Aseità

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«Ego sum qui sum [1]»

Il termine aseità (dal latino aseitas derivato da a se nel senso di "da sé", "per sé") in filosofia indica la condizione di un essere che per esistere non ha bisogno di riferirsi ad altro se non a sé stesso poiché ha in sé stesso il principio della sua esistenza. [2] Il lemma si contrappone ad abalietà che indica che gli esseri creati derivano da un altro (ab alio) il fatto di esistere.

Il concetto si ritrova dapprima nella patristica per indicare la natura di Dio e quindi nella scolastica dove Sant'Anselmo, al fine di dimostrare l'esistenza di Dio adotta l'argomento ontologico facendo derivare effetti ontologici a partire da premesse concettuali così che, avvalendosi appunto del concetto di aseità, ne deduce che pensare Dio equivale ad ammetterne l'esistenza poiché questa è costitutiva della sua stessa essenza:

«O Signore, tu non solo sei ciò di cui non si può pensare nulla di più grande (non solum es quo maius cogitari nequit), ma sei più grande di tutto ciò che si possa pensare (quiddam maius quam cogitari possit) [...]. Se tu non fossi tale, si potrebbe pensare qualcosa più grande di te, ma questo è impossibile [3]»

Nella filosofia moderna Cartesio riferisce l'aseità alla sostanza [4] e ripropone la prova ontologica che ora appare di maggior vigore poiché trova sostegno nelle regole del metodo che garantiscono la verità [5]. Anche in Spinoza l'aseità è costitutiva della sostanza che essendo unica fa sì che Dio coincida con il creato.

Per Leibniz non basta che Dio sia una possibilità del proprio pensiero, ma occorre dimostrare che la sua possibilità è necessaria a priori poiché

«Dio solo ha questo privilegio, di dover esistere, se Egli è possibile. E poiché nulla può essere di ostacolo alla possibilità di chi non ha nessun limite, nessuna negazione e nessuna contraddizione, basta questo solo per conoscere l'esistenza di Dio a priori. [6]»

Secondo Schopenhauer la natura e il mondo non hanno un'origine razionale, ma nascono da un istinto irrazionale di vita, da una pulsione informe e incontrollata che è appunto la volontà di vivere che nella sua immaterialità è caratterizzata dall'aseità e per questo solo lei assolutamente libera [7].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Bibbia: Esodo 3,14
  2. ^ Ove non indicato diversamente, le informazioni contenute in questa voce hanno come fonte Enciclopedia Garzanti di Filosofia, Garzanti editore S.p.a., 1981 p.53
  3. ^ S.Anselmo, Proemio e nn. 1.15: 226; 235
  4. ^ Cartesio, Principia philosophiae
  5. ^ Cartesio, Meditazioni metafisiche, V, 9.
  6. ^ Leibniz, Monadologia, 1714
  7. ^ Schopenhauer,, Sulla volontà della natura, 227-228

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