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Terrorismo - Attacco all'Europa

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Origini -


Il termine “terrorismo” compare per la prima volta nel 1798 sul Dizionario dell’Accademia Francese.

Ma i primi terroristi della storia, risalgono al primo secolo d.C.

I Romani li chiamavano Sicarii, termine derivato dal nome di un pugnale corto, la sica.

Il loro estremo fanatismo si manifestò durante l'assedio di Masada nel 73 d.C. La roccaforte di Masada era assediata dall'esercito romano e prossima a cadere: i Sicarii optarono per il suicidio di massa.

Tra l’VIII ed il XIV nasce in Medio Oriente il fanatismo di matrice islamica.

In Europa si sviluppa invece in età moderna ( 1793-94 ), sotto il potere dei Giacobini, ala radicale dei rivoluzionari, durante il cosiddetto periodo del Terrore, seguito alla Rivoluzione Francese.

1855 Avvenne una svolta con l'attentato, attuato dal repubblicano italiano Giovanni Pianori, a Napoleone III, che per la prima volta nella storia, ebbe importanti ripercussioni a livello del diritto internazionale: in seguito alla fuga degli attentatori in Belgio venne approvata una convenzione secondo la quale gli attentati contro capi di Stato stranieri o loro familiari non erano da considerarsi reati politici e pertanto i responsabili potevano essere estradati.

A seconda dei successivi eventi storici, spesso i responsabili dei fatti di sangue vennero classificati di volta in volta appunto irredentisti, briganti, patrioti terroristi o semplicemente criminali.

Secondo William Wager Cooper, il terrorismo moderno sarebbe sorto nell’Ottocento con l’apparizione di movimenti quali Narodnaja Volja, l’Irish Republican Brotherhood e la Federazione rivoluzionaria armena.

Robert Kaplan vi aggiunge alcuni movimenti antiottomani dei Balcani, come l’Organizzazione rivoluzionaria interna macedone. Ma non dobbiamo dimenticare altre correnti nazionaliste, come i democratici italiani e ungheresi, attivi soprattutto dopo il fallimento delle insurrezioni del 1848, o i democratici tedeschi, tra cui Karl Heinzen, il teorico degli attentati suicidi, o la Mano nera serba e la Giovane Bosnia, queste ultime alleate nell’organizzazione dell’attentato di Sarajevo nel giugno del 1914.

L’espressione terrorismo, viene anche usata durante i moti rivoluzionari russi ( 1878-1881 ).

Nell’attentato di Sarajevo (1914), portato a termine da Gavrilo Princip, morirono l'Arciduca Francesco Ferdinando d'Asburgo e sua moglie, gesto che portò alla Prima guerra mondiale.

Nel 1927, Ferdinando Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti furono le prime vittime di terrorismo di Stato dell’età moderna. Si trattava  di un periodo della storia degli Stati Uniti, caratterizzato da un’intensa paura del comunismo, la cosidetta paura rossa.

Il giudice li definì senza mezze parole, due bastardi anarchici.

Il 23 agosto 1977, 50 anni dopo l'esecuzione, il governatore del Massachusetts Michael Dukakis emanò un proclama che assolveva i due uomini dal crimine.

12 aprile 1928 L'attentato al re d'Italia Vittorio Emanuele III fu un atto terroristico dinamitardo avvenuto in piazza Giulio Cesare, a Milano, durante al decennale per la vittoria della prima guerra mondiale. I responsabili non vennero mai individuati.

Fra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX secolo, anarchici italiani si resero protagonisti di molti attentati dinamitardi e di altra forma.

Ma è dopo la seconda guerra mondiale che si intensificò il fenomeno terroristico, vari movimenti di liberazione adottando diverse forme di guerriglia che veniva definita terroristica.

Nel periodo tra il 1945 e il 1989 il mondo fu caratterizzato dalla divisione dell’Europa e del mondo in zone d’influenza. Nel febbraio del 1945 si tenne la Conferenza di Jalta ( Yalta ), il più famoso degli incontri fra Stalin, Churchill e Roosevelt, nei quali fu deciso l'assetto politico internazionale.

Anche il terrorismo seguì questi assetti, diviso ideologicamente in terrorismo di destra e di sinistra e appoggiato, non ufficialmente, dall'una o dall'altra delle due grandi potenze ( U.S.A e U.R.S.S. ).

A sinistra i servizi segreti dell'Unione Sovietica appoggiarono organizzazioni terroristiche di sinistra nel corso degli anni settanta. Tra i quali: gruppi terroristici tedesco-occidentali (Rote Armee Fraktion o Banda Baader Meinhof), Palestinesi (OLP e Settembre Nero), francesi (Action directe) e italiani (Brigate Rosse) che si ritiene abbiano avuto appoggi logistici anche da altri Paesi socialisti centro europei.

A destra, gli Stati Uniti finanziarono e diedero appoggio militare a gruppi paramilitari di carattere terrorista, come i Contras in Nicaragua o le Brigadas de la muerte in El Salvador. Appoggiarono inoltre i colpi di stato militari e i regimi in paesi come il Cile, Cuba (prima della rivoluzione castrista), l'Iran, la Grecia e la Cambogia.


Definizione -


Il terrorismo è una forma di lotta politica, portata avanti da gruppi clandestini, che minacciano la governance al fine di sovvertire l’ordine politico e sociale.

Consiste in una successione di azioni criminali e violente, atte al raggiungimento dei propri obiettivi politici.

I gruppi che compiono tali atti, vengono definiti organizzazioni terroristiche.

Esistono diversi tipi di organizzazioni terroristiche a seconda della matrice ideologica e politica:  etnica, religiosa, anarchica, comunista, nazionalista, neofascista.

Ma esiste anche il cosiddetto “terrorismo di Stato” ovvero quando settori deviati dello Stato ( più che di Stati, parlerei di Dittature ) agiscono come organizzazioni terroristiche (ad esempio, l’Iran di Khomeini, i gruppi paramilitari dell’America latina, la Libia di Muhammar Gheddafi, la Siria di Afez al Assad e l’Iraq di Saddam Hussein).

Naturalmente gli scopi dei gruppi rivoluzionari, separatisti o irredentisti sono totalmente differenti dalle organizzazioni terroristiche internazionali che vogliono affermare una propria visione del mondo.

Il terrorismo internazionale si distingue per gli attentati ad obiettivi sovrannazionali, con l’obbiettivo di destabilizzare e abbattere un potere democraticamente costituito.

Negli ultimi anni, il terrorismo ha assunto sempre più una connotazione internazionale e di matrice religiosa islamica sia per gli autori ( Hamas, al-Qaeda, Daesh ) che per gli obiettivi.

Diritto internazionale -


Le prime manifestazioni terroristiche alle quali fu riconosciuto rilievo internazionale, furono gli attentati contro capi di Stato e di governo, spesso di matrice anarchica, che si ripeterono tra il 19° e il 20° secolo, determinarono l’adozione a Ginevra, il 16 novembre 1937, di due strumenti internazionali ( la Convenzione per la prevenzione e la repressione del terrorismo e quella per la creazione di una Corte penale internazionale ), peraltro mai entrati in vigore a causa dello scoppio della Seconda guerra mondiale.

Nel diritto internazionale contemporaneo il terrorismo è compreso tra quei comportamenti individuali gravemente lesivi dei diritti umani fondamentali che si qualificano come crimini internazionali in base ai diversi trattati in materia.

Nel dopoguerra, si è conclusa con una serie di accordi internazionali diretti ad istituire una cooperazione nella prevenzione e repressione di azioni terroristiche.


Terrorismo in Italia -


L’Italia è un paese che ha sempre convissuto e combattuto il terrorismo.

Ma il periodo più significativo, che caratterizzò una lunga fase della storia della Repubblica Italiana, va dagli anni sessanta agli anni ottanta; nota come “anni di piombo”.

Negli  anni novanta si è avuta una nuova ondata di terrorismo che, si è protratta fino ai primi anni del Duemila, successivamente emerse il terrorismo anarchico.

Il terrorismo in Italia si è manifestato soprattutto in forma di terrorismo politico ed eversivo condotto da varie organizzazioni con metodi e interessi differenti    a volte contrapposti.

Oltre al terrorismo politico, dovuto al contesto della guerra fredda insieme alla strategia della tensione, ci fu anche un terrorismo legato alla criminalità organizzata e di matrice mafiosa.

L'Italia è il Paese europeo in cui il terrorismo politico ha avuto una così lunga permanenza, con l'eccezione dell'Irlanda del Nord e dei Paesi Baschi, ma per motivazioni differenti, il primo religiosi ed il secondo etnici.

Altra anomalia italiana, la "strategia della tensione", attuata da elementi dei servizi segreti e da gruppi politici extraparlamentari, interessati alla destabilizzazione del sistema politico italiano.

L'analisi e le discussioni su questo complesso periodo storico sono ancora aperte e mentre per alcuni si è trattato di anni di "terrorismo di sinistra", per altri si deve parlare di "eversione di destra" e per altri ancora di "stragismo di stato".


Terrorismo separatista in Alto Adige -

La stagione del terrorismo in Alto Adige di stampo irredentista iniziò nella seconda metà degli anni '50, con la la rivendicazione dell'indipendenza dall'Italia o l'annessione all'Austria.

I primi attentati sono riconducibili al Gruppo Stieler, ma la più importante organizzazione clandestina fu il Comitato per la liberazione del Sudtirolo (Befreiungsausschuss Südtirol).

La sua prima grande azione fu la Notte dei fuochi (Feuernacht) nel 1961, quando i terroristi fecero esplodere diversi tralicci dell'alta tensione per richiamare l'attenzione internazionale sulla questione altoatesina.

Negli anni il movimento si radicalizzò e prese di mira le forze dell'ordine italiane. L'azione più cruenta fu la strage di Cima Vallona nel 1967. Tra i più noti esponenti del terrorismo altoatesino vi sono il fondatore del Befreiungsausschuss Sepp Kerschbaumer e Georg Klotz.

Negli anni '80 il terrorismo altoatesino ricomparve come organizzazione terroristica di stampo neonazista, Ein Tirol ("Un Tirolo"), che compì vari attentati dinamitardi.

Il bilancio del terrorismo in Alto Adige dal 20 settembre del 1956 al 30 ottobre del 1988: 361 attentati con esplosivi, raffiche di mitra, mine; 21 morti, di cui 15 membri delle forze dell'ordine, due cittadini comuni e quattro terroristi, dilaniati dagli ordigni che stavano predisponendo; 57 feriti, 24 fra le forze dell'ordine, 33 privati cittadini.

Terrorismo politico in Sardegna -

La stagione dell'eversione politica, si espanse in Sardegna a metà degli anni '60 e si concluse negli anni '80.

I contatti tra i banditi locali dell'anonima sarda e i militanti di organizzazioni eversive di estrema sinistra e attive nel terrorismo rosso, quali Brigate Rosse e Nuclei Armati Proletari, furono in parte aiutate dalla detenzione di militanti estremisti di sinistra nei carceri di massima sicurezza dell'isola.

I movimenti terroristici e paramilitari più famosi, nati nell'isola, furono Barbagia Rossa e Movimento Armato Sardo, nella maggior parte di ideologia comunista e indipendentista.

Tra i principali sostenitori della causa indipendentista ed eversiva vi fu l'editore Giangiacomo Feltrinelli, che più volte tentò di prendere contatti con diverse organizzazioni con l'intento di rendere indipendente la Sardegna.

Storia recente è il fallito attentato dinamitardo, a Porto Rotondo, nei confronti del presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi, durante la visita del premier inglese Tony Blair in Sardegna, avvenuto nell'agosto 2004, rivendicato da un movimento indipendentista, denominato Organizzazione Indipendentista Rivoluzionaria (Oir) e dai Nuclei proletari per il comunismo (Npc).


Il 1968 -


Il Sessantotto è un fenomeno socio-culturale avvenuto negli anni a cavallo del 1968, nei quali grandi movimenti di massa (lavoratori, studenti e intellettuali), formatisi spesso spontaneamente, con la loro forte carica di contestazione contro gli apparati di potere dominanti e le loro ideologie.

Sul finire degli anni sessanta l'economia italiana era cresciuta, la mortalità infantile si era fortemente ridotta e l'analfabetismo era praticamente scomparso. L'Italia cominciava ad essere una nazione, con una lingua diffusamente parlata, dalla Sicilia fino alle Alpi. La Rai era riuscita, oltre che a diffondere una lingua nazionale, a creare una certa attenzione verso i simboli nazionali, almeno in occasione di Mondiali di calcio, Olimpiadi e fenomeni analoghi.

In quegli anni si stava anche formando una crescita culturale, molto spesso egemonizzata dalla sinistra di Antonio Gramsci. Nello stesso tempo tuttavia cominciavano le prime grandi manifestazioni, come la contestazione del '68 e l'autunno caldo. Il movimento nacque originariamente a metà degli anni sessanta negli Stati Uniti e raggiunse la sua massima espansione nel 1968 nell'Europa occidentale col suo apice nel Maggio francese.

Nelle scuole gli studenti contestavano i pregiudizi dei professori e del sistema scolastico considerato obsoleto.

Nelle fabbriche gli operai rifiutavano l'organizzazione del lavoro.

Gli obiettivi comuni erano: L'uguaglianza, partecipazione di tutti alle decisioni, l'opposizione al capitalismo, la liberazione dei popoli sotto il giogo coloniale, la lotta al militarismo delle grandi potenze, l'eliminazione di ogni forma di oppressione sociale e di discriminazione razziale.

La continua crescita del Partito Comunista Italiano non era ben vista dagli Stati Uniti, che valutarono il passaggio a forme d'intervento più incisive, rispetto al precedente finanziamento della sinistra non comunista.

Il 1º marzo 1968, nei giardini di Valle Giulia a Roma, ci fu uno scontro tra studenti e forze dell'ordine senza precedenti, con centinaia di feriti, 228 fermi e 10 arresti. La polizia aveva precedentemente sgomberato la Facoltà di Architettura dell'Università di Roma e gli studenti, dopo un corteo, si mossero per rioccuparla. Ad una carica della polizia contro alcuni studenti isolati la massa dei giovani contrattaccò massicciamente, ed ebbe la meglio.

In quel periodo la rivista La Sinistra aveva pubblicato un manuale per la fabbricazione di bottiglie Molotov.

Il Movimento Studentesco milanese era il gruppo più organizzaato, aveva come leader Mario Capanna, che si era iscritto alla Statale dopo essere stato espulso dalla Cattolica, e si era dotato di un servizio d'ordine i cui membri, chiamati «katanga», erano armati di chiave inglese.

Nel maggio 1968 tutte le Università, esclusa la Bocconi, erano occupate, nello stesso mese la contestazione si estese, uscendo dall'ambito universitario e coinvolgento il mondo artistico.

Iniziano ad esplodere forti tensioni sociali e conflitti anche nel mondo del lavoro.

Alla fine di novembre di quell'anno, ad Avola, 3.000 braccianti scesero in piazza a scioperare contro gli agrari, per il rinnovo del contratto di lavoro.

Il 2 dicembre, durante una manifestazione le forze dell'ordine aprirono il fuoco contro un blocco stradale. Due braccianti, Giuseppe Sibilia e Angelo Sigona, vennero uccisi. Altri 48 civili, tra cui una bambina, furono feriti dalle forze dell'ordine.

Iniziarono gli scioperi degli operai in fabbrica (autunno caldo), che si unì con il movimento degli studenti che contestavano i contenuti arretrati dell'istruzione, e rivendicavano l'estensione del diritto allo studio anche ai giovani di condizione economica disagiata.

Dalla contestazione studentesca che fu inizialmente sottovalutata, si era passati alle rivendicazioni operaie.

Le tasse venivano pagate prevalentemente dai lavoratori dipendenti, e l'evasione era molto alta.

Le agitazioni presero origine per il rinnovo di 32 contratti collettivi del lavoro, chiedendo, tra l'altro, l'aumento dei salari uguale per tutti e la diminuzione dell'orario lavorativo.

Per la prima volta il mondo dei lavoratori e quello studentesco erano uniti fin dalle prime agitazioni su molte questioni del mondo del lavoro.

I sindacati ufficiali furono scavalcati dai Comitati unitari di base (CUB), che esigevano salari uguali per tutti gli operai in base al principio che «tutti gli stomaci sono uguali», senza differenze di merito e di compenso.

Gli imprenditori italiani furono colti da un sentimento di forte disagio: a Valdagno, durante una dimostrazione operaia, fu abbattuto il monumento a Gaetano Marzotto (creatore del complesso industriale), nelle fabbriche l'atmosfera diventò pesante per dirigenti e responsabili che si sentirono intimiditi.

Aumentavano gli episodi di sabotaggio e intimidazione. Alla FIAT, il 29 ottobre 1969, in concomitanza all'apertura del Salone dell'Automobile, nel corso degli scioperi, un gruppo di scioperanti, armati di sbarre e bastoni, prese d'assalto lo stabilimento di Mirafiori, devastando le linee di montaggio, il reparto carrozzeria e le strutture della mensa. Quando la FIAT individuò e denunciò 122 operai responsabili delle devastazioni, si contrapposero mobilitazioni politiche e sindacali, con il Ministro del Lavoro Carlo Donat-Cattin che costrinse l'azienda a ritirare le denunce. Alla fine, il 21 dicembre, con una mediazione, furono accolte quasi tutte le richieste dei sindacati e gli operai ottennero alcuni risultati: aumenti salariali, interventi nel sociale, pensioni, diminuzione delle ore lavorative, diritti di assemblea, consigli di fabbrica. E gettarono le basi dello Statuto dei lavoratori (siglato poi nel 1970).


La contestazione studentesca -


In quegli anni gli slogan dei contestatori erano: «Fascisti, borghesi, ancora pochi mesi», «Camerata, basco nero, il tuo posto è al cimitero» e «Uccidere un fascista non è reato», mentre Lotta Continua pubblicava le foto, i nomi, gli indirizzi, i percorsi e le abitudini dei «nemici del popolo» o presunti tali. Vestire in giacca e cravatta era disprezzato in quanto simbolo del perbenismo borghese, mentre l'eskimo era il capo d'abbigliamento preferito dagli studenti.

Nel febbraio 1972 i «katanghesi» picchiarono selvaggiamente uno studente israeliano, accusato di essere un infiltrato della CIA.

Il Movimento studentesco nella Statale talvolta intimidiva con la violenza persino appartenenti ad altri gruppi della sinistra extraparlamentare. Più che agli scontri con la polizia, l'uso della spranga era legato al confronto quotidiano con i fascisti. Sin dal sorgere dell’ondata sessantottina l’estrema destra si oppose con violenza al Movimento studentesco, che a sua volta reagiva con violenza. L’episodio più clamoroso si ebbe il 16 marzo 1968 con l'assalto all'Università La Sapienza di Roma, dove si svolgeva un’assemblea di rappresentanti del Movimento studentesco. Un corteo di militanti neofascisti del MSI, estranei all’università, guidati dai parlamentari missini Almirante e Caradonna, portando bandiere tricolori con le scritte "Dux" e "RSI" aggredirono a bastonate gli studenti.

Altri furono i tentativi, da parte di elementi di destra esterni al Movimento Sociale Italiano, di opposizione alle agitazioni sessantottine; il fenomeno prese il nome di nazi-maoismo.

In questo quadro ricadevano, Primula Goliardica (1968), l'Organizzazione Lotta di Popolo (1969-1973), poi Lotta Popolare (1974) e il Movimento politico Lotta Popolare (1976). Fra i promotori di queste formazioni c'erano alcune delle figure principali della destra più eversiva.

Nel 1969, il 15 aprile, scoppiò verso le 23:00 una carica esplosiva nello studio di Guido Opocher, rettore dell'Università di Padova. Per questo attentato, cinque anni dopo, il magistrato Gerardo D'Ambrosio manderà a processo Franco Freda, Giovanni Ventura e Marco Pozzan.

Nel 1970 gli studenti di destra saranno tra le barricate nella rivolta di Reggio Calabria. A innescare la rivolta fu la scelta di Catanzaro come sede dell'Assemblea regionale.

Nacque lo slogan «Boia chi molla». Ordine Nuovo attribuì alla rivolta un ruolo storico: «È il primo passo della rivoluzione nazionale in cui si brucia questa oscena democrazia».

Altri avvenimenti di questo periodo furono la promulgazione dello Statuto dei lavoratori (legge n. 300 del 20 maggio 1970), la legge Fortuna-Baslini (legge n. 898 del 1º dicembre 1970) che istituì il divorzio in Italia, e il referendum del 1974.

Nel settembre 1972, durante le Olimpiadi di Monaco di Baviera, un commando di terroristi palestinesi appartenenti a Settembre Nero uccise due atleti israeliani e ne rapì altri nove, chiedendo il rilascio di ben 234 fedayin detenuti; nella sparatoria che ne seguì rimasero uccisi cinque terroristi, un pilota di elicottero, un poliziotto tedesco, e tutti gli ostaggi israeliani. Nell'autunno del 1973 l'OPEC rincarò il prezzo del petrolio, provocando la crisi energetica del 1973, poi seguita dalla crisi energetica del 1979. L'Italia intraprese una politica di risparmio energetico, denominata "austerity".

Nel 1975 ci fu la riforma del diritto della famiglia, con la quale venne sancita la parità tra i coniugi. Nello stesso anno venne abbassata la maggiore età da 21 a 18 anni.

A fine 1975 fu firmato il Trattato di Osimo, che sanciva la cessione alla Jugoslavia della Zona B dell'ex Territorio Libero di Trieste, riconoscendo lo Stato di fatto venutosi a realizzare dopo la fine della seconda guerra mondiale.

Negli anni settanta, in Italia si raggiunge il record dei sequestri di persona a scopo di estorsione, compiuti soprattutto da bande della 'Ndrangheta e dell'Anonima sarda: si registrarono infatti in tutto 40 rapimenti nel 1974, 62 nel 1975, 47 nel 1976 e 75 nel 1977.

Verso la fine degli anni settanta si fermò la crescita della popolazione italiana, che si stabilizzò poco sotto i 60 milioni di abitanti.


Gli anni di piombo -


Identificano in Italia un periodo storico compreso tra la fine degli anni sessanta e la fine degli anni ottanta, in cui si verificarono violenze di piazza, lotta armata e terrorismo.

Questa espressione può anche essere vista in un contesto internazionale più ampio, comprendendo le varie attività terroristiche, come la strategia della tensione, svolte dalle varie nazioni durante la guerra fredda, il conflitto tra Stati Uniti d'America e Unione Sovietica.

L’inizio di questo periodo storico viene collocato da alcuni   nella cosiddetta contestazione del Sessantotto, da altri nella strage di piazza Fontana.

Tuttavia il primo atto della strategia della tensione che caratterizzò quegli anni, fu, le bombe del 25 aprile del 1969.


Il periodo si caratterizza soprattutto per diverse stragi. Solo tra il 1968 e il 1974 in Italia furono compiuti 140 attentati, tra i quali:


·      Bombe del 25 aprile 1969: il 25 aprile 1969 una bomba esplode al padiglione FIAT della Fiera di Milano (sei feriti e nessuna vittima) e una seconda bomba inesplosa viene ritrovata all'Ufficio Cambi della Stazione Centrale. Alcuni considerano questo episodio l'inizio della cosiddetta "strategia della tensione".


·      Strage di Piazza Fontana: il 12 dicembre 1969 una bomba esplode a Milano, provocando diciassette vittime e ottantotto feriti; nello stesso giorno viene trovata una seconda bomba inesplosa in Piazza della Scala ed altre tre bombe esplodono in punti diversi di Roma, provocando alcuni feriti.


·      Strage di Gioia Tauro: il 22 luglio 1970 un treno deraglia sui binari sabotati precedentemente da una bomba, uccidendo sei persone.


·      Strage di Peteano: il 31 maggio 1972 a Peteano di Sagrado (provincia di Gorizia) un'autobomba preparata da militanti di Ordine Nuovo uccide tre carabinieri.


·      Strage della Questura di Milano: il 17 maggio 1973 un attentato messo in atto dall'anarchico Gianfranco Bertoli provoca 4 morti e 52 feriti.


·      Strage di Piazza della Loggia: il 28 maggio 1974 una bomba esplode a Brescia uccidendo 8 persone.


·      Attacco alla sede MSI di Padova: il 17 giugno 1974 le Brigate Rosse uccidono due militanti missini.


·      Strage dell'Italicus: il 4 agosto 1974 una bomba ad alto potenziale esplode sul treno Italicus provocando 12 morti e 48 feriti.


·      Strage di via Fani: il 16 marzo 1978 Aldo Moro viene rapito dalle Brigate Rosse e 5 uomini della scorta vengono uccisi.


·      Omicidio di Aldo Moro: il 9 maggio 1978 le Brigate Rosse uccidono Aldo Moro.

·      Omicidio di Guido Rossa: il 24 gennaio 1979, le Brigate Rosse uccidono il sindacalista Guido Rossa a Genova.


·      Strage di Bologna: il 2 agosto 1980 un ordigno esplode nella stazione di Bologna Centrale uccidendo 85 persone e ferendone oltre 200.


L'inizio del periodo degli anni di piombo si sovrappone al periodo della contestazione studentesca.

Il 1969 fu un anno ancora denso di contestazioni. Dopo le proteste studentesche arrivarono le lotte dei lavoratori per i rinnovi contrattuali. Era il cosiddetto «autunno caldo».

Il 25 aprile di quell'anno scoppiò l’ordigno alla fiera Milano, e una bomba viene ritrovata all'Ufficio Cambi della Stazione Centrale.

Qualche mese dopo, il 9 agosto vengono fatte scoppiare otto bombe su diversi treni, che provocarono 12 feriti.

Il 19 novembre, durante una manifestazione a Milano dell'Unione Comunisti Italiani morì l’agente di polizia Antonio Annarumma.

Per diversi storici è la prima vittima degli anni di piombo.

Il 12 dicembre avvennero in Italia, nell'arco di 53 minuti, 5 attentati. Il più grave fu la strage di piazza Fontana, a Milano.

Le stragi contribuirono a far precipitare il clima già agitato.

Qualcuno cominciò a parlare di «stragi di Stato».

Nella notte tra il 7 e l'8 dicembre 1970, Junio Valerio Borghese, a capo del Fronte Nazionale, tentò un colpo di Stato passato alla storia come «Golpe Borghese» e che, per motivi non chiariti, venne improvvisamente annullato.

Nel quadro di quella che verrà poi definita da alcuni storici come strategia della tensione, la società sembra sempre più divisa e si formano gruppi che fanno politica extraparlamentare e non rifiutano la violenza.

Negli ambienti più estremi si passa alla clandestinità e alla lotta armata.

Tra le forze governative e nell'opinione pubblica moderata prende piede la teoria degli opposti estremismi. Questa teoria fu avallata in seguito a un rapporto del prefetto di Milano, Libero Mazza, scritto successivamente agli scontri avvenuti in città il 12 dicembre 1970 tra militanti del MS e le forze dell'ordine: il testo del documento, diventato pubblico quattro mesi dopo, scatenò dure polemiche soprattutto dalla stampa e dagli uomini politici di sinistra.

A Milano il 3 marzo 1972 le Brigate Rosse compiono il loro primo sequestro di persona, rapendo l'ingegner Idalgo Macchiarini, dirigente della Sit-Siemens, prelevato di fronte allo stabilimento, sarà fotografato con un cartello al collo con scritto: "Mordi e fuggi. Niente resterà impunito. Colpiscine uno per educarne cento".

A questa azione ne seguiranno altre. A Genova il 18 aprile 1974 l'obiettivo si sposta verso persone delle istituzioni; nella loro logica di attacco allo Stato, rapiscono Mario Sossi, un magistrato che l'anno precedente era stato PM nel processo che portò alla condanna dei membri del gruppo terroristico Gruppo XXII Ottobre.                

I partiti di governo – la Democrazia Cristiana, il Partito Socialista Democratico Italiano, il Partito Repubblicano Italiano, il Partito Liberale Italiano e il Partito Socialista Italiano – rafforzati dal sostegno del Partito Comunista, trovarono l'intesa politica per elaborare una serie di leggi per far fronte alla situazione di crisi che il Paese stava vivendo.

Durante l'emergenza terrorismo, si producono alcuni significativi interventi legislativi, che rafforzano, i poteri di intervento delle forze di polizia.

Significativa è l'approvazione della legge Reale (n. 152 del 22 maggio 1975), che introdusse una serie di misure repressive.

Nel 1980 verrà emanata la legge Cossiga, dal nome dell’allora Ministro dell’Interno (legge n. 15 del 6 febbraio), che prevede condanne sostanziali per chi venga giudicato colpevole di terrorismo ed estende ulteriormente i poteri della polizia. Tale legge, dopo che furono sollevati alcuni dubbi di costituzionalità, è stata considerata conforme alla Costituzione dai giudici della Consulta. Anche questo provvedimento fu sottoposto a referendum abrogativo, tenutosi il 17 maggio 1981, da cui risultò il favore dell'opinione pubblica per questa legge: l'85,12% infatti votò per il mantenimento della legge e il 14,88% l'abrogazione.


Brigate Rosse -


Le Brigate Rosse (BR) sono state un’organizzazione eversiva di estrema sinistra.

Di matrice marxista-leninista, è stato il maggiore, gruppo terroristico di sinistra del secondo dopoguerra esistente in Europa.

Furono fondate in Italia tra la fine degli anni sessanta e l'inizio degli anni settanta.

Compivano atti di terrorismo contro persone ritenute rappresentanti del potere politico, economico e sociale.

Inizialmente attive soprattutto nelle città industriali del nord, tra il 1969 ed il 2009 le BR attueranno una serie di azioni terroristiche, mietendo vittime e seminando terrore in tutto il paese.  

Il terrorismo di fabbrica proveniva dall'esasperazione delle lotte sindacali.

Secondo fondatori e dirigenti, le Brigate Rosse dovevano «indicare il cammino per il raggiungimento del potere, l'instaurazione della dittatura del proletariato e la costruzione del comunismo  in Italia».

Tale obiettivo doveva realizzarsi attraverso azioni politico-militari.

I brigatisti ritenevano non conclusa la fase della Resistenza all'occupazione nazifascista dell'Italia; secondo loro,  l'occupazione nazifascista si era solo trasformata in un'occupazione economico-imperialista del SIM (Stato Imperialista delle Multinazionali)», a cui bisognava rispondere con la lotta armata.

Proprio per ribadire la ostentata «estraneità» alla natura semplicemente terroristica, Le Brigate Rosse si sono sempre attribuiti l'espressione di «organizzazione guerrigliera».


Il nome -

Uno dei suoi fondatori (Renato Curcio) ha raccontato del riferimento all'organizzazione armata legata alla Resistenza partigiana milanese, la Volante Rossa, da cui l'aggettivo «Rossa» legato a «Brigata», tipica denominazione militare oltre che partigiana ( le Brigate Garibaldi ).


Il simbolo -

Il simbolo delle BR era una stella asimmetrica a 5 punte inscritta in un cerchio. Comparve per la prima volta in alcuni volantini del 1971. I primi brigatisti scelsero la stella come simbolo dell'organizzazione perché adottato da diversi movimenti rivoluzionari comunisti.