Utente:Claudio Gioseffi/Sandbox 39

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La prima casa con portico è un esempio di architettura rinascimentale vicentina che, per lo stile sobrio e preciso, ricorda le opere di Lorenzo da Bologna. Elegante è la trifora sulla sinistra che affaccia su un balcone lapideo sostenuto da quattro mensole e racchiuso da lineare ringhiera in ferro battuto. Passando sotto alla prima arcata si entra in un vicolo che porta alla stradella dell'Isola, che aggira Palazzo Chiericati e sbuca in piazza Matteotti, di cui ricorda l'antica denominazione.

Proprietà, nel tardo Quattrocento, di Girolamo Colzè, passò poi al ramo dei Trissino "Penacchini" e fu abitazione del letterato Parmenione Trissino (t 1782), amico del Goldoni.

L'origine gotica dell'edificio, denunciata dalla sua asimmetria, è confermata dai capitelli e dal toro nelle spalle del portone come dalle due monofore trilobe impennacchiate, forse fin dall'origine finestre-porte, superstiti nel prospetto posteriore, stravolto da successivi interventi (vedi le finestre del secondo piano).
Radicalmente rinnovata negli ultimi decenni del Quattrocento la facciata, assimilabile per la maglia compositiva, le felici proporzioni e l'eleganza di modanature alle architetture vicentine dell'ambito di Lorenzo da Bologna. Recentemente ne è stata proposta l'attribuzione a Lorenzo Grandi, che abitava poco lontano e frequentava la casa di Girolamo Colzè, nel giugno 1486 e abitante poco lontano.
Nel portico, dal soffitto a crociere su capitelli pensili, sono pilastri decorati di patere entro gli specchi anteriori: insolitamente poligonale e più robusto il primo pilastro a destra, dovendo reggere un arco di maggior diametro e, insieme, l'arcone della casa contigua.

Una finestra-porta è al centro della trifora, dal ballatoio, con semplice ringhiera, su quattro modiglioni: questi presentano elaborate armature da cui escono due corde concluse da due teste di profilo (cfr. i modiglioni dei ballatoi di palazzo Alielosio Conti). Tutte le aperture del piano nobile, comprese le due monofore sulla destra, hanno la centina entro un riquadro, concluso da una cornice che, arretrando di poco, continua quale marcapiano. Parallela la cornice marcasoglia delle finestrelle rettangolari superiori; reggono lo sporto del tetto, assai accentuata, modiglioni lapidei inflessi, ripetuti nel prospetto sul retro, dove le finestre del secondo piano sono ottocentesche. Del tutto alterato da grandi vetrine l'atrio, oggi passaggio pedonale a stradella dell'Isola; ottocentesca la scala. Interno. Nella sala principale, illuminata dalla trifora, sono cinquecentesche le due porte nei lati lunghi e quella di fondo, con fregio baulato e cimasa; le primitive travature sono mascherate da banale controsoffitto ottocentesco a pannelli. Contemporanei i sopraporta e il soffitto ribassato della stanza attigua, verso il Corso, come la de¬corazione pittorica di quella verso il cortile. Al secondo piano sussistono le travature primitive: nel vano maggiore, oltre a recente caminetto abbellito da due piccoli modiglioni gotici (recuperati in sito?), tre grandi modiglioni lignei e una ghiera di finestra protorinascimentali provenienti da casa Chemello in contra' Paolo Lioy[1].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Barbieri, 2004, p. 540

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Categoria:Architetture di Vicenza Categoria:Corso Palladio