Discussione:Elpis

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 Mitologia
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Temperanza e interpretazioni

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Speranza e temperanza sono risvolti l'una dell'altra, si implicano. Questa considerazione potrebbe agevolare la produzione d'interpretazioni psicologiche del mito.
Per esempio: all'epoca di Esiodo l'autoanalisi o introspezione faceva perdere sicurezza, ma anche oggi: "Ah l'uomo che se ne va sicuro, agli altri ed a sé stesso amico, e l'ombra sua non cura che la canicola stampa su uno scalcinato muro!" La conoscenza e segnatamente l'autoconoscenza sono sempre pericolose. "Conosciti" stava scritto per i pellegrini che accedevano al tempio in Delfi: un accesso inquietante! Dante pone all'inferno Ulisse in quanto esploratore. Conoscenza senza temperanza fa danni! La tecnica moderna ne mostra e li fa pesare: effetto di conoscenza, oggigiorno domina e opprime la vita e i processi decisionali non meno di quanto li aiuta. All'origine del mito ebraico sull'origine del dolore (eventualmente confuso col problema del male) c'è un assaggio dell'albero della conoscenza.
Altro esempio, quasi opposto: l'ascolto delle voci interiori, che all'epoca era fenomeno comune sia pur raro nella vita di ognuno, ha causato follie personali e guerre. Cfr. "Il crollo della mente bicamerale e l'origine della coscienza".
Altro esempio: le virtù non custodite, oppure spese (cioè dedite) a curiosità, causano disordini, diventano vizi. Ma potrebbe bastare la speranza: il vaso conteneva soltanto speranza, e la perdita della sua pienezza, ovvero la quota persa, ha causato danni, ovvero è diventata malefica.
Interpretazione non escludente è che il vaso chiuso sia cassaforte inaccessibile ai mortali, in mano al padre degli dèi. Che differenza c'è tra speranza e fede? Un altro risvolto! --93.151.89.246 (msg) 02:07, 18 lug 2014 (CEST)[rispondi]


... 'la donna aprì il vaso facendo così uscire tutti i mali, soltanto Elpìs rimase dentro' >ma la speranza non è un male: o no? grazie. oph!