Utente:Zeta92/Sandbox

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Il Conseguimento della Spiritualità della Donna[modifica | modifica wikitesto]

Le varie scuole e tradizioni all'interno del Buddismo racchiudono diverse visioni riguardo le possibilità del conseguimento della spiritualità della donna.[1] Ricercatrici femministe hanno in oltre notato come, nonostante il potenziale femminile per raggiungere la spiritualità fosse noto, i documenti che testimoniavano tale traguardo non siano stati conservati, oppure siano stati oscurati con un linguaggio neutrale, che non lasciasse trapelare il genere o con errori di traduzione delle fonti originali da parte dei ricercatori Occidentali.

Limitazioni alla Conquiste delle Donne nel Buddhismo[modifica | modifica wikitesto]

Nella tradizione Buddhista, le posizioni di apparente potere mondiale sono spesso riflesso dei traguardi spirituali dell'individuo. Per esempio, ogni Dio vive in un regno superiore rispetto all'essere umano e pertanto ha un certo livello di raggiungimento spirituale. Anche i Cakravartin e i Buddha sono più spiritualmente elevati di un ordinario essere umano. Tuttavia, come la monaca taiwanese Heng-Ching Shih afferma, si dice che le donne nel Buddhismo abbiano cinque ostacoli, ovvero: essere incapaci di diventare un Re Brahma, Sakra, Re Mara, Cakravartin o Buddha.[1] Questa tradizione si basa sulla dichiarazione del Buddha Gautama contenuta nel Bahudhātuka-sutta (del Majjhima Nikaya nel Canone Pali) per la quale è impossibile che una donna possa essere "il perfettamente giustamente Illuminato"** , "il Monarca Universale", "il Re degli Dei", "il Re della Morte" o "Brahmā".[2] Tuttavia è importante evidenziare che il testo corrispondente all'interno del Madhyama Agama non include affatto questi versi, portando i ricercatori a chiedersi se queste battute una versione postuma.[3] Limitazioni precedenti sull'ottenimento della Buddhità da parte delle donne furono abolite nel Sutra del Loto che aprì il cammino diretto all'illuminazione per le donne allo stesso modo degli uomini.[4] Secondo Nichiren "Solo nel Sutra del Loto leggiamo che una donna che abbraccia questo sutra, non solo si distingue da tutte le altre donne, ma sorpassa tutti gli uomini".[5]

Donne e Buddhità[modifica | modifica wikitesto]

Nonostante testi di Buddhismo primitivo quali la sezione Cullavagga del Vinaya Pitaka del Pali Canon contengono dichiarazioni del Buddha Gautama, il fondatore del Buddhismo, parlando del fatto che una donna possa ottenere l'illuminazione,[6] è chiaramente affermato nel nel Bahudhātuka-sutta che non ci potrà mai essere un Buddha femmina.

Nel Buddhismo Theravada, la scuola moderna basata sulla filosofia Buddhista dei testi più antichi, la Buddhità è un evento raro. l'esercizio è focalizzato sull'ottenere il rango di Arhat e il Canone Pali ha esempi di Arhat sia maschi che femmine che hanno raggiunto il nirvana. Si dice che Yasodhara, la moglie del Buddha Sakyamuni, madre di suo figlio Rahula, sia diventata Arhat dopo essersi unita all'ordine Bhikkhuni di monache Buddhiste. Nelle scuole Mahayana, la Buddhità è il traguardo universale per i praticanti di questa. I sutra Mahayana sostengono che una donna possa diventare illuminata, solo non nella forma femminile. Per esempio, il Bodhisattvabhūmi, datato IVsec., dichiara che una donna che sta per ottenere l'illuminazione rinascerà in forma maschile. Secondo Miranda Shaw, "questa credenza ebbe un implicazione negativa per le donna nella misura in cui comunicava l'insufficienza del corpo femminile come luogo dove accogliere l'illuminazione.[7]

Nel Buddhismo Thervada è impossibile per una donna essere un bodhisattva, il quale è qualcuno sulla propria via verso la Buddhità. Un Bodhisattva può essere un umano, un animale, un serpente o un Dio, ma non è mai una donna. Il Theravada non nega alle donne la consapevolezza, ma non gli riconosce la capacità di guidare una comunità Buddhista. Se l'aspirazione alla Buddhità è stata fatta e un Buddha di quel tempo l'ha confermata, è impossibile rinascere come donna. Un obiettivo appropriato per una donna è ambire a rinascere come uomo. Posso diventare maschi con azioni virtuose e una sincere aspirazione alla mascolinità. Essere nata femmina è il risultato di un cattivo karma.[8]

Tuttavia, nell'iconografia tantrica del Vajrayana**(ho tolto una parte xk non la capivo), appaiono Buddha femmine. A volte sono le consorti del principale yidam di una meditazione mandala, ma Buddha quali Vajrayogini, Tara e Simhamukha appaiono come figure centrali del sadhana tantrico nel loro pieno diritto.[7] Il Buddhismo Vajrayana consente inoltre a molte praticanti yogini femmine di raggiungere la completa illuminazione del Buddha, come esempio Miranda Shaw cita delle fonti riferentesi a "duecento uomini e mille donne che hanno ottenuto la completa illuminazione fra gli studenti dell'adepto Naropa".[7] Yeshe Tsogyal, una delle cinque consorti tantriche[9] di Padmasambhava è un esempio di donna (Yogini) riconosciuta come Buddha femmina nella tradizione Vairayana. Secondo la discendenza Karmapa tuttavia Tsogel ottenne la Buddhità in quella stessa vità. Sul sito web della dinastia Karmapa, il capo della scuola del Buddhismo Tibetano Karma Kagyu, viene dichiarato che Yeshe Tsogyal, quasi trent'anni prima di trascendere l'esistenza terrena, emerse finalmente da un'isolato ritiro meditativo (c. 796-805 d.C.), come "un completamente illuminato Buddha" (samyak-sambuddha).[10]

Ci sono predizioni del Buddha Sakyamuni che si possono trovare nel tredicesimo capitolo del Sutra del loto Mahayana,[11] che fanno riferimento ai futuri conseguimenti di Mahapajapati e Yasodhara.

Nel XXsec. Tenzin Palmo, una monaca del Buddhismo Tibetano nella discendenza Drukpa della scuola Kagyu, affermò "Ho fatto un voto di ottenere l'Illuminazione nella forma femminile, non importa quante vite ci vorranno".[12]

Le Dinastie di Femmine Tulku[modifica | modifica wikitesto]

Nel XV sec. d.C., La principessa Chokyi-dronme fu riconosciuta come incarnazione della divinità della divinazione e Buddha femmina nella tradizione Vajrayana, Vajravarahi. Chokyi-dronme diventò nota come Samding Dorje Phagmo e diede vita a una stirpe di femmine tulkus, Lama reincarnati. Ad oggi, la dodicesima di questa stirpe vive in Tibet.

Un'altra dinastia di femmine tulku, quella di Shugseb Jetsun Rinpoche[13] (c. 1865 – 1951), iniziò nel tardo XIXsec. d.C..[14] Nonostante ricevette gli insegnamenti di tutte le scuole tibetane, Shugsed Jetsun Rinpoche fu particolarmente nota per aver abbracciato la dianastia di Chöd, la pratica di meditazione dell'offrire il proprio corpo al servizio degli altri.[15] All'inizio del XXsec., Shugseb jetsun Rinpoche, chiamata anche Ani Lochen Chönyi Zangmo, fondò il monastero Shuksep (o Shugsep) sito a 30 miglia da Lhasa sul pendio del Monte Gangri Thökar.[16][17] Questo è diventato uno dei più grandi e famosi monasteri in Tibet.[13] Il Monastero Shugsep, che fa parte della scuola Nyingama, è stato ristabilito in esilio in Gambhir Ganj, in India. Le monache di Shugsep continuano a praticare, comprese Longchen Nyingtig e Chöd.[15]

  1. ^ a b Women in Zen Buddhism: Chinese Bhiksunis in the Ch'an Tradition by Heng-Ching Shih
  2. ^ Majjhima Nikaya III III. 2. 5. Bahudhaatukasutta.m-(115) The Discourse on Many Elements
  3. ^ "In the early discourses, the locus classicus for this position is the Bahudhatuka-sutta of the Majjhima-nikaya, according to which a woman is incapable of occupying various positions, one of them being that of a Buddha. (9) The Bahudhatuka-sutta has several parallels which show some variations in their presentation of these impossibilities. Of particular significance is a Madhyama-agama parallel which does not mention any inability of women at all [...] These variations, together with the absence of any reference to the aggregates in the discourse versions, make it quite probable that this topic is a later addition." http://www.thefreelibrary.com/The+bahudhatuka-sutta+and+its+parallels+on+women's+inabilities.-a0229832356
  4. ^ The Enlightenment of Women, su sgi.org. URL consultato il 25 April 2015.
  5. ^ Writing of Nichiren Daishonin, vol1.p 463 http://www.sgilibrary.org/view.php?page=463&m
  6. ^ Susan Murcott, The First Buddhist Women: Translations and Commentary on the Therigatha, Parallax Press, 1991, p. 16, ISBN 0-938077-42-2.
  7. ^ a b c Miranda Shaw, Passionate Enlightenment: Women in Tantric Buddhism, New Jersey, Princeton University Press, 1994, p. 27, ISBN 0-691-01090-0.
  8. ^ Appleton, Naomi. "In the footsteps of the Buddha? women and the Bodhisatta path Theravāda Buddhism." Journal of Feminist Studies in Religion 27, no. 1 (March 1, 2011): 33-51. Template:Jstor
  9. ^ The Five Consorts
  10. ^ Yeshe Tsogyal, Princess Of Karchen
  11. ^ Lotus sutra including chapter thirteen Translated by The Buddhist Text Translation Society in USA)
  12. ^ Vicki Mackenzie, Cave in the Snow, Great Britain, Bloomsbury, 1998, p. 5, ISBN 0-7475-4389-5.
  13. ^ a b Lochen (c. 1865 – 1951) Ani Lochen (c. 1865 – 1951)
  14. ^ Study Buddhism, Summary Report
  15. ^ a b WAiB Pages Resources on Women's Ordination
  16. ^ Shuksep Nunnery
  17. ^ Lochen Chönyi Zangmo