacielo, tripudio della new economy, e per un attimo come in un gioco mentale, quella prospettiva annullerà il silenzio e l'insolito.....

Voglio terminare questa riflessione di presentazione della mia opera con un pensiero colto dal Blog di Adriano Celentano ( 'Cosa stà succedendo' www.celentano.it) : 'Ben venga quindi l'avvento della tecnica, poichè essa è un valore immenso per il progresso che deve andare avanti... Ma guai alla tecnica se il suo avanzamento va a minare le bellezze delle cose. E la bellezza delle cose è quella dell'arte impiegata nelle costruzioni del passato, che pur coi suoi cambiamenti, ha retto fino ai primi del '900. Un ponte necessario che separi le due culture affinchè non si elidano, come purtroppo accade per oggi i brutali accostamenti fatti dai comuni irresponsabili.'

Stefano Rollero.

Totalmente offtopic, questa è una enciclopedia non un forum. --Giandrea (msg) 17:45, 22 giu 2008 (CEST)[rispondi]

La voce è unibile. Pregasi specificare come mai non sarebbe corretta la proposta --LucaLuca 17:44, 27 ago 2008 (CEST)[rispondi]

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