Discussione:Paternità/Archivio

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Asimmetria paternità/maternità

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Trovo notevole l'asimmetria di trattamento fra tutto cio' che riguarda la genitorialità maschile e quella femminile. Probabilmente si tratta di un argomento delicato oppure "ovvio", oppure semplicemente non si sono fatti collegamenti tra le sezioni di biologia, psicologia ecc. Che ne pensate? --S vecchiato (msg) 15:50, 21 ago 2008 (CEST)[rispondi]


Palese violazione del principio di non neutralita' e oggettivita'

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Buon giorno,

vorrei far notare come la sezione "scoperta della paternita'" violi palesemente il principio di non neutralita' e oggettivita' di Wikipedia.

Ci sono affermazioni perentorie indimostrabili spacciate per verita', (riferendosi alla preistoria non possono che essere illazioni), sia, quasi tutti gli aggettivi/termini che accompagnano la descrizione della paternita' esprimono negativita'/sopraffazione.

Riporto le frasi piu' significative:

- fu causa di riflessioni che poco a poco condussero la donna.....alla scoperta della funzione procreativa del rapporto sessuale fra maschio e femmina (tesi indimostrabile)

- si conquistava in tal modo un ruolo di primaria, indiscussa importanza. ('conquistare',negativa)

- In una società in cui la sessualità, mero piacere e coagulante sociale, non era colpita da nessun tabù (tesi indimostrabile)

- pian piano portarono al modello di società patriarcale che, con sfumature e tempi diversi, si impose (come 'conquistare', sopraffazione, si sarebbe dovuto usare "si affermo'")

- Tale modello è ancor oggi quello dominante (siamo arrivati cosi' in poche righe a descrivere la paternita' con i termini 'conquistare','imporsi', 'dominare')

- esso è fondato sulla esaltante conquista (idem)

- Il quale, liberandosi in tal modo dalle frustrazioni dovute all’assoggettamento secolare all’unica “creatrice” (?????)

- operò in modo tale da configurare una società volta esclusivamente alla conquista del primato assoluto dell’uomo sulla donna (illazione ideologica)

- La scoperta della paternità non determinò solo l’imporsi della patrilinearità (ancora un imposizione)

- La quale, cancellando la totale libertà del passato (illazione)

- finì con il condannare e proibire qualsiasi forma di attività sessuale che non portasse alla fecondazione della donna. (Falso, puo' essere riferito solo allea civilta' giudaico-cristiana e la religione islamica, non vale per le altre, ad es. l'induismo, vedi pratiche tantriche [sono stati costruiti templi raffiguranti centinaia di posizioni sessuali], kamasutra, etc.)

- La scoperta della paternità, inoltre, rendendo l’uomo indiscusso padrone delle donne e dei figli (illazione, negativa)

- portò .. alla nascita e all’imporsi di forme di proprietà privata, prima sconosciute, e al diffondersi delle guerre necessarie al loro mantenimento. (illazione ideologica)


Questo testo potrebbe essere messo tra gli esempi di come non deve essere scritta una voce di wikipedia. Questo commento senza la firma utente è stato inserito da Cobalto (discussioni · contributi) 1 mar 2009 (CET).


Buongiorno!

Seguirò passo passo il percorso dell’intervento critico immediatamente precedente il mio con osservazioni che spero possano favorire la discussione.

Come prima cosa, però, vorrei ricordare che l’atteggiamento dello storico nei confronti dei fatti trattati, siano essi presenti, passati o ‘trapassati’, come nel nostro caso, non può mai essere del tutto imparziale. E infatti nessuno studioso serio oggi lo sostiene, oggi che anche la fisica non ignora l’interferenza dell’osservatore nell’analisi di un fenomeno. Si può, e si deve naturalmente, cercare di avvicinarsi il più possibile all’imparzialità, alla neutralità e all’oggettività auspicate. Non credo di dire nulla di nuovo: in ambito scientifico, ovviamente, non in quello religioso, dove, invece, esistono verità rivelate e quindi, per i credenti, certezze assolute.

La prima critica:”Ci sono affermazioni perentorie indimostrabili spacciate per verita', (riferendosi alla preistoria non possono che essere illazioni)”. Non so se questa critica si riferisca a tutto quanto si dice in relazione alla ‘preistoria’ o solo ai passi poi elencati. A mio avviso, comunque, pur ravvisando una certa perentorietà nelle affermazioni, trovo che esse non vadano oltre a quanto affermato ad esempio da George Frazer( George J. Frazer, Il ramo d’oro, Newton, 1992) o da Margaret Mead (Margaret Mead, Maschio e femmina, Mondadori, 1991) o da Jacques Dupuis (J.Dupuis, Storia della paternità, Tranchida, 1992) o da Giuditta Lo Russo (G. Lo Russo, Uomini e padri, Borla,1995). E’ chiaro che trattandosi di tempi così lontani la ricostruzione dei fatti rischia di essere opinabile, ma, se svolta con sufficiente serietà scientifica, non può apparire meno accettabile della ricostruzione di un edificio che un archeologo può fare, partendo da pochi frammenti di assise.

La seconda critica:” quasi tutti gli aggettivi/termini che accompagnano la descrizione della paternita' esprimono negativita'/sopraffazione.” Condivido in parte tale osservazione; quello però che mi sembra giusto far presente è che la negatività, a ben vedere, non riguarda la paternità in sè, bensì la reazione alla scoperta della paternità. La reazione viene indubbiamente tratteggiata come negativa.

Passo ora alle singole frasi criticate.

1- “ fu causa di riflessioni che poco a poco condussero la donna.....alla scoperta della funzione procreativa del rapporto sessuale fra maschio e femmina (tesi indimostrabile)”. Non mi sembra impossibile, anche se ovviamente indimostrabile, che sia stata proprio la donna a scoprire tale funzione procreativa, perché lei più dell’uomo era ed è coinvolta nella fecondazione, nella gestazione e nel parto. E come tale sarà stata sempre lei, è logico pensarlo, ad occuparsi dei parti degli animali in cattività. Tali supposizioni non mi sembrano né illogiche nè irragionevoli. Supposizioni naturalmente e non verità dimostrate.

2- “In una società in cui la sessualità, mero piacere e coagulante sociale, non era colpita da nessun tabù (tesi indimostrabile)”. Questa tesi è in effetti piuttosto debole, ma soprattutto difficilmente accettabile da parte di una società come quella occidentale. Non mancano naturalmente gli studiosi che hanno sostenuto un’età dell’oro della sessualità, spesso collegata con società di stampo matriarcale (forse può apparire non così lontano dal vero una tale ipotesi stando a quanto narra una donna moso in Yang Erche Namu con Christine Mathieu, Il paese delle donne, Sperling, 2003. Cfr. anche Jacques Dupuis, Storia della paternità, Tranchida, 1992 e Rosalind Miles, Chi ha cucinato l’ultima cena?, Elliot,2009; e, non per quanto riguarda il neolitico ma in relazione a casi simili registrati dall’antropologia, Margaret Mead, Maschio e femmina, Mondadori, 1991). Per quanto mi riguarda, ritengo che, se si ignora la funzione riproduttiva del coito e se di conseguenza non vi è sacralizzazione e tabuizzazione degli organi sessuali e dell’atto sessuale stesso, una sessualità ‘leggera’, insignificante per l’ordine sociale vigente e quindi ‘libera di essere libera’, non la si possa escludere. Certo per noi oggi una tale realtà risulta difficilmente accettabile, e, soprattutto, difficilmente immaginabile.

3- “ pian piano portarono al modello di società patriarcale che, con sfumature e tempi diversi, si impose (come 'conquistare', sopraffazione, si sarebbe dovuto usare "si affermo'")”. Preferisco anch’io “si affermò”. Cfr. anche n.5.

4- “Tale modello è ancor oggi quello dominante (siamo arrivati cosi' in poche righe a descrivere la paternita' con i termini 'conquistare','imporsi', 'dominare')”. Forse si poteva usare ‘vigente’. Cfr. anche n.5.

5- “esso è fondato sulla esaltante conquista (idem)”. Non sembra esagerato parlare di conquista, se si tiene presente che cosa dice, ad esempio, Jean Markale, che paragona la scoperta della paternità a quella della ruota, dell’agricoltura, dell’uso dei metalli e afferma che tale scoperta dà all’uomo la possibilità di diventare il ‘dominatore’ del gruppo sociale (Jean Markale,La femme Celte/Women of the Celts, Paris, London, New York, 1972). Se pensiamo che anche la società occidentale, la nostra, è fondata sulla famiglia, cioè sulla funzione riproduttiva dell’uomo e della donna, non si può negare che la ‘produzione’ dei figli sia la ‘produzione’ più importante per la comunità. E come lo è oggi, a maggior ragione lo sarà stato nel paleolitico. Visto che la scoperta della paternità è posta dagli studiosi nel neolitico (Jacques Dupuis, op. cit. ; Pierre Moussa, Notre aventure humaine, Grasset,2005), nel paleolitico l’unico ‘produttore’ dell’esser umano risultava essere la donna. Ora, la scoperta che la donna non ‘produce’ se l’uomo non la feconda, non è forse una conquista per l’uomo? Mi sembra innegabile: e, direi, una importante conquista, certo non meno importante delle conquiste della genetica contemporanea, quale, per citarne una, quella della fecondazione in vitro.

6- “ Il quale, liberandosi in tal modo dalle frustrazioni dovute all’assoggettamento secolare all’unica “creatrice” (?????)”.Mi pare ovvio che se si ignora la funzione fecondante dello sperma, la donna è la sola responsabile della ‘creazione’ del figlio. Una certa qual frustrazione per il povero maschio, che prima della scoperta della paternità ne risultava estraneo, non mi pare del tutto fuori luogo. Cfr. anche n.5.

7- “ operò in modo tale da configurare una società volta esclusivamente alla conquista del primato assoluto dell’uomo sulla donna (illazione ideologica)”. Cfr. anche n.5. Se la scoperta della paternità è stata una conquista, evidentemente l’uomo avrà, consciamente o inconsciamente, operato di conseguenza, cercando di conseguire tutti i vantaggi possibili.

8- “ La scoperta della paternità non determinò solo l’imporsi della patrilinearità (ancora un imposizione)”. Si poteva forse meglio dire ‘l’affermarsi’.

9- “La quale, cancellando la totale libertà del passato (illazione)”. Illazione o ipotesi da non scartare senza discussione? Cfr. n.2.

10- “finì con il condannare e proibire qualsiasi forma di attività sessuale che non portasse alla fecondazione della donna. (Falso, puo' essere riferito solo allea civilta' giudaico-cristiana e la religione islamica, non vale per le altre, ad es. l'induismo, vedi pratiche tantriche [sono stati costruiti templi raffiguranti centinaia di posizioni sessuali], kamasutra, etc.)”. Giusta critica! Anche se forse il tema necessiterebbe di qualche approfondimento.

11- “La scoperta della paternità, inoltre, rendendo l’uomo indiscusso padrone delle donne e dei figli (illazione, negativa)”. La critica è calzante per quanto concerne l’eccessiva generalizzazione dell’affermazione. Illazione: se si ricorda, ad esempio, il pater familias romano, o il padre mussulmano, non mi sembra si possa parlare di illazione. La negatività, poi, mi pare riguardi non la paternità come tale, ma la reazione alla scoperta della paternità stessa.

12- “ portò .. alla nascita e all’imporsi di forme di proprietà privata, prima sconosciute, e al diffondersi delle guerre necessarie al loro mantenimento. (illazione ideologica)”. Tesi debole, comunque sostenuta, ad esempio, da Jacques Dupuis (J.Dupuis, Storia della paternità, Tranchida, 1992). Non è d’altra parte insensato pensare che l’affermarsi e il diffondersi della proprietà privata del suolo, prima sconosciuta, abbia spinto gli uomini a difenderla e quindi a guerreggiare con maggior frequenza. Le culture femminili non ‘privatizzano’ in genere la terra (cfr. le opere degli autori citati).

Terminata l’analisi delle frasi, passo alla conclusione dell’intervento, che suona:” Questo testo potrebbe essere messo tra gli esempi di come non deve essere scritta una voce di wikipedia.” Le osservazioni da me svolte sono servite a mitigare questo severo giudizio, oppure no? Resto in attesa di risposte che permettano la continuazione della discussione. Discussione che ritengo particolarmente utile ai nostri giorni, quando le scoperte della genetica e delle nuove tecnologie che la riguardano ci ripropongono un salto nella conoscenza dei meccanismi riproduttivi che mi sembra non trovi nella storia dell’umanità altro paragone che proprio quello della scoperta della paternità.Questo commento senza la firma utente è stato inserito da Aditera (discussioni · contributi) 18 apr 2009 (CEST).

Non scherziamo

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Secondo gli studi di Giuditta Lo Russo, la paternità è stata creata culturalmente per attribuire un ruolo agli uomini nella procreazione.


L’ho dovuta rileggere due o tre volte perché pensavo di non aver afferrato bene il concetto. Il significato logico della proposizione è inequivocabile: gli uomini non hanno alcun ruolo nella procreazione. Per attribuirgliene uno si è creata la paternità. Dunque per chi ha riportato la frase della Lo Russo, fra penetrazione sessuale e procreazione non c’è un nesso biologico. Questo e non altro significa quella frase. E’ probabile , voglio sperare, che non sia questo il pensiero della Lo Russo. Forse, spero, si è voluto affermare un concetto simile a quello di Margaret Mead per la quale il legame biologico fra padre e figlio è molto meno stretto di quello materno e la paternità deve essere insegnata ai maschi. Si tratterebbe cioè di una costruzione culturale.

Non certo però al fine di attribuire loro un ruolo nella procreazione, bensì nell’educazione e nella protezione dei figli, cosa del tutto diversa.

Ma che Wikipedia lo riporti in quel modo basta a squalificare senza rimedio i compilatori e i controllori di quella voce.

Ma torniamo alla Mead. Non credo sia fondamentale aderire in toto alla tesi della Mead o scostarsene totalmente o parzialmente. Che l’istinto paterno sia meno forte di quello materno, almeno finchè il bambino non è nato, è probabile, diciamo pure che è vero, se non altro perché il figlio cresce nel corpo della madre. Quindi la Mead dice una cosa almeno parzialmente vera. La scoperta della paternità è un atto culturale di importanza incalcolabile nello sviluppo della civiltà. E proprio in questo è il suo valore aggiunto, che d’altra parte la Mead, donna intelligente al contrario di tanti e tante, ha ben presente. Riporto un suo passo eloquente contenuto proprio nel libro “Maschi e femmine”, che forse (forse?) i compilatori della voce non hanno letto.

Così, alla base di quelle tradizioni che ci hanno permesso di conservare la coscienza della nostra umanità, v’è la famiglia, un tipo di famiglia in cui costantemente gli uomini mantengono e si prendono cura delle donne e dei bambini. In seno alla famiglia, ogni nuova generazione di ragazzi apprende ad essere sostegno adeguato e sovrappone alla mascolinità, implicita nella sua costituzione biologica, la parte di padre, che ha appreso dalla società. Quando la famiglia è abolita, come succede durante la schiavitù, in periodi di grandi sconvolgimenti sociali, durante le guerre etc. . . ., questa delicata linea di trasmissione si spezza. E’ probabile che in tali periodi . . . . . . i vincoli biologici tra madre e figlio ridiventino i più importanti, mentre vengano violate e falsate le speciali condizioni nelle quali l’uomo ha conservato le sue tradizioni sociali. Fino ad ora, nelle società a noi note, le società umane hanno sempre ristabilito le forme temporaneamente abbandonate. . . . . . . Fino ad ora l’abolizione della famiglia non s’è mai prolungata tanto a lungo da annullare negli uomini il ricordo di quanto sia preziosa.

Non occorrono commenti, se non che la Mead, che scriveva prima degli anni ’60 (il libro è edito in Italia nel 1962 da Il Saggiatore), sta descrivendo esattamente la situazione odierna, per lei (e sono d’accordo pienamente) catastrofica e proprio in virtù del fatto che torna ad essere prevalente il legame biologico con la madre.

Veniamo allora al secondo punto, le reazioni alla scoperta della paternità e l’affermarsi del Patriarcato. In realtà ciò che contrassegna il Patriarcato, termine ormai erroneamente assunto a simbologia dell’oppressione femminile sono due cose.

Primo: la fine del controllo esclusivo materno sulla prole, controllo da quel momento esercitato dal maschile in modo indipendente. Il controllo può essere condiviso col femminile o meno, come avviene nelle forme tiranniche del patriarcato, ma la rivendicazione dell’esclusività materna significa a tutti gli effetti volontà di ritorno ad uno stadio arcaico della civiltà umana

Secondo: l’affermarsi di una norma giuridica che, almeno in via tendenziale, aspirasse ad essere universale, erga omnes, in contrapposizione al diritto matriarcale arcaico fondato sul legame di sangue. La citata tragedia di Eschilo, l’Orestiade, ha proprio questo significato. Il diritto paterno universalistico si afferma superando quello materno tribale. Attenzione, però. Supera, non nega totalmente. Ed infatti le miti Eumenidi, custodi della casa ed elevate a rango divino, sono le antiche Erinni protettrici della madre di Oreste, sconfitte da Apollo e Atena. Per depotenziare la loro collera e evitare una loro vendetta che avrebbe portato comunque sciagure, anche se non il ritorno allo statu quo ante, si viene a patti con esse e si riconosce il loro ruolo. Il significato è chiaro. Il legame di sangue non può essere rinnegato, se ne deve tener conto ricollocandolo al suo posto in un più vasto ambito di universalità della norma giuridica di estrazione paterna e maschile. Patriarcato come oppressione? Non confondiamo alcune sue forme oppressive con la sua essenza, salto culturale di immenso valore positivo nella storia dell’umanità. Ed a proposito di forme oppressive del patriarcato non dobbiamo farci ingannare dalla superficialità della sociologia. Dietro la prevalenza, anche oppressiva, maschile può bene nascondersi un dominio inconscio dell’archetipo materno. Come nella associazioni mafiose, la cui ritualità e regole di vita hanno una chiarissima impronta matriarcale. Ci associa col patto di sangue, il capo viene chiamato Mammasantissima etc. (istruttivo leggere La Grande Madre mafia, di Silvia di Lorenzo). Scrive Erich Neumann in “La psicologia del femminile” (Astrolabio. 1975) che, quando il maschile respinge nell’inconscio l’Anima (figura simbolica delle forze femminili di sesso opposto presenti nell’uomo), si perde inconsciamente nella donna. …Una costellazione di questo tipo porta al predominio della Grande Madre, e cioè alla regressione in uno stadio anteriore della coscienza nel quale l’uomo sta di fronte alla donna in veste di bimbo o giovinetto amato. Ciò può accadere sia nel caso in cui l’uomo si trasforma in eroe in pantofole che vive con la donna come se fosse con sua madre e ne dipende per tutto ciò che riguarda il sentimento e l’interiorità, sia quando il maschio si autorelega solo nelle questioni esterne e razionali della vita, professione, politica etc. In tal modo “ dietro la facciata di un matrimonio patriarcale….può benissimo esistere un tale capovolgimento di potere e di dipendenza…. Ed anche in situazioni estreme di dominio maschile sulla donna [come in molte società islamiche. Ndr] esiste spesso una dipendenza psichica del maschile dominante sul femminile dominato, che si manifesta fra l’altro nel prevalere dell’archetipo materno, riscontrabile di frequente o nel predominio della madre , o in quello della donna come madre dei figli. .

Ed oggi come stiamo? Si dice che vigerebbe ancora il Patriarcato. Ma come può essere quando il padre: a)E’ stato esautorato, o si è autoesautorato (il che è lo stesso) totalmente dall’atto fondamentale, la nascita, escludendolo da ogni ruolo nella decisione di far venire alla luce suo figlio, a meno che non esista gentile concessione materna. Parlo, ovvio, della legge 194, laddove riserva alla madre in via esclusiva ogni decisione. b)Riveste (per ora ma finirà per perdere anche quella) l’unica funzione di inseminatore anonimo privo di ogni diritto se non la miseria del corrispettivo in denaro, nella fecondazione eterologa. La quale, sotto la pressione dei progressismi e femminismi di ogni genere finirà per essere ammessa dappertutto anche per donne single e coppie lesbiche. Come se il padre non fosse necessario o neanche utile ( a meno che non si tratti di pagare) c)In campo educativo tutte le professioni connesse coi giovani sono di fatto diventate dominio femminile. d)Nelle separazioni coniugali si vede quasi sempre preferita la madre come assegnataria dei figli (e della casa, naturalmente), e riesce molto difficilmente a far valere i suoi diritti di educatore nei confronti dei bambini, ma peggio ancora non riesce ad adempiere a quelli che per la sua mentalità “superata” sente come doveri verso di loro. Tutta la società (la politica, la magistratura, etc) sta dicendo ai padri: basta che paghiate, per il resto meno vi fate vedere meglio è.

Questo sarebbe il Patriarcato in vigore. Chissà cosa accadrebbe se non ci fosse più. Non scherziamo, per favore. Anche il concetto di universalità della norma giuridica vacilla. Una sentenza del 2006 (ne dette notizia il TG1 del 6 settembre), ha mandato assolta in secondo grado una madre accusata di  aver reso dichiarazioni false atte a sviare le indagini  nei confronti del figlio accusato di ricettazione, con la motivazione che una madre ha il diritto di mentire se è in gioco la libertà della prole.

La verità è un’altra. Stiamo assistendo ad una regressione ad uno stadio preculturale e arcaico della civiltà, dominato dall’archetipo della Grande Madre e contrassegnato dall’esaltazione del legame biologico materno (il sangue) e dallo svilimento di quello più culturale paterno. Si può anche, naturalmente, sostenere che sia bene così, come sostiene il femminismo, ma non si possono cambiare le carte in tavola. Quello che viene definito come progressista, in realtà è un fatto intrinsecamente reazionario e regressivo. Se ne accorgano o meno i suoi esangui sostenitori.Questo commento senza la firma utente è stato inserito da 93.35.51.59 (discussioni · contributi) 15 mag 2009 (CEST).

Voce sulla paternità o voce contro la paternità?

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Buongiorno,

non voglio entrare nel merito di ciò che ha detto tizio o ciò che ha scritto caio (i vari Margaret Mead, George Frazer, Jacques Dupuis, Giuditta Lo Russo, Erich Neumann, etc. ), quello che mi interessa evidenziare invece, piu' che la validità delle singole asserzioni e quindi un approccio analitico, è quello d'insieme, e dunque olistico (e sintetico) della voce.


Questa dovrebbe essere, correggetemi se sbaglio, la voce di wikipedia sulla paternità.

Ma allora perchè tutte le asserzioni che formano la voce (la parte principale, quella oggetto della discussione) sono asserzioni contro la paternità?


Se singolarmente ci possono anche stare (ammesso e non concesso, dato che si spaccia per vero cio' che puo' essere, ma che per definizione, potrebbe pure non essere, [perchè altrimenti sarebbe certo e non possibile] e già questo viola un principio cardine di wikipedia), e' proprio nel loro complesso che non reggono.


Perchè se fosse una voce sulla paternità, si dovrebbe riportare nella sezione incriminata almeno un giudizio pro paternità (visto che ci sono giudizi contro).


Se invece sono tutti contro (accettando le motivazioni che sono state date invocando l’atteggiamento dello storico), e nessuno a favore, significa semplicemente che questa non è una voce sulla paternità....ma una voce contro la paternità.


Ora, o i giudizi perentori e con accezione morale non devono essere espressi, o se lo sono, non lo possono essere tutti in una direzione ma ci deve essere un bilanciamento degli stessi.


Quindi, a mio parere (ma le cose stanno così e c'e' poco da sindacare...), non posso che considerare questa voce non neutrale e volta a fornire un visione fortemente negativa della paternita.Questo commento senza la firma utente è stato inserito da Cobalto (discussioni · contributi) 15 mag 2009 (CEST).


Non voce “contro la paternità”, ma voce “contro la condizione di uomo-fuco”!

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Non mi sembra che il lemma in questione possa dirsi “contro la paternità” , se per paternità si intende la condizione di padre in sé, quanto piuttosto contro ciò che la scoperta della funzione fecondante dell’uomo (la funzione di fuco per intenderci) sembra aver determinato nella configurazione sociale, politica, economica e religiosa delle varie culture. Le quali, a torto o a ragione, sono ritenute dall’estensore del testo caratterizzate da una indubbia riduzione dell’uomo alla sua sola funzione riproduttiva ( di fuco appunto!), o quasi. Ma la riproduzione è dominante nell’universo femminile; non in quello maschile, dove c’è altro. Altro che viene distorto dalle griglie imposte per mantenere il primato della riproduzione. La vittoria dell’uomo è dunque solo apparente . E il risultato di tale falsa vittoria è negativo per la convivenza umana. Questo mi pare dica l’estensore del testo. Se egli avesse ragione, non credo lo si potrebbe accusare di eccesso di zelo. E, a dire il vero, per attenerci al mondo occidentale cui apparteniamo, non si può certo negare che, nonostante Platone e Cristo (in ordine cronologico, e per citare due soli nomi), l’uomo è sempre stato considerato pienamente tale solo se padre biologico; salvo eccezioni…eccezionali.Questo commento senza la firma utente è stato inserito da 79.37.200.84 (discussioni · contributi) 15 ago 2009 (CEST).

Scoperta della paternità e scoperta della sessualità

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Vorrei aggiungere qualcosa all’intervento precedente. La scoperta della paternità determina inevitabilmente la ‘scoperta’ della sessualità, così come noi la intendiamo. Come?. Prima che si conoscesse la funzione riproduttiva dell’atto sessuale, la sessualità, slegata da qualsiasi vincolo riproduttivo, non aveva rilevanza sociale alcuna per l’essere umano: potremmo quasi dire che l’uomo la ignorasse in tal senso. L’atto sessuale era vissuto in modo naturale e spontaneo, senza particolari vincoli o limitazioni; ma quando si scoprì che era lo sperma a fecondare la donna, tutto cambiò e tale atto si impose all’attenzione dell’umanità: e fu ‘scoperta’ la sessualità come noi la conosciamo. Sessualità che andò via via caricandosi di tabù e divieti al fine di preservarne e potenziarne la funzione riproduttiva. Attorno a questa sessualità, o meglio, su di essa, fu costruita la nuova struttura sociale che vedeva come genitore non più la sola madre, ma anche il padre (nel lemma in discussione si ricorda che in alcune società la situazione si capovolgerà al punto tale da ritenere che il padre sia il solo genitore del figlio!). Fu quindi esteso anche al rapporto fra l’uomo e la sua discendenza il concetto di ’affettività per sangue’, che prima era riservato esclusivamente alla donna. Il legame di sangue era stato da sempre appannaggio del mondo femminile per l’evidenza del parto, ma con la scoperta della paternità si impose autorevolmente anche nel mondo maschile. La parità ‘riproduttiva’ con la donna si aggiunse al ruolo tradizionale dell’uomo quale cacciatore e difensore del gruppo: e nacque il patriarcato. ‘L’affettività per affinità’, fino ad allora l’unica vigente nel mondo maschile (affettività, non attrazione!), andò via via retrocedendo di fronte a quella ‘per sangue’, visto che il vincolo di sangue era inevitabilmente divenuto il perno della nuova struttura sociale, come già lo era stato in quella matriarcale. L’uomo acquisì pian piano come prima sua qualifica quella di riproduttore, di ‘uomo-fuco’, anche se egli, non potendo sperimentare in modo chiaro e diretto tale sua funzione era costretto a prenderne atto solo con un ‘atto di fede’, affidandosi, cioè, ad una deduzione, in un primo tempo solo logicamente provata, e poi anche scientificamente: ma senza mai poter godere, come la donna con il parto, di una sicura certezza. Il legame di sangue, quindi, apparterrà veramente all’uomo solo dopo secoli di introiezione culturale. L‘‘affettività per affinità’, cioè il rapporto amicale, un tempo unico vincolo sociale, ed unico vincolo certo, perché direttamente sperimentato, fu costretto, mi ripeto, a ceder il passo a quello ‘per sangue’, ormai socialmente più rilevante: con risultati invero non sempre positivi. Quanto detto mi sembra sia il pensiero sotteso a tutta l’argomentazione del lemma in discussione, sicché risulta chiaro che in esso ci troviamo di fronte non tanto a quella critica della paternità che gli viene rimproverata in alcuni degli interventi precedenti, quanto piuttosto alla critica della maggior parte delle culture e delle strutture sociali createsi in seguito alla scoperta della paternità.Questo commento senza la firma utente è stato inserito da 79.21.7.215 (discussioni · contributi) 5 gen 2010 (CET).

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Concordo con la maggior parte dei lettori: il LINK Wikipedia è assolutamente artificioso, irreale ed avverso alla paternità, paternità che invece (al pari di maternità e gioventù) è un valore umano e sociale naturale che fa parte della vita di ogni essere umano, per questo è ottuso e deviato cercare di degradare o distruggere un fenomeno naturale e universalmente diffuso, sarebbe come voler distruggere l'umanità e la natura stessa.

Il LINK Wikipedia propone una visione antica, del 1900, che come sappiamo è stato il secolo delle guerre, dell'antagonismo, e delle ideologie, dove anche la Scienza è stata piegata al servizio della propaganda politica ed economica, fino agli eccessi. Esempio illuminante di questo è il primo capoverso del LINK dove si propongono primati quali bonobo e scimpanzè dove lo schema è paternità-debole maternità-forte mentre si ignorano ad esempio le recenti scoperte sui primati macachi dove è ESATTAMENTE IL CONTRARIO ovvero sono le femmine a non presentare alcun legame di maternità successivamente al parto (link RAI3 GermanPrimateCenter/NYTIMES), e così via tanti altri esempi ovviamente quello umano compreso dove l'organizzazione sociale e famigliare patriarcale e matriarcale si è alternata, ma si fa finta che non sia mai esistita.

Mi aspetto molto di meglio da wikipedia, una riscrittura dove la paternità viene riconosciuta e valorizzata positivamente come per gli altri ruoli e stati biologici ed identitari nei quali l'essere umano naturalmente si ritrova.

Ultima cosa. Mai scadere (come si è fatto in passato) sulla lotta al ribasso, se è migliore la funzione del padre o della madre; sono entrambe importanti e fondamentali, sono le colonne portanti dell'organizzazione sociale, organizzazione che sempre degrada la' dove questa dualità viene a mancare, la bigenitorialità è un fattore di forza e coesione, è una risorsa morale, economica, affettiva, sono i due punti di vista diversi che agli occhi del figlio rappresentano lo stimolo a farsi il proprio, non fermarsi e continuare a crescere, evolversi.

F.BARZAGLI, resp. nazionale portali - paternita.info e infanzia-adolescenza.info Questo commento senza la firma utente è stato inserito da 82.61.167.56 (discussioni · contributi) 3 ago 2010 (CEST).