Utente:Vito Surdo/Sandbox

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Vito Alfredo Surdo nasce a Salemi il 16/09/40. Frequenta il Liceo Classico di Salemi e, ottenuta la maturità, si iscrive alla facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Palermo laureandosi il 20 luglio del 1964.

Si iscrive quindi alla scuola si specializzazione di Ortopedia e Traumatologia della stessa Università e, ottenutala il 15 dicembre del 1967, si iscrive a quella di FisioKinesiTerapia Ortopedica all’Università di Bologna, presso l’Istituto Ortopedico Rizzoli dove si specializza il 14 luglio del 1970.

Ha frequentato la Clinica Ortopedica di Palermo durante tutto il periodo della Specialità, è stato Assistente Ortopedico nell’Ospedale di Conegliano Veneto, quindi Aiuto Ortopedico nell’Ospedale di Mirano e dal 1988 Primario della Divisione di Ortopedia e Traumatologia di questo stesso Ospedale.

Vito Surdo

Ha pubblicato 20 lavori su riviste nazionali e internazionali, quali Orthopedics, uno dei quali in collaborazione con il Prof. Pier Giorgio Marchetti, Direttore dell’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna. E’ stato relatore in 26 Congressi nazionali e a Mirano ha organizzato 10 congressi su argomenti vari e di attualità nel campo dell’ortopedia e della Traumatologia invitando a tenere relazioni prestigiosi nomi dell’ortopedia internazionale quali Henry Dejour, Gillie Bousquet, Antonio Viladot, Sergio Montina, Quintino Mollica, Calogero Casuccio, Maurizio Petrolati, Raffaele Scapinelli, Mario Gandolfi, Jan Laboureau. Dopo il pensionamento, avvenuto nel 2002, ha svolto attività chirurgica Libero Professionale a Bologna negli Ospedali Privati Accreditati Villa Torri Hospital e Villa Regina, fino al 2015.
Vive a Mirano insieme alla moglie Anna.
Formazione Professionale Dopo il periodo di formazione universitaria, ha iniziato l’attività ospedaliera a Conegliano per un anno e mezzo e poi è stato assunto come Aiuto di ruolo all’Ospedale di Mirano. Durante questo periodo è stato comandato a frequentare diversi centri ospedalieri italiani, tra cui il reparto ortopedico di Busto Arsizio e di Bergamo, e europei tra i quali la Clinica Ortopedica di Lione, la Clinica di Traumatologia dello Sport di Sant Etienne, la Clinica Ortopedica di Hidelberg e quella di Digione. Con i Direttori di queste strutture ha mantenuto nel tempo anche ottimi rapporti di amicizia e, divenuto Primario nel 1988, li ha invitati a Mirano a tenere delle conferenze che ogni volta raccoglievano numerosi ortopedici del Veneto, del Friuli e anche da altre regioni d’Italia.

Pubblicazioni

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Vito Surdo ha sempre avuto la passione per l’olio e, dopo il pensionamento, ha dedicato tanto tempo all’oliveto di Salemi avuto in eredità dai genitori. All’estrazione dell’olio e alle particolari attenzioni che bisogna avere per produrre un olio d’eccellenza, ha dedicato anche una pubblicazione. Vito Surdo non ha mai accettato la dizione commerciale di “Olio extravergine di oliva” a meno che non fosse seguita dal DOP o IGP o a meno che l’olio non provenisse da nicchie note e sicure perché tutti gli oli commerciali, secondo lui, provengono da miscele delle quali qualche volta è lecito dubitarne l’origine. Gli scandali  in questo settore, purtroppo non sono rari. “Non è difficile trovare in commercio un olio di oliva stuprato  invece che un olio extravergine”.

Leggere questo opuscolo è molto interessante perché con parole semplici spiega alle massaie che cosa sia l’olio di oliva vero.

Storie, Storielle e Baragate

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Storie, storielle e bragate

Dalla Premessa: “Questo libro, nasce con una storia vera e profondamente sentita alla quale ho poi aggiunto aneddoti e ricordi storici. La storia vera è il tributo a Padre Maurizio Damiani, U Monacu per eccellenza, Insegnante e Preside del Liceo di Salemi, personaggio che di Salemi non era e a questo paese dedicò la sua esistenza dando la possibilità a tantissimi giovani di prendere il pezzo di carta (come lo definiva lui) indispensabile allora per accedere all’Università. Voglio ricordare che dal dopoguerra in poi, fino agli anni '60, pochissime famiglie si sarebbero potute permettere il lusso, per motivi economici, di mandare agli studi i propri figli fuori da Salemi. Quindi, “Grazie Padre Maurizio!”.
Un omaggio a Padre Maurizio arricchito con storielle, con aneddoti e ricordi storici alcuni dei quali già pubblicati sul periodico salemitano “L’Informazione” (periodico che non esiste più) diretto dal compianto amico Giovanni Calvitto.
Ho riportato anche testimonianze e considerazioni sulla mia vita professionale. Perché? Perché mi ritengo un ortopedico molto fortunato avendo vissuto, anche come protagonista, l’epoca della grande trasformazione della Specialità ortopedica. Quando iniziai la mia carriera, quasi tutte le fratture erano ridotte e fatte guarire in gesso mentre al giorno d’oggi quasi il 100% vengono operate. L’artrosi delle maggiori articolazioni (anca, ginocchio, spalla), era curata con qualche massaggio e delle infiltrazioni col Cortisone; oggi queste patologie vengono risolte con l’applicazione di artroprotesi che tolgono il dolore e ridanno la completa funzionalità dell’articolazione.
E per finire, alcuni fatti curiosi, realmente accaduti, cambiando in qualche caso il nome dei personaggi e modificando alcuni particolari per rendere più appetibile e gustosa la storiella, che hanno costeggiato la mia vita e qualche bagarata…“Quannu viriti muntagni di issu”. Il tutto raccontato con stile semplice, il mio, che non ha nessuna ambizione letteraria, cercando di esprimermi quanto più correttamente possibile e farmi capire.

Una gamba in qualche modo si aggiusta

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Una gamba in qualche modo si aggiusta

Dalla Premessa: “La storia dell’Ortopedia dell’Ospedale di Mirano è stata affascinante per come è nata e per ciò che questo reparto ha fatto e dato alla comunità, per l’attività svolta sia pratica che scientifica e allora perché non raccogliere tutte queste notizie, ordinarle e farne un libriccino-ricordo? L’idea mi piacque e ho iniziato quest’avventura che non è stata facile; l’ho portata a termine grazie alla collaborazione di persone che mi hanno fornito notizie precise che non conoscevo o che avevo dimenticato, nome o cognome di alcuni infermieri che a me ormai erano sfuggiti dalla mente. Tutte queste persone saranno ricordate alla fine, nei Ringraziamenti.
Questo libriccino non ha pretese letterarie; vuole soltanto descrivere la storia di un reparto ortopedico dalla sua nascita alla sua fine; raccontarla dall’epoca della sua fondazione quando l’Ortopedia era già scienza nel campo scientifico ma avventura all’atto pratico e seguirla nella sua evoluzione, costruita e messa sapientemente in opera da uomini che hanno creduto in questa specialità sviluppandola con scienza, coscienza e tanti sacrifici, fino alla sua chiusura. È doveroso dire che gli anni 1960-1970 sono stati quelli che hanno cambiato radicalmente il volto dell’Ortopedia in tutto il mondo passando dall’epoca in cui le protesi brancolavano nel buio, dall’epoca in cui il 90% delle fratture venivano curate in gesso , all’epoca in cui il 90% delle fratture venivano operate e le protesi hanno fatto la parte del leone nella specialità. Nessuno, dico nessuno, aveva esperienza di queste tecniche che si stavano sviluppando; ognuno di noi se l’è fatta da sé con tanti sacrifici confrontandosi continuamente nei Congressi e nelle sale operatorie e prendendosi onori, rimbrotti, delusioni e qualche denuncia.
L’Ortopedia di Mirano non si è tirata indietro seguendo attentamente le innovazioni tecnologiche che si sono sviluppate negli anni. In qualche occasione siamo stati frenati da una Amministrazione che ha addotto come motivazione l’alto costo della tecnica proposta. Ma non era così!
Non sono uno storiografo né scrittore professionista per cui qualche volta mi sono trovato in difficoltà nell’esporre fatti e avvenimenti con parole le più semplici e comprensibili ma alla fine il parto è stato eutocico. Buona lettura e se sarete delusi da quest’opera o se non vi avrà interessato, distruggetela, buttatela via avendo cura di osservare scrupolosamente le regole della raccolta differenziata.

Le interviste impossibili

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Le interviste impossibili

Dalla Premessa: “ Lessi tempo fa la storia di una famiglia di Salemi, la famiglia Aloi, che nel 1810 si imparentò con i Surdo attraverso il matrimonio tra Aloi Rosa e Surdo Domenico. Un loro nipote, Aloi Baldassare, sposò nel 1818 tale Grillo Anna e la loro vita, iniziata piena della gioia e degli entusiasmi tipici della giovane coppia che affronta una nuova vita, fu subito distrutta e spenta da continue tragedie per il dolore della perdita dei loro figli, cinque bambini morti tutti in tenerissima età. La piccola Maria morì all’età di due anni così come il secondogenito Antonino; Caterina fu la più longeva essendo morta proprio nel giorno in cui compiva sei anni; la stessa sorte toccò al secondo Antonino e a Francesco che non riuscirono a superare l’anno di età. Erano queste evenienze frequenti in quell’epoca, caratterizzata dalla povertà, dalle carenze alimentari ma soprattutto dalle pessime condizioni igieniche che permettevano ai batteri e ai virus di proliferare indisturbati e di giocare con la vita della gente, in particolare dei più piccoli che ancora non avevano sviluppato difese naturali. Prendendo spunto da questo fatto, da quanto riportato in vecchi testi di Medicina e da qualche esperienza personale relativa agli anni in cui svolsi l’attività di medico generico a Salemi e dintorni, subito dopo la laurea, ho voluto descrivere il modo di vivere di quegli anni, attraverso la formula delle interviste impossibili a personaggi che sono stati protagonisti di quell’epoca; ho voluto raccogliere storie vere, ritoccandole o modificandole nella forma, con qualche abbellimento, per renderle appetibili, gustose e di facile lettura.
Le interviste non sono state fatte ponendo domande a caso ma seguendo una logica ben precisa e con uno scopo ben definito. Gli intervistati sono tre illustri personaggi di Salemi e uno di Palermo, vissuti negli anni 1860-1960, periodo caratterizzato da un cambiamento radicale in tutti i campi della vita sociale ed economica e stravolto da burrascosi avvenimenti politici.
Con queste interviste ho voluto descrivere la mentalità e modo di vivere dei salemitani comuni, le condizioni economiche e quelle, oggi inimmaginabili, igienico-sanitarie; Verranno descritte quali erano le malattie più frequenti e come venivano curate, come era organizzata la Sanità e come venivano preparati i Medici; verranno presi in considerazione i provvedimenti adottati dal governo Sabaudo insediatosi dopo aver cacciato via i Borbone con una incredibile e misteriosa guerra, non dichiarata, voluta da un certo Cavour e e compagni e gestita dall’avventuriero, spregiudicato e garibaldino Garibaldi (non per niente questo aggettivo è invalso nell’uso comune del parlare) e la sua allegra brigata; questi personaggi ci parleranno anche delle leggi promulgate dallo Stato italiano per migliorare le condizioni sociali fino alla nascita della Regione Sicilia il cui parlamento, glorioso erede di quello di Federico II, avrebbe dovuto misurarsi con i tempi e migliorare le condizioni di vita della regione. Cento anni intervallati da due inutili e disastrose guerre che anche i salemitani hanno pagato a caro prezzo con 227 giovani ventenni morti, ormai dai più dimenticati, e qualche centinaio di feriti, molti dei quali non ebbero neanche riconosciuta la Pensione di Guerra.
Cento anni durante i quali in tutti i campi, specie Sanità e Scuola, si sono raggiunti traguardi impensabili ma anche caratterizzati dal tristissimo fenomeno dell’emigrazione che ha sradicato centinaia di famiglie dal suo habitat scaraventandole nelle parti più remote del mondo alla ricerca di una vita dignitosa e dare un avvenire ai propri figli.
Lo scopo di questo libretto è anche quello di rivisitare il mondo medico, Universitario e Ospedaliero, quando la Medicina si confondeva con la Stregoneria e la chirurgia era un’avventura; quando non esistevano i farmaci che oggi salvano la vita a milioni di persone e quando le condizioni igieniche portavano a gravi malattie e il più spesso alla morte.
Fortunatamente, con gli antibiotici e le vaccinazioni, le malattie infettive sono divenute rare ma sfortunatamente se ne sono sviluppate delle altre, di natura virale, come le epatiti, l’AIDS, l’Ebola che stanno mettendo a dura prova da un lato la scienza e dall’altro l’umanità intera. Oggi stiamo assistendo ad un continuo aumento di soggetti che si ammalano di tumori. La ricerca trova sempre il motivo per cui queste malattie si manifestano e si sviluppano ma il buon senso, e continue osservazioni dello svolgimento della vita di tutti i giorni, ci inducono a pensare che, tra le cause, non possono essere messe in secondo piano, o scartate, le cattive abitudini alimentari e l’inquinamento dell’ambiente in cui viviamo.
Personalmente sono convinto che, perseverando su questa strada, rebus sic stantibus, andremo incontro ad altri e più gravi problemi di salute e trascorreremo la nostra esistenza, fin dalla nascita, a curare le malattie che ci saremo procurate”.

Un lungo fine settimana

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Dalla Premessa: “Un lungo fine settimana”. Perché ho scelto questo titolo? Per tutta una serie di considerazioni e principalmente per il fatto di essermi trovato a questa età senza neanche accorgermene. Adesso che ho terminato la mia attività professionale, che è stata intensissima, e ho la possibilità di pensare e riflettere sugli avvenimenti che l’hanno caratterizzata, mi accorgo che tutto questo tempo è volato, come se fosse stato un sogno. Proprio un lungo fine settimana, ospite del pianeta Terra! Il biglietto, di sola andata, lo hanno pagato i miei genitori, Baldassare e Mariuccia.
La vita da studente, quella universitaria, il lavoro, il matrimonio, la nascita dei figli, i viaggi di studio e di diletto, i congressi organizzati, sono tutti avvenimenti che ricordo in maniera lucida, qualche volta molto lontani. Ho avuto però l’accortezza di scattare numerose fotografie e di riempire pagine di Agende, con appunti, cosicché quando le sfoglio o se prendo tra le mani una foto, basta girarla e lì sono riportate data e brevi notizie inerenti a quel momento. E allora il ricordo riaffiora e si fa subito vivo e presente.
Settanta e passa anni di vita vissuta, con il mio carattere e la mia professione, di storielle ne ho fatto una collezione. Ricordarle è bello, scriverle più bello ancora. Alcune sono state raccolte e già pubblicate nel volume “Storie, storielle e bagarate” e considerato che hanno riscosso un discreto successo, ho voluto pubblicarne delle altre”.

I Surdo di Salemi

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I surdo di salemi

“Questa pubblicazione è stata opera di un mio cugino Surdo Giuseppe. Il mio intervento si è limitato a dargli un aiuto nell’impostazione del libro e delle fotografie, arricchendolo con alcune altre del mio archivio fotografico. Inoltre, ho aggiunto alcune testimonianze sul modo di vivere dell’800 e delle malattie che decimavano la popolazione per la mancanza di farmaci adeguati e per le condizioni igienico sanitarie. È un’opera importante in quanto rappresenta l’albero genealogico completo di tutti i Surdo di Salemi e i rapporti di parentela tra di loro. Ricostruire un albero genealogico, non è soltanto una curiosità ma rappresenta il sogno di chi è legato ai valori della propria appartenenza ed è un lavoro di paziente ricerca che richiede perizia e competenza, oltre che tempo”.

Opera in corso di pubblicazione.