Utente:Zanekost/Sandbox/Palazzi di Venezia

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A parte le scuole e i numerosi edifici istituzionali (come il Palazzo Ducale e le Procuratie vecchie e nuove, ma non solo), quasi tutti i palazzi di Venezia sono identificati con il nome della famiglia che li ha fondati o che più vi ha lasciato il proprio segno (es. Palazzo Dario, Palazzo Fortuny). Spesso nel nome vengono citate due o più famiglie successivamente proprietarie (es. Palazzo Cavalli-Franchetti), oppure è specificato il ramo della famiglia (es. Palazzo Morosini del Pestrin).

Alle origini i Venezia gli edifici definiti come Palatium erano solo tre: il palazzo Ducale, il palazzo del vescovo di Castello e quello del patriarca di Grado. Tutti gli altri edifici rilevanti erano definiti Domus (casa) e da questo nasce la traduzione in volgare Ca'. Più tardi si passò all'uso generalizzato del termine palazzp.[1]

Alcune costruzioni mantengono la tradizionale denominazione di Ca'. Originariamente indicava l'appartenenza dell'edificio ad una determinata casata, attualmente – sebbene la definizione non sia ufficialmente regolamentata – è uso riservare la denominazione esclusivamente ad edifici di interesse pubblico o particolare rilevanza storica (p.e. Ca' Farsetti e Ca' Loredan, sedi municipali; Ca' Foscari, Ca' Dolfin o Ca' Tron, sedi universitarie; Ca' Rezzonico o Ca' Pesaro, sedi museali; Ca' Corner della Regina o Ca' d'Oro, che, a prescindere dalla rilevanza dell'uso attuale, mantengono la consolidata dizione tradizionale).

Alcuni edifici di non grandi dimensioni vengono spesso indicati come Palazzetto (p.e. Palazzetto Stern) o, più semplicemente, Casa (p.e. Casa Venier)..

Architettura[modifica | modifica wikitesto]

Quasi tutti i Palazzi della città lagunare presentano elementi architettonici assimilabili. Frequenti sono il rispetto di uno schema distributivo tripartito e la presenza di un primo piano ammezzato (detto mezà) che si sviluppa sui fianchi dell'alto atrio a piano terra. Sopra a quesi piani sorgono due alti piani nobili e un piano di altezza ridotta sotto il tetto. Più diffuse sono la presenza di un'ampia polifora sulla facciata principale di ciascun piano nobile, di un portale verso l'acqua (detto porta d'acqua) oltre al portale verso terra. La polifora esterna corrisponde ad un salone da ricevimento, detto portego, attorno al quale si distribuiscono gli altri locali. Ovviamente questa simmetria era subordinata agli spazi lasciati disponibili da altri edifici, dalla viabilità e dalla conformazione delle insulae. In altri casi l'asimmetria esterna era dovuta al desiderio di autorappresentarsi con una lunga polifora e la distribuzione interna tripartita veniva ripresa verso il retro conformando in forma di 'L' la pianta del salone.

Va anche sottolineato che l'apertura delle case verso l'esterno con ampie finestre oltre alle polifore dai bassi davanzali fin dal medioevo

È tutt'altro che rara la presenza di una cortile privato (la corte), molto spesso dotato di un pozzo privato e in quelli dei periodo e romanico e gotico attrezzato con un'elegante scala esterna. Più ridotta – obbligata sia dalla fittezza del tessuto urbano originario sia dovuta alle edificazioni otto-novecentesche – è invece la presenza di giardini, nonostante ve ne esistano alcuni pregevoli esempi.

+++Tafuri: struttura tricellulare i palazzi patrizi rivelano l'intenzione di manifestrasi come pari [2]

Funzione degli spazi[modifica | modifica wikitesto]

Palazzi delle origini[modifica | modifica wikitesto]

Sebbene dell'edilizia privata siano rimasti pochi esempi o resti fortemente rimaneggiati è possibile dedurne i criteri costruttivi originari.

Palazzi gotici[modifica | modifica wikitesto]

Palazzi del primo rinascimento[modifica | modifica wikitesto]

Dal Cinquecento al Barocco[modifica | modifica wikitesto]

Prodromi del Neoclassicismo[modifica | modifica wikitesto]

Dislocazione dei palazzi[modifica | modifica wikitesto]

Mappatira da evitare: esistente imprecisa e/o poco leggibile

Di seguito piantine della città di Venezia con contrassegnate le posizioni dei principali palazzi presenti nella città.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dorigo 1998, p. 35
  2. ^ Manfredo Tafuri, La dignità dell'attimo. Trascrizione multimediale di Le forme del tempo. Venezia e la modernità, Venezia, Grafiche veneziane, 1994, p. 17.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Guido Perocco e Antonio Salvadori, Civiltà di Venezia, vol. 1-3, Venezia, Stamperia di Venezia, 1976.
  • Edoardo Arslan, Venezia gotica - l'architettura civile gotica veneziana, Milano, Electa, 1970.
  • Ennio Concina, Storia dell'architettura di Venezia dal 7º al 20º secolo, Milano, Electa, 1995.
  • Wladimiro Dorigo, Il palazzo e la cappella dei patriarchi di Grado in Venezia (1156-1451), in Hortus Artium Medievalium, vol. 4, Turnhout, Brepols, 1998.
  • Ennio Concina, Tempo novo – Venezia e il Quattrocento, Venezia, Marsilio, 2006.
  • Elena Bassi, Architettura del Sei e Settecento a Venezia, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1962.
  • Francesco Valcanover e Wolfgang Wolters (a cura di), L'architettura gotica veneziana - atti del Convegno internazionale di studio, Venezia, 27-29 novembre 1996, Venezia, Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, 2000.
  • Guido Zucconi, Venezia - guida all'architettura, Venezia, Arsenale, 2007.
  • Jan-Christoph Rössler, I palazzi veneziani - storia, architettura, restauri - Il Trecento e il Quattrocento, Verona, Fondazione Giorgio Cini - Scripta, 2010.