Battesimo di Cristo (Elisabetta Sirani)

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Battesimo di Cristo
AutoreElisabetta Sirani
Data1658
Tecnicaolio su tela
Dimensioni450×350 cm
UbicazioneChiesa di San Girolamo della Certosa, Bologna

Battesimo di Cristo è un dipinto della pittrice italiana Elisabetta Sirani, realizzato nel 1658 e ubicato nella Chiesa di San Girolamo della Certosa a Bologna.

Questa tela, pezzo unico dalle grandiose dimensioni, rappresentò il debutto pubblico della pittrice[1] e il suo ingresso "ufficiale" nel mondo dell'arte.[2] Ritenuta un suo capolavoro per differenti caratteristiche, presenta un forte distacco dalla tradizione a favore dell'estro dell'artista, che non si sarebbe più impegnata nel realizzare opere di tali proporzioni.[3]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1657 la diciannovenne Elisabetta Sirani fu la vincitrice di un prestigioso concorso[2] destinato a commissionarle un dipinto sul battesimo di Cristo, per la Chiesa di San Girolamo della Certosa.[3]

Secondo il libro P del Convento Crespi, dichiarò il 28 febbraio che avrebbe consegnato entro due anni il dipinto, citato dalla storiografia artistica di Bologna da Antonio Masini in poi.[4]

Alla fine concluse l'opera in un anno e ricevette in compenso mille lire.[3][1]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La commissione per un luogo di così grande considerazione nella Bologna dell'epoca fu occasione di stimolo per la pittrice, che in tal modo si mise a confronto con la tela che il padre realizzò sei anni prima sullo stesso episodio evangelico, oggi esposta di fronte a quella di Elisabetta.[5]

In opposizione all'ufficialità classicista del genitore, l'artista compose una scena in cui i personaggi sono disposti con fare barocco attorno il Cristo e Giovanni Battista, posti al centro e sulle rive del Giordano.[5][6] Vediamo infatti che il Battista è in posizione stante, mentre Cristo è piegato sulle ginocchia, ha la testa reclinata e le braccia incrociate in corrispondenza del petto.[4] A sinistra due angeli si preparano a coprire il battezzato con un telo e dietro di loro vediamo una folla di popolani.[4]

Questa rielaborazione è una conseguenza della sensibilità propria dell'artista, che in tal modo creò un'opera dal tono meno statico e più intimo.[5] A ciò contribuisce anche la stesura delicata degli intensi colori, attraverso libere ma corpose pennellate,[6] che rimanda a un uso cromatico neoveneto dando luogo a una serie di vibranti effetti di luce.[5]

Dal punto di vista compositivo vediamo un'attenzione particolare nell'imprimere il senso di profondità nella tela,[5] che acquisisce un'identità barocca per la moltitudine di personaggi, disposti su vari piani, e per la presenza delle nubi.[6] Soffermandosi proprio sulle nuvole, possiamo vedere a livello intermedio una colomba affiancata da due angeli e superiormente vi è Dio attorniato da altri due angeli che gli liberano la via.[4]

Posta centralmente e in basso vi è la firma dell'artista "ELISABETTA SIRANI F. MDCLVIII", che probabilmente non è la prima apposta sul dipinto, in quanto emerse, durante un restauro, una sottostante e più piccola.[5] Risalirono alla luce anche alcuni pentimenti, dovuti al fatto che la pittrice, nonostante avesse eseguito un disegno preparatorio (come suo solito effettuato in "un battibaleno [...] e ad acquerello"[2]), rimaneggiò il lavoro direttamente sulla tela.[5]

L'Autoritratto come santina[modifica | modifica wikitesto]

Un autoritratto di Elisabetta era visibile nelle modeste vesti di santina carmelitana nella parte sinistra del dipinto,[7] che con fare fiducioso rivolge lo sguardo al cielo.[3] Tuttavia, col tempo rimase di questo dettaglio solamente il volto,[3] riconosciuto da una scritta ottocentesca sul retro della tela e in seguito ritagliato e ridipinto.[7] In origine, l'autoritratto a figura intera misurava 220×76 cm.[7]

Nei suoi appunti, Nota delle pitture fatte da me Elisabetta Sirani, la pittrice lo citò così: "Un quadro grandissimo per li Padri della Certosa, entro il quale vi è il Battezzo di Christo nel Giordano: e le due Santine che vanno dalle bande in sua compagnia, e in una di queste è il mio ritratto, cioè quella che guarda al Cielo".[7] Ad oggi, nell'originario dipinto monumentale, al posto dell'autoritratto si trova la raffigurazione di un beato certosino attribuita a Marco da Venezia.[7] Il ritratto di una seconda santina, invece, rimane ancora integro: è Rosellina de Villeneuve (1263-1329), presentata da un'iscrizione latina a caratteri capitali.[7]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Mirco Guarnieri, ELISABETTA SIRANI, in progettostoriadellarte.it, 26 luglio 2020. URL consultato il 27 giugno 2023.
  2. ^ a b c Elisabetta Sirani. Donna virtuosa, pittrice eroina [collegamento interrotto], in lagalleriabper.it. URL consultato il 30 giugno 2023.
  3. ^ a b c d e Il mito della pittrice Elisabetta Sirani. Un'artista da conoscere, in orizzonticulturali.it. URL consultato il 30 giugno 2023.
  4. ^ a b c d (ITEN) battesimo di Cristo (dipinto) di Sirani Elisabetta (sec. XVII), in dati.beniculturali.it. URL consultato il 30 giugno 2023.
  5. ^ a b c d e f g Benedetta Campo, Battesimo di Cristo, in storiaememoriadibologna.it, novembre 2011. URL consultato il 27 giugno 2023.
  6. ^ a b c Carlo Codini, Elisabetta Sirani: la femminilità barocca tra sacro e classico, in losbuffo.com, 8 luglio 2021. URL consultato il 30 luglio 2023.
  7. ^ a b c d e f Autoritratto come santina, in storiaememoriadibologna.it. URL consultato il 30 giugno 2023.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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