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Studi di traduttologia Da Wikipedia, l’enciclopedia libera (Reindirizzato da: Translation Studies) Per la rivista, vedi Translation Studies (rivista).

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Gli studi di traduttologia sono un'interdisciplina accademica che si occupa dello studio sistematico della teoria, della descrizione e dell'applicazione della traduzione, dell'interpretazione e della localizzazione. Come studio interdisciplinare, essi prendono in prestito molti elementi dai vari campi di studio che sono a supporto della traduzione, come ad esempio la letteratura comparata, l’informatica, la storia, la linguistica, la filologia, la filosofia, la semiotica e la terminologia. Il termine “Translation Studies” è stato coniato dallo studioso americano di Amsterdam James S. Holmes nel suo articolo “The name and nature of translation studies”, [1] che è considerato come una dichiarazione fondamentale per la disciplina [2]. In inglese, gli scrittori utilizzano occasionalmente il termine translatology (e meno comunemente traductology) per riferirsi agli studi di traduttologia, mentre il termine francese corrispondente per questa disciplina è solitamente traductologie (come nella Société Française de Traductologie). Negli Stati Uniti esiste una preferenza per il termine “scienza della traduzione e dell’interpretazione” (come nell'American Translation and Interpreting Studies Association), anche se la tradizione europea include l'interpretazione all'interno degli studi di traduttologia (come nella European Society for Translation Studies).

Contenuti[nascondere] • 1 Storia · 1.1 Origine · 1.2 Richiami a una disciplina accademica • 2 scuole di pensiero · 2.1 Equivalenza · 2.2 Studi descrittivi di traduttologia · 2.3 Teoria di Skopos · 2.4 Traduzione culturale · 2.5 Eco-traduttologia • 3 campi di indagine · 3.1 Storia della traduzione · 3.2 Sociologie di traduzione · 3.3 Studi di traduzione postcoloniale · 3.4 Studi di genere · 3.5 Etica · 3.6 Studi di traduzione audiovisiva · 3.7 Traduzione amatoriale · 3.8 Localizzazione · 3.9 Formazione per traduttori · 3.10 Interpretazione degli studi · 3.11 Studi di cognizione e processo · 3.12 Tecnologie di traduzione • 4 Prospettive future • 5 Vedi anche • 6 Riferimenti • 7 Ulteriori letture • 8 Collegamenti esterni

Storia [modifica] Origini [modifica] Tradizionalmente, gli studi di traduttologia sono stati a lungo prescrittivi (ovvero indicavano ai traduttori come tradurre), tanto che le discussioni non prescrittive sulla traduzione generalmente non venivano considerate pertinenti ad essa. Per esempio, quando gli storici degli studi di traduttologia analizzano il primo pensiero occidentale che riguarda questa disciplina, spesso ne fanno coincidere la nascita con le affermazioni di Cicerone su come egli abbia usato la traduzione dal greco al latino per migliorare le sue abilità oratorie - una prima descrizione di ciò che San Girolamo finì per chiamare “traduzione libera”. La storia descrittiva degli interpreti in Egitto, scritta da Erode molti secoli prima, solitamente non viene considerata come parte degli studi di traduttologia, presumibilmente perché essa non indica ai traduttori come agire. In Cina, la discussione su come tradurre ha avuto origine dalla traduzione dei sutra buddisti durante la dinastia Han.

Richieste per una disciplina accademica [modifica]

Nel 1958, durante il Secondo Congresso degli Slavisti a Mosca, il dibattito tra approcci linguistici e letterari alla traduzione arrivò a proporre l’istituzione di una scienza separata che fosse in grado di studiare tutte le forme di traduzione, senza essere interamente parte della Linguistica o degli Studi Letterari. [3] Negli anni '60, in alcune università americane, come l'Università di Iowa e Princeton, vennero promossi dei seminari di traduzione all'interno della Letteratura Comparata. [4] Negli anni '50 e '60 iniziarono ad apparire studi sistematici orientati alla linguistica nella traduzione. Nel 1958, i linguisti francesi Jean-Paul Vinay e Jean Darbelnet realizzarono un confronto comparativo tra la lingua francese e quella inglese [5]. Nel 1964, Eugene Nida pubblicò Toward a Science of Translating, un manuale per la traduzione della Bibbia influenzato in una certa misura dalla grammatica trasformazionale di Harris. [6] Nel 1965, J. C. Catford teorizzò la traduzione dal punto di vista linguistico. [7] Negli anni '60 e nei primi anni '70, lo studioso ceco Jiří Levý e gli studiosi slovacchi Anton Popovič e František Miko lavorarono agli stili della traduzione letteraria [8]. Questi primi passi verso la ricerca sulla traduzione letteraria sono stati raccolti nel saggio di James S. Holmes al Terzo Congresso Internazionale di Linguistica Applicata tenutosi a Copenaghen nel 1972. In quel documento “The Name and Nature of Translation Studies”, Holmes ha richiesto il consolidamento di una disciplina separata e ne ha proposto una classificazione. Una "mappa" visiva della proposta di Holmes sarebbe stata successivamente presentata da Gideon Toury nel Descriptive Translation Studies and beyond del 1995. [9] Prima degli anni '90, gli studiosi di traduzione tendevano a formare distinte scuole di pensiero, in particolare all'interno dei paradigmi prescrittivi, descrittivi e di Skopos. Sin dalla "svolta culturale" degli anni '90, la disciplina ha avuto la tendenza a suddividersi in campi di indagine separati, in cui i progetti di ricerca sono paralleli tra loro, prendendo in prestito metodologie l'una dall'altra e da altre discipline accademiche.


Scuole di pensiero [modifica]

Le principali scuole di pensiero a livello di ricerca tendono a raggrupparsi attorno a concetti chiave teorici, la maggior parte dei quali sono diventati oggetto di dibattito.

Equivalenza [modifica]

Fino agli anni '50 e '60, le discussioni sugli studi di traduttologia tendevano a riguardare il modo migliore per raggiungere “l’equivalenza". Il termine "equivalenza" aveva due significati distinti, a cui facevano capo diverse scuole di pensiero. Nella tradizione russa, "equivalenza" era solitamente una corrispondenza uno a uno tra forme linguistiche, o tra coppie di termini tecnici o di frasi accettate ufficialmente, tale che "l'equivalenza" era contraria a una gamma di “sostituzioni”. Tuttavia, nella tradizione francese di Vinay e Darbelnet, rifacendosi a Bally, "equivalenza" era il raggiungimento di un valore funzionale uguale, che generalmente richiedeva cambiamenti nella forma. La nozione di equivalenza di Catford nel 1965 era come nella tradizione francese. Nel corso degli anni '70, i teorici russi adottarono il senso più ampio di "equivalenza" come qualcosa derivante dalle trasformazioni linguistiche. All'incirca nello stesso periodo, la Teoria Interpretativa della Traduzione [10] introdusse la nozione di “senso deverbalizzato” negli studi di traduttologia, facendo una distinzione tra corrispondenze di parole e equivalenze di senso, mostrando inoltre la differenza tra le definizioni di parole e frasi (corrispondenze di parole) e il senso dei testi o dei loro frammenti in un dato contesto (equivalenze di senso). Le discussioni sull'equivalenza hanno accompagnato tipologie di soluzioni per la traduzione (chiamate anche "procedure", "tecniche" o "strategie"), come in Fedorov (1953) e Vinay e Darbelnet (1958). Nel 1958. il libro di Loh Dianyang Translation: Its Principles and Techniques (英汉 翻译 理论 与 技巧) attinge a Fedorov e alla linguistica inglese per presentare una tipologia di soluzioni per la traduzione tra cinese e inglese. In queste tradizioni, le discussioni sui modi per raggiungere l'equivalenza sono state principalmente prescrittive e sono state correlate alla formazione dei traduttori.

Studi descrittivi di traduttologia [nascondere]

Gli studi descrittivi di traduttologia (un termine coniato dopo il libro di Toury del 1995 Descriptive Translation Studies and Beyond) mirano a costruire una disciplina descrittiva empirica, per riempire una sezione della mappa di Holmes. L'idea che la metodologia scientifica potesse essere applicabile ai prodotti culturali era stata sviluppata dai formalisti russi nei primi anni del XX secolo ed era stata recuperata da vari ricercatori in Letteratura Comparata. Ora questa metodologia è stata applicata anche alla traduzione letteraria. Parte di questa applicazione era rappresentata dalla teoria dei polisistemi (Even-Zohar 1990 [11]), in cui la letteratura tradotta è vista come un sottoinsieme del sistema letterario ricevente o di arrivo. Gideon Toury basa la sua teoria sulla necessità di considerare le traduzioni "fatti della cultura di arrivo" ai fini della ricerca. I concetti di "manipolazione" [12] e "patronato" [13] sono stati sviluppati anche in relazione alle traduzioni letterarie.

Teoria di Skopos [nascondere]

Un altro cambio di paradigma nella teoria della traduzione risale al 1984 in Europa. Quell'anno vide la pubblicazione di due libri in tedesco: Foundation for a General Theory of Translation di Katharina Reiss (scritto anche Reiß) e Hans Vermeer, [14] e Translatorial Action (Translatorisches Handeln) di Justa Holz-Mänttäri. [15] Da questi due libri è nata quella che è nota come Teoria di Skopos, che dà priorità allo scopo che deve essere soddisfatto dalla traduzione invece di dare priorità all'equivalenza.

Traduzione culturale [nascondere]

La svolta culturale ha significato ancora un altro passo in avanti nello sviluppo della disciplina. Fu abbozzato da Susan Bassnett e André Lefevere in Translation - History - Culture, e subito rappresentato dagli scambi tra la scienza della traduzione e altri studi e concetti della stessa area, tra cui studi di genere, cannibalismo, post-colonialismo [16] o studi culturali. Il concetto di traduzione culturale deriva in gran parte dal racconto di Homi Bhabha in The Location of Culture di Salman Rushdie. [17] La traduzione culturale è un concetto usato negli studi culturali per denotare il processo di trasformazione, linguistico o, altrimenti, in una determinata cultura. Il concetto usa la traduzione linguistica come uno strumento o una metafora per analizzare la natura della trasformazione e dello scambio nelle culture. "Ciò nonostante, sebbene la traduzione avvicini le culture, in ogni traduzione ci sarà una deformazione definita tra le culture."

Eco-traduttologia [nascondere]

L'eco-traduttologia è un orientamento di ricerca sviluppato da Hu Gengshen del Macao Polytechnic Institute. Egli considera la traduzione come un processo di adattamento e selezione tra culture, concentrandosi sull'integrità degli ecosistemi traslazionali e sul ruolo centrale del traduttore. I concetti chiave di questo orientamento sono la "centralità del traduttore", l’"eco-equilibrio" e la traduzione come lavoro su "trapianti testuali". L'Associazione internazionale per la ricerca sull'eco-traduttologia ha organizzato cinque simposi sull'eco-traduttologia e ha pubblicato il Journal of Eco-Translatology dal 2011 [18].

Storia della traduzione [nascondere]

Questo ambito di ricerca riguarda la storia dei traduttori come gruppo professionale e sociale, così come la storia della traduzione come indicatore del modo in cui le culture si sviluppano, interagiscono e possono morire. Diversi principi della storia della traduzione sono stati proposti da Lieven D'hulst [19] e Pym. [20] Alcuni dei grandi progetti nella storia della traduzione includono la Oxford History of Literary Translation in English e l’Histoire des traductions en langue française. Alcune antologie storiche di teoria della traduzione sono state redatte da Robinson per quanto riguarda le teorie occidentali fino a Nietzsche (2002) [21]; D'hulst (1990) [22] in relazione alle teorie francesi, 1748-1847; Santoyo (1987) [23] per la tradizione spagnola; Edward Balcerzan (1977) [24] per l’esperienza polacca, 1440-1974; e Cheung (2006) [25] per il cinese.

Sociologia della traduzione [nascondere]

La sociologia della traduzione comprende lo studio di chi sono i traduttori, di quali sono le loro forme di lavoro (studi sul posto di lavoro) e di che cosa possono dire le informazioni sulla traduzione riguardo ai movimenti di idee tra le lingue.

Studi Postcoloniali [nascondere]

Gli studi postcoloniali esaminano le traduzioni tra una metropoli e le ex colonie, o all'interno di ex colonie complesse. [26] Mettono in discussione l'ipotesi che la traduzione avvenga tra culture e lingue radicalmente diverse tra loro.

Studi di genere [nascondere]

Gli studi di genere considerano la sessualità dei traduttori, [27] la natura di genere dei testi che essi traducono, [28] i possibili processi di traduzione di genere e le metafore di genere utilizzate per descrivere la traduzione. Questi studi pionieristici sono stati compiuti da Luise von Flotow, Sherry Simon (de) e Keith Harvey. [29] L’eliminazione o l'incapacità di eliminare le forme minacciose di sessualità dello stesso sesso è un argomento preso in considerazione quando, ad esempio, gli scrittori antichi sono tradotti dai pensatori del Rinascimento in un contesto cristiano [30].

Etica [nascondere]

Nel campo dell'etica, i saggi di Antoine Berman e Lawrence Venuti sono pubblicazioni molto discusse. Differiscono in alcuni aspetti ma concordano sull'idea di enfatizzare durante la traduzione le differenze tra la lingua di partenza e quella di arrivo e la cultura. Entrambi sono interessati a come "l'altro culturale [...] può preservare al meglio [...] quella diversità". [31] In studi più recenti, gli studiosi hanno applicato il lavoro filosofico di Emmanuel Levinas sull’etica e la soggettività a questo tema. Diverse conclusioni sono state tratte partendo dal suo concetto di responsabilità etica, in quanto ai suoi scritti sono state date molteplici interpretazioni. Alcuni ne hanno persino dedotto che il concetto di traduzione in sé possa essere eticamente controverso, mentre altri l’hanno interpretata come una richiesta di mettere in risalto la relazione che si crea tra l’autore o il testo e il traduttore come paritario, tramutandolo così in un processo reciproco tra pari.

Anche grazie a questi studi, è aumentato il credito dato al lavoro del traduttore ed è inoltre sempre più accreditata l’idea che fare il traduttore comporti una certa responsabilità. Traduttori e interpreti sono sempre più spesso visti come partecipanti attivi nei conflitti di natura geopolitica, sollevando però il quesito di come agire distaccandosi dalla propria linea etica, identità, o buon senso. Ciò ci fa arrivare alla conclusione che la traduzione e l’interpretazione non siano solo processi di trasferenza linguistica, ma che siano attività che coinvolgono anche l’ambito sociale e politico.

In generale gli studiosi concordano sul fatto che ci sia la necessità di proporre un codice di condotta etica che fornisca delle linee guida che riducano le incertezze e migliorino la professionalità, come già introdotto in altri ambiti (ad esempio quello della medicina militare o quello legale). Tuttavia in questo campo non si è ancora raggiunta una totale chiarezza sul concetto di etica, e sono molto varie le opinioni che riguardano la creazione di suddetto codice.

Studi di traduttologia audiovisiva [nascondere]

Gli studi di traduttologia audiovisiva riguardano tutte le traduzioni svolte nell’ambito audio visivo, come la traduzione cinematografica, televisiva, per i videogiochi o per eventi come le rappresentazioni operistiche. Ciò che questi studi hanno in comune è il fatto che le traduzioni siano svolte in un sistema plurisemiotico, in quanto i testi (cosiddetti polisemiotici) esprimono un messaggio attraverso una pluralità di canali semiotici (ad esempio, non solo attraverso il mezzo scritto o orale, ma anche grazie all’ausilio di suoni e/o immagini). I principali modelli di traduzione oggetto di studio sono il sottotitolaggio, il doppiaggio, il voice-over, ma anche il sopratitolaggio per l’opera o il teatro. Gli studi sull’accessibilità dei media, che si occupano principalmente delle descrizioni audio per ciechi e ipovedenti e dei sottotitoli per sordi o ipoudenti, sono spesso inclusi in questa disciplina. Nell’ambito degli studi sulla traduzione audiovisiva, i diversi limiti imposti dai mezzi multimediali e dai modelli influenzano il processo di traduzione, ed è proprio il risultato di questi compromessi che si mettono in atto durante il processo ad essere il cuore degli studi sulla traduzione audiovisuale.

Traduzione amatoriale [nascondere]


Con traduzione non professionale si intendono tutte quelle attività di traduzione che vengono svolte da traduttori non professionisti, solitamente grazie a mezzi informatici quali internet. Queste pratiche si sono recentemente diffuse a macchia d’olio grazie al processo di democratizzazione della tecnologia e alla crescente popolarizzazione de web. Iniziative di traduzione su base volontaria hanno iniziato ad emergere in tutto il mondo per diversi tipi di testi scritti e multimediali. Solitamente non è necessario che questi volontari abbiano ricevuto un’educazione nell’ambito traduttologico, ma anche traduttori professionisti possono partecipare a questi progetti, come nel caso di Tranlators without Borders. Sono molteplici i termini usati per definire la traduzione non professionale a seconda delle caratteristiche che ogni studioso desidera mettere in risalto. O’Hagan ha scelto i termini traduzione dell’utente, traduzione amatoriale e traduzione di comunità. Fernández-Costales e Jiménez-Crespo prediligono invece la definizione traduzione collaborativa, mentre Pérez-Gonzáles parla di sottotilolaggio amatoriale. A seconda della caratteristica che ogni studioso considera più importante, sono stati usati termini diversi per definire la traduzione non professionale. O'Hagan parla di traduzione generata dall'utente, [41] la traduzione indipendente (fan translation) [42] e community translation. [39] Fernández-Costales e Jiménez-Crespo preferiscono la traduzione collaborativa, [43] [44] mentre Pérez-González la chiama sottotitolazione amatoriale. [45] Pym sostiene che la differenza fondamentale tra questo tipo di traduzione e traduzione professionale si basi sulla ricompensa monetaria e suggerisce che dovrebbe essere chiamata traduzione volontaria. [46] Alcune delle più popolari pratiche di traduzione indipendente non professionale sono Fansubbing, Fandubbing, ROM hacking o fan translation di videogiochi e Scanlation. Queste pratiche sono per lo più supportate da una base di traduzione solida e consolidata, anche se i progetti di traduzione non professionale più grandi normalmente applicano i modelli di crowdsourcing e sono controllati da aziende o organizzazioni. Dal 2008, Facebook ha utilizzato il crowdsourcing per tradurre il suo sito web dai suoi utenti, e la conferenza TED ha istituito il progetto di traduzione aperto TED Translators [47] in cui i volontari utilizzano la piattaforma Amara [48] per creare i sottotitoli online per i talk TED.

La localizzazione [modifica]

Gli studi sulla localizzazione riguardano il modo in cui le imprese contemporanee traducono e adattano ("localizzano") i testi tecnici nelle varie lingue, adattandoli a un “luogo” specifico (ossia una località target definita dalla varietà linguistica e vari parametri culturali). La localizzazione di solito riguarda software, documentazione del prodotto, siti Web e videogiochi, in cui la componente tecnologica è fondamentale. Un concetto chiave nella localizzazione è l'internazionalizzazione, in cui il prodotto iniziale è privato delle sue caratteristiche specifiche della cultura in modo tale da poter essere localizzato simultaneamente in più lingue.

Formazione del traduttore [modifica]

Interpretariato [modifica]

Interpretariato e traduzione vengono spesso considerate due discipline molto affini, ciò è dovuto alle somiglianze che presentano, consistenti nel trasferimento di concetti da una lingua all'altra. In effetti, interpretare come attività è stata a lungo vista come una forma specializzata di traduzione, prima che gli studi scientifici sull’ interpretazione si emancipassero gradualmente dalla scienza della traduzione nella seconda metà del 20 ° secolo. Mentre la scienza della traduzione è fortemente orientata verso la parte teorica, [49] gli studi interpretativi si sono sempre concentrati sull'aspetto pratico e pedagogico dell'attività [50]. Ciò ha portato alla costante emancipazione della disciplina e allo sviluppo consecutivo di un separato quadro teorico basato – e così anche la scienza della traduzione - su premesse interdisciplinari. Gli Studi Interpretativi hanno sviluppato diversi approcci e hanno subito vari cambiamenti di paradigma, [51] portando alla più recente ondata di studi sociologici sugli interpreti e sulle loro condizioni di lavoro.

Studi di cognizione e di processo [modifica]

Tecnologie di traduzione [modifica]

Prospettive future [modifica]

La scienza della traduzione si è sviluppata parallelamente alla crescita delle scuole di traduzione e dei corsi universitari. Nel 1995, uno studio su 60 paesi ha rivelato che c'erano 250 docenti che offrono corsi di traduzione o interpretariato [52] a livello universitario. Nel 2013, lo stesso database elencava 501 istituti di formazione per traduttori [53]. Di conseguenza, c'è stata un aumento di conferenze sulla traduzione, di riviste di traduzione e pubblicazioni relative alla traduzione. La visibilità acquisita dalla traduzione ha portato anche allo sviluppo di associazioni nazionali e internazionali di studi di traduzione. Dieci di queste associazioni hanno costituito la (INTISA), International Network of Translation and Intrepreting Studies Associations (rete internazionale delle associazioni di traduzione e di studi di traduzione) nel settembre 2016. La crescente varietà di paradigmi è citata come una delle possibili fonti di conflitto nella disciplina. Già nel 1999, il divario concettuale tra gli approcci non-essenzialisti ed empirici è stato discusso al Vic Forum sui traduttori e interpreti della formazione: nuove direzioni per il millennio. I partecipanti alla conferenza, Rosemary Arrojo e Andrew Chesterman, hanno esplicitamente cercato un campo comune per entrambi gli approcci. [54] L'interdisciplinarità ha reso possibile la creazione di nuovi paradigmi, poiché la maggior parte delle teorie sviluppate è cresciuta grazie al contatto con altre discipline come la linguistica, la letteratura comparata, gli studi culturali, la filosofia, la sociologia o la storiografia. Allo stesso tempo, avrebbe potuto provocare la frammentazione della scienza della traduzione come disciplina a sé stante [55]. Una seconda fonte di conflitto sorge dalla frattura tra teoria e pratica. Poiché il prescrittivismo degli studi precedenti dà spazio al descrittivismo e alla teorizzazione, i professionisti vedono meno applicabilità degli studi. Allo stesso tempo, la valutazione della ricerca universitaria attribuisce poca o nessuna importanza alla pratica della traduzione [56]. La scienza della traduzione ha mostrato una tendenza ad ampliare i suoi campi di indagine e questa tendenza potrebbe continuare. Ciò riguarda in particolare le estensioni negli studi di adattamento, la traduzione intralinguistica, la traduzione tra sistemi semiotici (da immagine a testo a musica, per esempio) e la traduzione come forma di ogni interpretazione e quindi di ogni comprensione, come suggerito nel lavoro di Roman Jakobson.

Vedi anche [modifica]

• Società europea per gli studi di traduzione • Dottorato internazionale in studi di traduzione • Teoria di Skopos • Traduzione • Critica della traduzione • Progetto di traduzione • Studiosi di traduzione