Discussione:Allevamento intensivo

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Faccio rollback di una serie di modifiche ([1]) che hanno completamente snaturato la voce in senso completamente POV. Asserire che le critiche all'allevamento intensivo oggi in Europa non hanno più motivo di esistere (o che le mucche nella foto siano libere) è completamente insensato. Non nascondo che il taglio attuale (ovvero precedente) della voce possa essere POV in senso opposto; per quanto posso fare, avendo fatto il rollback, mi impegno a reintegrare (con i ritmi che mi sono possibili) le informazioni che ho rollbackato. Moongateclimber 13:51, 3 mag 2007 (CEST)[rispondi]

Forse non hai mai visitato un allevamento di quel tipo (tecnicamente definito "a stabulazione libera", ormai la norma in pianura padana): le vacche in quella foto sono veramente libere di muoversi. In un allevamento moderno di questo tipo e ben tenuto, si può tranquillamente dire che il benessere animale sia superiore a quello delle vacche in un pascolo alpino, che sono al limite di patire la fame. Ho scoperto questa voce solo ieri, quando ho un attimo di tempo ci do una ripassata sostanziale perché da quello che ho visto (ho solo dato un'occhiata rapida), è decisamente NNPOV e contiene notizie a dir poco errate--Stemby 12:00, 19 ago 2007 (CEST)[rispondi]
Ho dato un'occhiata alle modifiche che erano state fatte e che sono state annullate: sono sostanzialmente tecnicamente corrette e a mio avviso non POV. Credo che per la maggior parte le reintegrerò. Meritano magari solamente ulteriori approfondimenti.--Stemby 12:06, 19 ago 2007 (CEST)[rispondi]

Voce decisamente penosa perché mistifica il concetto di allevamento intensivo facendo di tutta un'erba un fascio. A titolo d'esempio, in Sardegna ci sono allevamenti intensivi di pecore da latte di alta genealogia, eppure le pecore vanno tranquillamente a passeggio a pascolare. Non esiste un solo allevamento di pecore di razza Sarda che attui un regime d'allevamento paragonabile alla stabulazione in spazi confinati: intensivazione nel caso dell'allevamento ovino significa eventuale impiego dell'unifeed, regimazione dei pascoli, ricorso ad erbai, mungitura meccanica, ecc. ecc. Ma le pecore stanno al pascolo negli erbai, in ovile ci stanno ben poco, giusto in occasione della mungitura. Lo stato di benessere è sicuramente più alto in questi allevamenti, probabilmente chi ha scritto la voce non ha mai visto un gregge di pecore allevate in regime estensivo facendole pascolare dove capita: la maggior parte si regge a malapena in piedi a causa delle malattie podali. Mah...

Alcuni rilievi sulle amenità scritte nella voce:

  • negli allevamenti intensivi gli animali sono nutriti in quantità non trascurabili con mangime industriale da monocolture spesso importato, in genere soia (spesso geneticamente modificata)
mistificante: rispetto agli allevamenti estensivi c'è un maggior impiego di concentrati, che per definizione provengono da coltivazioni erbacee industriali. Questo non significa che l'allevamento intensivo faccia largo ricorso a mangimi industriali, questi hanno per lo più funzione di integrazione dei fabbisogni proteici e vitaminici, mentre in termini di quantità ha un maggior peso l'impiego di concentrati a scopo energetico che, in molte tipologie di allevamento, sono prodotti all'interno delle stesse aziende zootecniche. Un allevamento di vacche da latte del cremonese o del comprensorio di Arborea, tanto per citare due regioni all'avanguardia, è un allevamento intensivo a tutti gli effetti, eppure non mi risulta che facciano così largo ricorso a mangimi industriali: nessun allevatore di BLAP (Bovine Lattifere ad Alta Produzione) farebbe una cosa del genere, perché oltre a perdere in termini di resa produttiva, a causa dell'abbassamento di pH nel rumine, rischierebbe di perdere le stesse vacche a causa dell'aumento del tenore di corpi chetonici nel sangue. L'impiego di farina di soia (sicuri che sia tutta transgenica? o è l'ennesima corbelleria buttata lì per fare rumore?) è minimo, tant'è che per l'alimentazione delle BLAP si preferiscono come integratori proteici i semi di cotone e la farina di medica disidratata in quanto più adatti a controllare il tenore in fibra grezza della razione. Idem per i centri di ingrasso dei vitelloni: l'impiego della farina di soia è probabilmente marginale, dato che l'integrazione in questo caso è fondamentalmente energetica e quindi basata su granelle di cereali. Insomma, che piaccia o non, l'allevamento intensivo dei ruminanti si svolge con il prevalente ricorso a foraggi (erba, fieno, insilati) con l'integrazione energetica prevalentemente proveniente da cereali. Lo scenario dei polli e delle ovaiole allevati in batteria o delle porcilaie completamente chiuse di 20-30 mila capi rappresentano solo una parte dell'allevamento intensivo.
  • negli allevamenti intensivi le condizioni di vita degli animali sono sensibilmente peggiori di quelle degli animali allevati in modo tradizionale. Anche qui una generalizzazione mistificante. Da decenni i testi e le riviste di zootecnica dedicano un ampio spazio al problema dello stress fisico degli animali: l'animale in stato di stress produce di meno. E' per questo motivo che le stalle a stabulazione fissa si sono convertite in stalle a stabulazione libera. Stalle in cui gli spazi sono concepiti allo scopo di migliorare lo stato di salute generale della mandria, perché migliore stato di benessere implica rese produttive più alte e minori costi per la cura del bestiame. Altrimenti non si capirebbe per quale motivo ci si preoccupi di dimensionare i paddock in funzione del numero di capi o l'installazione dei distributori selettivi di concentrati o l'impiego dei raschiatori a farfalla nelle corsie.
  • l'analisi in termini ecologici dell'efficienza energetica dell'allevamento è anche in questo caso mistificante: l'allevamento è ecologicamente svantaggioso in qualsiasi regime, compreso quello estensivo. Anzi, è proprio l'allevamento estensivo che sottrae risorse all'agricoltura, in quanto a parità di unità foraggere prodotte si impiega una maggiore superficie e nell'energia di mantenimento degli animali va computata anche quella spesa per il pascolamento. Un esempio pratico? le popolazioni Masa del Camerun e del Ciad sono quelle a forte rischio di carestia proprio perché sono vincolate al territorio e basano il loro sostentamento sull'agricoltura. Queste popolazioni sono in un rapporto di svantaggio con i nomadi delle popolazioni di estrazione araba, che in inverno spostano mandrie e greggi al sud. Il settore più fiorente dell'economia ciadiana è proprio l'allevamento, dato che il Ciad è esportatore di carne bovina e, al contrario, ha una bilancia dei pagamenti disastrosa per quanto riguarda l'agricoltura sensu stricto. Ebbene, che c'entra tutto questo con l'allevamento intensivo?

Insomma, basare l'intero contenuto di una voce sulle tesi di Vandana Shiva e degli animalisti è l'apoteosi del POV. Mi fermo qui, ch'è meglio --Furriadroxiu (msg) 00:19, 4 mar 2010 (CET)[rispondi]

Mi ero totalmente dimenticato di questa voce: effettivamente è tuttora imbarazzante almeno come allora (2007!)--Stemby 15:43, 4 mar 2010 (CET)[rispondi]

Collegamenti esterni modificati[modifica wikitesto]

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