Discussione:Bruno Caccia

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La parte finale del paragrafo "Le indagini" contiene un punto di vista personale dell'autore riguardante la lotta alla mafia al nord, lo toglierei 94.36.180.194 (msg)

I cittadini torinesi non dimenticano certo i propri eroi. Il punto mi pare essere più l'imbarazzo delle istituzioni nell'affrontare alcune questioni poco piacevoli legate all'emigrazione al nord dalla Sicilia e dalla Calabria e le problematiche antropologiche connesse. Si parla, a volte anche a vanvera, del dramma vissuto dagli emigranti a Torino e a Milano, del razzismo di cui furono fatti oggetto, dello choc culturale da loro vissuto, della difficoltà ad adattarsi al clima (talora, ad ascoltare certe retoriche, sembra che invece che nella pianura padana si siano trasferiti in Groenlandia), eccetera. Non ho mai una sola volta sentito parlare seriamente dello spaesamento vissuto dai lavoratori rurali, proletari o piccolo borghesi piemontesi e lombardi di fronte al cambiamento violento del proprio contesto sociale e culturale in meno di vent'anni, della loro improvvisa trasformazione in minoranza in molti quartieri popolari delle proprie città, del trauma di quella che fu vissuta come un'invasione di genti più arretrate e più aggressive, del rifiuto da parte di molti meridionali ad accettare i fratelli settentrionali sulla base di pregiudizi retrivi ancora legati all'immagine dei "piemuntisi" del 1861 e non molto diversi da quelli di segno opposto. La criminalità organizzata a Torino e a Milano, il metodo mafioso nella gestione degli affari, i sequestri di persona, l'intimidazione come norma di condotta per ottenere privilegi, la tendenza a formare ghetti chiusi legati al paese di origine e a costruire un dominio parcellizzato sul territorio sono fenomeni evidentemente estranei alle tradizioni sociali e comunali dell'Italia settentrionale. Non solo ci siamo dimenticati del torinese Bruno Caccia e del milanese Giorgio Ambrosoli, ammazzati dalla 'ndrangheta e dalla mafia nelle rispettive città "perché con loro non si poteva parlare". Ci siamo dimenticati anche di Marco Fiora, il bambino torinese di 7 anni tenuto prigioniero sull'Aspromonte per 17 mesi, di Elena Luisi, bambina di Lucca di un anno e cinque mesi rapita da siciliani nel 1983, di Cesare Casella, il ragazzo di Pavia tenuto in catene in Calabria per 2 anni, per non parlare di Tommy Onofri e molti altri casi tristi che non voglio ricordare qui. Ma chi se ne è dimenticato? E perché? Il fatto è che queste storie mettono in discussione uno dei punti fermi di certa cultura benpensante italiana, che vuole un sud puro e umano e un nord arido e freddo, un sud povero ma ricco di valori come la famiglia e l'aiuto reciproco e un nord opulento ma moralmente corrotto e fatto di persone sole e indisposte nei confronti del prossimo - mi viene in mente "Io non ho paura" di Ammaniti-Salvatores, dove un bambino settentrionale viene rapito da "povera gente" del sud tutto sommato ignara del male che sta compiendo e alla fin fine l'unico personaggio cattivo era persino lì un milanese. Sarebbe il caso di fare qualche riflessione in più, prima di attribuire poca sensibilità da parte dei settentrionali nei confronti della mafia e della 'ndrangheta al nord. Sarebbe il caso di ricordarsi da dove la mafia e la 'ndrangheta provengono, e non fare moralismi facili alla Saviano (che la 'ndrangheta ci sia anche al nord, prova solo che i clan calabresi si sono espansi dalle basi di Africo e San Luca, non che i cittadini settentrionali ne facciano parte). A ciascuno le sue penitenze, a ciascuno i suoi meriti. Se c'è una tradizione civile in Italia, è proprio nei comuni della Valle Padana, della Liguria, delle Venezie, della Toscana che va cercata. Che non hanno creato la mafia e la 'ndrangheta e le rifiutano a costo di essere ammazzati o di vedersene rapiti i propri figli. La mancanza di sensibilità indica proprio l'estraneità culturale di questi fenomeni tra i cittadini di quelle regioni: la mafia e la 'ndrangheta ci sono anche in Germania e ammazzano anche là, ma i cittadini tedeschi non se ne occupano semplicemente perché non sanno bene cosa siano. Il nord non è solo la connivenza di Berlusconi con la mafia, ma è soprattutto Caccia, Ambrosoli e tutti i cittadini onesti e silenziosi che resistono tacendo a una cultura criminale e clientelare che non è la loro. Se vogliamo evitare fenomeni radicali e odiosi come il leghismo, è da un'analisi storica, sociale e culturale onesta che dovremmo partire, anche se non ci piace.

La memoria di Bruno Caccia, al pari di quella di Antonino Scopelliti, è stata largamente e vergognosamente abbandonata, specialmente nella terra dove egli nacque e morì tragicamente. In pochi infatti ricordano tutt'oggi il suo sacrificio e questo a causa della poca sensibilità che il nord ha riservato al tema della mafia.

A parte la mancanza delle fonti, l'unica cosa vergognosa è il pov "un pelino" razzista del succitato paragrafo.

Obrigado.

Svolta nell'omicidio[modifica wikitesto]

Oggi è stata data la notizia dell'arresto del suo assassino, è un 62enne panettiere. Qualcuno lo aggiunga alla voce principale, grazie --87.18.155.120 (msg) 20:19, 22 dic 2015 (CET)[rispondi]

copyviol al contrario?[modifica wikitesto]

Guardando questo [1] articolo del Corriere (che -mi par di capire- e' del 22 dic 2015) ci sono pezzi, come dal paragrafo "Le indagini sull’omicidio", copiati per intero da questa voce.

NOTO che questa voce medesima mette come reference QUELL'articolo. PERO' la parte di wikipedia "incriminata" esisteva già PRIMA dell'articolo del corriere (senza ref)........ --149.71.149.208 (msg) 22:34, 26 dic 2015 (CET)[rispondi]

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