Discussione:Giuseppe Domenico Botto

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innanzitutto G. D. Botto ha proposto uno schema di telegrafo che, nel primo modello descritto (1849 dice l’Autrice/Autore della voce) non prevedeva alcuna codifica; si inferisce che il sistema dovesse avere una codifica nella trasmissione solo nell’articolo successivo del 1855 apparso nel primo volume del “Nuovo Cimento” in quanto prevedeva solo 5 tasti e 5 batterie per cui, codificando a gruppi di due segnali ogni lettera, si avevano a disposizione 25 caratteri alfanumerici da trasmettere; Non è vero che il sistema fosse “nuovo” ma solo poco noto e che soprattutto derivi da appunti ritrovati nell’archivio del seminario vescovile. Il telegrafo è descritto in due articoli di G. D. Botto apparsi su riviste e l’archivio del seminario vescovile è solo una montagna di carte ammassate alla rinfusa nel quale forse si potrà mettere le mani dopo che vi sarà un protocollo d’intesa tra i Soci Storici/Fisici dell’Associazione “Amici del Museo di Fisica e Meteo-Sismologia “G. Sanguineti – G. Leonardini” di Chiavari”. La notizia della “scoperta negli Archivi” non è sorretta da alcuna documentazione: è riportata in un articolo di Maria Vittoria Cascino intitolato “Chiavari, le scienze in seminario” apparso su “Il Giornale” il 28 luglio 2005. Nello stesso articolo compaiono altri “svarioni” tecnici e storici dovuti all’intervista dell’Autrice con due persone rappresentanti l’Associazione ma non molto esperte nel settore. Lo scrivente è la persona che reperito i due articoli originali di G. D. Botto sulla base dei quali è stato possibile pervenire alla realizzazione pratica di un prototipo presentato già in Chiavari per una ricorrenza storica locale ed ancora da esporre nel Museo. Sunto di una comunicazione al XXV congresso di Storia della Fisica e dell’Astronomia svoltosi nel novembre 2005 a Milano è stato presentato a cura dello scrivente sull’argomento. Invito l'Autrice/Autore della voce su Wikipedia a tenere conto di queste osservazioni nel modo che riterrà più opportuno. Salvatore Ganci.

s_ganci@libero.it

Invito il sig.Ganci a modificare da sé la voce nel modo che ritiene più opportuno. --Elitre 16:12, 28 ago 2006 (CEST).[rispondi]

Grazie, ma non è mia abitudine usare onesto lavoro altrui senza citare l'Autrice/Autore e/o mettere le mani su altrui contributi. Mi sono limitato a segnalare una imprecisione facilmente modificabile da chi ha curato la voce.

Titolo di marchese e castello Botto[modifica wikitesto]

Buongiorno, vorrei ringraziare chi ha creato questo pagina ricordo di Giuseppe Domenico Botto, un mio trisavolo. Vorrei aggiungere che a Giuseppe Domenico Botto venne assegnato il castello Botto di Moneglia e il titolo di Marchese. Il castello e´ ancora esistente e ancora fino a poco tempo fa era in mano ai fratelli (ora cugini) Botto. A Moneglia si trova anche una via che porta il nome dei Fratelli Botto. Ho una foto cartolina del castello col nome Botto. cordialmente

File:Https://www.google.com/search?q=castello+botto+moneglia&sxsrf=AOaemvJHjw7lG47zyaVfMj7f-s reqnklQ:1634509516699&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ved=2ahUKEwjhs -4vtLzAhVPpYsKHaIuDx4Q AUoAnoECAEQBA&biw=1920&bih=969&dpr=1