Utente:Simona Santarsiero/Sandbox

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Questa pagina è dedicata al Tartufo in Basilicata

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Il tartufo è un fungo che vive sottoterra, a forma di tubero costituito da una massa carnosa detta "gleba" rivestita da una sorta di corteccia chiamata "peridio". Il tartufo è costituito in alta percentuale da acqua e da sali minerali assorbiti dal terreno tramite le radici dell'albero. Infatti nasce e si sviluppa vicino alle radici di alberi, principalmente quelle del pioppo, del tiglio, della quercia e del salice. I tartufi hanno un corpo fruttifero omogeneo crescono spontaneamente nel terreno accanto alle radici di alcuni alberi in particolare querce e lecci per tartufo si intende il suo corpo fruttifero ipogeo che viene individuato con l'aiuto dei cani raccolta a mano in ogni caso i tartufi emanano un tipico profumo persistente che si sviluppa sulla maturazione avvenuta che ha lo scopo di attirare animali selvaggi. Il fungo è micorrizico e cioè il suo seme denominato spora, emette le ife e se queste raggiungono con i suoi filamenti miceliali l'apparato radicale della pianta superiore (albero) e, se riesce a collegarsi a questo, avviene tra i due uno scambio di sostanze nutrizionali, permettendo al fungo di alimentarsi e quindi di vivere mentre per la pianta superiore ha ulteriore apporto di sostanze nutritive. L'interno del tartufo si chiama gleba (polpa) nella gleba ci sono minuscoli sacchettini chiamati aschi. Gli aschi contengono da due a otto spore, chiamati semi. Le spore hanno una dimensione di alcuni micron. Il tartufo è un fungo ipogeo cioè cresce sotto terra fino a 40-50 centimetri di profondità. I tartufi si dividono in due famiglie principali: le Tuberacee e le Terfeziacee. Le più importanti specie di tartufi ricercate o conosciute per scopi alimentari appartengono al gruppo delle tuberacee esse vivono in simbiosi con piante come quercie, pioppi, noccioli, salici, faggi ed anche conifere. In genere la maturazione avviene nel periodo autunnale, ma esistono anche specie primaverili, estive ed invernali.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il tartufo è un frutto della terra conosciuto dai tempi più antichi. Si hanno testimonianze della sua presenza nella dieta del popolo dei Sumeri. Gli antichi Sumeri utilizzavano il tartufo mischiandolo ad altri vegetali quali orzo, ceci, lenticchie e senape. Plutarco azzardò l' affermazione alquanto originale che il Tubero nasceva dall' azione combinata dall' acqua, del calore e dei fulmini. Non essendo quindi ancora stabilita l'origine dei tartufi, la scienza unita alle credenze popolari coprirono il tartufo di mistero al punto che non si sapeva definire se fosse una pianta o un animale. Oppure venne definito come una escrescenza degenerativa del terreno, più in la addirittura cibo delle streghe. Si credeva che contenesse veleni che portavano alla morte. Ma il rischio di avvelenamento non era collegato all'organismo tartufo in sè, ma al luogo in cui cresceva, quindi la possibile vicinanza nel terreno di nidi di serpi, tane di animali velenosi. Nel Settecento il tartufo Piemontese era considerato presso tutte le Corti una delle cose più pregiate. La ricerca del tartufo costituiva un divertimento di palazzo per cuoi gli ospiti e ambasciatori stranieri a Torino erano invitati ad assistervi. Da qui nasce l' usanza dell'utilizzo di un animale elegante come il cane per la cerca. Negli ultimi trenta anni si è verificato un notevole impulso alla coltivazione dei tartufi e si è passati da un'attività piuttosto empirica ad una tartuficoltura effettuata su basi scientifiche.

Coltivazione[modifica | modifica wikitesto]

Per il mantenimento negli anni della produttività di una tartufaia e soprattutto per evitare che la specie o forma di tuber utilizzata per la micorrizazione originaria venga sostituita da specie o forme di tartufo meno pregiate, è consigliabile immettere quasi annualmente nel terreno nella porzione periferica della proiezione della chioma delle piante tartufigene, sospensioni sporali della specie di tartufo utilizzata per micorrizarele piantine usate per l'impianto, è bene infine ricordare che l'incremento della produzione dei tartufi molto pregiati ( magnatum-melanosporum) può essere più facilmente ottenuto attraverso la realizzazione delle cosiddette" tartufaie controllate" ossia di tartufaie da far sorgere in aree adiacenti a tartufaie naturali e da realizzare con operazioni di decespugliamento, eliminazione di erbe infestanti messa a dimora di piante micorrizate con la specie di tartufo autoctona, irrigazione ed attente cure colturali post-impianto comprendenti la suddetta periodica introduzione nel terreno di sospensioni di spore della specie pregiata di Tuber. L'entrata in produzione dipende da molti fattori generalmente l'inizio produzione si ha fra il 6° e 8° anno, mentre la piena produzione tra il 12° e 15° anno. Questo vale per tutti i tartufi, eccetto il tartufo bianco pregiato che ha tempi molto più lunghi e risultati ancora non interessanti.

Un impianto tartufigeno, realizzato in linea con le necessità di sostenibilità delle attività umane, oltre a produrre reddito aggiuntivo per gli agricoltori delle aree interne può migliorare l'aspetto e la salute dei boschi. L'impianto di una tartufaia può rappresentare, infatti, un particolare intervento di rimboschimento, che prevede l'introduzione di piante rese più resistenti alla siccità nonchè più rigogliose e produttive, dalla simbiosi micorrizica con i tartufi. Nella pratica della tartuficoltura è di fondamentale importanza la buona micorrizazione della pianta ospite. Nell'ultimo decennio sono state realizzate in Basilicata numerose tartufaie coltivate con piante micorrizzate. Per adattarsi alle condizioni pedoclimatiche lucane, per la realizzazione di un impianto tartufigeno:

  • controllare con opportune analisi chimico-fisiche che il terreno scelto per l'impianto sia adatto allo scopo di effettuare nella zona prescelta, un sopralluogo con esperti e impiegare piante ben micorrizzate e sane
  • irrigare il terreno almeno nei primi anni successivi all'impianto ad eseguirvi sempre le necessarie operazioni colturali e gli eventuali interventi di lotta anticrittogamica ed insetticida.

Per realizzare un impianto con piante micorrizate con tartufo con tartufo è necessario osservare alcune norme tecniche: La prima operazione è la raccolta di informazioni relative all' area circostante. Si consiglia, inoltre, una analisi fisico-chimica del terreno per conoscere la granulometria, la % di sabbia-limo-argilla, il ph, la presenza di calcare totale ed attivo, azoto, fosforo, potassio ecc.. Se necessario precedere la lavorazione con una adeguata livellatura del terreno e con l'eliminazione di radici, arbusti e grosse pietre eventualmente presenti. Successivamente si procede ad una buona ripuntatura o rippatura, completate da una o più erpicatura per affinare il terreno. L'ultima operazione è lo squadro del terreno per il sesto di impianto prestabilito. Si consiglia di posizionare le piante prima di effettuare la piantagione, vicino al tutore o alla buca se già preparata, second o lo schema di piantagione. Per una corretta coltivazione, è necessario mantenere pulito l'impianto dalle erbe infestanti mediante lavorazioni meccaniche in interfila e leggere zappettature manuali attorno alla pianta. Se la stagione Primaverile-Estiva risulta siccitosa, intervenire con irrigazioni di soccorso. Per la lotta contro alcuni parassiti quali: afidi, filossera, oidio ecc.. si consiglia di consultare l'ufficio tecnico della Raggi Vivai.

Raccolta[modifica | modifica wikitesto]

Sarebbe opportuno non asportare i primi carpofori, per aumentare la quantità di inoculo sporale e miceliare presente nel terreno magari si può scegliere una soluzione intermedia lasciando ogni volta che si raccoglie un carpoforo, un pezzettino di tartufo nella buca dove è stato raccolto, mentre quelli marciti o rovinati da larve e piccoli animali andrebbero assolutamente lasciati dove sono. La raccolta va sempre fatta con un cane addestrato e con l'apertura di piccole buche che vanno sempre accuratamente rinchiuse.

Gastronomia[modifica | modifica wikitesto]

Molti letterati ed esperti definiscono il tartufo come la perla o addirittura "diamante della cucina" un prodotto della terra che riesce a perfezionare anche il piatto più semplice. Viene commercializzato intero e fresco a causa del costo esorbitante della difficoltà del trasporto e conservazione è sufficiente una ridottissima quantità, un piatto o una salsa vengono prepararti normalmente vasetti con tartufi interi di piccoli dimensioni ma anche altri prodotti a base di tale fungo, salse pronte comprendenti una base di funghi che si presentano a usi di crostini, bruschette, pasta fresca ecc. e altre preparazioni comuni sono la grappa e l'amaro al tartufo sono molto richiesti al tale aroma viene spesso a salsa con polpa di tartufo.

Queste sono alcune ricette...[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]