Utente:Stefania omboni/Sandbox
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Il suo motto di vita è :" amare, operare e sperare".
Stephanie Etzerodt Omboni (Londra, 12 marzo 1839; Padova, 21 gennaio 1917) è stata un' emancipazionista nella sfera affettiva, economica e culturale con lo scopo di favorire gli emarginati e il miglioramento delle condizioni dei ceti popolari. Stephanie Etzerodt Omboni ha partecipato a numerose iniziative in favore dell'istruzione e della beneficenza pubblica particolarmente a vantaggio dei seguenti istituti: Giardini froebelliani, Cucine economiche, Scuola professionale femminile, Scuola Superiore Scalcerle, Società contro l'Accattonaggio e Congregazione di Carità.
Biografia
Stephanie Etzerodt Omboni nasce a Londra il 12 marzo 1839, da padre tedesco e da madre inglese entrambi di origini benestanti; trascorse la sua infanzia in Belgio e durante la sua giovinezza si trasferì prima in Russia e successivamente in Crimea. Nonostante durante questo periodo non ricevette un'istruzione regolare, lei possedeva un cultura molto vasta fondata sulla conoscenza di quattro lingue delle quali approfondì soprattutto l'aspetto letterario; si dedicò anche all'arte e alla musica. Giunta a Milano, dopo aver lasciato la famiglia per frequentare gli studi, conobbe lo scienziato Giovanni Omboni che sposò successivamente e lo seguì a Padova nella quale si stabilì fino al 1870. Nonostante il trasferimento mantenne attivi i legami con Alessandrina Ravizza ed Ersilia Bronzini con le quali collaborò al periodico "Unione femminile" e nelle battaglie con l' associazione omonima . Stephanie Omboni venne definita dal popolo una "nobil donna" grazie ai suoi atteggiamenti ed ai suoi tratti tipici delle classi nobiliari; inoltre amava definirsi "perfettamente cosmopolita", poichè grazie ai numerosi viaggi ebbe la possibilità di instaurare contatti diretti con varie culture, che la spinsero a sviluppare un sentimento di tolleranza e di apertura verso tutti e in special modo verso i più deboli e i diversi. Tuttavia l' altruismo manifestato da questa donna non è il frutto di una fede religiosa, infatti non essendo credente afferma che non è la religione che detta la morale, ma la carità costituisce un dovere. Questa concezione di una morale diversa e autonoma dalla religione, non ha interferito nel suo rispetto verso tutte le religioni. Durante l'anno 1868 insieme ad altre collaboratrici di area veneta contribuì alla stesura del giornale "La donna",fondato a Padova da Gualberta Beccari, ha uno scopo morale e distruttivo a vantaggio dell'educazione femminile. Proprio secondo questo principio la Omboni diede vita nel 1874 al primo asilo froebeliano, all'interno del quale attuò il nuovo metodo educativo precedentemente sostenuto dal giornale. Dopo aver preso parte ad un comitato con lo scopo di condurre un'indagine e approfondire la conoscenza della condizione femminile decide di intraprendere un'altra esperienza lavorativa nel giornale intitolato "L'Italia femminile", con lo scopo di promuovere la costruzione di istituzioni laiche come per esempio: le case di accoglienza, gli asili, le biblioteche popolari, la scuola professionale femminile, la Società Zoofila, e molte altre. Nonostante tutto l'opera più significativa fu l'istituto per l'infanzia abbandonata ovvero un luogo di assistenza, educazione, istruzione e preparazione al lavoro. Esso infatti fu organizzato secondo un metodo molto innovativo per l'epoca, fondato sull'azione moralizzatrice proveniente dal fanciullo che doveva essere assistito ed educato ad una vita di lavoro ed autosufficienza. La sua proposta pedagogica infatti non prevedeva l'isolamento del bambino, ma il miglioramento dei contatti con la famiglia in modo da rieducarla attraverso il bambino che diventa tramite e portatore di stimoli diversi. Quest'ultimo costituisce infatti il mezzo più reale per vincere la miseria e combattere la piaga dell'accattonaggio. Tuttavia la Omboni propone un nuovo modello d'istituto che non sia più chiuso e che non sottragga i figli ai poveri, ma che promuova la costruzione di un asilo solo diurno dove i bambini possono nutrirsi ed essere istruiti; in tal modo non venivano accolti solo gli orfani ma anche i fanciulli moralmente abbandonati. Questo suo impegno venne premiato dal Ministero della Pubblica Istruzione nel 1900, tuttavia però a lei che non amava apparire pubblicamente preferì la benedizione e il ringraziamento dei poveri, che le conferì l'appellativo di "Contessa". Stefania Omboni pur essendo una "pacifista", non esitò a porsi attivamente in iniziative volte al soccorso dei soldati feriti, infatti operò come volontaria nell'ospedale militare padovano di Santa Giustina durante il conflitto bellico. Questa può essere considerata la sua ultima azione volta all'assistenza diretta verso altri, perché morì il 21 gennaio del 1917.