Vespillone
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Nell'antica Roma, con vespillone (in latino: vispillo, -nis) si indicava il becchino delle classi sociali più umili.[1] Il termine è storicamente usato a Roma anche in epoca moderna, attestato anche in forma scritta, oltre che nel dialetto romanesco.
Lo stesso termine è usato in Italiano dallo scrittore e pittore Dino Buzzati per indicare delle creature fantastiche del suo immaginario (presenti in uno dei racconti de I miracoli di Val Morel), definiti come "calabroni giganteschi".[1] Buzzati ha rappresentato i suoi vespilloni anche in dipinti.
Note
[modifica | modifica wikitesto]Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Vespillone, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 10 marzo 2024.
- Vespillone, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 10 marzo 2024.