Discussione:Joseph Schumpeter

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Salve.

Non si può dire "Il passaggio al socialismo non avverrà, infatti, a mezzo di una rivoluzione violenta, come profetizzato dai marxisti e realizzato dai bolscevichi", perché è un'inesattezza piuttosto grossa, che confonde un secolo di storia del movimento operaio. Chi profetizza la rivoluzione violenta è, *secondo Stalin*, Lenin e il bolscevismo, che hanno con il Marxismo europeo (e con il resto della sinistra russa) conflittuali rapporti proprio su questo tema. Personalmente, stento a definire Lenin un marxista, quanto piuttosto un populista russo.

Ora, se questo è quanto esplicitamente e fedelmente dice Schumpeter, bisogna inserire un inciso "secondo Shumpeter" (ma bisogna controllare sul testo originale, che io non ho a disposizione), perché in tal caso il buon Schumpeter si sbagliava (non deve stupire: questo è grazie alla totale egemonia staliniana su queste cose, che traeva in inganno anche i suoi nemici, e trae in inganno ancora oggi molti italiani). Se invece si tratta di una interpretazione dell'estensore della voce, allora va corretta con una formulazione più aderente al testo.

Saluti e ringraziamenti all'estensore.

Capisco le perplessità dell'anonimo, ma forse può bastare leggere la Prefazione all'edizione inglese del primo libro del Capitale, scritta da Engels: «[Marx] è stato condotto alla conclusione che, per lo meno in Europa, l'Inghilterra è l'unico paese in cui l'inevitabile rivoluzione sociale possa essere attuata per intero con mezzi pacifici e legali. Certo egli non ha dimenticato di aggiungere che difficilmente si aspettava che le classi dominanti inglesi si sarebbero assoggettate a tale rivoluzione pacifica e legale senza una "proslavery rebellion"». --Leitfaden (msg) 18:18, 5 ott 2008 (CEST)[rispondi]

Il punto è proprio questo: Marx temeva che le classi dominanti, nell'Europa continentale, non sarebbero state capaci di accettare il cammino pacifico e democratico della rivoluzione socialista, e avrebbero reagito in modo violento alle rivendicazioni politiche del proletariato (cosa che tra l'altro fecero) mentre riteneva che questo sarebbe stato più agevole sia in Inghilterra, sia negli Stati Uniti (proprio in virtù dell'essere loro il primo stato democratico). E' la reazione delle classi dominanti, minoritarie, la fonte della violenza, non la rivoluzione. E sono considerazioni politiche, non teoretiche. Non c'è nessuna necessità in Marx di una "violenza rivoluzionaria" attribuendo all'aggettivo "violento" il significato moderno (presa del potere con le armi). Bisogna contestualizzare, storicizzare, e ricordarsi che in Europa la democrazia (suffragio universale) non esisteva, che il "proletariato" (termine che allora aveva un senso) non aveva rappresentanza politica: il Reichstag era eletto sì a suffragio universale, e la rappresentanza socialdemocratica era lì esorbitante, ma aveva valore solo consultivo. Era il Parlamento Prussiano che approvava le leggi di un governo che rispondeva all'Imperatore (neanche al Parlamento stesso). E il parlamento prussiano era eletto con voto di censo, e lì i socialisti erano largamente minoritari. Le parole hanno una storia e un contesto. L'aggettivo "violento" durante il romanticismo non aveva lo stesso significato di oggi, e riferito alla rivoluzione indicava la sua natura "radicale" e "immediata" (sintesi dialettica tra tesi e antitesi, che è più un atto che un processo) in termini sociali, non la violenza fisica o l'uso delle armi. La questione del nesso democrazia-rivoluzione, e violenza armata-rivoluzione, è sempre stata presente nel movimento operaio, fin nella Russia populista. E' lo stesso Stalin, nel suo "Questioni del leninismo", a definire il Leninismo come "aggiornamento" del pensiero di Marx, consistente proprio nel riconoscimento dell'inevitabilità del carattere violento della rivoluzione a 50 anni di distanza da Marx, e questo non per ragioni metodologiche, ma per il presunto mutamento delle strutture istituzionali dello Stato Borghese ("militarizzazione" e "burocratizzazione"). E' per lo stesso Stalin che questa necessità della violenza (letterale) non c'è in Marx. La "violenza" del movimento operaio nel corso dell'ottocento e nei primi del novecento consisteva nel fare scioperi (Marx rimproverava agli operai tedeschi di non volere nemmeno sedersi sui binari di una stazione, cosa che oggi fanno talvolta i pendolari senza che nessuno gli spari addosso). La violenza delle classi dirigenti conservatrici e liberali (e socialdemocratiche) sono consistite nelle fucilazioni di massa senza processo (Comune di Parigi), nella galera per chi organizzava scioperi (tre anni a Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht), nell'omicidio politico (sempre i due, assassinati da un governo socialdemocratico riformista e revisionista, lo stesso che poi finanzierà Lenin, ironia della sorte). Infine, nello scatenamento della prima guerra mondiale, a proposito di violenza e uso delle armi. Se si ragiona così, altrettanto "violenti" erano i repubblicani e i democratici, e perfino i liberali, che giustificavano la sollevazione armata contro i soprusi di poteri giudicati illegittimi (vogliamo ricordarci le cospirazioni violente dei Carbonari, che vanno ascritti alla famiglia dei liberali? Il nostro Risorgimento fu "violento" nel senso moderno della parola). Siamo vittime di una lettura astorica della polemica revisionista: quando i revisionisti contestavano la "violenza" della rivoluzione, ne contestavano proprio il carattere "radicale", di "atto", nel nome di un "gradualismo" sociale di stampo Darwiniano. La questione in ballo è questa, non "le armi" o la presa del Palazzo d'Inverno. Sarebbe il momento di ristabilire un po' di verità storica, basata sugli accadimenti e sui dati empirici, su testi e documenti, anziché su assunti dogmatici. --80.67.117.90 (msg) 13:38, 22 apr 2010 (CEST)[rispondi]

Be', allora il punto è uno solo e molto semplice. O Schumpeter ha detto «Il passaggio al socialismo non avverrà, infatti, a mezzo di una rivoluzione violenta, come profetizzato dai marxisti e realizzato dai bolscevichi», o qualcosa di equivalente, oppure no. Se l'ha detto sta bene nella voce, altrimenti no. Non è questa voce la sede per discutere della storia del movimento operaio. --Leitfaden (msg) 22:00, 22 apr 2010 (CEST)[rispondi]

salve, proporrei l' aggiunta di una sezione riguardante il dibattito sull' imperialismo, data la notevole importanza del suo pensiero (insieme a quello di hobson e lenin) riguardo a questo argomento. penso sia doveroso aggiungere una parte che esponga la sua critica.

Collegamenti esterni modificati[modifica wikitesto]

Gentili utenti,

ho appena modificato 1 collegamento/i esterno/i sulla pagina Joseph Schumpeter. Per cortesia controllate la mia modifica. Se avete qualche domanda o se fosse necessario far sì che il bot ignori i link o l'intera pagina, date un'occhiata a queste FAQ. Ho effettuato le seguenti modifiche:

Fate riferimento alle FAQ per informazioni su come correggere gli errori del bot

Saluti.—InternetArchiveBot (Segnala un errore) 19:51, 3 ott 2017 (CEST)[rispondi]

Collegamenti esterni modificati[modifica wikitesto]

Gentili utenti,

ho appena modificato 1 collegamento/i esterno/i sulla pagina Joseph Schumpeter. Per cortesia controllate la mia modifica. Se avete qualche domanda o se fosse necessario far sì che il bot ignori i link o l'intera pagina, date un'occhiata a queste FAQ. Ho effettuato le seguenti modifiche:

Fate riferimento alle FAQ per informazioni su come correggere gli errori del bot

Saluti.—InternetArchiveBot (Segnala un errore) 16:23, 7 dic 2017 (CET)[rispondi]