Regola d'oro di Fermi

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In fisica, e in particolare in meccanica quantistica, la regola d'oro di Fermi è una formula per calcolare la probabilità per unità di tempo che avvenga una transizione da un autostato ad energia definita in un continuo di autostati di energia, in seguito ad una perturbazione dell'Hamiltoniana costante nell'intervallo di tempo che si considera.

Si consideri un sistema inizialmente in un autostato per una certa hamiltoniana imperturbata . Se la perturbazione a tale hamiltoniana non dipende dal tempo, il sistema compie transizioni verso stati che hanno la medesima energia dello stato iniziale se si considerano tempi sufficientemente grandi, ovvero il sistema subirà una transizione che conserva l'energia.

Se l'hamiltoniana dipende dal tempo, più precisamente se è una funzione oscillante con frequenza angolare , la transizione porta in autostati le cui energie differiscono per la quantità dall'energia dello stato iniziale. In entrambi i casi la probabilità nell'unità di tempo che la transizione dallo stato iniziale allo stato finale avvenga è data, al primo ordine della perturbazione, da

dove è la densità dello stato finale e è l'elemento di matrice della perturbazione tra i due stati.

Oltre a Fermi, alla stesura della regola contribuì Dirac,[1] che formulò un'equazione identica. Il nome deriva dal fatto che Fermi stesso la chiamò "regola d'oro No. 2".[2]

Derivazione[modifica | modifica wikitesto]

Si inizia dividendo l'hamiltoniana come segue

cioè supponendo che sia possibie separare due pezzi, un primo indipendente dal tempo (e le cui autofunzioni siano note) e un secondo pezzo, preceduto da un parametro λ, che supponiamo essere piccolo (stiamo cioè costruendo, in modo molto veloce, una teoria delle parturbazioni dipendente dal tempo; per più dettagli consultare [3]). Per la prima parte, data l'indipendenza dal tempo, la funzione d'onda generica sarà data da

dove i coefficienti, una volta fissata una condizione iniziale, sono costanti e determinati unicamente. Tuttavia siccome le sono un set completo, allora la soluzione al problema delle autofunzioni di H (cioè di tutti e due i pezzi dell'Hamiltoniana) deve essere esprimibile come combinazione lineare delle . Dunque ela generica soluzione sarà

dove l'assenza del pedice zero ci ricorda che stiamo risolvendo il problema alle autofunzioni di e non .

Usando quest'ultima relazione nell'equazione di Shrödinger si ottiene che per il generico coefficiente ho

solitamente, per brevità si rinomina e . Supponendo di partire da uno stato allora posso calcolare il coefficiente che sia la proiezione dello stato del sistema su un generico stato b nel seguente modo

da questo se si definisce la densità di stati (cioè ammetto essenzialmente le degenerazioni in energia), considero il fato che si tratti di una serie perturbativa (di cui prendo solo il primo ordine dipendente dal tempo ed elevo il modulo al quadrato per ottenere la probabilità ottengo (supponendo inoltre che ho variazioni di energie piccole, rispetto al tempo considerato) otteniamo

allora

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ P.A.M. Dirac, The Quantum Theory of Emission and Absorption of Radiation, in Proc. Roy. Soc. (London) A, vol. 114, n. 767, 1º marzo 1927, pp. 243–265, DOI:10.1098/rspa.1927.0039. URL consultato il 12 maggio 2007.
  2. ^ Enrico Fermi, Nuclear Physics, University of Chicago Press, 1950.
  3. ^ Bransden, B. H., Joachain, Charles J., "Physics of atoms and molecules", Pearson Education (US), 2003.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) David J. Griffiths, Introduction to Quantum Mechanics, Prentice Hall, ISBN 0-13-124405-1.
  • (EN) Kenichi Konishi e Giampiero Paffuti, Quantum Mechanics: A New Introduction, Oxford University Press, ISBN 978-0-19-956026-4.
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