Discussione:Certosa di Parma

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LA CERTOSA DI PARMA[modifica wikitesto]

Fin dai primi anni dal successo del romanzo stendhaliano pubblicato il 6 aprile 1939, la critica ed i lettori identificarono nella Certosa di via Mantova il luogo dove si ispiro` l`autore.

Le guide della città di Parma, la promozione dell’E.P.T., prima con Francesco Borri e dall’A.P.T.dopo, diffusero nel mondo quella torre cilindrica e quel lungo viale rettilineo che iniziava con il cancello di via Mantova.

I primi turisti del dopoguerra arrivarono negli anni 50 ed erano quasi tutti italiani e francesi. In seguito giunsero anche gruppi di giapponesi, europei e da tutto il mondo. Grazie a Stendhal, la Certosa di Via Mantova, divenne il monumento più famoso e visitato di Parma. Ma già nel 1956 sulla Gazzetta di Parma del 6 agosto pag. 3, era stato pubblicato un primo provocatorio articolo sulla Certosa di Parma senza contradditorio. Altri articoli simili con titoli diversi furono pubblicati nel 1969/89/91/92 dallo stesso autore, il quale continuava ad affermare, senza alcun reale e concreto riferimento che l’Abbazia cistercense di Valserena dei Bocci era da considerarsi l’autentica Certosa stendhaliana. Questo articolo condiviso anche da alcuni scrittori che collaboravano con la rivista “Aurea Parma”, metteva di fatto in discussione per la prima volta l’identità della Certosa di Parma di Stendhal che, per la tradizione culturale monografica parmigiana, era sempre stata identificata nella Certosa di via Mantova. Nel 1967, infatti, fu organizzato a Parma dal notaio Francesco Borri, allora Presidente dell’Ente Provinciale del Turismo, il VI Congresso stendhaliano pubblicato dalla Gazzetta di Parma, lunedì 22 maggio. Erano presenti i più grandi esperti della letteratura e critica d’Europa, i quali affermarono ancora una volta che la Certosa di via Mantova era la più stendhaliana. Perché allora viene chiamata impropriamente “Certosa” anche l`Abbazia di Paradigna? Per chiarire meglio questo equivoco citerò sinteticamente la storia dei due monasteri. LA CERTOSA

La Certosa di Parma fu fondata a circa un miglio a nord-est della città nel 1285 per volontà testamentaria avvenuta del parmigiano Rolando Taverna Vescovo di Spoleto, fu incorporata nell’ordine certosino nel 1286 con l’intitolazione di Sancta Maria schola Dei. Qui i monaci certosini abitarono fino alla soppressione avvenuta nel 1769. Nel 1778 Pio IV ordinò anche l’abolizione canonica dell’ex Certosa al fine di trasferire il patrimonio al convento domenicano di San Liborio di Colorno.

Dal 1780, i frati colornesi affittarono i mulini e alcuni edifici dell’ex monastero certosino alla fabbrica ducale dei tabacchi di Parma che via via trasferì qui tutte le officine e i depositi fino a stabilirvi la sua sede centrale nel 1805. Chiuso il tabacchificio nel 1891, venne inaugurato nel 1900 all’interno dell’antico cenobio il Riformatorio governativo Raffaele Lambruschini che vi rimarrà fino a giugno 1975. Da settembre dello stesso anno a tutt’oggi nell’antica Certosa ha sede la Scuola di Formazione dell’Amministrazione Penitenziaria.

L’ABBAZIA DI PARADIGNA L`Abbazia Santa Maria di Valserena detta anche San Martino dei Bocci o impropriamente Certosa di Paradigna, fu fondata nel 1298 dal Cardinale Gerardo Bianchi, ispirato dai principi riformatori provenienti da Clairvaux (Francia).

I monaci cistercensi ebbero fin dai tempi remoti motivo di competizione con i certosini di via Mantova perché` possedevano rispettivi beni fondiari nella medesima area territoriale fra Parma e Colorno.
Il 9 giugno 1805 un decreto napoleonico ordinò la soppressione dell`Abbazia di Paradigna. 

Sulla chiusura dell’ex monastero cistercense, oggi sede del CSAC (Centro Studi Archivio della Comunicazione) dell’Università di Parma, così si legge brevemente nel libro Monasteri, edizione Mup, Parma, 2007, pag. 68. ... “Tale soppressione portò (l’intera e importante struttura) ad un degrado tale che nel corso del tempo raggiunse livelli preoccupanti fino a che negli anni sessanta si avviò nella città un movimento di opinioni che attraverso un’appassionata campagna di stampa, l’apertura di sottoscrizioni e la pubblicazione di saggi da parte degli studiosi, richiama l’attenzione delle Autorità su questo monumento da salvare. Nel 1964 la struttura di Paradigna viene acquisita dal demanio, su questa si avvia una lunga opera di restauro”. Resa ormai famosa anche con l`appellativo di Certosa di Paradigna, il complesso cistercense danneggiò ingiustamente quell`autentica Certosa di via Mantova divenuta ormai un’indifesa Casa di Rieducazione. Su questa gratuita appropriazione indebita del titolo di Certosa, così si esprime il libro Monasteri, edizione MUP a pag. 64: … “Ai parmigiani “l’Abbazia di Valserena dei Bocci” è più nota come Certosa di Paradigna, dal nome della villa in prossimità della quale è sorta lungo la strada che dalla città si dirige verso Colorno. Impropriamente viene definita Certosa, in quanto non è mai stata sede dell’ordine certosino.” … Dal libro dello storiografo e critico Luigi Foscolo Benedetto, La Parma di Stendhal, Adelphi, 199, pag. 452-453 si legge: … “ L’equivoco è nato probabilmente dal fatto che i certosini possedessero in quella zona, nell’attuale Cortile San Martino, una grande tenuta che ancora oggi si chiama “Certosino”. Altra trovata fu la lettura della cartina geografica disegnata dallo stesso Stendhal ritrovata dopo sessant`anni in una traduzione tedesca della Certosa di Parma, dove l`evidente Reggia di Colorno viene interpretata come la Certosa di Paradigna.

Questo dimostra per l’ennesima volta che Stendhal non pensò geograficamente, ma semplicemente con quella straordinaria capacità di inventare e creare personaggi e luoghi, ispirandosi in questo caso e senza alcun dubbio all’unica e vera Certosa di via Mantova esistente a Parma.

Pertanto l’Abbazia cistercense di Valserena dei Bocci, chiamata impropriamente Certosa, non ha nulla a che vedere e a che fare con la Certosa di Parma di via Mantova, né storicamente né come ordine monastico. I due conventi, così distinti e diversi fra loro, non si possono quindi invertire a proprio piacimento. Inoltre, in occasione della recente fiction televisiva del 4/5 marzo 2012 caldeggiata e sponsorizzata dagli Assessorati al Turismo Regionale e Provinciale, con un provocatorio dépliant, hanno purtroppo contribuito ad accrescere l’errore attribuendo il titolo di “Certosa di Parma” all’ “Abbazia di Paradigna” quando invece esisteva già una famosa Certosa. Facile anche per il FAI cadere nell’errore di valutazione storica dei due monasteri. A causa di questi equivoci, purtroppo, oggi più che mai, quando si cerca su internet la storia della Certosa di Parma, si è indirizzati sull’Abbazia di Paradigna e su siti che spacciano le sue immagini, sia pur suggestive, per la Certosa di Parma. Questa forzatura d’identità tradisce la tradizione storica e i turisti che hanno il sacrosanto diritto di avere le indicazioni corrette dei luoghi descritti su dépliant e giornali, senza mistificazioni.

Ma per sopperire a questo errore, è indispensabile che gli Assessori al Turismo Regionale e Provinciale, corresponsabili di questo caso storico, si riuniscano con gli addetti al Turismo del Comune e studiosi competenti per correggere la storia di questa vicenda che ha danneggiato non poco l’immagine di quella Certosa di Via Mantova, che grazie a Stendhal, ha reso Parma famosa in tutto il mondo.

                                                                                                                       Francesco Ranieri

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