Andare a Canossa

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L'espressione andare a Canossa nacque in riferimento all'umiliazione di Canossa ed è entrata da allora nell'uso comune. Essa viene utilizzata anche in altre lingue, come in quella tedesca (nach Canossa gehen), in inglese (go to Canossa), in francese (aller à Canossa) e in ebraico ("ללכת לקנוסה").

Rex rogat abbatem / Mathildim supplicat atque.
Miniatura del codice originale della Vita Mathildis di Donizone di Canossa (sec. XII). Biblioteca Vaticana, Roma. Cod. Vat. lat. 4922 (1115).
Enrico IV a Canossa, dipinto di Eduard Schwoiser, 1862.

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

L'espressione deriva dal noto fatto storico e significa "umiliarsi, piegarsi di fronte a un nemico, ritrattare, ammettere di avere sbagliato, fare atto di sottomissione".

Essa trae le sue origini dall'avvenimento occorso a Canossa nel rigido inverno del 1077, allorquando l'imperatore Enrico IV attese per tre giorni e tre notti, scalzo e vestito solo di un saio, prima di essere ricevuto e perdonato dal papa Gregorio VII, con l'intercessione di Matilde di Canossa.[1]

Citazioni[modifica | modifica wikitesto]

Nel XIX secolo l'espressione assunse un significato politico, rappresentando la sottomissione della Germania a un potere straniero quale la Santa Sede. Nel 1872 Otto von Bismarck, cancelliere del neoproclamato Impero tedesco, durante il cosiddetto Kulturkampf che lo oppose alla Chiesa cattolica, in un famoso discorso dichiarò: «noi non andremo a Canossa, né con il corpo né con lo spirito» (nach Canossa gehen wir nicht – weder körperlich noch geistig),[1] volendo affermare che la Germania non avrebbe accettato nessuna interferenza esterna in ambito politico, religioso e culturale.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Accadde a Canossa, su comune.canossa.re.it, 28 novembre 2008. URL consultato il 20 settembre 2022 (archiviato dall'url originale il 14 luglio 2014).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Carlo Lapucci. Il dizionario dei modi di dire della lingua italiana. 1ª ed. Milano, Garzanti Editore - A. Vallardi, 1993. p. 316. ISBN 88-11-91707-7
  • Salvatore Di Rosa, Perché si dice: origine e significato dei modi di dire e dei detti più famosi, Milano, Club degli Editori, 1980, p. 6.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]