Utente:Tirytiry/Sandbox

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[Giuseppe Carta]

I silenzi della campagna riecheggiano in dipinti in cui seducenti percorsi di luce appaiono intrisi di un insistente realismo, che non si limita a descrivere ma racconta poeticamente il trascorrere della vita. Giuseppe Carta (Banari, 1950), poco più che ventenne, rivolge da subito la sua attenzione alle forme accattivanti che sguardo e memoria gli offrono. Dipinge cipolle, limoni, stoviglie e arredi descrivendoli con meticolosa precisione. Non a caso l'artista è nato a Banari, paesino sardo che ospita poche centinaia di anime che dedicano tempo e fatiche alla terra e ai suoi frutti. Cresciuto a Genova, Carta raggiunge presto la notorietà partecipando a numerose mostre: dagli anni Ottanta collabora con il gallerista Rinaldo Rotta e dal 1994 con la Galleria Guidi di Genova; nel 1998 prende parte al Miart con la Galleria Antonia Jannone, nel 2003 espone con la Galleria Stefano Forni di Bologna; all’estero conquista il pubblico di Saint Paul de Vence, Parigi e Londra. Dopo la partecipazione alla 53ª edizione della Biennale di Venezia nel Padiglione Costa Rica con una complessa installazione scultorea, nel 2011 le sue nature morte, in realtà più che mai vive, stuzzicano l'interesse di Vittorio Sgarbi a tal punto da invitarlo nuovamente alla Biennale di Venezia con cinque dipinti. Sempre su iniziativa di Sgarbi, nel 2015 è presente nella collettiva Rosso Vivo Rosso Fiorentino. A Milano nel 2010 Ar.co.it organizza una grande antologica dell’artista con catalogo a cura di Beatrice Buscaroli; sempre a Milano, nel 2014, viene ospitata presso la Fondazione Stelline una completa selezione di opere intitolata La luce e il suono a cura di Ivan Quaroni. Nello stesso anno le opere pittoriche di Giuseppe Carta sono anche al centro della mostra personale Verso la luce, promossa in Cina nell’autorevole Changjiang Art & Culture Center e nell’Aura Art Space di Chengdu. Questi eventi segnano l’inizio di un importante sodalizio tra l’artista e la Cina che sfocia nel 2016 con l’inaugurazione, in un’importante piazza di Chongqing, di Capsica RedLight, opera della serie “I Piccantoni”: un peperoncino alto sette metri e mezzo divenuto presto simbolo della città cinese. I peperoncini di Carta, così succulenti e vivaci, avevano già sedotto il pubblico dell’Expo Milano 2015; in quell’occasione “I Piccantoni” sono esposti nel Padiglione Cina e nei giardini delle Nazioni Unite del Padiglione KIP. Recentemente, invece, Capsica RedLight è diventato emblema di Eataly: la monumentale opera, infatti, verrà presto posizionata davanti al negozio di Milano in Piazza XXV Aprile. La scultura è una colonna portante della poetica dell'artista, come dimostra anche Germinazione Melagrana, la gigantesca opera realizzata nel 2012 come scenografia del Teatro del Silenzio di Andrea Bocelli, poi diventata simbolo dell’Andrea Bocelli Humanitarian Award. Dall'amicizia con Bocelli nasce anche un intenso ritratto del tenore cui segue, nello stesso anno, l'incarico ottenuto dalla Banca d’Italia per cui Carta ritrae il nono governatore, prof. Mario Draghi. Nell'universo delle opere di Giuseppe Carta, invece, l’uomo è assente ma al contempo è evocato proprio attraverso gli oggetti della sua quotidianità. La leggerezza della luce è esaltata da sfondi neri in un’atmosfera immobile e intima in cui è suggerita una presenza oltre silenzio; quello stesso silenzio dell’adorato paese di Banari, in cui Carta decide di tornare dopo una lunga permanenza a Genova e in cui presiede dal 2001 la Fondazione Logudoro Meilogu, noto centro di mostre ed eventi culturali. Nel 2016 la sede milanese di Eataly, uno dei simboli dell’eccellenza del made in Italy, accoglie, con la complicità Ar.co.it, la mostra Giuseppe Carta. Germinazioni. I diari della terra, ventiquattro dipinti che hanno come protagonista, naturalmente, il cibo. Pomodori, ciliegie e chicchi di melagrana, raffigurati fin nei minimi dettagli, sono avvolti da uno sfondo nero che ne esalta la fisicità, ma al contempo li decontestualizza proiettandoli in un’atmosfera atemporale. Ancora una volta, l’apparente perfezione nasconde, a chi è capace di coglierlo, un sottile invito ad andare oltre l’apparenza delle cose.


[[Categoria:Arte]]