Discussione:Mercato delle Pulci (Palermo)

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il mercato dlle pulci e' un sito storico di palermo, e' tale deve essere preservato e migliorato?

Piazza Peranni ha una storia lunga decenni. Era una mattina del gennaio 1949 quando Giuseppe Virruso, raccoglitore di ferro e cuscinetti a sfero, si recò col suo carrettino nella dimora dei principi Lanza di Trabia a Terre Rosse, attuale via Salinas. Il parmense Armando Rolli, factotum della famiglia, gli diede otto sacchi pieni di vecchi utensili di rame e 250 lire come regalia per portare via gli oggetti. Il percorso da Terre Rosse a piazza Marmi fu faticoso, però quando il rigattiere scaricò il pentolame, in meno di due giorni riuscì a vendere tutto e a guadagnare più di 15 mila lire, la paga mensile di un muratore. Così ogni pomeriggio Virruso iniziò a bussare ai portoni dei palazzi nobiliari del centro storico in cerca di oggetti usati da raccattare. Sulla sua scia si aggregavano altri raccoglitori come Saro Occhipinti e Michele Savasta. Dopo due anni i tre furono costretti a lasciare piazza Marmo e occuparono l´area comunale del Papireto. In brevissimo tempo i venditori diventarono dieci e sul finire degli anni Cinquanta si triplicarono. Con un salto di qualità: cominciarono a trattare tavoli e scrittoi del Settecento, ceramiche da farmacia del Seicento, dipinti di buona fattura, argenti sacri, cassettoni Luigi XIV. Filippo Ienna ha iniziato a 5 anni: «Mio padre Vincenzo mi portava appresso con lui in piazza Marmi. Adesso ho 61 anni, la stessa età del mercato praticamente, con 40 stands, ma le famiglie sono molte di più, siamo tantissimi tra figli e parenti».


Nel 1962 il Comune trasforma la strada in asse di scorrimento. Fra gli occhi esperti di visitatori e acquirenti compaiono adesso anche quelli di Enzo Sellerio, Ancia Daneu Tschinke, Salvatore Renda Pitti e Pippo Cardella. Qualcuno, un fortunato, scovò anche un dipinto di van Dyck in mezzo a tante croste. Restivo era assiduo frequentatore e forte collezionista di maioliche cinque-seicentesche. Sellerio, invece, andava alla ricerca di vetri dipinti di tradizione popolare e di giocattoli del Settecento. In questo modo il Mercato delle pulci ha praticamente fatto la fortuna di antiquari come Patella, Burgio, Sarno, Campanella, Gorvernale e Tirenna. A loro si unirono i Manzella, i Pasqua, i Rizzo e i Trionfante. Oggi sono ancora Antonio Gulino, detto «il barone» per il suo stile impeccabile, sempre in giacca e cravatta, e Filippo Ienna quelli che continuano a mantenere vivo il mercato. Ma la crisi si è fatta sentire anche qui: «Da un paio di anni a questa parte - continua Ienna - non si vendono mobili. Sopravviviamo grazie alla pietra. Di solito a dicembre si vendono moltissimi tavoli da 18 e fino a 36 persone, come un "inglese" a manovella dell'800. Con la lira, costava 2 milioni e mezzo e si faceva figura». Gulino, dai gusti raffinati, era specializzato nell´acquistare cassapanche di Sciacca. «Per quel genere di mobile dipinto andavo pazzo - racconta il Barone - Nella mia lunga carriera di raccoglitore ne ho comprate a centinaia. Partivo col camion vuoto e rientravo la sera che era strapieno come un uovo. Le immagini ricorrenti erano quelle di scene campestri con uccelli e motivi floreali». Il più accanito compratore di oggetti fu Franco Restivo. «Il ministro aveva gusto - racconta Gulino - era un grande intenditore di quell´arte, che aveva apprezzato attraverso gli studi del Pitrè. Soltanto da me ne comprò una decina di buona fattura».