Francesco Nullo (cacciatorpediniere 1927): differenze tra le versioni

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Francesco Nullo
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Il Francesco Nullo è stato un cacciatorpediniere della Regia Marina.

Storia

Durante le prove in mare del 1927 il Nullo risultò essere la nave più veloce della classe Sauro, giungendo a toccare i 37,4 nodi[1].

Nel 1928 fu impiegato in appoggio alla Crociera aviatoria del Mediterraneo occidentale di Italo Balbo[2].

Nel 1933 fu sottoposto a lavori di modifica che videro l’imbarco di una centrale di tiro[1][3].

Nel 1935, in previsione del suo trasferimento in Mar Rosso, subì altri lavori per consentire di climatizzarne i locali: in seguito a tali lavori la velocità scese da 35 a 31,7 nodi, e l’autonomia alla velocità di 14 nodi da 2600 a 2000 miglia[1][3].

Fu quindi dislocato in Mar Rosso nello stesso 1935[1][2].

Tornato in Mediterraneo, partecipò alla guerra di Spagna[3].

Il 10 giugno 1940, data dell’ingresso dell’Italia nella seconda guerra mondiale, si trovava di nuovo a Massaua, in Mar Rosso, inquadrato nella III Squadriglia Cacciatorpediniere, che formava insieme ai gemelli Battisti, Sauro e Manin e che aveva base nel porto eritreo[4]. Comandante dell’unità (sin dal maggio 1940) era il capitano di corvetta Costantino Borsini[5].

Fu impiegato nell’intercettazione dei convogli britannici che transitavano in Mar Rosso, effettuando una decina di missioni di questo tipo ma senza mai riuscire a venire in contatto con navi nemiche[3][2].

Il 26 luglio uscì da Massaua unitamente al gemello Battisti ed al sommergibile Guglielmotti per cercare un piroscafo britannico, senza però riuscire ad individuare tale nave[6].

Nella notte tra il 24 ed il 25 agosto uscì in mare insieme al capoclasse Sauro alla ricerca di navi avversarie, ma non ne trovò[7].

Il 21 ottobre 1940, nel corso di un’altra missione di intercettazione del traffico nemico, attaccò, alle 2.19 di notte, insieme al gemello Sauro ed ai più grossi cacciatorpediniere Leone e Pantera, il convoglio britannico BN 7, composto da 32 mercantili con la scorta dell’incrociatore leggero HMNZS Leander, del cacciatorpediniere HMS Kimberley e degli sloops Yarra (australiano), Auckland (britannico) e Indus (indiano)[8][1]. Il combattimento divenne sfavorevole alle navi italiane, che dovettero rinunciare all’attacco e ripiegare coprendosi la ritirata con una cortina fumogena[8].

All’inseguimento del Nullo, che aveva avuto un’avaria al timone e si dirigeva, isolato ed a bassa velocità, verso Massaua, si misero il Kimberley, cacciatorpediniere più grande e moderno e meglio armato, e lo sloop Yarra[8]. Colpito ripetutamente con gravi danni e numerose vittime e feriti, il Nullo andò ad incagliarsi presso l’isola di Harmil e venne abbandonato dall’equipaggio superstite, mentre il Kimberley continuava a fare fuoco[8]. A bordo della nave rimase il comandante Borsini, intenzionato ad affondare con l’unità nonostante l’incitamento dell’equipaggio a mettersi in salvo[9]. L’attendente di Borsini, marinaio Vincenzo Ciaravolo, che già aveva abbandonato la nave con molta riluttanza e solo dietro ordine del comandante, quando si rese conto della decisione presa da Borsini, tornò a bordo della nave; entrambi scomparvero poco dopo, quando il Nullo, colpito ancora, s’inabissò devastato da una serie di esplosioni[9]. Erano le 6.35 del 21 ottobre[10].

Alla memoria del comandante Borsini e del marinaio Ciaravolo fu conferita la Medaglia d’oro al valor militare[11][12].

Un’altra immagine del Nullo

Il Kimberley fu a quel punto inquadrato dal tiro della batteria costiera Giulietti, situata sull’isola di Harmil, munita di cannoni da 120 mm: centrato in sala macchine ed immobilizzato, il cacciatorpediniere britannico, fuori uso per i gravi danni riportati, dovette essere preso a rimorchio dal Leander e poi dal cacciatorpediniere Kingston[8]; i serventi della batteria Giulietti provvidero inoltre al salvataggio dei sopravvissuti del Nullo, 106 uomini in tutto[13].

Il relitto del Nullo dovrebbe giacere su fondali di 60-80 metri nel punto 16°28’ N e 40°13’ E, a circa cinque miglia dal faro di Harmil[14].

Note

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