Utente:UmbraSolis/Toponimo

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Anni addietro, incuriosito da alcuni racconti sul passato di Garbagna Novarese, inizio a scavare nel suo passato. Ricostruendone le vicissitudini storiche, giungo progressivamente alla consapevolezza che uno degli aspetti più oscuri risiede nel suo stesso nome, il cui significato ed origine sono occultati da un'intricata selva di contrastanti opinioni. Turbato e al tempo stesso affascinato dal mistero, sospendo momentaneamente la ricerca storica per avventurarmi nella selva di discordanze che avvolge il toponimo. Partendo dai pochi documenti fino a quel momento raccolti, percorro a ritroso le catene di riferimenti tra le fonti, dalle più recenti alle più antiche, viaggiando nel tempo per molti secoli, alla ricerca delle circostanze e delle motivazioni alla base delle discordanze.

Quanto segue è il resoconto del suddetto percorso, lungo i passi dell'investigazione etimologica, a cui si agganciano a tempo debito le considerazioni sull'evoluzione del toponimo nei secoli. Occorre ricordare che l'esposizione dei filoni di studio non vuole essere esaustiva, si limita a delineare i tratti degli aspetti più rilevanti.

Etimologia arborea

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[WO] Presentazione monografia

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Iniziata da poco la ricerca storica su Garbagna, trovo il primo approfondimento sul toponimo nella monografia del 1948, Memorie storiche di Garbagna Novarese. L'opera è frutto del paziente e meticoloso lavoro di due studiosi locali strettamente legati al paese e con diverse opere di carattere storico e storico-artistico all'attivo: il canonico del Duomo di Novara Lino Cassani[1], vissuto in gioventù nella locale tenuta del Borghetto, nonchè membro e fondatore della Società Storica Novarese, assieme al cugino Ernesto Colli, parroco della vicina Nibbiola e anch'egli membro della Società Storica[2].

[WO] Cassani: evoluzione toponimo

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Il Cassani dedica al toponimo il secondo capitolo, nel quale espone l'evoluzione della grafia documentata dalle pergamene degli archivi novaresi del Duomo e di San Gaudenzio: il paese compare attorno all'840 come Carpania, verso il 1150 si aggiunge la forma Garbagna, dal 1367 rimane solo quest'ultima[3][4]. Il Cassani ipotizza che il mutamento sia dovuto alla più facile pronuncia, più dolce e più vicina alle sonorità della lingua italiana[5].

[WO] Rusconi: etimologia

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Sposta dunque l'attenzione sull'etimologia del nome. Ritenendo di non padroneggiare la toponomastica, tuttavia, non avanza ipotesi proprie e ricorre al contributo di un altro storico novarese, l'avvocato Antonio Rusconi. Quest'ultimo nel 1882 aveva pubblicato un volume sull'archivio di San Giulio d'Orta e, commentando un documento del 1053 su un passaggio di beni operato dalla contessa Adelaide di Parma[6], menzionava Garbagna: tra i possedimenti coinvolti era la località Carpenedo, il cui nome Rusconi correlava alla presenza di boschi di carpini e da cui sarebbe derivata Carpania, divenuta infine l'attuale Garbagna[7].

[WO] Cassani: etimologia

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Il Cassani accetta l'etimologia proposta dal Rusconi, ma pone un'obiezione: come poteva un bosco di carpini, nell'immensa selva del Basso Novarese antico, costituita anche da altre specie vegetali quali querce, robinie, ontani, olmi e pioppi, essere così rilevante da originare un toponimo?[8] Come anticipato, il Cassani non si ritiene un esperto di linguistica e toponomastica, affronta quindi la questione dirottando il ragionamento nel campo a lui congeniale: la storia. Esaminando le Consignationes del 1347 relative alla chiesa parrocchiale di Garbagna, nota che una zona boschiva nei suoi pressi è definita nemus, non semplicemente buscus[9]. Conscio che in epoca storica il termine identificava un bosco sacro, deduce che il nemus di Garbagna costituiva un luogo di culto per i popoli celtici del Novarese prima della conquista romana del II secolo a.C.. Coniugando dunque l'evidente importanza di tale bosco ed accettando l'ipotesi che fosse costituito da carpini, conferma l'etimologia del Rusconi[10].

[WO] Colli: riproposizione Rusconi e Cassani

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A trent'anni di distanza, nel 1978, nell'opera sui paesi del Basso Novarese Garbagna, Nibbiola, Vespolate e Borgolavezzaro, Ernesto Colli propone nuovamente l'etimologia del Rusconi, approfondita dalla contestualizzazione storica del Cassani[11].

[WO] Popolarità

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Indubbiamente complice l'esiguo numero di pubblicazioni specifiche su Garbagna, l'etimologia basata sul bosco di carpini è ad oggi molto popolare. È difatti riproposta in molteplici contesti, anche istituzionali, quali il sito del Comune[12], il sito delle Soprintendenze Archivistiche[13] e alcune pubblicazioni delle locali associazioni di volontariato[14][15]. Sulla scia della popolarità si individuano le denominazioni di due esercizi commerciali posti sulla strada principale del paese: il mobilificio Nemus[16] e la pizzeria La Torre tra i Carpini. È interessante notare come quest'ultima espressione coniughi sagacemente l'etimologia in questione e il nome popolare dell'altura presso la chiesa parrocchiale su cui sorgeva il castello di Garbagna in epoca medioevale (la torre, appunto, da cui il nome dell'altura), abbattuto sul finire del XIX secolo[17][18]. Accanto all'antica forma Carpania fin qui trattata, parlando con gente del luogo è emersa la variante Carpinia, più somigliante al termine carpino.

Nonostante il ragionamento lineare del Rusconi e il brillante approfondimento storico del Cassani, l'approccio investigativo e il risultato ottenuto non convincono. Da un lato è fatto certo che anticamente il Basso Novarese era coperto da sterminate foreste costituite principalmente da querce e carpini, configurazione autoctona sovente indicata come querco-carpineto[19]. Dall'altro, tuttavia, l'avvocato novarese non fornisce alcuna prova a sostegno della propria affermazione, nulla che testimoni la rilevanza, o anche solo la presenza, di un bosco di carpini nel territorio dell'attuale Garbagna. L'argomentazione del Cassani tenta di sopperire alla lacuna e dare maggiore spessore al ragionamento, che tuttavia rimane oggettivamente fondato su una mera supposizione.

L'argomentazione organica che confuta la tesi del Rusconi segue due percorsi distinti: la determinazione della collocazione di Carpaneto e l'analisi dei toponimi derivati da carpinus.

[WO] Confutazione collocazione Carpaneto

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Sulla base delle fonti che menzionano Carpaneto, risalenti ai secoli X e XI e conservate presso diversi archivi ecclesiastici dell'Italia settentrionale, gli studiosi ne danno col tempo differenti collocazioni, con tutta probabilità dipendenti dagli effettivi documenti da ciascuno esaminati e dalle diverse località note in essi menzionate. Nello specifico, il ragionamento ruota attorno a sei documenti: quattro del 985, 1022, 1062 e 1065, che la citano assieme a Mosezzo, Vachingo ed una cappella dedicata a Santo Stefano, due del 1050 e 1053 (il secondo è il documento citato dal Rusconi), che la riportano con Vespolate, Stodegarda e Ponella[20].

Una prima interpretazione giunge nel 1887 dallo storico vercellese Carlo Dionisotti. Trattando le vicende del casato di Savoia e del comitato di Pombia, l'autore cita i documenti del 1050 e 1062, ma non vede correlazione fra i due riferimenti a Carpaneto, identificando l'occorrenza nel secondo documento con Carpignano Sesia, cittadina ad una ventina di chilometri a nord-ovest di Novara[21]. Di diverso avviso è lo studioso torinese Pietro Massia nel 1927: in un passo sull'etimologia del toponimo Vachingo, basandosi sul documento del 1022, reputa Carpaneto una diversa località, situata nei pressi della citata Vachingo e di Mosezzo, ad una decina di chilometri a ovest di Novara[22]. In un articolo di assai più ampio respiro sui rapporti tra aristocrazia franca ed istituzioni ecclesiastiche nel Novarese, nel 1975 lo storico torinese Giuseppe Sergi torna sull'argomento esaminando i documenti del 985, 1022, 1062 e 1065, giungendo alla medesima conclusione di Massia[23]. Come anticipato nella sezione precedente, Ernesto Colli nel 1978 ripropone dunque l'identificazione di Carpaneto con Garbagna sostenuta dal cugino Lino Cassani nel 1948, basandosi sul documento del 1053 citato dal Rusconi. Tuttavia, se nel 1948 non aveva espresso alcuna opinione in merito, a trent'anni di distanza rompe gli indugi ed avanza la propria personale ipotesi, forte dei passati decenni di conoscenza diretta del territorio: Carpaneto potrebbe esser una località in territorio di Vespolate, in seguito scomparsa ed oggi identificabile con uno dei tanti cascinali situati presso il torrente Agogna, al pari di Stodegarda e Ponella, la cui collocazione presso Vespolate è invece certa[24][25]. Il contributo successivo è offerto dallo storico novarese Giancarlo Andenna nel 1980, in un brano sui castelli novaresi: basandosi sul documento del 1053, giunge alla medesima conclusione del Colli sulla prossimità a Vespolate, pur citando tra le sue fonti i documenti del 985, 1022 e 1062 e l'articolo del Sergi. Non si esprime sull'identicazione di Carpaneto, ma verosimilmente ritiene il toponimo corrispondente a due distinte località, una presso Mosezzo e l'altra presso Vespolate[26]. Torna sui suoi passi nel 1982, trattando la storia del castello di Vespolate: riesaminando i documenti del 985, 1022 e 1050 assieme al passo delle Consignationes relativo a San Pietro di Mosezzo, rettifica la collocazione di Carpaneto, ponendola con certezza solo presso Mosezzo[27][28]. L'affermazione, tuttavia, non è accettata da tutti gli studiosi: nel 1993 la vespolatese Nicoletta Bazzani ribadisce le opinioni dell'Andenna del 1980 e del Colli[29].

[WO] Confutazione connessione Carpaneto-Garbagna

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Il colpo di grazia all'ormai compromessa tesi del Rusconi è assestato dagli studiosi di toponomastica del XX secolo. Confermando parzialmente il ragionamento dell'avvocato novarese, nel 1922 Massia fa derivare il toponimo Carpanetum/Carpanedum dal fitonimo latino càrpinus/càrpanus, cioè dal càrpinus bèthulus (carpino bianco). Correlato è anche il termine kèrpu, che in diverse parlate piemontesi indica la medesima pianta, assieme alla variante carpu suggerita dal linguista veneto Dante Olivieri nel 1965[30][31]. Nel 1996 tali considerazioni confluiscono tra i fondamenti di alcune voci del dizionario toponomastico Garzanti compilate dalle studiose Carla Marcato e Alda Rossebastiano, che, estendendo la ricerca all'Italia intera, elencano come derivati del fitonimo latino le località Carpaneto Piacentino, Carpenedolo (Brescia), Carpeneto (Alessandria), Carpi (Modena), Carpineti (Reggio Emilia), nonché svariati toponimi del Centro e del Meridione[32][33]. Nel 2017 il botanico torinese Gian Paolo Mondino approfondisce gli accenni di Massia e Olivieri sulle derivazioni di carpinus nelle parlate locali piemontesi, aggiungendo le varianti novaresi carpén e carpla[34]. È immediato constatare che tutte le voci menzionate hanno radice carp- e nessuna garb-, ne consegue che il toponimo Garbagna non è in alcun modo correlato al fitonimo càrpinus/càrpanus.

[WO] Confutazione Carpania ed evoluzione riveduta

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Avendo dimostrato che Carpaneto non è correlato a Garbagna, vien meno l'ipotesi che Carpania ne fosse l'originaria grafia[35][36]. Stralciando dunque i documenti relativi a Carpaneto da quelli citati nella monografia del 1948, le fonti archivistiche del Duomo di Novara e di San Gaudenzio delineano una diversa evoluzione del toponimo: la prima apparizione risale ad una pergamena dell'841 (in vico et fundo garbania), cronologicamente in linea col Cassani ma già con l'iniziale G[37]; nel 902 si attesta la prima variazione (leoni filius quondam bonaldi de garbanea testjs), non riportata dal Cassani[38]; nel 1148 compare la forma attuale (Jn Garbagna mansos duos), ancora in linea con quanto riportato dal Cassani[39]. Contrariamente a quanto affermato dal canonico novarese, infine, l'utilizzo di entrambe le prime grafie perdura ancora alcuni secoli: nelle Consignationes del 1347 vediamo Garbanea[40], negli statuti di Francesco Sforza del 1460 troviamo sia Garbania che Garbanea[41], nella Novaria Sacra del vescovo Carlo Bascapè del 1612 leggiamo Garbanea[42]. Avendo dunque appurato che le occorrenze di Carpaneto iniziano successivamente a quelle di Garbagna, non è chiaro come mai il Cassani riconosca la forma Carpania nei documenti risalenti all'841, dove è invece palese l'utilizzo dell'iniziale G.

Etimologia imperiale

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Nell'opera del 1978 più volte citata, il Colli completa il breve capitolo sul nome di Garbagna con un riferimento all'etimologia alternativa proposta dallo storico torinese Ferdinando Gabotto ai primi del '900, che annovera il toponimo tra i derivati di nomi propri latini, nello specifico dell'imperatore Galba, al pari di Galliate da Galius e Nibbiola da Naevius[43][44].

L'ipotesi suscita immediato scetticismo, essendo fondata unicamente sulla somiglianza di due parole cronologicamente molto distanti: l'imperatore Galba appartiene al I secolo, mentre la forma moderna Garbagna compare nel XII secolo[45]. Contribuisce a dissuadere un precedente intervento dello storico ligure Gustavo Strafforello, non approfondito in questa sede, che nel 1890 aveva esplicitamente riferito la medesima etimologia all'omonimo centro dell'Alessandrino[46].

A supporto della nostra ricerca, nel 1961 Dante Olivieri fornisce preziose indicazioni sul metodo di investigazione: essendo i toponimi riflessi della storia e delle vicende linguistiche di un paese, non va cercata una parola che somigli alla forma attuale, poiché ciò conduce sovente a pure fantasticherie, talora così vistose ed appariscenti da colpire l'immaginario dei profani al punto di prevalere su qualsiasi conclusione scientifica; occorre invece percorrere a ritroso le forme conosciute del nome in questione, attraverso le epoche i popoli che lo hanno utilizzato, fino a giungere al significato originale[47]. Questo presupposto porta all'immediato disconoscimento di entrambe le ipotesi etimologiche finora riportate, in quanto basate unicamente sulla somiglianza.

Come riportato in diverse note del presente articolo, ho sperimentato direttamente la validità del suggerimento dell'Olivieri: diverse personali ipotesi etimologiche elaborate durante la stesura del testo si sono immediatamente rivelate errate, in quanto anch'esse scaturite dalla constatazione della mera somiglianza.

Etimologia paesaggistica

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Tra il materiale raccolto per la ricerca storica su Garbagna figura un'altra opera di primaria importanza: la tesi di laurea della studiosa novarese Franca Franzosi del 1985 sull'oratorio romanico di Santa Maria (popolarmente noto come Madonna di campagna), che offre un dettagliatissimo spaccato storico, artistico e sociale del Novarese nel XV secolo. In essa, il passo relativo all'etimologia del toponimo non menziona il bosco di carpini, individua bensì l'origine nell'espressione latina medievale garbum, derivante dalla radice germanica warbo, corrispondente al significato di sterile, non coltivato[48]. L'affermazione, totalmente scorrelata dalle precedenti ipotesi esaminate, non può che spiazzare. Superato il momentaneo smarrimento, tuttavia, e tenendo a mente il suggerimento offerto dall'Olivieri, si svela il terzo ed ultimo filone della nostra storia di investigazione etimologica, che vedremo interpretato da numerosi attori, lontani fra loro nello spazio e nel tempo. Quest'ultimo filone, fondato in gran parte su veloci accenni e brevi passaggi all'interno di numerose opere scritte nell'arco di quasi un millennio, racconta i passi dell'investigazione su un'antichissima famiglia di parole a lungo ritenute assolutamente scorrelate. Il toponimo Garbagna, menzionato solo alla fine del XIX secolo, appartiene a questa famiglia, la cui conoscenza consente di comprenderne a fondo il significato, che non si limita alla mera traduzione.

Come anticipato nell'introduzione, l'esposizione segue cronologicamente i passi della storia investigativa, sebbene la consultazione dei documenti sia avvenuta a ritroso, dal più recente al più antico, partendo dalla tesi di Franca Franzosi.

XII-XIV secolo

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Il primo passo è un fugace accenno nell'opera Flores Historiarum, cronistoria dell'Inghilterra compilata tra il XII e il XIV secolo presso le abbazie di St. Albans e Westminster. Nel racconto dell'incoronazione di Alfredo il Grande al trono del Wessex, avvenuta nell'871, è menzionato un antenato del re sassone soprannominato Seaf, termine che l'autore traduce con l'espressione latina frumenti manipulus (fascio di frumento), corrispondente al gallico garba[49][50]. Tuttavia, essendo la lingua gallica propriamente detta localizzata sul continente ed estinta verso il VI secolo, è ragionevole interpretare l'aggettivo gallico come un più generico celtico. Il brano non riporta dettagli o fonti, quindi restano ignote le motivazioni alla base dell'affermazione.

Il secondo passo della nostra storia conduce nella Francia del Re Sole, diversi secoli dopo. Nel 1678 il filologo Charles du Fresne, signore Du Cange, pubblica un monumentale glossario di termini latini tardoimperiali e medievali, il Glossarium mediæ et infimæ latinitatis[51]. L'opera è riedita più volte nei due secoli successivi, per mano di numerosi studiosi che ne integrano ed ampliano fortemente i contenuti. In essa è citato il passo dei Flores Historiarum sul termine garba, del quale sono riportate le varianti galliche jarbe/gerbe, piccarda garbe e occitana garbo. Partendo da una base di documenti risalenti tra X e XVI secolo[52], gli autori vi collegano col tempo numerose altre voci: il sinonimo garbinus con i derivati verbali garbellare (setacciare) e garbeiare (legare in fasci); il sostantivo gerba, sia come variante di garba, da cui deriva gerberium (mucchio di fasci di spighe, cioè covone), sia nell'accezione di luogo erboso, alla base delle espressioni gerbida terra e gerbum (terra su cui cresce solo erba o campo a pascolo). Gli autori interpretano questa seconda accezione come una forma alternativa di herba/herbidus/herbosus (erba/erboso), al pari di zerbidum, zerbium e zerbus[53][54][55]. I termini menzionati e le rispettive correlazioni, con il variegato insieme di significati che ne corrisponde, costituiscono la base di numerosi studi successivi. Grazie al Du Cange, quindi, si inizia a delineare l'ambito investigativo della nostra storia, il contesto in cui si muoveranno i successivi attori[56].

[WO] Cherubini, Zalli, Ferrari e Ponza

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Nella prima parte del XIX secolo, un secolo e mezzo dopo la prima edizione del Du Cange, giungono i primi contributi italiani alla ricerca, che spostano il focus dall'ampio teatro europeo alla circoscritta realtà dell'Italia settentrionale. Compare per la prima volta il termine garbagna, non ancora in veste di toponimo ma come semplice sostantivo, di cui troviamo sia la definizione che riferimenti indiretti in altre voci, all'interno di diversi dizionari delle parlate locali compilati nell'arco di pochi anni. In rapida successione vediamo: nel 1827 il filologo milanese Francesco Cherubini menziona l'espressione mantovana prat in garba, traducibile come prato maggese, novale, sodo[57]; nel 1830 il torinese Casimiro Zalli fa corrispondere il piemontese sesta all'italiano garbagna o garbina, nel senso di contenitore creato intrecciando vimini, canne, salci o vermene di castagno[58]; nel 1832 il reggiano Giovanni Battista Ferrari riferisce che nella sua terra le espressioni garbàgna e sgarbàgna significano còrba, cestóne[59]; nel 1843 il torinese Michele Ponza afferma che il piemontese garbagna corrisponde all'italiano cesta, cestone[60]. È dunque evidente che non si tratta di un termine limitato alla realtà piemontese, ma utilizzato in un'area ben più ampia, con significati fra loro anche molto distanti[61].

Risale al 1893 la prima proposta di significato per il toponimo Garbagna: basandosi con ogni probabilità sulle indicazioni di Zalli e Ponza relative al semplice sostantivo, lo storico torinese Antonio Manno ritiene il concetto di cesta o gerla valido anche per il toponimo[62][63].

[WO] Mackel e Körting

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Degli stessi anni sono i primi approfondimenti linguistici su diversi termini sinora menzionati, grazie al contributo dei filologi tedeschi, tuttavia non ancora inerenti l'ambito della toponomastica. Nel 1887 Emil Mackel tratta le interconnessioni delle lingue germaniche con il francese e il provenzale, affermando che il vocabolo dell'antico alto tedesco garba corrisponde all'antico francese garbe e al provenzale garba, reperibili nel sostantivo gerbe (covone) e nel verbo gerber (fare i covoni) del francese moderno[64]. Nel 1891 Gustav Körting integra la lista con la versione catalana e spagnola: il sostantivo garba e la relativa forma verbale garbar[65].

[WO] Inizio studi italiani di toponomastica

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Traendo spunto dall'intervento del Manno, occorre sottolineare che tutti i contributi italiani alla ricerca toponomastica fino a questo punto non hanno sfruttato alcun approccio scientifico, si sono bensì basati sull'osservazione, l'intuizione e il ragionamento induttivo. Come nel caso di Antonio Rusconi descritto in precedenza, il rischio insito in tale approccio consiste in risultati approssimativi, talvolta nettamente errati. Spezzando una lancia a favore dei nostri compatrioti, occorre ricordare che essi erano per lo più storici, geografi o semplici eruditi e che il metodo scientifico atto a condurre la ricerca toponomastica nasceva in quegli anni, parallelamente agli sviluppi della dialettologia[66][67]. I prossimi passi della nostra storia vedono quindi un cambio di approccio, caratterizzato da un sempre maggiore rigore scientifico.

[WO] De Gregorio

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Nel 1899, in un trattato di etimologia e lessicografia romanza, il glottologo palermitano Giacomo De Gregorio approfondisce la tesi del Körting, stabilendo per la prima volta una genealogia tra i termini: le forme dell'antico francese e del provenzale deriverebbero dal termine dell'antico alto tedesco. Vede inoltre lo stesso significato nell'occitano garbo, nel piccardo garbe e nel basso latino garba, voci citate dal Du Cange, ma non azzarda proposte sulla loro genealogia. Dubbioso pare sul legame con l'italiano garbello e lo spagnolo garbillo, mentre esclude categoricamente la correlazione col latino crivellum, base dell'italiano crivello e del provenzale crivellar[68][69].

Col nuovo secolo i passi della nostra investigazione tornano ad occuparsi più strettamente di toponomastica, nel campo circoscritto dell'Italia settentrionale.

[WO] Olivieri 1

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Nel 1903 il veneto Dante Olivieri prende in esame i termini ricorrenti nei toponimi della sua regione. Ragionando sulle località Piazza-garba e Monte-garbi, situate presso i piccoli centri veronesi rispettivamente di Mizzole e Marcellise, propone due traduzioni per il termine garbo/garbu che contengono: da un lato il già noto fascio di spighe, citando il De Gregorio, dall'altro il concetto di acerbo, secondo l'utilizzo nella parlata veneta[70]. Diversamente dalla secca traduzione del Manno, così facendo l'Olivieri pone le basi per la riflessione sulla natura di questi termini come descrizioni di luogo. Le due proposte sono frutto rispettivamente dei suoi studi e (con ogni probabilità) del suo vissuto, con risultati molto distanti fra loro, per i quali non esprime preferenza, lasciando agli studiosi successivi l'onere e l'onore di approfondire e trovare la risposta.

[WO] Cessi e Salvioni

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Sempre dal Veneto giunge nel 1905 la prima opera per intero concernente la nostra ricerca, sebbene non incentrata sulla toponomastica in senso stretto. Lo studioso di storia locale Roberto Cessi analizza da una prospettiva linguistica il concetto di sedimen garbum, locuzione traducibile con un generico terreno garbo, ma che si presenta con molteplici sfaccettature semantiche nei documenti padovani risalenti tra il X e il XV secolo. Secondo l'autore, l'espressione denota un terreno abbandonato o trascurato, di scarso valore, solitamente non coltivato, al massimo sfruttato come terra da frutteto, vite o alberi, connotazione diametralmente opposta al concetto di terreno aratorio. Oltre al significato, è indagata l'origine fonetica del qualificativo garbo, per la quale è riferita l'opinione del linguista svizzero Carlo Salvioni, appositamente consultato dal Cessi. Lo svizzero risponde premettendo che il termine corrisponde al gerbo/gerbido dei coevi documenti piemontesi, lombardi e toscani (col significato di sodaglia, terreno non dissodato) e al piemontese ġérbi (italianizzato in gerbido). La voce gerbo, a sua volta, è correlata all'aggettivo żerb (aspro, acido, immaturo, derivante dal latino acĕrbus), le cui sfumature semantiche sono paragonabili al garbo da cui si è partiti. Il Salvioni ritiene che la connessione tra garbo e żerb si origini da una forma *acarbus del latino volgare in uso nell'Italia settentrionale, correlata ad acerbus, che ha portato prima ad *agarbo e infine a garbo. In tal modo spiega il passaggio di consonante da c a g, ma non si pronuncia sul cambio di vocale da e ad a[71].

Nel 1906 il filologo torinese Costantino Nigra segue le orme del Du Cange, presentando al IX Congresso Storico Subalpino un glossario di termini del latino medievale ricorrenti negli statuti piemontesi tra XII e XV secolo[72]. Lo studioso tuttavia non si limita ad elencare, approfondisce ricercando i derivati nelle parlate locali contemporanee e proponendo l'etimologia, che ritiene in gran parte erronea nell'opera ispiratrice. Nell'ambito della nostra investigazione, categorizza i termini utilizzati nei documenti in due gruppi: da un lato gerba (derivante dal francese gerbe) e zerba, tradotti come fascio di biade tagliate; dall'altro cerbu, gerbu, zerbu e zerpu, indicanti sia un terreno incolto che una sodaglia d'erbe e cespugli. Gli elementi di entrambi i gruppi si presentano in molteplici forme: come sostantivi gerbus/gerbum, garbum, jerbus, gerbius, zerpum, zerbus/zerbum e zerbium; come aggettivi gerbidus e zerbidus, reperibili nel piemontese moderno gerbid e gerbi, nel lombardo zerbid e nel mantovano zerbad; come aggettivo zerbius, traducibile con incolto o addirittura devastato. La lista di riferimenti alle parlate locali è cospicua, eccone una veloce carrellata: la voce garbum del padovano antico citata dal Du Cange; la locuzione prat in garba del dialetto mantovano riferita dal Cherubini; la forma gerbu riscontrabile nelle parlate piemontesi e lombarde; gerbius/gerbidus, nell'accezione di luogo arborato e cespugliato, reperibile nel valsesiano gerbius e come gerbia in Valle Anzasca (Verbano-Cusio-Ossola); in Valle di Brosso (Torino) zerbula riprende gerb/zerb; infine un'occorrenza di gerbo col significato di sterpame a Tenda (Alpi Marittime francesi). Tutti i vocaboli hanno forme simili e significati analoghi nel provenzale e nel franco-provenzale, con la differenza che oltralpe prevale il nesso -rp-, mentre in Italia si riscontra maggiormente la variante -rb-. Relativamente all'etimologia, Nigra afferma questi termini romanzi discendere da una base comune latina, nello specifico un sostantivo derivato dal verbo excerpere (estrarre o staccare), e ritiene assolutamente possibile che quest'ultima a sua volta condivida l'origine del germanico garba, correlazione che tuttavia non è in grado di dimostrare, lasciando la questione irrisolta[73]. L'ultima affermazione, in disaccordo con la proposta del De Gregorio che reputava le voci romanze derivate dall'antico alto tedesco, si rivelerà un decisivo passo verso la scoperta del concetto ancestrale che lega l'intera famiglia di termini[74]. Dalla prospettiva della nostra ricerca, il contributo del Nigra risiede nell'aver colto i numerosi nessi tra il latino dei documenti ufficiali e le parlate locali, svelando la pletora di sfumature semantiche fino ad allora mai considerata nella sua interezza.

[WO] Avanzamento decisivo

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Tra gli anni '10 e '20 del XX secolo sono pubblicati alcuni studi sulla toponomastica di varie zone dell'Italia settentrionale, studi che per la prima volta si basano in modo consistente sui risultati dei decenni precedenti. Vediamo dunque un avanzamento decisivo nella nostra investigazione: dall'insieme di termini medievali e dalle loro più o meno consistenti correlazioni si giunge finalmente al significato del toponimo Garbagna. Sulla scia della questione lasciata irrisolta dal Nigra, inoltre, si avviano gli studi sul versante opposto del campo di investigazione: l'origine comune di tutte le voci latine e germaniche esaminate finora.

Nel 1913 il linguista trentino Angelico Prati constata che il Veneto è la regione meglio approfondita dal punto di vista toponomastico, grazie ai contributi di brillanti studiosi quali l'Olivieri. Reputa tuttavia che manchino approfondimenti puntuali su ciascuna provincia, pubblica dunque una raccolta di note nella speranza divenga base dei futuri auspicati studi[75][76]. In un passaggio riesamina i toponimi veronesi Piazza-garba e Monte-garbi considerati dall'Olivieri, respingendo tuttavia le incerte e discordanti proposte di quest'ultimo (fascio di spighe e acerbo). Insoddisfatto, prosegue la ricerca e nota che la parte comune dei due toponimi compare ripetutamente nei documenti del XIII e XVI secolo, sia sotto forma di qualificatore di specifici sostantivi che come sostantivo a sè stante: sedimine Warbo, terra garba e garbum. Memore dell'approfondito articolo pubblicato dal Cessi su quel preciso argomento, è certo della connessione al concetto di terreno incolto, ma non azzarda alcuna proposta etimologica sui due toponimi veronesi[77].

[WO] Massia 1

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Nel 1916, il torinese Pietro Massia, già menzionato nel confutare l'identificazione di Garbagna con Carpaneto (sezione 2.1 - Confutazione), nota con soddisfazione la diffusa e crescente coscienza dell'importanza degli studi toponomastici, concretizzati in opere fondamentali partorite da menti quali il Salvioni e l'Olivieri. Ritiene dunque i tempi maturi per la pubblicazione di un dizionario toponomastico italiano, in quegli anni chimera di ogni studioso del settore. Rammaricandosi dell'esiguità di opere riguardanti la sua regione, si propone di contribuire approfondendo la toponomastica del paese di San Sebastiano al Po (Torino), a lui particolarmente caro[78]. Consultando registri e catasti comunali del XVI e XVII secolo, interrogando gli anziani del luogo su nomi ed espressioni dialettali, integrando ove necessario con citazioni delle grandi raccolte di documenti medievali, pubblica un notevole articolo che, grazie ai numerosi riferimenti ai toponimi ben oltre il territorio di San Sebastiano al Po, giunge a coprire l'intera provincia e le circostanti[79][80]. Questo articolo merita una posizione di tutto rispetto nella nostra investigazione: è per la prima volta descritta l'etimologia del toponimo Garbagna. Nello specifico, all'interno della sezione relativa ai toponimi non classificabili con precisione, Massia dedica un passaggio alla voce garbus. Dapprima ricapitola alcuni significati proposti dal Du Cange: cespuglio, fascio/manipolo di spighe e gerbo, appuntando che nel francese moderno garbe significa manipolo. Data la natura del luogo descritto, tuttavia, propende per il primo significato, cespuglio, assieme al concetto semanticamente prossimo di campo erboso del dialetto padovano e all'espressione terra warba della parlata vicentina (terra non dissodata). Da garbus infine derivano le forme del latino volgare garbànea e garbagna, a loro volta base del toponimo Garbagna, sia alessandrina che novarese, assieme a Garbagnate di Milano[81]. Curiosamente, sebbene gerbo sia tra i significati della voce garbus, Massia non vede alcun nesso alla voce gerbo del medesimo articolo, nonostante l'evidente prossimità semantica (sterpo, stipa): un possibile motivo è individuabile nella diversa origine, l'aggettivo [a]cerbu, altro qualificativo sovente riferito ai terreni[82].

Nel 1919 Angelico Prati torna a contribuire alla nostra causa pubblicando un approfondimento sulla toponomastica della sua terra, il Trentino. Esaminando l'etimologia del nome Gárdolo, località a nord del capoluogo, si sofferma sulla trasformazione della radice germanica wa- in ga-, citando tra gli esempi gli aggettivi veneti garbo, garp e garba, assieme ai trentini ghę́rp e ghę́rba, tutti riferibili al concetto di agro, aspro. Queste voci, ricorrenti nei documenti medievali veneti sia come sostantivi che come aggettivi, hanno lasciato tracce nella toponomastica: i sostantivi garbum terre e garbum, col significato di campagna incolta o sodaglia; gli aggettivi garbus e gerbus, più frequenti, con l'accezione di incolto; i termini warbus e guarbus. Prati annota quindi l'evidente parallelismo col piemontese garv (campo incolto) e reputa la presenza delle forme antiche warbus e guarbus sufficiente a smontare le precedenti proposte etimologiche: sia del Salvioni, che opinava per la derivazione acĕrbu > acerbare > *acarbare > garb[83][84], che del filologo svizzero Wilhelm Meyer-Lübke, favorevole invece all'accezione di amaro mediante il longobardo harw[85][86]. Ricostruisce quindi la base dei suddetti termini in *warb (acerbo), evidentemente correlata al latino acĕrbu. Quest'ultima ha a sua volta una propria discendenza, ravvisabile nelle espressioni lombarde ʐę́rp e ʐę́rba, di medesimo significato[87]. Una personale interpretazione del testo del Prati, il cui periodare risulta a tratti un po' criptico: il concetto di acerbo, dall'autore stimato più antico nelle espressioni del parlato, deve essere successivamente approdato nella toponomastica con le sfumature di immaturo, non pronto, che evidenziano la difficoltà di coltivare un terreno con quelle caratteristiche. Dalla prospettiva della nostra investigazione, sebbene il Prati non indichi se *warb provenga dal contesto germanico, latino, prelatino o altro, la ricostruzione di questa forma ancestrale è un primo passo verso la soluzione della questione lasciata in sospeso dal Nigra.

[WO] Massia 2

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Nel 1922 anche Pietro Massia ricompare tra i nostri contributori, con un articolo sul BSPN focalizzato sui toponimi novaresi derivati da denominazioni vegetali, reperiti nelle pergamene altomedievali conservate presso l'archivio del Duomo di Novara. L'autore ne sottolinea l'importanza poiché costituiscono una formidabile testimonianza della vegetazione locale nel IX-X secolo, sia in termini di specie che di paesaggio, costantemente a rischio di oblio dopo secoli e secoli di attività umana sul territorio[88]. Nell'articolo è finalmente dedicata la tanto agognata voce al nostro toponimo. Diversi documenti datati tra l'881 e il 1027 lo riportano nelle varianti Garbània, Garbànea, Garbaniola e via Garbaniasca[89], che Massia reputa derivazioni del latino garbum, a sua volta proveniente dalla radice dell'antico alto tedesco warb-. Ripercorrendo gli ultimi decenni della nostra investigazione, appare evidente come la discendenza del termine latino dalla voce germanica contrasta con le tesi del De Gregorio e del Nigra, mentre avvalla e integra la proposta del Prati. Riguardo al significato, conferma le conclusioni del suo stesso articolo del 1916: il toponimo Garbagna include le diverse sfumature dei concetti di cespuglio, campo erboso e terra non dissodata. Annota infine che garbum è all'origine del nome di alcuni casati storici, quali i Garbagna, i Garbagnati, i Garbarino, i Garbino, i Garbasso e i Garbaccio[90]. Un'osservazione sulle fonti utilizzate dal Massia: essendosi basato esclusivamente sui documenti dell'archivio del Duomo, lo studioso riporta l'898 come prima occorrenza storicamente accertata del toponimo Garbania; tuttavia, se avesse considerato le fonti del concittadino archivio di San Gaudenzio, avrebbe anticipato all'841, anno del più antico riferimento finora noto[91]. L'imprecisione sarà in seguito riproposta in diverse opere basate sui risultati del Massia[92].

[WO] Nulla di rivoluzionario

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Dagli anni '30 alla fine secolo gli studiosi non aggiungono nulla di rivoluzionario, il significato del nostro toponimo può ormai considerarsi individuato. Le varie pubblicazioni constano sostanzialmente di rielaborazioni delle conclusioni raggiunte da Massia e Prati.

[WO] Olivieri 2

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A quasi trent'anni dal primo apporto alla nostra ricerca, nel 1931 Dante Olivieri contribuisce nuovamente con una delle sue pubblicazioni più note: il dizionario di toponomastica lombarda. Nonostante l'opera includa unicamente voci relative alla Lombardia in senso stretto, numerosi sono i riferimenti alle zone dialettologicamente affini, quali il Novarese[93]. Riproponendo le conclusioni di Massia, l'Olivieri spiega l'etimologia di Garbagnate (Milano) con la derivazione dal termine basso latino garbus, col significato di cespuglieto o campo erboso, alla base di altri toponimi geograficamente prossimi: Garbada (Casteggio, Pavia), Garbagna (Alessandria e Novara[94]), Garbona (frazione di Gambolò, Pavia) e Garbatola (frazione di Nerviano, Milano)[95]. Sono infine riportate alcune espressioni correlate a garbus, semanticamente più o meno distanti: l'antico vicentino terra warba (terra non dissodata) dello stesso Massia[96], l'italiano settentrionale garb (amaro) e il piemontese garv (campo sterile) del Meyer-Lübke[97]. Pur come nota secondaria di un'altra voce, l'aggregazione di risultati operata dall'Olivieri frutta all'etimologia oggetto della nostra investigazione l'onore della menzione in un dizionario, uscendo dal ristretto ambito degli studi specialistici.

[WO] Olivieri 3

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Passano altri trent'anni, durante i quali l'Olivieri raccoglie un'imponente mole di studi effettuati sulla toponomastica piemontese nei decenni precedenti (propri e altrui), riproponendoli in un'opera integrale che intende facilitarne la consultazione e favorire le ricerche successive: nel 1965 vede dunque la luce il dizionario toponomastico piemontese[98]. In esso l'autore fregia finalmente Garbagna dell'onore di una voce interamente dedicata. Come nel dizionario precedente, la trattazione si fonda sulla tesi del Massia con la derivazione dal basso latino garbus, esposta in questa sede più dettagliatamente. Relativamente al significato, è dapprima riportato l'ormai preponderante e consolidato concetto di cespuglieto o campo erboso, chiaro riferimento alla peculiarità del territorio in epoca storica, coperto da fitta vegetazione fino al XVIII secolo[99]. Tuttavia l'Olivieri non circoscrive le proprie fonti ai suddetti studi linguistici dei decenni precedenti, cerca riscontri anche nelle parlate locali, riproponendo l'accezione di cestone, molto distante dal significato principale e da decenni non più considerata[100], assieme all'espressione garv (campo sterile) ricordata dal Meyer-Lübke[101][102][103].

Nel 1966 giunge un contributo dal versante sudorientale dell'Italia settentrionale, la Romagna, alla cui toponomastica lo studioso Antonio Polloni dedica un intero volume. Una voce esamina il toponimo Garbagni (località presso Conselice, Ravenna), correlato all'italiano garba e al latino medievale garbum, a loro volta derivanti dal franco warbo, espressione che designa la terra non coltivata. L'affermazione, che chiaramente riprende la genealogia di termini proposta dal Massia, propone di quest'ultima un utile approfondimento, essendo la lingua franca un dialetto dell'antico alto tedesco menzionato dallo studioso torinese[104]. La rilevanza del contributo, tuttavia, risiede nell'individuazione dell'origine di tutte le voci considerate nel termine prelatino *gerbo o garbo, traducibile col concetto di sterile[105]: al pari del Prati, sebbene in disaccordo, la proposta fornisce una seconda meno vaga risposta alla questione lasciata in sospeso dal Nigra: meno vaga, in quanto il Polloni identifica il termine originario come prelatino, mentre il Prati non aveva fornito alcun dettaglio.

[WO] Franzosi

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Come anticipato nell'incipit della sezione, nel 1985 la novarese Franca Franzosi dedica la propria tesi di laurea all'oratorio di Santa Maria di Garbagna. Nel capitolo di presentazione del paese, l'autrice si sofferma sull'etimologia del toponimo, riprendendo l'opinione di Massia che individua l'origine nel termine latino medievale garbum, a sua volta derivante dalla radice germanica warbo, corrispondente al significato di sterile, non coltivato. Riportandone la considerazione che l'espressione terrenum garbum indica generalmente un terreno non dissodato, ma talvolta un campo erboso non coltivato, l'autrice avanza l'originale ipotesi, assai calzante, che l'ambivalenza di tale espressione rifletta perfettamente la conformazione geologica del territorio in questione: l'accezione di terreno sterile non dissodato descrive la zona orientale pianeggiante, arida e asciutta, un tempo paludosa, mentre il concetto di campo erboso non coltivato riflette le caratteristiche della zona occidentale leggermente collinosa, più adatta al pascolo e alla coltivazione. Il toponimo racchiude dunque entrambi i significati, indicando al contempo entrambe le configurazioni paesaggistiche[106].

[WO] Garzanti

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Nell'inarrestabile marcia verso la gloria imperitura, il 1990 vede Garbagna inclusa nel dizionario toponomastico Garzanti, con una voce compilata dalla studiosa Alda Rossebastiano, autrice già menzionata in questa sede per la stessa opera, nell'ambito della confutazione dell'ipotesi relativa alla località di Carpaneto. La trattazione riassume essenzialmente le conclusioni del Massia e dell'Olivieri sulla derivazione dal basso latino garbus. A differenza delle fonti finora consultate, tuttavia, il dizionario qualifica il toponimo come derivazione aggettivale del sostantivo garbus: ne è quindi rimarcato il ruolo descrittivo, descrittivo di un territorio selvaggio e boschivo, espressione che riflette l'unico significato ormai riconosciuto[107].

La questione dell'origine comune dei termini incontrati finora, lasciata irrisolta dal Nigra nel 1906, ha visto le risposte parziali e non concordi del Prati e del Massia negli anni successivi, quest'ultima ripresa dal Polloni. Per giungere ad una risposta esauriente è tuttavia necessario l'apporto di una diversa disciplina, nata ai primi del XIX secolo ma non ancora considerata dai nostri contributori: l'indoeuropeistica, la branca della linguistica storica e della linguistica comparativa che mira a ricostruire il protoindoeuropeo dalle lingue che ne sono derivate.

[WO] Santano Moreno

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Nel 2003 il linguista spagnolo Julián Santano Moreno dedica un approfondito articolo alla radice indoeuropea *(s)kerb(h)-, concetto traducibile con intrecciare, incurvare, contrarsi, raggrinzire. Da tale radice deriva una moltitudine di parole appartenenti a molte lingue europee (francoprovenzale, dialetti italiani, sardo, occitano, basco, greco, latino, celtico, lingue iberiche, germaniche, baltiche e slave) che a prima vista paiono totalmente scorrelate: ramo, cesta, carro, cespuglio, pianta secca, foglia caduta, setaccio, legna da ardere, per citarne alcune. Applicando la teoria delle somiglianze di famiglia[108], Santano Moreno dimostra come questo insieme eterogeneo di termini sia riconducibile ai concetti generali di secco, attorcigliato e ritorto, permettendoci quindi di intravedere il continuum semantico che ne lega intrinsecamente ciascun elemento e che riporta al concetto primordiale espresso dalla radice indoeuropea[109]. Di conseguenza la questione lasciata aperta dal Nigra un secolo prima ottiene finalmente risposta. Al tempo stesso acquisisce validità gran parte degli etimi proposti nei secoli, dal più lontano fascio di spighe, alla cesta e al più recente luogo cespuglioso ed incolto, tutte declinazioni del generico concetto di intrecciato: il fascio di spighe è intuitivamente accostabile ad un intreccio di spighe, la cesta è costituita da legno intrecciato, un luogo cespuglioso si presenta come un intreccio di arbusti. Di quest'ultima sfumatura, proposta dal Massia e sostenuta dai dizionari toponomastici dell'Olivieri, non è tuttavia confermata la derivazione dalla radice germanica warb-, che Santano Moreno non menziona. È infine rigettata la posizione del Prati che individua l'origine dei termini in garb- nel latino acĕrbus (immaturo, aspro, acre, amaro).

Contestualizzazione

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Sviscerati ormai significato e origine del toponimo, è utile completare il quadro con una contestualizzazione dell'utilizzo iniziale. Il contributo giunge dallo storico novarese Giuseppe Balosso, che nel 1981 pubblica il celebre articolo L'impianto territoriale antico, fondamento di numerosi studi storici sul Basso Novarese. In esso l'autore ritiene che il toponimo fosse in origine la descrizione qualitativa di una zona inizialmente esclusa dalla pratica della limitatio romana del I secolo a.C., dalla quale solo in seguito si ricavò un terreno, in concomitanza alle dilatazioni delle colture dei secoli successivi. L'iniziale esclusione dalla limitatio è supportata dalla constatazione, provata dalle carte dell'Istituto Geografico Militare al 25000, che l'occorrenza della pratica nel territorio di Garbagna (per la precisione, lungo la strada che porta a Terdobbiate) è l'unica nella fascia di territorio a sud di Novara compresa tra i torrenti Terdoppio ed Agogna, corrispondente al terrazzo fluvioglaciale Novara-Vespolate. Il suolo irregolare coperto di brughiere e foreste e costellato di paludi convinse gli amministratori romani ad ignorare inizialmente la zona, ritenuta di scarso interesse nella loro ottica di rigorosa organizzazione territoriale[110].

Balosso arricchisce così la motivazione del toponimo, fornendo inoltre preziose indicazioni sulla collocazione temporale della sua introduzione. Il passaggio semantico che menziona, da semplice qualificazione a vera e propria designazione di luogo, è un fenomeno spiegato molto chiaramente da Santano Moreno nel più generico contesto della linguistica: la qualificazione, una volta associata ad un oggetto, si converte nella sua designazione e si separa dalla sua famiglia semantica. Tale fenomeno è tra i fondamenti dell'evoluzione dell'indoeuropeo *(s)kerb(h)- nella moltitudine di termini derivati nelle lingue moderne[111].

Non esiste un documento storico che motiva inequivocabilmente il toponimo Garbagna, tuttavia si può affermare con ragionevole certezza che in origine esso indicava un terreno coperto di vegetazione, con una fitta e intricata sterpaglia difficile da percorrere ed impossibile da coltivare. Non sorprende che tale caratterizzazione sia prossima alla definizione di brughiera, paesaggio tipico del Basso Novarese.

Nell'italiano moderno troviamo pochi termini ad esso imparentati, il cui maggiore rappresentante è certamente gerbido, non a caso sinonimo della brughiera appena citata. Più numerose e variegate, sia nella forma che nel significato, sono invece le corrispondenze nelle parlate locali con le radici gerb-/garb-, gherb-/gherp- e zerb-/zerp-, traducibili come campo erboso, terra non dissodata, sterpaglia, cespuglieto, assieme alle accezioni di cesta e covone, tutti reperibili anche nelle lingue romanze d'oltralpe. Rilassando un poco i vincoli della somiglianza formale e della prossimità semantica, si giunge a correlare un insieme ben maggiore di termini appartenenti a numerose lingue europee (alcuni dei quali contenenti la radice germanica warb-), con significati che spaziano dal fascio di spighe al ramo, al carro, al setaccio e alla pianta secca, per citarne alcuni. Tali correlazioni, sorprendenti a prima vista, sono state dimostrate grazie all'evoluzione degli studi linguistici degli ultimi decenni, che hanno consentito di ricostruire il concetto originario da cui tutti i termini citati discendono, compreso il toponimo Garbagna: la radice indoeuropea *(s)kerb(h)-, traducibile con intrecciare, incurvare, raggrinzire.

Una personale considerazione: essendo entrambi contributori del BSPN, è davvero curioso che il Cassani, membro della Società Storica Novarese e maggiore propugnatore dell'etimologia basata sul bosco di carpini, non abbia considerato l'importantissimo lavoro del Massia pubblicato sulla rivista della società. Al tempo stesso è curioso che il Cassani non abbia considerato gli accenni a Carpaneto all'interno delle Consignationes, essendone uno dei curatori della trascrizione.

Spunti di approfondimento

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Dopo le considerazioni da parte di Prati e Massia all'inizio del XX secolo, la radice germanica warb- e i suoi derivati non sono più menzionati negli studi riportati in questa sede. Esistono tuttavia opere che li riprendono in esame e potrebbero fornire basi per approfondirne l'evoluzione nel contesto della loro famiglia di toponimi, parallela all'evoluzione della radice latina garb- qui trattata. A titolo di esempio, nel 2010 la studiosa Daniela Fruscione parla della voce dell'antico alto tedesco (h)warb/(h)werb e dei suoi significati ruotare, girare, curvare[112], semanticamente prossimi ai concetti di intrecciare e torcere proposti da Santano Moreno per il termine indoeuropeo da cui deriva Garbagna.

Partendo dal suddetto concetto di intrecciare e osservando la medesima radice garb-, ho ipotizzato che Garbagna fosse correlata a garbuglio, termine dal significato comparabile a quello originario del toponimo. Le ricerche finora condotte, tuttavia, ne hanno riportato un'etimologia incerta, solo a tratti correlata[113][114][115]. L'eventuale conferma del nesso consentirebbe una più immediata comprensione del toponimo, la cui forma primordiale ha pochi derivati diretti nell'italiano moderno.

  1. ^ Dato il consistente numero di contributori menzionati e la forte dipendenza di ciascun contributo dai risultati dei predecessori, si è optato di evidenziare le occorrenze degli autori in grassetto per favorirne l'individuazione a colpo d'occhio, per seguire al meglio l'evoluzione degli studi.
  2. ^ Cassani e Colli, 1948Capitolo I: Garbagna Novarese, pp. 12-13.
  3. ^ Cassani e Colli, 1948Capitolo II: Il suo nome, pp. 15-16.
  4. ^ Incrociando le informazioni di altre fonti con i dettagli forniti dal Cassani in successivi passi dell'opera, è possibile identificare gli specifici documenti delle prime due date:
    • HPM, 1836Maginardo, visconte di Pombia, dona a San Gaudenzio di Novara un podere nel territorio di Garbagna (giugno 841), p. 39, doc. XXIII;
    • BSSS 79Eugenio III, papa, conferma i possessi ed i privilegi della Chiesa di Novara (5 luglio 1148), p. 254, doc. CCCLIV.
  5. ^ Cassani e Colli, 1948Capitolo II: Il suo nome, pp. 15-16.
  6. ^ In realtà il Rusconi stima il documento del maggio 1068 ed identifica la contessa con Adelaide marchesa di Susa e contessa di Torino (1016-1091), basandosi sul passo «Enricus gratia Dei Imperator Augustus anno imperii Deo propitio sesto, decimo Kalendas medias indicione sesta». Lo stesso anno Domenico Carutti ne critica l'identificazione, affermando che si tratta invece di Adelaide contessa di Parma, figlia di Manfredo ( Domenico Carutti, Della contessa Adelaide, di re Arduino e delle origini umbertine, in Regia deputazione di storia patria per le province della Toscana, dell'Umbria e delle Marche (a cura di), ASI (quarta serie), X, Firenze, G. P. Viesseux, 1882, pp. 51-52, punto XI. URL consultato il 10 settembre 2023.). Anche Giovan Battista Morandi menziona in seguito l'erronea interpretazione, retrodata il documento al 22 aprile 1053 e ribadisce l'impossibile corrispondenza con Adelaide di Susa ( Giovan Battista Morandi, Le pergamene del Museo Civico, in BSPN, n. 2, Novara, Stab. Tip. E. Cantone, 1911, pp. 83-84. URL consultato il 7 agosto 2023.).
  7. ^ «Carpenedo così nomata dai boschi di Carpina (Carpinus betulus) sarebbe l'odierna Carpania, volta in Garbagna.» (Rusconi, 1882Adelaide di Savoia, pp. 28-29).
  8. ^ Cassani e Colli, 1948Capitolo II: Il suo nome, pp. 15-16.
  9. ^ Cassani, Mellerio, Tosi, 1937Hec est consignatio quam facit presbiter Ubertus Fragonerius de Terchate de bonis et rebus, terris et possessionibus spectantibus et pertinentibus Ecclexie Sancti Michaelis de Garbanea, quam vero consignationem fecit dictus presbiter Ubertus tanquam rector et benefitialis ecclexie superius memorate, p. 263.
  10. ^ Cassani e Colli, 1948Capitolo VIII: La consegna dei beni ecclesiastici di Garbagna nel 1347, pp. 57-59.
  11. ^ Colli, 1978Garbagna Novarese - Il suo nome, p. 11; Nibbiola - I castelli di Nibbiola, p. 35; Vespolate - Nel territorio di Vespolate c'era una volta il comune di Stodegarda, p. 66.
  12. ^ Storia, su Comune di Garbagna Novarese. URL consultato il 28 dicembre 2022.
  13. ^ Francesca Ortolano, Comune di Garbagna Novarese, su Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche (SIUSA). URL consultato il 28 dicembre 2022.
  14. ^ Pro Garbagna, Pro Garbagna - 25o anniversario, Garbagna Novarese, 2007, p. 11.
  15. ^ Gruppo Alpini di Garbagna, Garbagna Novarese 12-13-14 giugno 2015 - 20o anniversario del Gruppo - Festa Sezionale 2015 (PDF), 2015. URL consultato il 28 dicembre 2022. Ospitato su Associazione Nazionale Alpini.
  16. ^ L'origine mi è stata personalmente confermata dal titolare, il sig. Franco Divisionali. L'attività ha chiuso diversi anni addietro, tuttavia l'insegna col nome in questione è rimasta fino attorno al 2020, consentendomi di ricordarla.
  17. ^ Cassani e Colli, 1948Capitolo V: Il castello, p. 29.
  18. ^ Per approfondire la storia del castello di Garbagna, si veda Andenna, 1982Castelli di Nibbiola, di Montarsello e di Garbagna, pp. 217-223.
  19. ^ Alcune testimonianze del querco-carpineto come elemento primario della flora autoctona del Basso Novarese:
  20. ^ Dall'archivio capitolare del Duomo di Novara:
    • settembre 985: Adelberto del fu Raginaldo di Mosezzo vende beni a Berengario del fu Amedeo pure di Mosezzo (BSSS 78,  pp. 157-158, doc. XCIV);
    • 18 ottobre 1022: Ottone, conte di Lomello, tiene un placito in conferma della donazione di metà del castello di Mosezzo e di beni in Carpaneto e Vachingo fatta da Cristina, vedova di Berengario, alle chiese di Santa Maria e di San Gaudenzio di Novara (BSSS 78,  pp. 261-265, doc. CLV);
    • 20 ottobre 1062: Adelaide contessa, figlia del fu Manfredo marchese e vedova di Oddone [di Savoia], dona alle chiese di Santa Maria e di San Gaudenzio metà del castello di Mosezzo e beni in Carpaneto e Vachingo (BSSS 79,  pp. 58-60, doc. CCXV);
    • 27 luglio 1065: Berengario, figlio di Litone di Monmorino, e Berta del fu Tebaldo, sua moglie, rinunziano ad ogni pretesa sulla metà della corte e castello di Mosezzo, della cappella di Santo Stefano e di beni in Vachingo e Carpaneto (BSSS 79,  pp. 66-67, doc. CCXX).
    Dall'archivio della Basilica di Sant'Antonino di Piacenza:
    • 14 luglio 1050: Donazione di Ranfredo arciprete della chiesa di Novara di beni acquistati dal conte Adalberto e dalla contessa Adelaide di Parma sua moglie ( Domenico Carutti, Il conte Umberto I (Biancamano) e il re Ardoino, Ermanno Loescher, 1884, p. 294, doc. IV. URL consultato il 26 marzo 2023. Ospitato su Google Libri.).
    Dall'archivio di San Giulio d'Orta:
    • 22 aprile 1053: Adelasia del fu Manfredo, vedova di Adalberto conte [di Vercelli], dona a Rodolfo, figlio del fu Gotofredo di Besate, alcuni beni posti a Stoerda, in Poonera, in Vespolate ed in Carpenedo ((LAIT) Giovan Battista Morandi (a cura di), Le carte del Museo Civico di Novara (881-1346), in BSSS 77/2, Pinerolo, 1913, pp. 33-35. ).
  21. ^ Carlo Dionisotti, Le famiglie celebri medioevali dell'Italia superiore, Torino, Tip. L. Roux e C., 1887, pp. 88, 181. URL consultato il 20 agosto 2023. Ospitato su Google Libri.
  22. ^ Pietro Massia, Di alcuni nomi locali del Novarese - Considerazioni etimologiche, in BSPN, n. 4, Novara, Stab. Tip. Cattaneo, 1927, p. 365. URL consultato il 20 agosto 2023.
  23. ^ Giuseppe Sergi, Movimento signorile e affermazione ecclesiastica nel contesto distrettuale di Pombia e Novara fra X e XI secolo (PDF), in Studi medievali (serie III), Spoleto, 1975, pp. 178-185, 203-206. URL consultato il 14 agosto 2023.
  24. ^ Andenna, 1982Castello di Vespolate, p. 261.
  25. ^ Colli, 1978Garbagna Novarese - Il suo nome, p. 11; Nibbiola - I castelli di Nibbiola, p. 35; Vespolate - Nel territorio di Vespolate c'era una volta il comune di Stodegarda, p. 66.
  26. ^ Giancarlo Andenna, Per un censimento dei castelli, in Maria Laura Gavazzoli Tomea (a cura di), Novara e la sua terra nei secoli XI e XII - Storia, documenti, architettura, Milano, Silvana Editoriale, 1980, pp. 313, 318.
  27. ^ Andenna, 1982Castello di Vespolate, p. 261.
  28. ^ Cassani, Mellerio, Tosi, 1937Hec est consignatio terrarum et possessionum facta per suprascriptum presbiterum Ubertinum cappellanum altaris Sancte Marie siti in Ecclexia Sancti Stepheni iacentium in loco et terratorio Sancti Petri de Moxitio, p. 149.
  29. ^ Nicoletta Bazzani, I documenti artistici - Vespolate, in Emiliana Mongiat e Bruno Radice (a cura di), Il Basso Novarese, Percorsi - Storia e documenti artistici del Novarese, Novara, Provincia di Novara, 1993, p. 16. URL consultato il 26 marzo 2023. Ospitato su Calameo.
  30. ^ Massia, 1922Carpanetum/Carpanedum, p. 45, n. 8.
  31. ^ Olivieri, 1965Carpenàto, p. 115.
  32. ^ Garzanti, 1990Carpaneto Piacentino, Carpenedolo, Carpeneto, Carpi e Carpineti, pp. 146-147.
  33. ^ I toponimi Carpignano Sesia (Novara) e Cura Carpignano (Pavia) sono esclusi, in quanto derivazioni di nomi personali latini non correlati a càrpinus, rispettivamente *Calpinius e Carpinius (Garzanti, 1990Carpignano Sesia e Cura Carpignano, pp. 147, 243). Si veda la sezione Suggerimento per un prezioso consiglio in merito, offerto da Dante Olivieri.
  34. ^ Gian Paolo Mondino, I nomi delle piante nelle parlate del Piemonte (PDF), in Bollettino del Museo Regionale di Scienze Naturali, vol. 34, n. 1-2, Torino, 15 dicembre 2017, p. 33. URL consultato il 9 settembre 2023.
  35. ^ Rusconi 1882Adelaide di Savoia, p. 29.
  36. ^ Cassani e Colli, 1948Capitolo II: Il suo nome, pp. 15-16.
  37. ^ HPM, 1836Maginardo, visconte di Pombia, dona a San Gaudenzio di Novara un podere nel territorio di Garbagna (giugno 841), p. 39, doc. XXIII.
  38. ^ BSSS 78Vespelado vende beni in Olengo a Madelberto detto Abone (27 febbraio 902), p. 31, doc. XXI.
  39. ^ BSSS 79Eugenio III, papa, conferma i possessi ed i privilegi della Chiesa di Novara (5 luglio 1148), p. 254, doc. CCCLIV.
  40. ^ Cassani, Mellerio, Tosi, 1937,  pp. 68, 77-78, 81, 105, 124, 126, 131, 214, 216, 262-263, 265, 268.
  41. ^ (LA) Statuta civitatis Novariae, Novara, Francesco Sesalli, 1583, pp. 9, 190, 198, 206. URL consultato il 9 settembre 2023. Ospitato su Google Libri.
  42. ^ (LA) Carlo Bascapè, Terminatio, seu Vicariatus Vespolati, in Novaria seu de Ecclesia Novariensi, Novara, Geronimo Sessallo, 1612, p. 41. URL consultato il 16 settembre 2023. Ospitato su Google Libri.
  43. ^ Colli, 1978Garbagna Novarese - Il suo nome, p. 11.
  44. ^ Le esatte parole del Colli: «Il prof. Gabotto, dopo aver nominato i cinque Municipi romani dell'alta Italia, elenca i nomi di paesi derivanti dal latino. Galliate da Galius, GARBAGNA da GALBA, Nibbiola da Naevius, ecc..». Per comprendere al meglio l'affermazione e le sue ragioni, la fonte è stata ricercata nelle seguenti opere, sfortunatamente senza successo:
  45. ^ Cassani e Colli, 1948Capitolo II: Il suo nome, pp. 15-16.
  46. ^ Gustavo Strafforello, Parte prima - Alta Italia, in La Patria - Geografia dell'Italia, vol. 3 - Provincia di Alessandria, Torino, UTET, 1890, pp. 228-229. URL consultato il 28 dicembre 2022. Ospitato su Google Libri.
  47. ^ Dante Olivieri, Introduzione - Il metodo degli studi toponomastici, in Dizionario di toponomastica lombarda, 2ª ed., Milano, Casa Editrice Ceschina, 1961 [1931], pp. 7-8. URL consultato il 14 luglio 2023. Ospitato su Internet Archive.
  48. ^ Franzosi, 1985Capitolo I: Garbagna - Il centro abitato, p. 6, nota 9
  49. ^ (LAEN) Henry Richards Luard (a cura di), De coronatione et genealogia Alfredi regis, in Flores Historiarum, vol. 1, Cambridge University Press, 2012 [1890], p. 444, ISBN 978-1108-053-34-1. URL consultato il 9 marzo 2023. Ospitato su Google Libri.
  50. ^ Diversamente dalle altre fonti citate, per i Flores Historiarum non è esplicitato alcun autore nel corpo del testo, poiché varie mani hanno contribuito alla composizione e non vi è certezza di attribuzione, specialmente per la parte più antica. Compilatore della versione iniziale, compreso il passo citato, si suppone essere John De Cella, conosciuto anche come John di Wallingford, abate di St. Albans dal 1195 al 1214 ((EN) William Lewis Jones, Chapter IX: Latin Chroniclers from the Eleventh to the Thirteenth Centuries - Section 19: Matthew Paris, in Adolphus William Ward, Alfred Rayney Waller, William Peterfield Trent, John Erskine, Stuart Pratt Sherman e Carl Van Doren (a cura di), The Cambridge History of English and American Literature, vol. 1, New York, Cambridge, G. P. Putnam's Sons, Cambridge University Press, 2000, ISBN 1-58734-073-9. URL consultato il 18 aprile 2023. Ospitato su Bartleby.).
  51. ^ L'autore è universalmente conosciuto semplicemente come Du Cange, espressione che per metonimia è giunta a designare anche il glossario stesso, data l'importanza e la notorietà dell'opera.
  52. ^ Le principali fonti delle voci citate:
    • gli statuti cittadini di Asti (1534), Avigliana (in provincia di Torino, 1496), Marsiglia (1269), Padova (1482), Torino (1360) e Vercelli (XIII o XIV secolo);
    • i documenti riportati nell'opera S.R.E. Cardinalium, archiepiscoporum, episcoporum, et abbatum Pedemontane regionis chronologica historia del vescovo di Saluzzo Francesco Agostino Della Chiesa (1645);
    • i documenti riportati in Antiquitates Italicae Medii Aevi dello storico emiliano Ludovico Antonio Muratori (1738);
    • gli archivi di alcune istituzioni ecclesiastiche, quali l'Abbazia di San Vittore di Marsiglia (1330).
  53. ^ (LA) Charles du Fresne, Glossarium mediæ et infimæ latinitatis, vol. 3, Parigi, Firmin Didot, 1844 [1678], pp. 477-478, 511. URL consultato il 26 febbraio 2023. Ospitato su Google Libri.
  54. ^ (LA) Charles du Fresne, Glossarium mediæ et infimæ latinitatis, vol. 6, Parigi, Firmin Didot, 1846 [1678], p. 933. URL consultato il 7 aprile 2023. Ospitato su Google Libri.
  55. ^ Questi ultimi termini con radice zerb- mi hanno fatto sospettare che la voce italiana zerbino fosse correlata, essendo talvolta questi oggetti costituiti da fasci intrecciati. Confermando tuttavia il suggerimento dell'Olivieri riportato alla sezione Suggerimento, il termine deriva in realtà dall'arabo zirbiy, col significato di tappeto o cuscino ( żerbino, su Vocabolario online - Treccani, Istituto della Enciclopedia Italiana Giovanni Treccani. URL consultato il 7 ottobre 2023.).
  56. ^ Altri significati riportati nel Du Cange, omessi per brevità dall'esposizione per lo scarso interesse nel nostro ambito: frazione della decima (garba decimae), specie di radice aromatica (garbina), unità di misura (garbinum , non chiaro se di peso o volume), nome di vento africano (Garbinus).
  57. ^ Francesco Cherubini, Vocabolario mantovano-italiano, Milano, Gio Batista Bianchi & C., 1827, p. 101. URL consultato il 3 giugno 2023. Ospitato su Google Libri.
  58. ^ Casimiro Zalli, Dizionario Piemontese, Italiano, Latino e Francese, vol. 2, 2ª ed., Carmagnola, Tip. di Pietro Barbiè, 1830, p. 391. URL consultato il 26 febbraio 2023. Ospitato su Google Libri.
  59. ^ Giovanni Battista Ferrari, Vocabolario reggiano-italiano, Reggio Emilia, Tip. Torreggiani e C., 1832, p. 348. URL consultato il 26 febbraio 2023. Ospitato su Internet Archive.
  60. ^ Michele Ponza, Vocabolario piemontese-ital. e italiano-piem., Torino, Tip. di G. B. Paravia e Comp., 1843, pp. 32, 124. URL consultato il 6 gennaio 2022. Ospitato su Google Libri.
  61. ^ Parlando con un garbagnese dell'accezione cesta documentata da Zalli, Ferrari e Ponza nella prima metà del XIX secolo, al mio interlocutore è parso immediato il nesso col termine dialettale cavagna (canestro, paniere, cesta di vimini). Tuttavia, sebbene somigliante per grafia e significato a Garbagna e sebbene il linguista spagnolo Santano Moreno riporti che vari termini dell'Italia settentrionale in garb- significano cesta (Santano Moreno, 2003,  pp. 6-7, 11), ha diversa origine: il sostantivo latino cavum, mediato dalla forma aggettivale cavaneus. Si vedano in merito:
    • Ernesto Maranesi e Pietro Papini, Cavàgn, in Vocabolario modenese-italiano, Modena, Società Tipografica - Antica Tip. Soliani, 1893, p. 104. URL consultato il 6 aprile 2023. Ospitato su Google Libri.;
    • Giovanni Galvani, Cavàgn, in Saggio di un glossario modenese, Modena, Tip. dell'Immacolata Concezione, 1868, p. 227. URL consultato il 6 aprile 2023. Ospitato su Google Libri.;
    • Rivoira, 2012cavagnus, cavagna, p. 59;
    • John Basset Trumper e Maria Teresa Vigolo, Società Italiana di Glottologia, Il Veneto presente e passato (PDF), Varietà e continuità nella storia linguistica del Veneto, Padova e Venezia, 3-5 ottobre 1996. Atti del Convegno., Roma, Il Calamo, 1998, pp. 205-283. URL consultato il 2 agosto 2023.
  62. ^ Antonio Manno, Bibliografia storica degli stati della monarchia di Savoia, a cura di Regia Deputazione di Storia Patria, vol. 5, Torino, F.lli Bocca, 1893, p. 389. URL consultato il 6 gennaio 2022. Ospitato su Google Libri.
  63. ^ Per la precisione, il Manno riferisce il significato solo per Garbagna d'Alessandria. Tuttavia, essendo la voce su Garbagna Novarese immediatamente successiva nell'opera, si può presumere che l'affermazione valga anche per quest'ultima.
  64. ^ (DE) Emil Mackel, Die germanischen Elemente in der französischen und provenzalischen Sprache, Heilbronn, Gebr. Henninger, 1887, pp. 62, 149, 180. URL consultato il 16 marzo 2023. Ospitato su Google Libri.
  65. ^ (DE) Gustav Körting, Lateinisch-romanisches Wörterbuch, Paderborn, Ferdinand Schöningh, 1891, p. 357, n. 3606. URL consultato il 16 marzo 2023. Ospitato su Google Libri.
  66. ^ Giovan Battista Pellegrini, Introduzione - Storia delle ricerche toponomastiche, in Toponomastica italiana: 10000 nomi di città, paesi, frazioni, regioni, contrade, fiumi, monti spiegati nella loro origine e storia, Milano, Ulrico Hoepli, 1990, pp. 21-22, Sezione 18, ISBN 88-203-1835-0. URL consultato il 21 maggio 2023. Ospitato su Google Libri.
  67. ^ Convenzionalmente l'avvio dello studio scientifico della toponomastica in Italia è fissato tra il 1871 e il 1873, in occasione rispettivamente della pubblicazione dell'opera Di alcune forme di nomi locali nell'Italia superiore del torinese Giovanni Flechia e dell'articolo Proemio del goriziano Graziadio Isaia Ascoli.
  68. ^ Giacomo De Gregorio, Contributi alla etimologia e lessicografia romanza, con ispeciale considerazione ai vernacoli siciliani, in SGI, n. 1, Torino, Ermanno Loescher, 1899, pp. 100-101. URL consultato il 23 febbraio 2023.
  69. ^ Il rapporto con l'italiano garbello e lo spagnolo garbillo sarà confermato da Santano Moreno nel 2003, si veda la sezione XXI secolo.
  70. ^ Dante Olivieri, Studi sulla toponomastica veneta, in SGI, n. 3, Torino, Ermanno Loescher, 1903, p. 147. URL consultato il 23 febbraio 2023.
  71. ^ Roberto Cessi, Nuove ricerche intorno alla dizione "sedimen garbum" negli antichi documenti padovani, in Atti e memorie della R. Accademia di scienze, lettere ed arti in Padova, vol. 21, Padova, Tip. Giovanni Battista Randi, 1905, pp. 277-286. URL consultato il 21 febbraio 2023. Ospitato su Internet Archive.
  72. ^ Nello specifico, gli statuti di Alessandria (1179-1297), Biella (XIII secolo), Casale-Monferrato (XIV secolo), Chivasso (1305-1419), Pavone Canavese (1326-1346), Pinerolo (1280-1382), Romano Canavese (1315), Tenda (Alpi Marittime francesi) (1276-1370), Torino (1360-1376), Tortona (1327-1473) e Vercelli (1241-1341).
  73. ^ L'evoluzione del nesso -rp- di excerpere nella variante sonora -rb- di tutti termini predetti sarebbe una forte motivazione a favore dell'ormai confutata derivazione di Garbagna da Carpania sostenuta dal Rusconi e dal Cassani.
  74. ^ Nigra, 1906,  pp. 2-5, 64-68.
  75. ^ La base della raccolta è costituita dai primi quattro volumi del MGH - Diplomatum regum et imperatorum Germaniae, pubblicati ad Hannover tra il 1879 e il 1909, che riportano documenti risalenti al X e all'XI secolo contenenti numerosissimi riferimenti ai toponimi italiani. Prati tuttavia nota diverse errate corrispondenze tra i nomi antichi e moderni, che reputa dovute all'impreparazione del compilatore. Scopo della sua raccolta è dunque fornire ai futuri studiosi un'aggregazione corretta di informazioni sui toponimi veneti, integrata con i riferimenti contenuti in altre opere.
  76. ^ Prati, 1913,  pp. 89-90.
  77. ^ Prati, 1913,  pp. 110-111.
  78. ^ Massia, 1916Introduzione, pp. 249-250.
  79. ^ Massia, 1916Introduzione, pp. 251-254.
  80. ^ Le fonti in dettaglio:
    • i cinque volumi del catasto di San Sebastiano al Po (1541-1669);
    • (LAIT) Edoardo Durando e Vincenzo Druetti (a cura di), Le carte dell'Archivio Comunale di Chivasso fino al 1305, in Cartari minori, collana BSSS 42/1, vol. 1, Pinerolo, Pietro Celanza e C., 1908. URL consultato il 13 giugno 2023. Ospitato su BEIC.;
    • (LA) Diplomatum regum et imperatorum Germaniae, collana MGH, vol. 1/2/3, Hannover, 1879-1903.;
    • (LAIT) Chartarum, collana HPM, vol. 1/2, Torino, 1836-1853..
  81. ^ Massia, 1916Nomi locali di varia origine, p. 297.
  82. ^ Massia, 1916Nomi locali da nomi di piante, p. 272.
  83. ^ Carlo Salvioni, Il dialetto di Poschiavo, a proposito di una recente descrizione, in Reale Istituto Lombardo di Scienze e Lettere - Rendiconti, n. 39 (serie II), Milano, Ulrico Hoepli, 1906, p. 483, nota 2. URL consultato il 19 marzo 2023.
  84. ^ Carlo Salvioni, Postille italiane e ladine al "Vocabolario etimologico romanzo", in Revue de dialectologie romane, n. 4, Bruxelles, Société internationale de dialectologie romane, 1912, p. 95, punto 94. URL consultato il 19 marzo 2023.
  85. ^ Meyer-Lübke, 1911,  p. 300, n. 4064.
  86. ^ Curiosamente il Prati non menziona il secondo significato di acĕrbus proposto dal Meyer-Lübke: gerbo, gerba e gerbido, con anche l'accezione di campo sterile (Meyer-Lübke, 1911,  p. 7, n. 94). Tale significato sarà considerato in ricerche successive di altri studiosi.
  87. ^ L'opera è stata pubblicata nel 1910, tuttavia è stata consultata la riedizione sull'AGI del 1914-1918-1922, qui riportata: Prati, 1919Gárdolo, pp. 222-223.
  88. ^ Massia, 1922,  p. 42.
  89. ^ Vedi BSSS 78:
    • Ernusto, vescovo di Novara, permuta beni siti in loco et fundo uico Garbaniola (Garbagna) con Pietro liber omo (15 maggio 881), pp. 16-18, doc. XIII;
    • Garibaldo, vescovo di Novara, permuta beni con Novemperto, diacono di San Gaudenzio (17 marzo 898), pp. 27-28, doc. XIX;
    • Vespelado vende beni in Olengo a Madelberto detto Abone (27 febbraio 902), pp. 30-31, doc. XXI;
    • Abbone del fu Pietro vende a Rico, suo fratello, una pezza di terra arabile in Garbagna (12 settembre 1027), pp. 271-272, doc. CLX.
  90. ^ Massia, 1922Garbània/Garbànea/Garbaniasca via/Garbaniola, p. 47, n. 14.
  91. ^ HPM, 1836Maginardo, visconte di Pombia, dona a San Gaudenzio di Novara un podere nel territorio di Garbagna (giugno 841), p. 39, doc. XXIII.
  92. ^ Alcune opere che erroneamente riportano l'898 come prima occorrenza del toponimo Garbagna, invece dell'841:
    • Olivieri, 1965Garbàgna, p. 170;
    • Garzanti, 1990Garbagna Novarese, p. 297;
    • Renzo Ambrogio, Guido Goffi, Alessandra Leone e Cinzia Schena, Garbagna Novarése, in Nomi d'Italia - Origine e significato dei nomi geografici e di tutti i comuni, Novara, Istituto Geografico De Agostini, 2006, p. 292, ISBN 88-511-0983-4.
  93. ^ Olivieri, 1931Introduzione - A. Premesse, pp. 22-25.
  94. ^ A rigor del vero, nel riportare il riferimento del Massia su Garbagna, l'Olivieri cita solamente il paese alessandrino. Tuttavia Massia aveva esplicitamente indicato anche il piccolo centro del Novarese nel suo scritto, quindi l'Olivieri omette verosimilmente solo per brevità.
  95. ^ Olivieri, 1931Garbagnate, pp. 259-260.
  96. ^ L'Olivieri attribuisce erroneamente quest'ultima affermazione al Prati (Prati, 1919Gárdolo, p. 222), in realtà proviene da Massia, 1916garbus, p. 297.
  97. ^ Un refuso dell'Olivieri nel citare il Meyer-Lübke: il numero della voce è in realtà 94 (acĕrbus), non 91 (acer).
  98. ^ Olivieri, 1965Introduzione - Rendiconto degli studi finora compiuti, pp. 25-30.
  99. ^ Dorino Tuniz, La piana novarese dal periodo romano al XVI secolo, in Emiliana Mongiat, Maria Grazia Porzio e Dorino Tuniz (a cura di), Le cascine: un patrimonio da recuperare, vol. 1, Provincia di Novara, 2003, p. 17, ISBN 978-88-8900-300-8. URL consultato il 18 giugno 2023. Ospitato su Calameo.
  100. ^ L'Olivieri non cita alcuna fonte a sostegno di quest'ultima proposta. Salvo il caso di un'indagine effettuata in prima persona presso i locutori delle parlate locali (ma non documentata, almeno secondo quanto riportato nell'introduzione dell'opera), è possibile che l'affermazione sia ispirata da alcune pubblicazioni già menzionate in questa sede: i dizionari piemontese-italiano dello Zalli e del Ponza e il trattato sugli stati sabaudi del Manno. Nessuna delle tre pubblicazioni è tuttavia citata nella sua bibliografia.
  101. ^ Olivieri, 1965Garbàgna, p. 170.
  102. ^ Come nel precedente dizionario toponomatico lombardo, in quest'opera sono presenti alcuni refusi nelle citazioni: nel menzionare l'articolo del Massia del 1916 è erroneamente riportata la pag. 7 invece della 47; del Meyer-Lübke è citata la voce n. 91 invece della 94.
  103. ^ Un ulteriore dettaglio: nell'introduzione dell'opera l'Olivieri colloca Garbagna tra i toponimi derivati da aggettivi, ma sfortunatamente non fornisce alcuna motivazione o riferimento (Olivieri, 1965Introduzione - Cronologia e lessico, p. 46).
  104. ^ (EN) Old High German, su Encyclopedia Britannica, 18 gennaio 2018. URL consultato il 20 maggio 2023.
  105. ^ Antonio Polloni, Toponomastica romagnola, in Biblioteca dell'"Archivium Romanicum" - Serie II: linguistica, vol. 33, Firenze, Leo Samuele Olschki, 1966, p. 139, n. 572. URL consultato il 25 agosto 2022. Ospitato su Google Libri.
  106. ^ Franzosi, 1985Capitolo I: Garbagna - Il centro abitato, p. 6, nota 9
  107. ^ Garzanti, 1990Garbagna Novarese, p. 297.
  108. ^ Strumento mutuato dagli studi filosofici, ideato dal pensatore austriaco Ludwig Wittgenstein: Ludwig Wittgenstein, §§ 65-67 (PDF), in Mario Trinchero (a cura di), Ricerche filosofiche, Torino, Einaudi, 1974 [1953], pp. 46-47. URL consultato l'8 settembre 2023. Ospitato su Zanichelli - Online per la scuola.
  109. ^ Santano Moreno, 2003,  pp. 5-19.
  110. ^ Giuseppe Balosso, L'impianto territoriale antico, in Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura (a cura di), La Bassa Novarese, Novara, Tip. San Gaudenzio, 1981, pp. 244, 252, 260.
  111. ^ Santano Moreno, 2003,  p. 17
  112. ^ (EN) Daniela Fruscione, On "Germanic", in The Heroic Age, n. 14, novembre 2010, ISSN 1526-1867 (WC · ACNP). URL consultato il 3 aprile 2023.
  113. ^ Ottorino Pianigiani, Garbuglio, in Vocabolario etimologico della lingua italiana, vol. 1, Roma, Società editrice Dante Alighieri di Albrighi, Segati e C., 1907. URL consultato il 19 marzo 2023. Ospitato su Dizionario etimologico online.
  114. ^ garbugliare, su Internazionale - Il nuovo De Mauro, Internazionale S.p.A.. URL consultato il 19 marzo 2023.
  115. ^ Aldo Bertozzi, Ingarbujà (PDF), in Dizionario garfagnino, collana Banca dell'Identità e della Memoria, 3ª ed., Castelnuovo Garfagnana, Unione Comuni Garfagnana, 2015, p. 289, ISBN 978-88-7246-890-6. URL consultato il 19 marzo 2023. Ospitato su Banca dell'Identità e della Memoria della Garfagnana.

Abbreviazioni

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  • AGI: Archivio Glottologico Italiano
  • ASI: Archivio Storico Italiano
  • BSBS: Bollettino Storico-Bibliografico Subalpino
  • BSPN: Bollettino Storico per la Provincia di Novara
  • BSSS: Biblioteca della Società Storica Subalpina
  • HPM: Historiae Patriae Monumenta
  • MGH: Monumenta Germaniae Historica
  • SGI: Studi Glottologici Italiani