Discussione:Roberto Malatesta

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Sullo stemma dei Malatesta Rimondini ha perfettamente ragione. Ci sono molte inesattezze nella storia di Roberto. Per testamento fatto da Sigismondo la signoria riminese, l'unica del precedente grande stato Malatestiano rimasta al padre prima della morte avvenuta nel 1468, sarebbe dovuta andare ad Isotta e a Sallustio, rispettivamente matrigna e fratellastro del Nostro gia' ben sistemato avendo nel 1463 in morte di zio Novello ricevuto dal Papa, in cambio della rinuncia fatta su Cesena, il vicariato di molti paesi del suo entroterra, come Meldola, Rocca delle Caminate ecc., oltre ad una consistente liquidazione in danaro e il comando di una condotta militare. A differenza della nuova famiglia del padre, che stava parteggiando apertamente per la Serenissima Repubblica di S.Marco la quale ad effetto di mantenere l'ordine in citta' piena di suoi marinai e mercanti manteneva a Rimini una guarnigione dIstaccata di 150 soldati veneti, Roberto per contro sembrava essersi assuefatto molto bene all'idea che gli sarebbe convenuto stare con la Chiesa, dalla quale in definitiva aveva gia' avuto molto.Sua madre Vannetta, che Sigismondo aveva sempre voluto trattenere a corte non come governante ma come semplice damigella, all'epoca della successione non era a Rimini ma a Meldola, dove si era trasferita dimorando nella Rocca del figlio fin da quando egli era diventato il signore della citta'. Paolo II, credendo di averlo dalla sua, per spogliare i Malatesta dal vicariato anche su Rimini, visto e considerato che a lui spettava l'ultima parola nella successione dinastica del vicariato riminese, raggiunse segrete intese con Roberto che, in cambio dell'aiuto per farsi eleggere insieme ad Isotta e a Sallustio co-signore di Rimini, egli avrebbe preso la citta' non per se' ma per lo stato della chiesa. Roberto invece, disattendendo i patti, una volta raggiunto il suo scopo, con machiavellico ingegno non volle restituire nulla, per cui il Papa fu costretto suo malgrado a mandargli contro l'esercito pontificio condotto da Alessandro Sforza alleato a numerose genti ecclesiastiche. Fallito il tentativo di riprendersi la citta' con l'inganno, Roberto riusci' a respingere i pontifici fuori le mura del borgo di marina. Una volta stabilito il campo a San Giuliano e messo a ferro e fuoco l'intero borgo, con tutte le case bruciate e la desolazione che regnava ovunque, Rimini, dopo l'arrivo di rinforzi, tra i quali appunto un'altra condotta capitanata da Napoleone Orsini, venne stretta d'assedio. L'assedio duro circa due mesi, dopodiche' grazie all'intervento del Duca Federico da Montefeltro comandante generale della Lega in quegli anni ostile alla politica perseguita dalla Chiesa, e di numerosi altri membri della stessa, tra i quali il re di Napoli Alfonso V d'Aragona il quale impossibilitato a partecipare personalmente si precipito' a mandare il suo giovane figliolo Giovanni duca di Calabria alla testa di un poderoso esercito comandato dal generale don Alonso, Rimini venne finalmente liberata, e gli assedianti costretti a darsi a precipitosa fuga. Roberto, chiesto ed ottenuto dal comandante generale della Lega il permesso, li ando' ulteriormente ad incalzare, riuscendo in seguito a conquistare una ad una, con esclusione della sola Sant'Arcangelo che il duca volle fosse risparmiata, tutte le città' dell'antico dominio Malatestiano, altre ancora aggiungendole. Per ristabilire la pace e far rientrare la scomunica e l'interdizione, fu costretto in seguito a restituire alcuni castelli nella marca anconitana, concedendosi finalmente il lusso di poter convolare a nozze con Elisabetta da Montefeltro figlia del Duca Federico che tanto lo aveva aiutato in precedenza. Quel matrimonio ben presto si rivelo' essere un disastro, e nonostante lei fosse nobile, di bella presenza e anche molto intelligente, egli la rimando' a casa privata di ogni suo avere portatogli come dote. Tre donne furono importanti nella sua vita, tutte e tre stranamente nomate Elisabetta, rispettivamente amante, moglie e favorita. La prima era stata E.degli Atti, la seconda E.da Montefeltro e la terza E. Degli Aldobrandini, la favorita che gli diede il suo primo figlio maschio Pandolfo IV detto Pandolfaccio. Tutto il resto della vostra storia va bene, salvo che sarebbe bello concluderla dicendo che la Chiesa deve indiscutibilmente a Roberto la sua salvezza, ed e' per questo che il suo corpo nel 1482 venne seppellito in San Pietro. Poi, in occasione dei lavori per rifare la Basilica, la sua sepoltura venne piu' volte spostata, finendo definitivamente persa. Meglio sarebbe stato farlo riposare nel magnifico Tempio Malatestiano di Rimini, creato dal padre appositamente per celebrare la grandezza della loro importante famiglia.