Teobaldo II di Spoleto

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Teobaldo II
Duca di Spoleto
Marchese di Camerino
(assieme al padre Bonifacio II)
In carica945 (dal 953 da solo) –
959
PredecessoreUberto di Toscana
SuccessoreTrasamondo III di Spoleto
DinastiaHucpoldingi
PadreBonifacio II
MadreWaldrada
ConiugeRichilda (forse)
FigliRatilda (forse)

Teobaldo II di Spoleto. chiamato anche Tebaldo, (... – ...; fl. X secolo) fu un duca di Spoleto e marchese di Camerino assieme al padre dal 945 al 953 e da solo dal 953 al 959.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio di Bonifacio II di Spoleto e di Waldrada (chiamata anche Gualdrada), della dinastia dei Rodolfingi[1][2], figlia di Rodolfo I di Borgogna e di Willa di Provenza. Apparteneva dunque al clan degli Hucpoldingi.

Nel 945 Bonifacio ed il figlio Tebaldo vengono nominati i duchi di Spoleto e marchesi di Camerino, ricomparendo nelle fonti dopo un decennio di assenza da essi[3]. Il clan degli Hucpoldingi, assieme ad altri grandi del regno e di alcuni fedeli di Ugo di Provenza, presero parte ad un complotto contro il re volto a sostituirlo con Berengario II d'Ivrea, rafforzati dalla presenza dal figlio dello stesso sovrano Uberto, conte di palazzo e marchese di Tuscia e duca di Spoleto[3]. Il legame politico tra gli Hucpoldingi ed il figlio ribelle è segnato dall'unione di una figlia di Bonifacio, Willa, con Uberto[3]. Quest'ultimo riuscì a tenere marchesato di Tuscia, ma perdette il titolo palatino, mentre il ducato di Spoleto lo cedette al suocero Bonifacio e al cognato Tebaldo, che ebbero probabilmente i suddetti titoli in quanto parenti acquisiti[3].

Bonifacio morì nel 953, in base ad alcuni atti in cui il figlio Tebaldo appare da solo[3]. Egli governò fino all'estate-autunno 959, anno in cui Berengario ed il figlio Adalberto avviarono una serie di purghe contro i filo-ottoniani[4]. Una vittima fu Tebaldo II, passato molto probabilmente dalla parte ottoniana[5], contro il quale Berengario II organizzò una spedizione volta a sottrargli i suoi possedimenti[4]. Alla spedizione partecipò anche il futuro doge Pietro IV Candiano[4]. Il cognato ed alleato Uberto di Tuscia molto probabilmente decise di non aiutare il cognato[4].

Egli si ritirò quindi nei possedimenti degli Appennini ravennati e marchigiani[6].

Matrimonio e figli[modifica | modifica wikitesto]

Egli potrebbe[7] aver avuto una moglie di nome Richilda[7] ed essi forse[7] generarono una figlia[7]:

  • Ratilda, che sposò Lamberto[7][8][9]; essi ebbero: Uberto, Bonifacio, Pietro, una figlia dal nome sconosciuto e Ubaldo[7]. Ubaldo sposò una certa Imillia, ed essi ebbero Walfredo, Ubaldo ed Ugo[7]. La figlia dal nome sconosciuto sposò Walfredo, sempre della dinastia degli Hucpoldingi, ed ebbero Ugo III, duca di Spoleto[7].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Edoardo Manarini, I due volti del potere. Una parentela atipica di ufficiali e signori nel regno italico, Milano, Ledizioni, 2016, p. 59, ISBN 978-88-6705-453-4.
  2. ^ Liutprando da Cremona, Libro II, in Alessandro Cutolo (a cura di), Tutte le opere: La restituzione - Le gesta di Ottone I - La relazione di un'ambasciata a Costantinopoli, traduzione di Alessandro Cutolo, Milano, Bompiani, 1945, p. 107.
  3. ^ a b c d e Edoardo Manarini, I due volti del potere. Una parentela atipica di ufficiali e signori nel regno italico, Milano, Ledizioni, 2016, pp. 66-67, ISBN 978-88-6705-453-4.
  4. ^ a b c d Edoardo Manarini, I due volti del potere. Una parentela atipica di ufficiali e signori nel regno italico, Milano, Ledizioni, 2016, pp. 74-75, ISBN 978-88-6705-453-4.
  5. ^ Edoardo Manarini, I due volti del potere. Una parentela atipica di ufficiali e signori nel regno italico, Milano, Ledizioni, 2016, p. 79, ISBN 978-88-6705-453-4.
  6. ^ Edoardo Manarini, I due volti del potere. Una parentela atipica di ufficiali e signori nel regno italico, Milano, Ledizioni, 2016, p. 94, ISBN 978-88-6705-453-4.
  7. ^ a b c d e f g h Edoardo Manarini, I due volti del potere. Una parentela atipica di ufficiali e signori nel regno italico, Milano, Ledizioni, 2016, p. 328, ISBN 978-88-6705-453-4.
  8. ^ Edoardo Manarini, I due volti del potere. Una parentela atipica di ufficiali e signori nel regno italico, Milano, Ledizioni, 2016, p. 119, ISBN 978-88-6705-453-4.
  9. ^ Edoardo Manarini, I due volti del potere. Una parentela atipica di ufficiali e signori nel regno italico, Milano, Ledizioni, 2016, p. 92, ISBN 978-88-6705-453-4.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Edoardo Manarini, I due volti del potere. Una parentela atipica di ufficiali e signori nel regno italico, Milano, Ledizioni, 2016, edizione online su Academia.edu e Leedizioni

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Duca di Spoleto
Marchese di Camerino
Successore
Uberto di Toscana 945-959 Trasimondo III di Spoleto
con il padre Bonifacio II fino al 953, poi da solo