Utente:Sara.Crosato/Sandbox

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Miniatura[modifica | modifica wikitesto]

Tra le opere attribuite a Jacopo da Verona la critica ha segnalato anche alcuni manoscritti miniati. Tra gli studiosi che hanno formulato proposte in tal senso i primi furono Mellini e Folena, che nel 1962 attribuirono al pittore la Bibbia istoriata padovana[1], gli Antifonari della Collegiata di Monselice[2], il De Principibus Carrariensibus[3], la Cronica de Carrariensibus[4] e gli Antifonari estensi[5][6].

Nel 1968 Mirella Levi D'Ancona accolse le proposte di Mellini e credette di riconoscere la firma di Jacopo da Verona nella c. 3r e nella c. 6v del manoscritto illustrato della Divina Commedia[7][8]. La studiosa riconobbe inoltre delle analogie stilistiche tra quest'opera e gli affreschi dell'Oratorio di San Michele a Padova.

Nel 1974 Carl Huter nell'articolo Panel Paintings by illuminators. Remarks on a crisis of Venetian style articolò una tesi contraddittoria a Mellini sull'attribuzione delle miniature nella Bibbia istoriata padovana e gli Antifonari E18, E19, E22[5]. Huter concordò nel riconoscimento di un unico autore dei suddetti manoscritti, ma scartò l'idea che vi fosse la mano di Jacopo da Verona, proponendo piuttosto un miniatore che denominò "Maestro della Bibbia padovana"[9].

Nel 1990 Giordana Mariani Canova appoggiò le tesi di Mellini, salvo l'attribuzione di alcune miniature del De Principibus Carrariensibus[3]; la studiosa rivide così la propria posizione poichè negli anni precedenti anch'essa aveva affermato di riconoscervi la mano del pittore veronese[10]. Oltre alle opere già citate, Mariani Canova assegnò al veronese anche il ritratto del Petrarca presente nell'antiporta del Libro degli uomini famosi, traduzione in volgare del De viris illustribus.

Nel 1999 Marta Minazzato scrisse la scheda sull'Antifonario e Responsoriale dall'Epifania alla Domenica in quinquagesima[11], corale che fa parte di una serie di sei Antifonari responsoriali festivi e feriali. Riprese così il dibattito sulla carriera di miniatore di Jacopo da Verona esponendo le tesi conflittuali di Mellini e Huter sopra riportate. La studiosa, infine, confermò l'ipotesi di entrambi dell'intervento di uno unico miniatore nella Bibbia istoriata padovana[1] e negli Antifonari della Collegiata di Monselice[5], ma non riconobbe la mano di Jacopo da Verona[12].

Nel 2004 Marta Minazzato nella voce Jacopo da Verona del Dizionario biografico dei miniatori italiani mise in dubbio l'attività di miniatore dell'artista veronese, confutando tutte le precedenti attribuzioni[13].

  1. ^ a b manoscritto diviso tra Rovigo, Biblioteca dei Concordi, MS. 212; Londra, British Museum, Add. MS. 15277.
  2. ^ Padova, Biblioteca Capitolare, mss. 1, 2, 5.
  3. ^ a b Padova, Biblioteca Civica, ms. B. P. 158.
  4. ^ Venezia, Biblioteca Marciana, ms. lat. X, 381.
  5. ^ a b c Modena, Biblioteca Estense, mss. lat. 1017 e 1020.
  6. ^ G. L. Mellini, G. Folena, L'officina della Bibbia e Jacopo da Verona, Bibbia istoriata padovana della fine del Trecento. Pentateuco-Giosuè-Ruth, pp. XXXII-XXXVII.
  7. ^ Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana: Ms. It IX, 276 (6902).
  8. ^ M. Levi D'Ancona, Un Dante della Marciana e Jacopo da Verona, Commentarii, 1968, pp. 68-79.
  9. ^ C. Huter, I. Panel Paintings by illuminators. Remarks on a crisis of Venetian style, in Arte Veneta, n. 28, pp. 9-12.
  10. ^ G. Mariani Canova, A. M. Spiazzi, La miniatura padovana nel periodo carrarese, Attorno a Giusto de Menabuoi. Aggiornamenti e studi sulla pittura a Padova nel Trecento, 1994, pp. 19-40.
  11. ^ Padova, Biblioteca Capitolare, ms E 19.
  12. ^ M. Minazzato, Parole dipinte. La miniatura a Padova dal Medioevo al Settecento, a cura di G. Baldissin Molli, G. Mariani Canova, F. Toniolo, pp. 174-176.
  13. ^ M. Minazzato, M. Bollati, Jacopo da Verona, Dizionario Biografico dei miniatori italiani. Secoli IX-XVI, 2004, pp. 351-353.