Causa exemplaris

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Nell'epistemologia e ontologia della Scolastica, l'espressione latina causa exemplaris descrive la relazione fra gli universali e le essenze individuali, comprese quelle che sono solo possibili o solo immaginate.

Può essere distinta dalla causa efficiens che è il principio esplicativo dell'esistenza di una cosa individuale. Secondo Tommaso d'Aquino, Dio è la causa esemplare del suo stesso semplice effetto.[1] Il concetto di causa esemplare è anzitutto un quinto tipo di causa in aggiunta ai quattro introdotti da Aristotele: causa materialis, causa formalis, causa efficiens e causa finalis. L'innovazione specificamente monoteistica consiste nel fatto che un archetipo ideale di tutte le cose è ritenuto preesistente nell'idea eterna di creazione di Dio, fatto che impatta in modo particolare l'etica della virtù e dell'impegno: Dio è il bene stesso e quindi la meta e modello di ogni ragionevole sforzo.

Mentre le cause efficienti e finali in particolare vengono messe in discussione tracciando una linea di demarcazione, la causa esemplare è spesso identificata o combinata con la causa formale di Aristotele e definita causa formalis exemplaris. I teologi scolastici intendono Cristo come causa esemplare di tutti gli esseri.[2] Francisco Suárez trattò la teoria causale con un grado di accuratezza e dettaglio che fu in gran parte determinante per la Scolastica.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Summa theologiae I, q. 47, a. 1.1
  2. ^ San Bonaventura, I Sent. d. 8, 1,1,1

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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