Sebenico (cacciatorpediniere): differenze tra le versioni

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Sebenico
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Il Sebenico è stato un cacciatorpediniere) della Regia Marina.

Storia

Costruito come Beograd per la Marina jugoslava, rimase in servizio per poco tempo sotto tale bandiera: il 17 aprile 1941, in seguito all’invasione della Jugoslavia, venne catturato a Cattaro, danneggiato, dalle truppe italo-tedesche[1][2].

Incorporato nella Regia Marina e rimesso in efficienza, il Beograd fu ribattezzato Sebenico[2].

Il 12 ottobre 1941 lasciò Trapani di scorta, insieme al cacciatorpediniere Da Recco ed alla vecchia torpediniera Cascino, ai piroscafi Nirvo e Bainsizza ed al rimorchiatore Max Barendt, diretti in Libia; il 14 ottobre il Bainsizza fu danneggiato da aerosiluranti in posizione 34°15’ N e 12°12’ E, affondando l’indomani mentre era in corso il tentativo di rimorchio da parte del rimorchiatore Ciclope[3].

Dal 16 al 19 ottobre fece parte della scorta (cacciatorpediniere Folgore, Fulmine, Usodimare, Da Recco, Gioberti) di un convoglio in navigazione da Napoli a Tripoli (trasporti Beppe, Marin Sanudo, Probitas, Paolina e Caterina), cui si aggregarono poi il motopeschereccio Amba Aradam e la torpediniera Cascino; il Beppe fu silurato il 18 dal sommergibile HMS Ursula, dovendo essere preso a rimorchio dal rimorchiatore Max Barendt ed assistito dal Da Recco e dalla torpediniera Calliope (giunse a Tripoli il 21), mentre il Caterina affondò nel punto a 62 miglia per 350° da Tripoli in seguito ai danni riportati in un attacco aereo; il resto del convoglio giunse a Tripoli il 19[4].

Il 23 novembre lasciò Tripoli insieme alla torpediniera Centauro per fornire scorta, nell’ultimo tratto di navigazione, alla moderna motonave Fabio Filzi proveniente da Trapani con la scorta dei cacciatorpediniere Saetta ed Usodimare[5].

Alle 13 del 28 marzo 1942 salpò da Patrasso di scorta, insieme all’incrociatore ausiliario Città di Napoli ed alle torpediniere San Martino, Castelfidardo, Mosto e Bassini, ad un convoglio composto dai trasporti truppe Galilea, Francesco Crispi, Italia e Viminale e dai mercantili Ardenza (od Aventino) e Piemonte diretti a Bari; alle 23.45 di quel giorno il sommergibile britannico Proteus silurò il Galilea e, mentre il resto del convoglio (eccetto la Mosto) proseguiva, giungendo a Bari il giorno seguente, il Galilea s’inabissò alle 3.50 del 29 marzo in posizione 4°93’ N e 20°05’ E: nel disastro persero la vita 995 uomini[6]Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: i ref privi di nome non possono essere vuoti.

Alla proclamazione dell’armistizio il Sebenico si trovava in cantiere a Venezia ed il 9 settembre 1943 vi fu catturato dai tedeschi[7].

Fino ad allora il Sebenico aveva svolto ben 190 missioni di guerra, percorrendo complessivamente 42.000 miglia[7].

Incorporato nella Kriegsmarine, fu ridenominato TA 43, entrando in servizio sotto la nuova bandiera il 17 gennaio 1944[2].

Il 1° maggio 1945 (altre fonti indicano il 4[7] od il 5 del mese[2]), all’occupazione jugoslava di Trieste, si autoaffondò nel porto della città[7].

Il relitto affiorava in parte dall’acqua[8] e la Marina jugoslava decise di recuperarlo per rimetterlo in servizio[7]. I lavori iniziarono nel 1946 ma, quando erano ormai prossimi al termine, si decise di rinunciare al ripristino[7].

Il relitto venne smantellato tra il 1948 ed il 1949[7].

Note

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