Discussione:Carlo Crivelli

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Modifico la frase dell'Incipit che diceva:

Se rimase di fatto isolato dalle grandi correnti dell'arte rinascimentale che attraversavano la penisola, Crivelli non si adagiò mai nella sua nicchia provinciale, ma si rinnovò continuamente con originalità e una ricerca formale mai interrotta: «Non se ne sta quieto, né mostra di essere pago di una creatività scontata e ripetuta; si arrovella invece nel cercare non composizioni nuove, ma nuove soluzioni formali, quasi soggiogato dalla esigenza di un'impossibile perfezione»

con la nuova frase seguente:

Pur rimanendo, per scelta, isolato dalle grandi correnti dell'arte rinascimentale che attraversavano la penisola, Crivelli si rinnovò continuamente con originalità e una ricerca formale mai interrotta: «Non se ne sta quieto, né mostra di essere pago di una creatività scontata e ripetuta; si arrovella invece nel cercare non composizioni nuove, ma nuove soluzioni formali, quasi soggiogato dalla esigenza di un'impossibile perfezione»

Ho operato questa modifica in base alle frasi di Zampetti che riporto di seguito:

...Sembra necessario, per entrare nella sua personalità, rendersi conto che non gli mancavano stimoli creativi suggeriti da una civiltà figurativa in continuo superamento. Volendo, avrebbe potuto prendere anche lui una strada analoga, come tanti altri veneti, a quella scelta dal Giambellino. Avrebbe avuto, anzi, maggiori indicazioni in un mondo come quello marchigiano, percorso in lungo e in largo dalle novità di Piero della Francesca[1], di Melozzo da Forlì[2], infine di Luca Signorelli[3]. E non è pensabile che ignorasse il nuovo corso del Giambellino, essendo l'artista presente a Pesaro con un'opera quale è l'Incoronazione, risalente proprio a quegli stessi anni, all'incirca, nei quali egli consolidava la propria indipendenza creativa.

Per andare a fondo al problema occorre capire il perché di una scelta, che lo sollecita verso una solitudine non nutrita di inerzia, ma di perfezionalismo formale empre più astratto, irrazionale. Anche nelle opere di racconto - si veda l'Annunciazione di Ascoli, del 1846 - egli mostra di conoscere bene i problemi della prospettiva e della luce e di essere al corrente degli aggiornamenti culturali: eppure egli anche in quell'opera discorsiva ed episodica non rinuncia al suo distacco.

Va bene --Sailko 16:12, 5 ott 2013 (CEST)[rispondi]

Credo che le citazioni, tratte da Pittura nelle Marche, primo volume, di Carlo Zampetti (pagine 325 e 326) giustifichino la modifica da me effettuata. Crivelli infatti non rimase isolato dalle grandi correnti dell'arte rinascimentale per il fatto di aver lavorato in una nicchia provinciale (in quanto all'epoca le Marche non erano tali), ma per libera scelta. --Gep (msg) 10:24, 5 ott 2013 (CEST)[rispondi]

  1. ^ Che aveva lavorato e lasciato opere ad Urbino, Ancona, Senigallia
  2. ^ Che aveva lavorato e lasciato opere a Loreto, Ancona, Urbino
  3. ^ Che aveva lavorato e lasciato opere ad Urbino e a loreto

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