Su su per la seconda volta vergine: differenze tra le versioni
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Versione delle 17:16, 27 gen 2012
{{{titolo italiano}}} | |
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Paese di produzione | Giappone |
Durata | 65 min |
Genere | drammatico, pinku eiga |
Regia | Koji Wakamatsu |
Sceneggiatura | Masao Adachi, Izuru Deguchi, Kazuo 'Gaira' Komizu |
Produttore | Koji Wakamatsu |
Fotografia | Hideo Itoh |
Musiche | Meikyu Sekai |
Interpreti e personaggi | |
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«Dai, dai. Sei vergine per la seconda volta. La gioia dell'amore, la nitroglicerina della passione.»
Su su per la seconda volta vergine è un film del 1969, diretto da Koji Wakamatsu. Con questo film, il regista va oltre il genere di appartenenza (il Pinku Eiga) per riflettere sul disagio esistenziale, il rapporto tra i sessi, il sadismo, la vendetta.
Trama
Poppo, una liceale di 17 anni, viene violentata da un gruppo di ragazzi sul tetto di un condominio; Tsukio, un ragazzo che vive nel palazzo, ha assistito passivamente alla scena. Il giorno dopo, Poppo, ancora lì, subisce un nuovo stupro da parte della stessa gang; trovandosi davanti Tsukio, gli rivela di essere già stata violentata in passato e gli chiede di porre fine a questa sua vita di sofferenze e delusioni, ma lui rifiuta di ucciderla, non avendo alcun motivo per farlo. Anche Tsukio ha subìto, tempo prima, violenza sessuale da un gruppo di pervertiti, affittuari della sua famiglia; lui, a differenza di Poppo, si era vendicato, uccidendoli. Tsukio e Poppo, accomunati dalla frustrazione di aver vissuto questi episodi, diventano confidenti dei propri malesseri. Giunta la sera, la gang si rifà viva; Poppo li supplica di essere uccisa, essi si rifiutano e la violentano nuovamente. Tsukio, abbandonata la passività del giorno prima, reagisce, uccidendoli uno dopo l'altro, con lo stesso coltello adoperato per sbarazzarsi, tempo prima, dei suoi violentatori. Nonostante la morte dei suoi aggressori, Poppo decide di togliersi la vita e si getta dal tetto del palazzo; Tsukio la segue subito dopo.
Produzione
Prodotto a bassissimo costo, il film è stato girato in quattro giorni con l'utilizzo di un'unica location, il condominio dove viveva lo stesso regista.[2] Quasi tutte le riprese sono state effettuate in un unico take, molte con la cinepresa a mano; come per molti altri film di Wakamatsu di quel periodo, il budget a disposizione era di appena un milione di yen.
Girato in bianco e nero, il film ha al suo interno alcune scene a colori, in cui i due protagonisti vengono violentati. Tali scene sono dei flashback antecedenti alla vicenda, girate a colori per sottolineare l'importanza e l'effetto che hanno avuto sulla psiche dei due personaggi.
Distribuzione
Data di uscita
In Italia è stato trasmesso direttamente in televisione nel programma Fuori orario. Cose (mai) viste.
Critica
Tra i più famosi del regista, il film è stato visto anche come un attacco del regista agli standard misogini del genere Pinku Eiga;[3] in una scena, Poppo, guarda verso la cinepresa e, quasi a rivolgersi direttamente allo spettatore, dice:
«Mia madre ha subito uno stupro di gruppo, poi sono nata io. Mamma, le lacrime che hai versato mentre ti stupravano, erano lacrime di donna? Che lacrime erano? Eri triste? Io non sono una donna. Non sono triste. Io non piango, non sono triste... io non sono niente. Bastardi!»
E' stato descritto come un film triste, bizzarro, disperato, una storia fatta di degrado, abusi, umiliazioni.[4]