Venaria Reale (Colorno)

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Venaria Reale
Facciata
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneEmilia-Romagna
LocalitàColorno
Indirizzovia Suor Maria 7
Coordinate44°56′03.47″N 10°22′35.33″E / 44.934297°N 10.376481°E44.934297; 10.376481
Informazioni generali
CondizioniIn uso
Costruzione1751 - 1756
Stileneoclassico
Usosede del Circolo Maria Luigia
Realizzazione
ArchitettoJean Marie Bigaud ed Ennemond Alexandre Petitot
ProprietarioComune di Colorno
CommittenteFilippo I di Parma

La Venaria Reale, nota anche come Veneria Reale[1][2] e Venaria Ducale, è un complesso di edifici dalle forme neoclassiche, situato in via Suor Maria 7 a Colorno, in provincia di Parma; vi ha attualmente sede il Circolo Maria Luigia.[3]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1751 il duca Filippo di Borbone incaricò l'architetto di Corte Jean Marie Bigaud di costruire nei pressi del monumentale Palazzo Ducale un casino sviluppato su due livelli, che potesse ospitare, oltre agli inservienti, i cani e le attrezzature per la caccia, sua grande passione.[2]

I lavori iniziarono nel 1753,[4] ma presto subentrò il nuovo architetto di Corte Ennemond Alexandre Petitot, che apportò significative modifiche al progetto, adeguandolo ai nuovi gusti neoclassici. Inizialmente furono realizzati il corpo principale e i due padiglioni sul retro ai fianchi del giardino, chiuso da una cancellata curvilinea; l'anno seguente furono avviate le opere di costruzione di due ali ai lati dell'edificio centrale, mentre due anni dopo furono aggiunte le due scuderie a est e ovest del grande cortile anteriore, in cui furono scavate due vasche per abbeverare gli animali. Alla fine del 1756 l'intero complesso di sette edifici, disposti simmetricamente e scenograficamente al termine di un lungo viale tracciato in asse con il ponte sul torrente Parma, fu completato e riempito con cani e cavalli per la caccia.[1][2]

Pochi anni dopo, dopo la morte di Filippo di Borbone, per ridurre le spese il ministro ducale Guillaume du Tillot alienò tutti gli animali ospitati nella Venaria e il complesso fu adibito a palazzina di riserva e teatro all'aperto.[1]

Agli inizi del XIX secolo, in età napoleonica, gli edifici furono ceduti al generale Pietro de Bournonville, che nel 1807 li alienò al commissario di Colorno Luigi Borsani;[1] in quegli anni le vasche d'acqua furono sostituite con due porticati.[2]

Verso il 1850 le due scuderie furono demolite, mentre verso la fine del secolo, in seguito alla realizzazione della strada per Sacca, fu innalzata una cancellata all'incrocio e fu piantumato un doppio filare di alberi ai lati del viale; il complesso, al centro di una vasta tenuta rurale, fu adibito a usi agricoli, con depositi, stalle e abitazioni dei mezzadri.[1]

In seguito l'intera proprietà fu acquistata dagli Ospizi Civili, che successivamente furono trasformati nell'AUSL di Parma; nel 1954 l'amministrazione ristrutturò il complesso di edifici e nel 1975 destinò il corpo principale a sede dell'Assistenza Pubblica di Colorno,[5][1] mentre le palazzine adiacenti iniziarono a sprofondare in un profondo declino.[2]

Nel 2012 una convenzione fra l'AUSL e il Comune di Colorno stabilì la concessione in comodato gratuito del complesso al Comune per tre anni e la successiva cessione come oneri compensativi di urbanizzazione sia della Venaria sia dell'ex ospedale psichiatrico, situato all'interno dell'antico convento domenicano adiacente alla cappella Ducale di San Liborio e alla Reggia. Iniziarono allora i primi interventi volti al recupero degli spazi interni del corpo principale del complesso, che divenne sede del Circolo Maria Luigia al livello terreno e di camere per gli studenti della Scuola Internazionale di Cucina (ALMA) al primo piano.[3][1]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Facciata

Il complesso della Venaria Reale si sviluppa in cinque edifici distinti, interamente intonacati, disposti simmetricamente attorno al corpo principale a due livelli; le due palazzine più prossime a quest'ultimo creano una corte con giardino sul retro, mentre i restanti due sono disposti esternamente in aggetto rispetto alle facciate anteriori.[2][1]

Il corpo centrale rettangolare, concepito scenograficamente al termine del viale alberato oggi in parte non più esistente, è suddiviso verticalmente, sulle fronti opposte principali, in sette parti da una serie di lesene in finto bugnato; al di sopra si sviluppa un grande cornicione in aggetto, su cui poggia un'elegante balaustra in muratura, che, coronando l'intero perimetro dell'edificio, nasconde le falde del tetto; nella porzione centrale di entrambi i prospetti, è posizionato l'ampio portale d'ingresso ad arco a tutto sesto, inquadrato da una cornice scanalata, mentre al primo livello si apre una portafinestra con balconcino.[2]

Sul retro, in asse con il viale e i due ingressi opposti del corpo centrale, si estende il giardino, suddiviso in quattro aiuole da due vialetti che si intersecano al centro, ove è collocata una fontana con statue. Sui fianchi si sviluppano simmetricamente due palazzine più basse, caratterizzate dalla successione di lesene e cornici, che inquadrano in alto eleganti finestre circolari, suddivise in gruppi di tre; mentre l'edificio ad est, benché degradato, risulta ancora agibile, quello ad ovest versa in pessime condizioni, avendo perduto anche la copertura del tetto. Il giardino è infine chiuso a nord da una cancellata in muratura e ferro battuto.[2]

A sud entrambi i fabbricati laterali più esterni, anch'essi simmetrici, versano in stato di profondo degrado, risultando pericolanti.[2][1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i Paolo Affanni, Cesare Conti, Veneria di Colorno. Un gioiello dimenticato da valorizzare, in Gazzetta di Parma, 26 agosto 2023, pp. 28–29.
  2. ^ a b c d e f g h i Relazione Storico-Artistica (PDF), su pubblicacolorno.it. URL consultato il 6 febbraio 2016 (archiviato dall'url originale il 20 dicembre 2016).
  3. ^ a b Venaria reale di Colorno: firmata la convenzione Ausl-Comune, su ausl.pr.it. URL consultato il 6 febbraio 2016.
  4. ^ Venaria, su turismo.comune.colorno.pr.it. URL consultato il 6 febbraio 2016 (archiviato dall'url originale il 22 marzo 2016).
  5. ^ Dove siamo, su colorno.pubbliche.parma.it. URL consultato il 6 febbraio 2016.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Marzio Dall'Acqua, La Reggia di Colorno nel '700: Una città costruisce una mostra, Colorno, Comune di Colorno, 1979.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]