Discussione:Azione delle torpediniere italiane nella battaglia di Creta

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Marina
Guerra
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Monitoraggio effettuato nell'agosto 2022


Bomba o siluro[modifica wikitesto]

Mi permetto di apportare una correzione alla Voce, nel punto in cui si riporta:

La notte del Lupo

Il 19 maggio 1941, uno di questi convogli composto da ventuno caicchi, partì dal porto del Pireo, ma sette furono costretti a tornare indietro per avarie. A scortarli era destinata la torpediniera Sirio, che per un’avaria all’elica di dritta venne sostituita dalla torpediniera Curtatone che a sua volta affondò in giorno dopo su delle mine mentre cercava di raggiungere il convoglio. Fu allora ordinato alla torpediniera Lupo di scortare il convoglio fino a Creta. Il Lupo raggiunse il convoglio il 21 maggio 1941 e alle 22.33 una vedetta segnalato a circa 1000 metri di distanza un caccia nemico sul lato di dritta; si trattava del cacciatorpediniere Janus, che giustamente il comandante Mimbelli riconobbe per un cacciatorpediniere della classe “Jervis”.

Vediamo come si svolse, nella recente ricostruzione di Francesco Mattesini, il combattimento tra la Lupo e le unità britanniche della Forza D, comprendente gli incrociatori leggeri Orion, Dido e Ajax e i cacciatorpediniere Isis, Kimberley, Imperial e Janus, al comando del contrammiraglio Irvine Gordon Glennie.

Per anni e anni, fino ai giorni nostri, si è tentato di far luce sull’episodio, ma la stessa storia ufficiale della Marina ha dovuto ammettere che l’azione della Lupo, pur notevole dal punto di vista aggressivo e combattivo, non aveva portato a nessun risultato; e tanto meno, era riuscita a proteggere il convoglio dei motovelieri e dei piccoli piroscafi tedeschi che perse dieci delle diciotto navi, incluso il trabaccolo italiano Padre Eterno. Una ricostruzione esatta è resa possibile proprio dalla lettura delle due relazioni, quella dell’ammiraglio Glennie e quella del capitano di fregata Francesco Mimbelli, e il risultato deve essere accettato anche da coloro, e purtroppo sono tanti, che restano ancora oggi dubbiosi.

Scrisse l’ammiraglio Glennie:

“Alle 23.30 la Forza D si trovava a circa a nord di La Canea con rotta 090 gradi, con il JANUS che, in posizione per la masca di sinistra del DIDO, s’imbatté in un convoglio di caicchi scortati da una o forse due torpediniere italiane. Il DIDO, dirigendosi verso nord, s’imbatté in una torpediniera che passò a prora e si accostò a dritta dello stesso DIDO e dell’ORION producendo fumo e lanciando siluri. Il DIDO fece una brusca virata a dritta per evitare i siluri e attaccò con armi a corta gittata. Una notevole raffica sparata da complessi a canne multiple [pom-pom quadrinati] fu osservata lungo il ponte di coperta dell’unità nemica ma, poiché il bersaglio era nascosto dall’ORION, il quale virò anch’esso per evitare i siluri, nella foschia causata dal fumo il fuoco continuò con il risultato che purtroppo l’ORION ricevette una forte raffica, a prora sulla struttura del ponte, che uccise due uomini, ne ferì nove e causò alcuni danni.

Alla torpediniera nemica, che passò tra l’ORION e l’AJAX, fu dato il colpo di grazia dal secondo con una bordata conclusiva a poppa.”

Nella versione italiana, il comandante Mimbelli dopo aver avvistato il cacciatorpediniere Janus – che avendo ricevuto l’ordine di occuparsi soltanto dei motovelieri sembra abbia voluto evitare il contatto con l’unità di scorta italiana – successivamente avvistò il Dido, la nave ammiraglia di Glennie, e contro questo incrociatore si portò decisamente all’attacco facendo fumo. Quindi, da distanza utile, lanciò i siluri, che non arrivarono a segno, e poi passò a prora dell’Orion, che seguendo il Dido, aveva accostato per evitare i siluri. Con l’Orion, che era apparso dietro il Dido all’ultimo istante, e che era seguito dall’Ajax, il comandante Mimbelli temette di entrare in collisione, evitata dalla Lupo soltanto per pochi metri.

Il Dido, che in precedenza aveva centrato, da breve distanza, la torpediniera italiana con una raffica delle mitragliere pom-pom, colpì con un’altra forte raffica da 40 mm l’incrociatore Orion procurandogli alcuni danni e perdite tra l’equipaggio: quattro morti e tredici feriti. Furono, probabilmente, i proiettili del Dido che esplodevano sull’Orion a dare all’equipaggio del Lupo l’impressione di aver colpito quell’incrociatore con i siluri. Però, può anche darsi che fosse stato il bagliore di una vampata delle artiglierie principali di uno degli incrociatori a far ritenere al comandante Mimbelli e ai suoi uomini di aver raggiunto il bersaglio.

Infine, occorre dire che anche i britannici ritennero di aver concluso lo scontro a loro favore, dal momento che l’incrociatore Ajax si accreditò il merito di aver dato, con una bordata dei suoi cannoni da 152 mm, il colpo di grazia al Lupo, dopo che la torpediniera italiana era passata tra l’Orion e lo stesso Ajax.

Comunque stessero i fatti, il comportamento della torpediniera Lupo fu molto apprezzato dai tedeschi, tanto ché l’Ufficiale di Collegamento della Regia Aeronautica presso il Comando della 4^ Luftflotte ad Atene, tenente colonnello pilota R. Ronti, il 22 maggio trasmise a Superaereo un messaggio sulla gravità della situazione a Creta, in cui riportava: "Il comportamento del cacciatorpediniere [sic] Lupo, di scorta ai motovelieri, ha suscitato vivissima soddisfazione. Il Comandante della 4^ Flotta Aerea e il Generale Comandante dell’Aviazione Bulgara – attualmente ad Atene – mi hanno espresso vive felicitazioni per l’atto di valore compiuto dal suddetto cacciatorpediniere".

Subito dopo che si era concluso il combattimento il Lupo si allontano con lo scafo forato da ben diciotto colpi, e avendo riportato tra gli uomini dell’equipaggio due morti (il sottocapo furiere Orazio Indelicato e il cannoniere Nicolò Moccole) e ventisei feriti, dei quali quattro molto gravi. Invece, gli incrociatori britannici, rimanendo nella zona, si dedicarono, nelle due ore seguenti alla distruzione delle piccole navi del convoglio germanico, rimasto senza alcuna protezione. Lo stesso incarico fu portato a termine dai cacciatorpediniere della Forza D, gran parte dei quali, manovrando a forte velocità e separatamente dagli incrociatori, non poterono scambiare con la nave ammiraglia le necessarie segnalazioni. Ciò non deve sorprendere, poiché quella eventualità era state tenuta in considerazione dall’ammiraglio Glennie. Quando, infatti, egli ordinò alle sue navi le modalità per assumere la formazione d’attacco al convoglio, egli sapeva che le siluranti sarebbero state molto sparpagliate.

Con l’ausilio del radar (tipo 279 sull’Ajax, tipo 281 sul Dido, tipo 286 in posizione fissa prodiera sull’Orion), furono localizzati e affondati numerosi caicchi, un panfilo e un piroscafo di piccole dimensioni, il romeno Carmen Silvia, di 1.501 tsl, carico di munizioni. La maggior parte delle navi del convoglio, non comprendendo bene cosa stesse accadendo, lanciarono segnali di riconoscimento, a cui le unità della Forza D risposero accendendo i proiettori e illuminandole, per poi constatare che erano piene di truppe tedesche, ed innalzavano la bandiera greca. A questo punto, la relazione dell’ammiraglio Glennie è alquanto cinica, riportando: “Gli equipaggi logicamente facevano pressione sugli uomini, ammassandosi in coperta e sventolando bandiere bianche e fu molto spiacevole doverli uccidere insieme ai loro insensibili comandanti.”

In questo fallito tentativo di sbarco perdite tedesche assommarono a circa 800 soldati, mentre gli otto motovelieri superstiti rientrarono nei porti dell’Egeo.

Questa azione della torpediniera Lupo fu giudicata in Italia, ed in particolare nell’ambito della Marina, un’impresa memorabile, che aveva portato almeno al siluramento, se non all’affondamento, di un incrociatore, ritenuto allora essere il Dido. Il capitano di fregata Mimbelli fu insignito della Medaglia d’Oro al Valor Militare, e della Croce di Ferro tedesca di 2a classe, ed ancora oggi è onorato, dal momento che uno dei più moderni cacciatorpediniere italiani porta il suo nome. Quanto alla Lupo la sua bandiera di guerra fu decorata con la Medaglia d’Argento al Valor Militare.

Occorre ora fare una doverosa considerazione, che negli ultimi anni ha falsato nel risultato l’azione della Lupo. Particolarmente inattendibile e la ricostruzione di un presunto danno provocato alla carena dell’Orion, da parte di un siluro della torpediniera che sarebbe esploso ad una trentina di metri dal fianco dell’incrociatore; ricostruzione fatta da Errico Cernuschi nell’articolo “La notte del Lupo”, pubblicato in Rivista Marittima di novembre 1997, e presa per buona da alcuni storici, giornalisti e simpatizzanti dell’Autore. Cernuschi, riferendosi ad una pubblicazione del “Royal Corp of Naval Costructors” (reperita a Londra in una bancarella, ma che si può tranquillamente consultare al P.R.O, al fondo ADM 234/44 – Pubblicazione Confidential declassificata C.B. 4273 - 52) ha posto l’attenzione su una serie di danni riportati dall’Orion il 21 maggio 1941, ed ha ritenuto di dubitare che un grosso squarcio sul fianco dell’incrociatore fosse stato causato da una bomba, come la pubblicazione chiaramente espone, perché, erroneamente, nella pubblicazione stessa si parla di danno causato da una bomba nel corso di un’azione notturna.

A parte il fatto, conosciuto, che i siluri italiani esplodevano soltanto per contatto, è chiaramente accertato senza alcun dubbio che quello squarcio sul fianco dell’Orion era stato determinato, alle ore 10.42 del 21 maggio, da bombe sganciate, nel corso di una pesante serie di attacchi, da una formazione di aerei tedeschi Ju. 87 del 1° Gruppo del 2° Stormo Stuka (I./St.G.2) comandato dal capitano Hubertus Hitschold), con le bombe sganciate in picchiata e cadute in vicinanza dello scafo dell’incrociatore, mentre precedentemente l’Ajax era stato anch’esso danneggiato. L’Orion, tra l’altro, per la violenza delle concussioni delle esplosioni delle grosse bombe da 500 chili, ebbe “le assi delle eliche deformate”, come scrisse nella sua relazione il contrammiraglio Glennie , e riportò anche il distacco dell’affusto di un cannone, la morte di due uomini e il ferimento di altri 5.

Questa doverosa precisazione va fatta, per la serietà della “Verità Storica”, troppe volte stravolta per scarsa conoscenza degli episodi bellici o pressapochismo. Il riscontro del danno causato all’Orion si trova negli specchi di navigazione dell’incrociatore, conservati al P.R.O. al fondo Ships Logs ADM 53, in cui si parla chiaramente di bombe esplose vicino alla nave, alle 10.42 del 21 maggio.

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FONTI PRINCIPALI

Da parte britannica: National Archives, Rapporto del contrammiraglio Glennie n. 600/257 del 4 giugno 1941, fondo ADM 199/810; Danneggiamenti incrociatori, fondo ADM 267/82; AUSMM, Traduzione rapporto del contrammiraglio Glennie, fondo Scontri navali e operazioni di guerra, b. 32; A.B. Cunningham, “The Battle of Crete”, Supplement to The London Gazette n. 38296; Admiralty, Battle Summary n. 4. Un racconto dettagliato sulla sorte delle navi del convoglio si trova in W. Ansel, Hitler and the Middle Sea, Durham, Duke University Press, 1972, p. 331-337.

Da parte italiana: AUSMM, “Marisudest, - Relazione sull’operazione Mercurio”, fondo Scontri navali e operazioni di guerra, b. 32; “Regia Torpediniera Lupo, Rapporto di missione”, fondo Scontri navali e operazioni di guerra, b. 32; Supermarina, Rapporto di missione della R. Torpediniera Lupo, fondo Scacchiere Marimorea, b. 4. Francesco Mattesini, “Corrispondenza e direttive tecnico-operative di Supermarina”, Volume Secondo, I Tomo, Gennaio 1941 - Giugno 1941, USMM, Documento n. 177, p. 449-455, testo e dettagli grafici dell’azione della Lupo.


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La giornata del Sagittario

Un altro convoglio composto da 38 caicchi e con a bordo 4000 Gebirgsjager della 5a Divisione da montagna tedesca salpò il giorno dopo, il 22 maggio dall'isola di Milo, scortati dalla torpediniera Sagittario.[4] Il convoglio incrociò una formazione inglese che si trovava in quelle acque, composto dagli incrociatori Naiad, Perth, Carlisle, Calcutta e dai cacciatorpediniere Kandahar, Nubian e Kingston.

Alle 8:35 avendo il comandante della Sagittario Giuseppe Cigala Fulgosi avvistata la formazione inglese, rimontò il convoglio sul lato di dritta stendendo una fitta cortina fumogena per proteggere le piccole imbarcazioni ed invertita la rotta ripercorse lo stesso tragitto per rendere la cortina ancora più densa e per aumentare la velocità della propria nave. Alle 9:01 gli inglesi notato il convoglio aprirono il fuoco al quale la torpediniera italiana rispose con il cannone di prora da 100mm ed alle 9:07, circondata dalle colonne d'acqua alzate dai proiettili nemici, la Sagittario lanciò i suoi due siluri di dritta e frapponendosi tra il convoglio e le navi inglesi, attirava su di se tutto il fuoco delle navi nemiche. Alle 9:14 alcuni uomini avvistarono due colonne alzarsi su un fianco di un incrociatore e pochi minuti dopo la formazione britannica attaccata anche dagli aerei della Luftwaffe virando verso sud si allontanava. Alle 9:22 venne avvistato un terzo cacciatorpediniere, il Kingston che, attaccava la torpediniera italiana venendo colpito due volte, in plancia e sul fumaiolo. L’azione della Sagittario fu decisiva, in quanto a quel punto il comandante della formazione inglese ammiraglio King, che sarebbe stato immediatamente sbarcato per ordine diretto di Winston Churchill, decise di non attaccare il convoglio proseguendo la sua rotta verso sud. Alle 09:25 lo scontro era finito. il comandante della Sagittario Giuseppe Cigala Fulgosi[5] venne decorato di Medaglia d'Oro al Valor Militare.

Su un presunto danneggiamento del cacciatorpediniere KINGSTON da parte di due proietti da 100 mm sparati dalla SAGITTARIO, riportato nel recente libro "The Naval War in the Mediterranean 1940-1943", Londra, Chatham, 1998, p. 170), gli autori, Jack Greene & Alessandro Massignani, sono incorsi in un errore, assegnando il combattimento sostenuto alla torpediniera Lupo invece che alla Sagittario. Ma è ancora più discutibile che l’errore sia stato legittimato da Enrico Cernuschi in “La giornata del Sagittario”, Rivista Marittima, ottobre 2000, p. 128-129, assegnandone la convalida, con alquanto ottimismo, al “Final Report of the Comander in Chief of the Mediterranean Fleet”, che si trova al National Archives) al fondo ADM 199/806).

Ancora più ottimistica, da parte di Cernuschi (“Lettera al Direttore”, Rivista Marittima, Novembre 2000), e la ricostruzione del presunto danneggiamento dell'incrociatore NAIAD, determinata, secondo lui, da un siluro del SAGITTARIO. Siluro che sarebbe esploso a qualche metro di distanza, dopo essere passato sotto la carena prodiera dell’incrociatore britannico [sic], mentre invece il danno che causò un grosso foro allo scafo del NAIAD fu causato, alle 11.25 del 22 maggio, da tre o quattro bombe tedesce cadute vicino all’incrociatore, durante un attacco di dieci velivoli Ju 87 del 1° Gruppo del 2° Stormo Stuka (I./St.G.2) al comando del capitano Hubertus Hitschold, svoltosi a sud dell’isola Milos.

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FONTI PRINCIPALI

Da parte britannica: National Archives: Rapporto del contrammiraglio King n. 4./0735/11 del 27 maggio 1941, fondo ADM 199/810, p. 2; Cunningham, “The Battle of Crete”, Supplement to The London Gazette n. 38296; Admiralty, Battle Summary n. 4.

Da parte italiana: AUSMM, “R. Torp. SAGITTARIO, Rapporto di navigazione dei giorni 20-21-22 maggio 1941-XIX”, Naviglio, b. Sagittario; “Supermarina, Rapporto di missione della R. Torp. SAGITTARIO relativo alla missione svolta nei giorni 20-21-22 maggio 1941.XIX”, fondo Scontri navali e operazioni di guerra, b. 32; Relazione dell’Ammiraglio Sud-Est n. 830/41 del 23 maggio 1941, fondo Scontri navali e operazioni di guerra, b. 32. Francesco Mattesini, “Corrispondenza e direttive tecnico-operative di Supermarina”, Volume Secondo, I Tomo, Gennaio 1941 - Giugno 1941, USMM, Documento n. 177, p. 449-455.





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Quanto tempo, piacere di rileggerti! Come al solito sei sempre ben documentato, e ci mancherebbe pure. Si, la voce va emendata senz'altro con le tue modifiche. Vuoi aver il piacere di farlo personalmente o devo provvedere io in virtù di questo intervento citando la tua fonte? Io comunque seguo la cosa magari per limare qualche wikidettaglio se tu non avesi tempo per occupartene. Dimmi tu, insomma; se non mi fai sapere immaginerò che sei occupato ed integrerò io stesso entro, diciamo, domani. Grazie come sempre. --Pigr8 Melius esse quam videri 11:54, 15 set 2012 (CEST)[rispondi]

Carissimo CEST, apporto, come richiesto, le modifiche e le aggiunte, con fonti bibliografiche, dell’azione della LUPO.


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IL DANNEGGIAMENTO DELL’INCROCIATORE BRITANNICO “NAIAD” DOPO L’ATTACCO AL CONVOGLIO DELLA TORPEDINIERA "SAGITTARIO"


Nel leggere sulla Rivista Marittima di Marzo 2013 l’articolo di Enrico Cernuschi “HMS NAIAD VERSUS RT SAGITTARIO”, sono rimasto particolarmente sconcertato dal fatto che egli abbia potuto realizzare una ricostruzione dell’episodio con tante inesattezze, distorsioni e fantasie. Per contestarle occorrerebbe di sviluppare almeno un grosso articolo. Pertanto, dovendo limitare il mio intervento, mi occuperò soltanto della causa che portò al danneggiamento dell’incrociatore leggero britannico “Naiad”, da Cernuschi attribuito, erroneamente, a un siluro da 450 mm della torpediniera “Sagittario”, lanciato con visibilità diurna da 8.000 metri (e non 7.000 come afferma l’autore), e quindi facilmente evitabile, alle 09.07 del 22 maggio 1941. Siluro che addirittura, dopo aver colpito lo scafo dell’incrociatore, avrebbe addirittura attraversato la carena a prora per poi esplodere dall’altra parte a qualche metro di distanza dal “Naiad”, causandogli un grosso squarcio (sic).

Occorre rilevare che, secondo il messaggio di Supermarina n. 3443 delle ore 16.00 del 23 maggio inviato al Comando Supremo (Stamage), il “Sagittario”, avvistate le navi della Forza C a sud-ovest dell’Isola Policastro e andato all’attacco, aveva segnalato di avere “affondato di un incrociatore di medio tonnellaggio, con un fumaiolo e notevole sovrastruttura sulla plancia (tipo LEANDER)”, il che significa che aveva attaccato l’incrociatore australiano "Perth" e non il britannico “Naiad” (tipo “Dido”) che lo seguiva.

In realtà il danno al “Naiad” avvenne in modo ben diverso, com’è scritto nelle molte relazioni ufficiali britanniche che, a differenza di quanto ritiene Cernuschi, non potevano essere manipolate dall’ammiraglio Cunningham, Comandante in Capo della Mediterranean Fleet, perché dirette al Primo Lord del Mare, ammiraglio Pound, e al Primo Lord dell’Ammiragliato, Signor Alexander, per poi essere trasmesse anche al Primo Ministro Winston Churchill. E vi erano poi all’Ammiragliato le Commissioni tecniche che valutavano attentamente la causa dei danni (siluro o bomba), nelle relazioni di ogni singola nave. In Italia il compito era degli Ispettorati.

Vediamo come realmente si svolse il danneggiamento del “Naiad” (capitano di vascello M.H.A. Kelsey), avvenuto a sud di Milo, in lat. 36°10’N, long. 24°20’E, secondo quanto scritto nella relazione del Comandante della 15a Divisione Incrociatori, contrammiraglio E.L.S. King, (Letter of Procerding – Operation of Force C, 19th to 24th May 1941), diretta il 27 maggio all’Ufficio del Comando della Mediterranean Fleet. Relazione confermata sulla base di altre incontestabili notizie fornite dalla documentazione dell’Ammiragliato britannico, in particolare il Battle Summary No 4 sulla “Battaglia di Creta” e il volume, ad uso interno, Mediterranean, oggi declassificato.

Il “Naiad”, la nave di bandiera del contrammiraglio King comandante della Forza C, costituita dai quattro incrociatori “Naiad”, “Perth”, “Calcutta” e “Coventry” e dai tre cacciatorpediniere “Kandahar”, “Kingston” e “Nubian”, dopo aver risparmiato il convoglio del “Sagittario”, ritirandosi per la minaccia della Luftwaffe, fu bombardato dalle 09.47 fino al 11.43, nel corso di incursioni aeree che si svilupparono a intermittenza, con gli aerei tedeschi che arrivavano controsole, sempre di poppa, costringendo l’incrociatore, che faceva fuoco con tutte le sue armi surriscaldate, ad effettuare frequenti accostate di emergenza. Alle 11.25 però una formazione di 10 Ju 87, del I./St.G.2 al comando del capitano Hubertus Hitschold, attaccò in due ondate di cinque velivoli ciascuna, lasciando cadere circa 36 bombe nel giro di una decina di minuti, tre o quattro delle quali sfiorarono il “Naiad”, ed esplodendo nelle sue vicinanze (near miss) causarono ampi danni strutturali (structural) per le schegge che colpirono la nave a prora al di sopra e al disotto della linea di galleggiamento. Due torri delle artiglierie principali da 133 mm furono messe fuori servizio, si allagarono parzialmente a prora diversi compartimenti fino alla paratia n. 34 e, per avarie alle macchine, la velocità della nave scese inizialmente a sedici nodi. L’incrociatore, con solo due torri efficienti, e avendo riportato tra l’equipaggio sette morti e trentuno feriti, resto scaduto e per proteggerlo l’ammiraglio King ordinò alle altre unità della Forza C di tornare indietro. Successivamente il “Naiad”, i cui danni, secondo una relazione tecnica, furono limitati alla parte saldata dello scafo, aumentò la velocità fino a raggiungere i diciannove nodi.

Nel frattempo era continuato sulla Forza C il bombardamento aereo. L’incrociatore contraereo “Carlisle”, che già aveva difficoltà a mantenere elevata la velocità, attaccato da velivoli Ju 88 del I./LG 1, alle 12.35 fu colpito in pieno da una bomba, caduta alla base del fumaiolo che fu distrutto, mentre alcune avarie riportò l’impianto radar. Si sviluppò anche un incendio che fu rapidamente domato. Nel complesso il “Carlisle” non riportò gravi danni, ma il suo comandante, capitano di vascello T.C. Hampton, restò ucciso nel corso di un mitragliamento effettuato da un isolato caccia Bf 109 del III./JG.77. Anche l’incrociatore “Perth”, a causa di una bomba caduta vicino allo scafo, ebbe distrutta la direzione del tiro dei cannoni da 152 mm, e la sua velocità scese a venticinque nodi.

Infine, tra le ore 12.58 e le 13.15 si ebbero attacchi di aerosiluranti i cui siluri furono evitati dalle navi con la manovra. Attacco, quest’ultimo, che Errico Cernuschi sostiene non essere mai avvenuto, scrivendo che nessun aerosilurante italiano, tedesco e britannico si trovò in volo quel giorno 22 maggio nell’Egeo! Egli dovrebbe essere più cauto nelle sue valutazioni (che andrebbero sempre controllate attentamente da chi stampa i suoi scritti), soprattutto se non possiede i necessari documenti, poiché dal bollettino del Comandi Forze Armate dell’Egeo (Egeomil) n. 26960 del 23 maggio, risulta che dalle ore 12.44 alle ore 16.30 del 22 due apparecchi S. 79 siluranti erano stati inviati alla ricerca delle navi nemiche. Uno dei velivoli, della 281a Squadriglia, con pilota e capo equipaggio il tenente Mario Massera, avvistò quattro incrociatori a nord di Capo Sidero, con rotta 150°, ma non li attaccò.

Sull’attacco di aerosiluranti alla Forza C, egli riporta quanto scritto nel libro The Man Arond the Engine: Life Below the Waterline (1990) dell’allora tenente di vascello Louis Le Bailly, Capo Servizio Genio Navale del “Naiad”, affermanti che uno dei siluri passò sotto la poppa dell’incrociatore per poi proseguire la corsa, ed “un altro perforò la ruota di prora senza esplodere”. Sempre negando l’attacco degli aerosiluranti, Cernuschi sostiene che il siluro che aveva colpito il “Naiad”, sfasciandone lo scafo e esplodendo dall’altra parte, era stato lanciato dal “Sagittario”, e che naturalmente i britannici ci avevano fatto il dispetto di nasconderlo. Sempre secondo Le Bailly, un piccolo foro fu riscontrato in bacino ad Alessandria sullo scafo dell’incrociatore.

Cernuschi, sempre negando l’attacco degli aerosiluranti, ritiene che il foro, da lui calcolato del diametro di 450 mm ossia dei siluri del “Sagittario” (sic), debba essere assegnato, quale causa, al secondo siluro della nostra torpediniera. Poiché la ruota di prora del “Naiad” era resistente, è impossibile che sia stata perforata da parte a parte da un siluro, mentre la causa di quel foro, se la versione di Le Bailly (espressa dopo 49 anni) è esatta, era forse dovuta a un danno precedente e non a un siluro da 450 mm, che può affondare se non esplode colpendo lo scafo di una nave da guerra, ma non è in grado di perforarlo.

Faccio notare che il “Sagittario” lanciò i siluri contro il “Perth” alle ore 09.07, mentre il “Naiad” venne danneggiato dalle bombe dagli Ju 87 del I./St.G.2 alle 11.25. In questo periodo l’incrociatore, a quanto appare dalle varie relazioni, non ebbe alcun disturbo di navigazione, soltanto dopo essere stato colpito dalle bombe tedesche ridusse la velocità a sedici nodi. Occorre anche considerare che, al danneggiamento del “Naiad”, circa causa, luogo ed orario, assistettero gli equipaggi delle altre sei navi della Forza C. Per riparare ad Alessandria i danni del “Naiad” occorsero tre settimane di lavori in bacino, a iniziare dal 25 maggio.

Occorre anche dire che il libro di Caius Bekker The Luftwaffe. The German Air Force on World War II, di cui posseggo anche il testo in italiano (Longanesi), non è affatto il “Diario della Luftwaffe”, come sostiene il Signor Cernuschi. E’ soltanto un anziano testo (1964) scritto in modo schematico e con stile quasi romanzato, da un autore che ha consultato libri ed articoli dell’epoca e indubbiamente anche vari documenti storici, tedeschi e stranieri, allora conosciuti. Sull’attacco al "Naiad" vi sono soltanto cinque righe: “La pioggia di bombe dura tre ore e mezzo. Colpi ben centrati mettono fuori combattimento due torrette dell’incrociatore NAIAD. Il lato della nave è squarciato, l’acqua si riversa in parecchi scompartimenti. Ma gli inglesi tengono duro e tamponano le falle. La nave tira avanti a velocità ridotta”.

Un ultima considerazione. Riferendosi al libro di Jack Greene & Alessandro Massignani, The Naval War in the Mediterranean 1940-1943 (Londra, Chatham, 1998, p. 170), Cernuschi già nel suo articolo “La giornata del Sagittario”, pubblicato dalla Rivista Marittima di ottobre 2000 (p. 128-129), aveva scritto che due proiettili della Sagittario avevano colpito il cacciatorpediniere britannico “Kingston”, ossia convalidando quanto è scritto nella relazione della nostra torpediniera. Ciò risulterebbe dal “Final Report of the Comander in Chief of the Mediterranean Fleet”, che non è confermato da nessun altra fonte. Inoltre il libro di Greene e Massignani contiene un errore madornale, poiché il presunto danneggiamento del “Kingston” è stato assegnato all’azione della torpediniera “Lupo” invece che a quella del “Sagittario”, a dimostrazione che, per voglia di protagonismo, anche nei glorificati testi di autori britannici, ritenuti storici della massima attendibilità e di cui fidarsi per ottenere informazioni da divulgare, gli svarioni non mancano.

Francesco Mattesini

Roma, 13 giugno 2013

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Francè, io ovviamente seguo l'evoluzione dei tuoi commenti, anche perchè sono impegnato sulla operazione Rheinubung, ma non so davvero coem riportarli in voce. Di certo posso prendere i testi che hai citato e metterli in bibliografia, ma perchè non integri tu direttamente il testo in voce? Capisco le tue perplessità ma ti ripeto, vai tranquillo che se fai errori di inserimento passiamo noi a correggere e tu impari; abbiamo fiducia. Ciao da --Pigr8 La Buca della Memoria 14:58, 19 giu 2013 (CEST)[rispondi]

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Apporterò le variazioni che ritengo necessarie sul vostro testo (Voce). Dovrò studiarlo bene. Franco

_______________________________ Perdonami se mi permetto, ma io ti dico, prova a scrivere in voce direttamente. Farai qualche errore, e chissenefrega. Di certo il valore aggiunto di avere un esperto dell'USMMI che mette mano alle voci compensa ampiamente qualunque necessità di revisione sintattica della voce. Vai col liscio, iniziando magari da cose secondarie, e faremo di te un webscrittore... --Pigr8 La Buca della Memoria 16:41, 19 giu 2013 (CEST)[rispondi]

Collegamenti esterni modificati[modifica wikitesto]

Gentili utenti,

ho appena modificato 1 collegamento/i esterno/i sulla pagina Azione delle torpediniere italiane nella battaglia di Creta. Per cortesia controllate la mia modifica. Se avete qualche domanda o se fosse necessario far sì che il bot ignori i link o l'intera pagina, date un'occhiata a queste FAQ. Ho effettuato le seguenti modifiche:

Fate riferimento alle FAQ per informazioni su come correggere gli errori del bot

Saluti.—InternetArchiveBot (Segnala un errore) 16:02, 10 nov 2017 (CET)[rispondi]

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Fate riferimento alle FAQ per informazioni su come correggere gli errori del bot.

Saluti.—InternetArchiveBot (Segnala un errore) 00:08, 20 mag 2019 (CEST)[rispondi]

Collegamenti esterni interrotti[modifica wikitesto]

Una procedura automatica ha modificato uno o più collegamenti esterni ritenuti interrotti:

In caso di problemi vedere le FAQ.—InternetArchiveBot (Segnala un errore) 19:40, 3 feb 2021 (CET)[rispondi]