Utente:Valmala03/Sandbox

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Lo scontro[modifica | modifica wikitesto]

Gli uomini del Bassano cominciarono ad avvicinarsi nella notte tra il 5 e il 6 marzo.

Per la strada catturarono dei civili per farsi guidare in montagna; Giuseppe Chiotti, un cittadino, testimonia che verso le 3.00 del mattino, la banda Pavan arrivò a casa sua e lo catturò.

Grazie a loro arrivarono a “Chiot del bosco” dove si divise in due gruppi, un gruppo andò verso Pian Pietro e l’altro verso il Santuario presso il quale era prevista una riunione di comandanti di distaccamento.

Pavan, colpito da una colica, si fermò in una casa e non partecipò all’ azione.

Verso le 7,30 del mattino del 6 marzo Pistola vide il gruppo di Pian Pietro, ma tutti pensarono che il pericolo non fosse imminente e che l’azione non fosse rivolta a loro, perché si era diffusa la notizia di un possibile rastrellamento nella zona di Lemma. Per sicurezza, Ivan e Tigre uscirono a perlustrare la zona e Tigre avvistò il grosso degli alpini che stava per affacciarsi sul piazzale.

I due risalirono per informare il comandante; Ernesto e Giorgio ordinarono di nascondere il materiale non trasportabile e bruciare gli elenchi compromettenti, di uscire dal santuario andando verso il colle per transitare in valle.

Non tutti uscirono contemporaneamente e dalla stessa parte; a est Ernesto, Ivan, Giorgio, Abete, Gigione, Edelweiss, Ulisse, Cirillo, di questi, 3 si salvarono. Dal lato ovest uscirono Sander, Gabry, Pierre e Dado, morirono tutti. Gli ultimi 4 furono Ercole, Tigre, Sarel, Pistola, che si attardarono a nascondere il materiale, in particolare Sarel, che nascose  la macchina da scrivere e quando uscirono vennero circondati, catturati e picchiati.

Quelli usciti da ovest vennero subito colpiti: Sander al braccio a metà del piazziale, Pierre al ginocchio, Gabry alla testa in modo grave e Dado, senza ferite, si accovacciò a terra.

Il gruppo di Ernesto invece riuscì ad arrivare all’inizio della salita. Lì Giorgione venne colpito al piede, si trascinò fino alla casa Cantoniera, dopo aver avvertito Ernesto si fece forza e continuò la salita,  nonostante i colpi di pistola, riuscì a raggiungere  il colle ed ad arrivare in Val Maira, dove verrà curato nel distaccamento di Steve.

Ulisse  e Giorgio invece vennero colpiti a morte, uno al volto e l’altro al petto.

Erano ancora in cinque quelli che volevano raggiungere il colle, rispondevano al fuoco come potevano e riuscirono ad arrivare alla casa di pietra circa a metà salita.

Tra questi Abete riuscì a valicare il colle, Ercole, Tigre, Sarel e Pistola raggiunsero l’ angolo tra i 2 fabbricati sulla sinistra del santuario. Vennero catturati e picchiati mentre Dado, alzatosi con un movimento brusco, venne ucciso sul posto da un sottoufficiale. Gabri, Sander e Pierre feriti, furono giustiziati da un colpo di pistola dallo stesso sottoufficiale.

Sarel, Ercole e Pistola vennero portati sul lato ovest, picchiati con il caricatore del mitra, poi vennero allineati per essere fucilati. Passarono sopra le loro teste gli aerei degli Alleati facendo cessare l'esecuzione.

Il gruppo di Pian Pietro si avvicinò al santuario da Roccia Sparela dove era più facile colpire dall' alto verso il crinale.

Dalla loro posizione riuscirono a vedere e prendere di mira gli ultimi 4 partigiani. Furono proprio i loro colpi che uccisero Ernesto, Cirillo e Ivan. Edelweiss invece andò a destra e arrivò in una zona protetta dai colpi.

I Repubblichini non salirono neanche a vedere se i partigiani feriti fossero morti, ma li lasciarono nella neve e, caricati i 4 prigionieri, si avviarono verso la valle.

Marino, King e Trapani stavano andando verso il santuario, si ritirarono e non vennero feriti.

La marcia di ritorno fu molto dolorosa per Tigre che era senza scarponi e per Pistola che ebbe una leggera commozione celebrale.

A Venasca vennero rinchiusi nelle scuole elementari con gli ostaggi civili, dopo 2 giorni vennero trasferiti a Castel Delfino.

Temendo un attacco partigiano, i Repubblichini si prepararono e usarono Tigre come scudo umano.

Li interrogarono per alcuni giorni, ma, alla fine, vennero liberati, anche se la guerra stava per finire.

Questo eccidio ha prodotto 9 caduti, 4 prigionieri e soltanto 3 si salvarono.