Espero (cacciatorpediniere 1904): differenze tra le versioni

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Espero
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L’Espero è stato un cacciatorpediniere della Regia Marina.

Storia

Nel 1912 l’unità, come del resto tutte le navi gemelle, fu sottoposta a radicali lavori di modifica: l’alimentazione delle caldaie, inizialmente a carbone, divenne a nafta, mentre l’armamento vide la sostituzione dei cannoni da 57 mm con 4 pezzi da 76/40, e dei quattro tubi lanciasiluri da 456 mm con altrettanti da 450 mm[1][2]. Anche la sagoma della nave fu profondamente modificata: dai due corti e tozzi fumaioli esistenti si passò a tre fumaioli di minori dimensioni e forma più snella[2].

Nel 1914-1918, a seguito di ulteriori modifiche, sulla nave furono installate le attrezzature necessarie a posare mine[2].

All’entrata dell’Italia nella prima guerra mondiale l’Espero faceva parte della V Squadriglia Cacciatorpediniere, di base a Taranto, che formava unitamente ai gemelli Turbine, Nembo, Borea ed Aquilone[3]. Comandava la nave il capitano di corvetta Bellavita[3]. Nella notte tra il 23 ed 24 maggio 1915, il giorno stesso della dichiarazione di guerra, rimorchiò al largo di Cattaro il sommergibile Velella, che si pose quindi in agguato[3].

Alle 19 dell’8 giugno 1916 salpò da Valona al comando del tenente di vascello Fossati per scortare in Italia, unitamente all’esploratore Libia ed ai cacciatorpediniere Impavido, Insidioso e Pontiere, i trasporti truppe Romagna e Principe Umberto, che imbarcavano il 55° Reggimento Fanteria (2605 effettivi)[3]. Il convoglio, dopo un breve tratto, fu attaccato dal sommergibile austroungarico U 5: il Principe Umberto, centrato a poppa da due siluri, affondò in pochi minuti una quindicina di miglia a sudovest di Capo Linguetta, trascinando con sé 1926 dei 2821 uomini a bordo[3]. Le unità della scorta non poterono che dare inutilmente la caccia all’U 5 e recuperare i superstiti[3].

Nel primo dopoguerra l’Espero subì nuove modifiche alle sovrastrutture, che comportarono la rimozione di uno dei tre fumaioli e l’arretramento della sovrastruttura della plancia[2].

Durante le vicende dell’occupazione di Fiume da parte del poeta Gabriele d’Annunzio e della Reggenza italiana del Carnaro la nave, che aveva compiti di scorta sulla rotta Trieste-Sebenico, passò dalla parte di D’Annunzio, raggiungendo Fiume (come fecero altre unità) l’8 dicembre 1920[4]. Il 26 dicembre dello stesso anno, durante il cosiddetto Natale di Sangue, l’Espero fu cannoneggiato e danneggiato dalla corazzata Andrea Doria: una delle vittime del Natale di Sangue, il marinaio Desiderato Rolfini, apparteneva infatti all’equipaggio della nave[5][4][6].

Nel gennaio 1921 l’Espero rientrò a Pola e, come le altre navi che si erano schierate con i legionari fiumani, fu disarmata e radiata per poi essere re-inscritta nei ruoli del naviglio militare – il 16 gennaio 1921 – con il nome Turbine, appartenuto ad una unità gemella perduta in guerra[4].

Declassato a torpediniera nel corso del 1921, il Turbine fu radiato definitivamente nel 1923<ref name="Marina Militare"> e quindi demolito.

Note

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