Utente:Zanekost/Sandbox/Ritratti di Giovanni Bellini

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Giovanni Bellini ha dipinto numerosi ritratti tra il 1474, verso la fine dl suo periodo giovanile,

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Il primo noto è il ritratto di Jörg Fugger del 1474. Si tratta della prima opera di questo genere ad essere presentata di tre quarti nella pittura veneziana finora dedita all'impostazione di profilo [ e forse tra le prime anche in italia v. Andrea dl Castagno]

+++per primi furono i fiamminghi g201

Una nuova composizione prende le mosse dai ritratti fiamminghi che paiono già noti a Venezia a quel tempo. Anche la tecnica del colore ad olio appare di derivazione fiamminga. Soltanto l'anno successivo col soggiorno veneziano di Antonello da Messina i cui ritratti influenzeranno profondamente Giovanni. La differenza sostanziale rimangono i due modi contrapposti di presentare l'individualità dei soggetti.

Mentre Antonello cerca di far dialogare gli effigiati con gli osservatori, esaltandone l'espressività, Giovanni li presenta sempre distaccati ed esenti dalle forti emozioni caratteristiche invece delle sue Madonne.

++++Dei forse primi due ritratti (Zovenzan, minato in un codicei[1] e Tomeo[2]) abbiamo solo notizie v. MIchiel in Goffen…

Due casi particolari sono i successivi due, ma primi ritratti, noti: il Non aliter del 1474 (Biringham, Barber Institute), anche questo molto probabilmente dipinto prima dell'arrivo di Antonello, e il Ritratto di giovane del 1475 (Berlino, Gemäldegalerie).

Il misterioso ritratto di Biringham rappresenta un giovinetto rimasto precocemente orfano in cui il malinconico fanciullo gira il volto nella direzione opposta del busto volgendo lo sguardo verso il basso evitando di incrociarlo con lo spettatore. Bellini qui introduce il motivo del parapetto, motivo comune tra i fiamminghi e largamente utilizzato da Bellini nelle immagini devozionali ma probabilmente usato regolarmente nei ritratti belliniani soltanto dieci anni più tardi, che qui assume un ruolo di separatore tra l'effigiato e gli astanti piuttosto che come intestazione come nei fiamminghi[3].

Il giovane berlinese invece presenta un'inconsueta posizione della figura di tre quarti ma spinta quasi al profilo. Una posizione per cui è arduo pensare a dei precedenti plausibilmente noti a Bellini: forse il più antico Ritratto d’uomo di Pavia alla Pinacoteca Malaspina, attribuito ad Antonello oppure il cosiddetto Timoteo (Londra, National Gallery) o il Baudouin (Berlino, Gemäldegalerie), entrambi di van Eyck. Un ritratto che comunque pare una personale rielaborazione di Giovanni intesa a distaccarsi dal modello antonellesco[4].

Quello che resta in comune con i successivi ritratti è la severità degli sguardi fissi verso un punto non condivisibile e la leggera prospettiva da sotto in su, come se il quadro dovesse venire appeso leggermente più in alto degli occhi dello spettatore.

humfrey[modifica | modifica wikitesto]

ritratti humfrey pp. 108 ss

ritratti zovenzani e tomeo perduti forse precedenti, tomeo forse di profilo h109-110

Fugger piuttosto che alla ricerca di proiezione tridimensionale di Antonello Giovanni sceglie il gioco delle curve contrapposte h110,113

goffen[modifica | modifica wikitesto]

rapporto con la società veneziana g191

possibile ritratti Vendaramin di due gentiluomini di profilo g194

i due umanisti considerati di bottega o autografi con aiuti g192-193

solo uomini a parte il disegno Accademia g196

Vasari e mania ritratti g197 difficile che Fugger sia il primo

profil VS frontale o 3/4

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Goffen 1990, p. 196.
  2. ^ Goffen 1990, p. 192.
  3. ^ Lucco in Bellini 2019, 379-381.
  4. ^ Lucco in Bellini 2019, pp. 391-392.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Renato Ghiotto (presentazione) e Terisio Pignatti (apparati critici), L'opera completa di Giovanni Bellini detto Giambellino, Classici dell'arte, Milano, Rizzoli, 1969.
  • Rona Goffen, Giovanni Bellini, Milano, Motta, 1990, ISBN 88-7179-008-1.
  • Anchise Tempestini (a cura di), Giovanni Bellini, Milano, Fabbri, 1997.
  • Otto Pächt, La pittura veneziana del Quattrocento, a cura di Margareta Vyoral-Tschapka e Michael Pacht, Torino, Bollati Boringhieri, 2005.
  • Mauro Lucco e Giovanni Carlo Federico Villa (a cura di), Giovanni Bellini, Cinisello Balsamo, Silvana, 2008.
    • Stefan Weppelmann, «A lunga memoria de gli aspetti e delle conoscenze loro.» Giovanni Bellini pittore di ritratti privati, in Lucco-Villa 2008, pp. 77-89.
  • Mauro Lucco, Peter Humfrey e Carlo Federico Villa, Giovanni Bellini – Catalogo regionato, a cura di Mauro Lucco, Ponzano Veneto, Zel, 2019.
  • Peter Humfrey, Giovanni Bellini, Venezia, Marsilio, 2021.