Acca Larenzia (Jacopo della Quercia)

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Acca Larenzia
AutoreJacopo della Quercia
Data1414-1418
Materialemarmo della Montagnola senese
Altezza165 cm
UbicazioneComplesso museale di Santa Maria della Scala, Siena

La statua di Acca Larenzia (o Liberalitas) fa parte della decorazione originaria di Jacopo della Quercia per la Fonte Gaia a Siena. Fa coppia con Rea Silvia e oggi è conservata, con gli altri rilievi della fonte, nel complesso museale di Santa Maria della Scala a Siena (all'esterno si trovano le copie del 1868 di Tito Sarrocchi). È in marmo e misura 165 cm di altezza.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La decorazione della Fonte Gaia venne commissionata nel 1409, ma portata a compimento dall'artista solo nel 1419, dieci anni più tardi. Acca Larenzia in particolare risale al 1414-1418.

Con la creazione della copia ottocentesca, le statue e i rilievi della fontana vennero smontati e ricoverati prima nel Palazzo Pubblico, poi, in tempi recenti, a Santa Maria della Scala.

Descrizione e stile[modifica | modifica wikitesto]

L'opera si trovava a una delle due estremità del parapetto marmoreo della fonte. Rea Silvia era la madre naturale dei gemelli Romolo e Remo, mentre Acca Larenzia, secondo la leggenda che la voleva moglie di Faustolo, ne era la madre adottiva. Entrambe le figure sono infatti rappresentate con i gemelli in braccio o ai piedi, ricollegandosi all'origine mitologica di Siena come fondata da Senio, uno dei figli di Remo, fondatore di Roma.

La statua è ben rappresentativa dello stile dello scultore e della direzione delle sue ricerche. Tramite un personalissimo ripensamento dei modi della scultura gotica, aggiornandosi alle novità della scultura borgognona e fiorentina, Jacopo arrivò a creare figure di grande vitalità, con schemi compositivi nuovi e liberi.

Acca Larenzia è in piedi, col seno scoperto e un panno, retto dalla mano destra, che la copre dalla vita in giù. In braccio tiene uno dei gemelli, che le sfiora il seno, mentre l'altro è ai suoi piedi e tende le braccia verso la madre. Il nudo è tenero e pieno, con una resa naturale. Il complesso avvitamento di linee a spirale non appare forzoso, anzi dà un effetto dinamico raffinato, evidenziato dalla testa ricurva che bilancia l'ancheggiamento tipicamente gotico. Le pose dei bambini accelerano il senso di movimento e tridimensionalità, invitando lo spettatore a una pluralità di vedute, aventi la madre come perno.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, volume 2, Bompiani, Milano 1999. ISBN 88-451-7212-0

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