Aliquote di primo intervento

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Voce principale: Arma dei Carabinieri.
Aliquote di Primo Intervento - A.P.I.
Descrizione generale
Attiva2016 - oggi
NazioneItalia (bandiera) Italia
ServizioArma dei Carabinieri
TipoForze Armate Italiane
Ruolo
  • Antiterrorismo nazionale
  • Operazioni speciali di polizia [1]
SoprannomeA.P.I.
Parte di
Nuclei Radiomobile delle grandi città
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Le aliquote di primo intervento (in acronimo Le A.P.I.) sono reparti dell’Arma dei Carabinieri che hanno il compito di intervenire all'interno di situazioni ad alto rischio[2], prevenire o contenere atti di terrorismo.

Sono stati creati nel 2016 a seguito degli Attentati di Parigi del 13 novembre 2015, con l'obiettivo di costituire una risposta rapida agli attacchi terroristici sempre di più perpetrati attraverso l'utilizzo di armi automatiche a cui la dotazione standard delle forze di polizia normalmente in servizio non riesce a rispondere in maniera adeguata.

A essi è devoluto il compito di intervenire quanto più tempestivamente possibile per fronteggiare situazioni di crisi ad alto rischio, nonché prevenire, contrastare e contenere atti di terrorismo, qualora l'intervento del GIS non fosse possibile nell'immediato, e comunque in sua attesa.

Le API sono presenti in 18 capoluoghi di provincia, costantemente dispiegate ed in movimento sul territorio: sono formate da gruppi di 9/14 persone, suddivise in equipaggi di 3/5 unità. Sono formalmente inquadrate alle dipendenze del locale Comandante Provinciale dell'Arma dei Carabinieri e rafforzano la capacità antiterrorismo dei reparti territoriali.

Selezione e formazione

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Dette unità, dopo aver aderito a specifica interpellanza, sostengono numerose e approfondite verifiche di tipo medico, psichico, psicologico, attitudinale e cognitivo, al fine di assicurarsi che ognuna di esse sia dotata delle particolari qualità necessarie allo svolgimento dei delicati compiti devoluti alle squadre. Qualora risultati idonei, gli operatori vengono inviati a Pisa, presso lo specifico centro di formazione, al fine di sostenere un apposito corso di addestramento e ulteriore selezione. Qui vengono sostenute prove fisiche ed affinate ulteriormente tecniche di combattimento a mani nude e di difesa personale, di tiro con armi da fuoco lunghe e corte, tecniche di irruzione in edifici, tattiche di movimento e guerriglia urbana, primo soccorso di eventuali feriti gravi, oltre al potenziamento delle qualità fisiche generali. Il corso di qualificazione è a cura del Centro Addestramento della 2ª Brigata mobile dei Carabinieri, ove operano militari addestratori che hanno prestato precedente servizio presso vari reparti d'élite della forza armata. I militari giudicati idonei alla fine dell'iter addestrativo divengono effettivi al Reparto e sosterranno periodici aggiornamenti formativi in aggiunta al costante addestramento per il mantenimento delle capacità operative[3].

Si distinguono dalle Squadre operative di supporto, in quanto queste ultime dipendono direttamente dal Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri.

  1. ^ Giuseppe Crimaldi, Tecnologia e armi speciali, i «supercarabinieri» come Swat a Napoli, in Il Mattino, 14 aprile 2016. URL consultato il 22 maggio 2018.
  2. ^ Antonio Pannullo, Api e Sos: ecco i supercarabinieri che ci difenderanno dai terroristi islamici, in Secolo d'Italia, 24 marzo 2017. URL consultato il 22 maggio 2018.
  3. ^ difesaonline.it
  • Armamento: ARX-160 PM-12 Beretta 92FS

Collegamenti esterni

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