Incantesimi di Merseburgo

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Manoscritto degli Incantesimi di Merseburgo

Gli incantesimi di Merseburgo (in tedesco Merseburger Zaubersprüche) sono due incantesimi di epoca medievale, scritti in alto tedesco antico.

Furono scoperti nel 1841 da Georg Waitz nella biblioteca della cattedrale di Merseburgo[1] all'interno di un manoscritto teologico proveniente dalla città di Fulda, scritto nel IX secolo.[2]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Gli incantesimi di Merseburgo sono le uniche testimonianze sopravvissute della poesia pagana precristiana della letteratura dell'alto tedesco antico.[3] Essi furono trascritti nel X secolo da un chierico, forse nell'abbazia di Fulda, su una pagina bianca di un libro liturgico, che in seguito passò alla biblioteca di Merseburgo. In epoca moderna gli incantesimi divennero famosi grazie alla pubblicazione di Jacob Grimm.[4]

Testo[modifica | modifica wikitesto]

Idise. Illustrazione di Emil Doepler 1905

Il primo incantesimo è un "Lösesegen" (benedizione del rilascio), che descrive come un certo numero di "Idisen" liberarono dalle loro catene i guerrieri catturati durante la battaglia. Le ultime due righe contengono le parole magiche "Salta dai ceppi, fuggi dai nemici" che hanno lo scopo di liberare i guerrieri.[5]

Wodan guarisce il cavallo. Illustrazione di Emil Doepler 1905

Il secondo è un incantesimo curativo (cfr. Benedizione) per il piede di un cavallo ferito o lussato.

"Osso con osso, / sangue con sangue, / articolazione con articolazione / come se fossero incollati."[6]

Phol è con Wodan quando il cavallo si sloga il piede mentre sta cavalcando attraverso la foresta.[7]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Giangrosso, Patricia (2016). "Charms". In Jeep, John M. (ed.). Medieval Germany: An Encyclopedia. Abingdon, New York: Routledge. pp. 111–114. ISBN 9781138062658..
  2. ^ Wolfgang Stammler, Karl Langosch e Kurt Ruh, Die deutsche Literatur des Mittelalters, Verfasserlexikon, Zweite, völlig neu bearbeitete Auflage, 1978-2008, ISBN 3-11-006927-X, OCLC 3084499. URL consultato il 24 giugno 2022.
  3. ^ K. C. King e D. R. McLintock, A handbook on Old High German literature, 2d ed., Clarendon Press, 1976, ISBN 0-19-815392-9, OCLC 2702534. URL consultato il 24 giugno 2022.
  4. ^ Brief an den Regierenden Bürgermeister von Berlin, Heinrich Albertz, Brill | Fink, 31 agosto 2017, pp. 389–391. URL consultato il 24 giugno 2022.
  5. ^ Griffiths, Bill (2003). Aspects of Anglo-Saxon Magic (3rd revised edition). Anglo-Saxon Book. ISBN 978-1-898281-33-7..
  6. ^ Citato in "Le letterature dell'India" di Giuliano Boccali, Stefano Piano e Saverio Sani, UTET (1.1.2), a proposito della sua sorprendente somiglianza col 12° inno del IV kānda dell'Atharvaveda Samhitā.
  7. ^ John Lindow, Norse mythology : a guide to the Gods, heroes, rituals, and beliefs, Oxford University Press, 2002, ISBN 978-0-19-803499-5, OCLC 646787715. URL consultato il 24 giugno 2022.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Jacob Grimm: Über zwei entdeckte gedichte aus der zeit des deutschen Heidentums. In: Abhandlungen der Akademie der Wissenschaften zu Berlin. 1842; abgedruckt in: Kleinere Schriften. II, 1865, S. 1–29[1]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Jacob Robarts - University of Toronto, K. (Karl) Müllenhoff e Eduard Ippel, Kleinere Schriften, Berlin F. Dümmler, 1864. URL consultato il 24 giugno 2022.