Discussione:Concilio di Tours (813)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Da controllare[modifica wikitesto]

Riporto qui tutti gli inserimenti di utente problematico (Progetto:Rimozione contributi sospetti/Lord Hidelan) che rischiano di essere affetti dai tutti i problemi che hanno determinato il riconoscimento della problematicità stessa dell'utente (falsità, ricerche originali, gioco con le fonti, fonti inadeguate, affermazioni non e/o falsamente referenziate, nNPOV, spam), da verificare con estrema cura per poter essere reinserite. --CastaÑa 01:09, 24 apr 2009 (CEST)[rispondi]

  • [i vescovi] ne raccomandarono l'uso in modo preferenziale rispetto alla lingua latina (la rustica romana lingua), data l'esigenza di far comprendere a tutti i fedeli il messaggio divino.
  • ==Il testo della XVII deliberazione==

«Visum est unanimitati nostrae, ut quilibet episcopus habeat omelias continentes necessarias ammonitiones, quibus subiecti erudiantur, id est de fide catholica, prout capere possint, de perpetua retributione bonorum et aeterna damnatione malorum, de resurrectione quoque futura et ultimo iudicio et quibus operibus possit promereri beata vita quibusve excludi. Et ut easdem omelias quisque aperte transferre studeat in rusticam Romanam linguam aut Thiotiscam, quo facilius cuncti possint intellegere quae dicuntur.»

Non si leggeva l'omelia in latino, ma il testo o i testi biblici prima dell'omelia; quest'ultima, intesa come comunicazione al popolo dell'approfondimento del contenuto dei testi biblici, doveva essere tenuta nella lingua del popolo sia rustica romana lingua sia theotisca, a seconda dei luoghi.

Secondo Lorenzo Renzi e Alvise Andreose autori del manuale di linguistica e filologia romanza, la concezione delle lingue romanze come derivazioni dal latino è puramente rinascimentale, e quindi impossibile all'epoca del concilio. La concezione allora imperante era che il latino fosse una lingua creata ad hoc e tutte le altre (le cosiddette lingue romanze) altre lingue popolari non derivate dal latino.