Discussione:Carlo Emanuele Buscaglia/Mattesini1

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I successi di Buscaglia, che é considerato l'Asso assoluto degli Aerosiluranti italiani, sono sempre stati sopravvalutati, come sono stati sopravvalutati i successi di tanti piloti degli Aerosiluranti italiani, che vantano risultati di affondamenti di 100.000 tonnellate o più, e concessione di Mediaglia d'Oro al Valoir Militare, mentre vi sono piloti più modesti, e dimenticati. che almeno una nave la colpirono.

E sicuramente da assegnare a Buscaglia il contributo al danneggiamento dell’incrociatore GLASGOW che fu colpito con un secondo siluro anche dal capitano Massimiliano Erasi il 2 dicembre 1940, che in precedenza, il 14 ottobre, aveva colpito l'incrociatore LIVERPOOL. Non siamo sicuri del siluramento dell’incrociatore KENT il 17 settembre 1940, perché Buscaglia attacco assieme al tenente Guido Robone, e quella nave fu colpita da un solo siluro. Danneggiò, il 23 novembre 1941 a nord di Marsa Matruch, la nave da sbarco per fanteria GLENROY, anche se nel Diario degli Aerosiluranti è scritto che anche il tenente Rovelli, gregario di Buscaglia, nella stessa azione aveva colpito una nave; e forse Buscaglia impartì il colpo di grazia al piroscafo britannico BURDWAN, immobilizzato ii 15 giugno 1942 presso Pantelleria dai bombardieri tedeschi Ju 88 del I./KG.54, anche se Orazio Giuffrida, nel suo libro “Buscaglia e gli Aerosiluranti” (Ufficio Storico dell’Aeronautica) tende ad escludere che l’abbia centrato per deviazione del siluro durante la corsa verso il bersaglio.

Francesco Mattesini

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I SUCCESSI DELLE SQUADRIGLIE AEROSILURANTI 278^ e 281^

278^ SQUADRIGLIA - Agosto - Dicembre 1940

I primi colpi a segno degli aerosiluranti furono realizzati dai velivoli della 278^ Squadriglia che fu il primo reparto aerosilurante costituito. Negli ultimi cinque mesi del 1940, a partire dal 15 agosto, la squadriglia, che ancora si chiamava Reparto Speciale Aerosiluranti, effettuò un gran numero di attacchi contro il naviglio britannico operante lungo le coste libico-egiziane, conseguendo il danneggiamento di tre grossi incrociatori della Mediterranean Fleet: Kent, Liverpool e Glasgow.

Prima di trattare brevemente nel dettaglio come si svolse il siluramento dei tre incrociatori, vediamo quali furono i primi attacchi portati in mare aperto dagli aerosiluranti della 278^ Squadriglia. Il primo si verificò il mattino del 27 agosto 1940, quando un S. 79, con capo equipaggio il tenente Carlo Emanuele Buscaglia, avvistò a 60 miglia a nord-est di Bardia un convoglio britannico partito da Alessandria e diretto in Grecia, al Pireo. Il velivolo lanciò il siluro contro l’incrociatore pesante Kent, ma non riuscì a colpirlo. Seguì, nel pomeriggio del 13 settembre, a sud del Canale di Caso, l’attacco di un altro S. 79 pilotato dal tenente Guido Robone, contro il convoglio AN 3, partito da Porto Said ed anch’esso diretto al Pireo, con la scorta di quattro incrociatori (Kent, Liverpool, Glasgow, Calcutta) e sei cacciatorpediniere; ma ancora una volta il siluro, lanciato contro un piroscafo di medio tonnellaggio, fallì il bersaglio.

Nel pomeriggio del 17 settembre due S. 79, con capi equipaggio i tenenti pilota Buscaglia e Robone attaccarono, a 40 miglia ad ovest di Marsa Matruh, la cannoniera britannica Ladybyrd che, scambiata per un incrociatore leggero tipo “Delhi”, non fu colpita dai siluri che le passarono di poppa vicinissimi. La Ladybird stava rientrando ad Alessandria da un bombardamento notturno contro postazioni italiane di Sollum.

Finalmente, la sera di quello stesso giorno 17 ebbe termine la serie degli insuccessi per opera di Buscaglia e Robone che, ripartiti dalla base di El Adem dopo la prima sfortunata azione del pomeriggio, ottennero un primo significativo successo.

Infatti, durante lo svolgimento di un’azione aeronavale della Mediterranea Fleet contro obiettivi italiani della Cirenaica, in particolare con attacchi aerei di bombardieri e aerosiluranti nel porto di Bengasi, e a cui parteciparono, per la scorta della portaerei Illustrious, la corazzata Valiant, l’incrociatore pesante della 3a Divisione Kent, gli incrociatori contraerei Calcutta e Coventry e sette cacciatorpediniere, la sera del 17 il Kent (capitano di vascello Douglas Young-Jamieson), ebbe il compito di bombardare Forte Capuzzo (Bardia) accompagnato da due cacciatorpediniere. Alle ore 23.55, trovandosi con notte di luna a 40 miglia dalla posizione di bombardamento assegnata, il Kent fu attaccato dai due aerosiluranti italiani che lanciarono altrettanti siluri da una distanza di 500 yard. Una delle armi colpì l’incrociatore all’altezza della seconda torre poppiera di grosso calibro, presso le eliche, e causò un incendio, danni estesi e la morte di trentadue uomini, nonché l’arresto della nave. Preso a rimorchio dal cacciatorpediniere Nubiah, il Kent fu trainato, faticosamente, fino ad Alessandria, distante 250 miglia, ove arrivò alla velocità di undici nodi, nel pomeriggio del 19 settembre; un’impresa che l’ammiraglio Cunningham, considerò “assai ardua”. Al termine di sommarie riparazioni, l’incrociatore salpò in novembre per un arsenale della Gran Bretagna, ove fu rimesso in efficienza, rientrando in servizio nella Home Fleet all’inizio del 1942.

Il Liverpool (capitano di vascello Roger Stanley Wellby), che in formazione con altre unità della Mediterranea Fleet stava rientrando ad Alessandria, dopo aver scortato un convoglio a Malta (operazione “MB. 6”), trovandosi alle 18.55 del 14 ottobre a 60 miglia a sud di Capo Misi – all’estremità orientale di Creta – fu colpito a prora da un siluro lanciato dall’S. 79 del capitano Massimiliano Erasi, nuovo comandante della 278^ Squadriglia. Il danno non era molto esteso, ma l’impatto del siluro, determinando l’incendio e l’esplosione di un deposito di benzina e di parte del deposito delle munizioni prodiere, ebbe la conseguenza di spezzare la parte prodiera dell’incrociatore, fino alla prima torre di grosso calibro, che poi rimase appesa allo scafo. L’incrociatore Orion prese il Liverpool a rimorchio di poppa, e lo trascinò faticosamente per 100 miglia, navigando, inizialmente. alla velocità di nove nodi, poi aumentata dopo che si era staccata di netto la prora del Liverpool. In tal modo l’Orion (capitano di vascello G.R.B. Back) riuscì a condurlo il Liverpool in salvo ad Alessandria, ove le due navi entrarono alla mezzanotte del 16 ottobre. Il Liverpool restò immobilizzato fino al maggio del 1941, quando poté salpare per un porto deglo Stati Uniti, a Mare Island in California, ove venne completamente riparato. In definitiva, il Glasgow resto fuori servizio per oltre un anno.

Il terzo incrociatore ad essere colpito dagli S. 79 della 278^ Squadriglia Aerosiluranti fu il Glasgow, della 3a Divisione della Mediterranean Fleet. Trovandosi, intorno alle ore 12.30 del 3 dicembre, all’ancora nella Baia di Suda, l’incrociatore fu colpito da due siluri lanciati, da circa 300 metri di distanza dai velivoli del capitano Erasi e del tenente Buscaglia, i quali, attaccando dalla parte di terra, arrivarono nella rada di sorpresa prima che le navi e le difese della base britannica avessero aperto il fuoco. Dal momento che i danni non risultarono preoccupanti il Glasgow (capitano di vascello Harold Hickling), le cui perdite umane erano state limitate a tre morti e a tre feriti gravi, fu in grado di lasciare la Baia di Suda alle ore 23.00 di quello stesso 3 dicembre, e due giorni più tardi, navigando alla velocità di sedici nodi raggiunse Alessandria scortato dall’incrociatore Gloucester e da due cacciatorpediniere. Riparato provvisoriamente ad Alessandria fu poi inviato a Singapore, per effettuare in quell’arsenale i lavori definitivi. Rientrò in servizio, aggregato alla Flotta Indie Orientali dell’Ocean Indiano (East Indies Fleet), nel febbraio 1941.

A sostituire il Glasgow nella 3a Divisione della Mediterranean Fleet l’Ammiragliato britannico trasferì dall’Oceano Indiano ad Alessandria il Southampton, della medesima classe, che però ebbe vita breve nel Mediterraneo dal momento che l’11 gennaio fu affondato a levante di Malta dai bombardieri in picchiata tedeschi del 2° Gruppo del 3° Stormo Stuka (2./St.G.2).


281^ SQUADRIGLIA AEROSILURANTI - Marzo - Novembre 1941

A partire dal marzo 1941 fu dislocata in Egeo la 281^ Squadriglia, comandata dal neo promosso capitano Buscaglia. Il suo primo successo di questa nuova unità fu conseguito il 18 aprile, quando i tenenti Giuseppe Cimicchi e Orfeo Fiumani affondarono nello Stretto di Caso la petroliera British Science. Questa nave, che faceva parte del convoglio AN. 7 partito da Alessandria e diretto al Pireo, e che aveva un carico di benzina, cherosene e nafta, era stata precedentemente silurata nel corso di un attacco portato dai velivoli dei tenenti pilota Umberto Barbani e Angelo Caponetti, appartenenti alla 279^ Squadriglia, temporaneamente distaccata dalla Libia a Rodi. Colpito dalla reazione delle navi nemiche il velivolo di Barbani fu costretto ad ammarare presso l'isola Camilloni, ma l'equipaggio fu salvato da un idro soccorso.

L’8 maggio la 281^ Squadriglia ottenne il suo secondo successo con una pattuglia guidata dal capitano Buscaglia con gregari i tenenti Pietro Greco e Carlo Faggioni. Essi attaccarono il convoglio AN. 30, partito da Porto Said e diretto a Suda, colpendo con un siluro la motonave britannica Rawnsley. Buscagli affermò di aver silurato un incrociatore da 7000 tonnellate, e questo esclude potesse trattarsi della Rawnsley, che fu certamente colpita dagli altri due piloti che sostennero di aver silurato un piroscafo ciascuno. Nonostante i gravi danni riportati, la Rawnsley poté proseguire la navigazione alla velocità di otto nodi, trainata dal trawler Grimsby e scortata dal cacciatorpediniere australiano Waterhen. Portata ad incagliare nella Baia di Ieropetra, sulle coste meridionali di Creta, la Rawnsley venne distrutta nella notte sul 12 maggio da aerei da bombardamento tedeschi dell’8° Fliegerkorps che, dopo la resa della Grecia, si erano installati sugli aeroporti ellenici.

Dopo un periodo di attività non confortato da nessun altro risultato positivo, l’11 agosto il capitano Buscaglia e i tenenti Giulio Cesare Graziani e Aldo Forzinetti attaccarono, a 40 miglia a nord-ovest di Porto Said, il posareti britannico Protector. Colpito alle ore 16.30 dal siluro sganciato dal tenente Graziani, che causò l’arresto della sala macchine, l’uccisione di due uomini, e tre feriti, il Protector fu rimorchiato a Porto Said dalla corvetta Salvia, per poi essere inviato a Bombay ove ultimò le riparazioni. Il danneggiamento del Protector era stato sempre accreditato al tenente Graziani, nell’attacco gregario di sinistra di Buscaglia. Ma da un grafico di una pubblicazione dell’Ammiragliato britannico si vede chiaramente che il siluro di Graziani, nell’attacco gregario sinistro di Buscaglia, sfilò a pochi metri di distanza dallo scafo del posareti in accostata, mentre quello del suo capitano, che fu il primo a lanciare, colpì il bersaglio sul fianco sinistro. Il siluro di Forzinetti, gregario destro di Buscaglia, che aveva sganciato per primo, passo anch’esso vicino al fianco del Protector.

Il 20 agosto i velivoli di Graziani e di Forzinetti attaccarono a nord di Porto Said la petroliera britannica Turbo. Colpita dal siluro di Forzinetti, lanciato dopo che Graziani lanciando per primo aveva fallito il bersaglio, e avendo riportato danni considerevoli, la nave affondò nel porto di Beirut che aveva raggiunto dopo una lenta e faticosa navigazione.

Infine, il 23 novembre, gli S. 79 di Buscaglia e del tenente Luigi Rovelli attaccarono a nord di Marsa Matruch la grossa nave da sbarco per fanteria (L.S.I.) Glenroy, anch’essa di nazionalità britannica. Nell’occasione quella nave fu colpita gravemente dal siluro attribuito a Buscaglia, anche se nel Diario degli Aerosiluranti non si esclude che potesse avervi contribuito Rovelli, che attaccò due minuti dopo il suo capitano colpendo il bersaglio. Il Glenroy, che trasportava mezzi da sbarco a ottanta soldati destinati alla guarnigione di Tobruk, e che era scortato dall’incrociatore contraereo Carlisle e da due cacciatorpediniere, si arrestò con una stiva e la sala macchine allagata, e fu portata dapprima ad incagliare sulla vicina costa, e poi, trainato da due rimorchiatori, condotta ad Alessandria da dove era salpata per la sua missione. I lunghi lavori di riparazione del Glenroy si conclusero nel novembre 1942, quando rientrò in Gran Bretagna, a Cardif.

Francesco Mattesini

Roma, 10 aprile 2014


Rif.: Francesco Mattesini, "I successi degli Aerosiluranti italiani e tedeschi in Mediterraneo nella 2a Guerra Mondiale", in Bollettino d'Archivio dell'Ufficio Storico della Marina Militare, marzo 2002, p. 9-94.