Utente:Splendida46/Sandbox

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Rappresentazione di Anima et di Corpo[modifica | modifica wikitesto]

La Rappresentazione di Anima et di Corpo (prima rappresentazione Roma nell'Oratorio della Vallicella il 3 settembre 1600) è un dramma in un prologo e tre atti scritto da Emilio de' Cavalieri su testo di Padre Agosstino Manni e probabile colaborazione musicale di Dorisio Isorelli.

Le origini[modifica | modifica wikitesto]

La Rappresentazione costituisce il primo esempio dello stile recitativo e della nuova forma rappresentativa a Roma, che, se per il soggetto, l'ambiente stesso in cui venne composta, lo spirito profondamente religioso e l'intonazione devota, viene inserita a volte impropriamente nella storia dell'oratorio italiano, alle cui origini comunque si collega, per più aspetti non può che collocarsi in quella del genere teatrale, poiché l'azione fu interamente realizzata in quella forma, con le scene ed i costumi. L'opera rientra nella pratica del recitar cantando che lo stesso de' Cavalieri portò a Roma al rientro dai suoi soggiorni a Firenze. Fu proprio presso l'Oratorio della Vallicella a Roma che il de' Cavalieri fu chiamato ad attuare tutti quei precetti innovatori per uno spettacolo musicale - ambiente adatto, modo di cantare e di gestire, strumenti invisibili al pubblico- contenuti nella prefazione dell'opera stessa, ma già enunciati nel 1598 in un trattato edito a Ferrara da Angelo Ingegneri.

Considerata a volte inpropriamente come un oratorio, poiché si tratta di una rappresentazione spirituale esterna alla tradizione della Vallicella, anche se nata in oppiosizione al teatro musicale per distogliere l'attenzione dei fedeli dalle sacre devozioni filippine,La Rappresentazione si distingue del tutto dagli aspetti biblici della lauda " drammatico- narrativa" oppure a "dialogo", la sola a trasformarsi nel futuro oratorio. L' oratorio non ha scena e Anima e Corpo "non fu" secondo Domenico Alaleona[1] "che una importazione accidentale del melodramma alla Vallicella"[2].

Per quanto riguarda il testo, questo è l'ampliamento e lo svolgimento di una lauda filippina, probabilmente scritta dallo stesso Manni dal titolo Anima e Corpo, già stampata fin dalla raccolta del 1577[3] per cui l'intera quarta scena dell'atto primo, cioè il dialogo tra Corpo e Anima, che costituisce il nucleo fondamentale della composizione, è la riproduzione della lauda. Nella prefazione che Alessandro Guidotti scrisse per la prima ed unica edizione[4] si trovano le norme per l'esecuzione, gli importanti precetti da seguire circa la messa in scena, il modo di gestire e di cantare, l'uso degli strumenti, i balli ed altro. Nella prefazione si esprime parere sul tipo di voce che il cantante deve avere per eseguire quest'opera: " che il cantante abbia bella voce, bene intonata e che la porti salda, che canti con afetto, piano e forte senza passaggi, et in particolare che esprima bene le parole ché siano intese, et le accompagni con gesti et motivi non solamente di mani, ma di passi ancora, che sono aiuti molto efficaci a muovere l'affetto."

Strumenti[modifica | modifica wikitesto]

Anche per gli strumenti dà le indicazioni nella prefazione, distinguendo quelli che servono per una sala più grande e quelli per un'eventuale sala più piccola. Essi sono:

oppure

e debbono essere suonati dietro le tele della scena e da persone che assecondino i cantanti.

Nella prefazione all'opera, il de' Cavalieri pone anche come prescrizione che Il Piacere e i suoi compagni abbiano gli strumenti in mano mentre cantano, quindi: uno potrà avere un chitarone, un altro la chitarrina alla spagnola e l'altro un cimbaletto con sonagline alla spagnola. Nelle sinfonie, un violino potrà suonare la voce più acuta, ma comunque bisognerà suonare con una gran quantità di strumenti.


Personaggi[modifica | modifica wikitesto]

  • L'Anima= Soprano
  • L'angelo Custode = Soprano
  • La Vita Mondana = Soprano
  • L'Intelletto = Contralto
  • Il Piacere = Contralto
  • Il Corpo = Tenore
  • Il Consiglio = Tenore
  • Il Mondo = Tenore
  • Il Tempo = Tenore
  • Un compagno del Piacere = Tenore
  • Un Compagno del Piacere = Basso


Struttura e Trama[modifica | modifica wikitesto]

Il libretto consta di un Proemio, dialogato in prosa, preceduto da una premessa in musica a più voci, corale e strumentale. Il dialogo in prosa, che sottolinea anch'esso il fine edificatorio della rappresentazione, si svolge tra due giovinetti di specchiata virtù, Avveduto e Prudenzio.

Atto primo[modifica | modifica wikitesto]

Dopo il prologo recitato dai due giovanetti Avveduto e Prudenzio, il Tempo enumera una serie di considerazioni sulla brevità della vita umana, alle quali segue il primo dei numerosi cori dell’opera, in quattro strofe separate da brevissimi ritornelli strumentali a quattro parti. L’Intelletto interviene dichiarando i propri desideri spirituali: «esser’in Ciel con Dio sempre felice» è la sua aspirazione. Ma il Corpo e l’Anima non nascondono il loro travaglio: inizia il primo contrasto fra i due personaggi allegorici, il cui testo riprende quello della lauda filippina pubblicata nel 1577 («Anima mia, che pensi?/ Perché dogliosa stai/ sempre traendo guai?»). L’atto è concluso da un lungo coro e da una sinfonia a cinque parti.

Atto secondo[modifica | modifica wikitesto]

Il Consiglio sintetizza il contenuto delle prove a cui sono sottoposti il Corpo e l’Anima, che devono resistere alle insidie della carne, del Mondo e della Vita mondana stessa. Come nel primo atto, un coro interrotto da numerosi e brevi ritornelli separa questa sorta di prologo dall’azione vera e propria. Un ritornello più mosso, in ritmo ternario, introduce il Piacere, che canta tre strofe in terzetto con due suoi compagni. Il Corpo ne è scosso, «come foglia al vento». L’Anima lo redarguisce duramente, e dopo altri interventi il Piacere e i suoi compagni vengono allontanati. L’Anima chiede consiglio al Cielo, che risponde in forma di eco alle domande di quella. Un Angelo custode scende in campo per aiutare l’Anima e il Corpo, che dovranno affrontare la seduzione del Mondo, con le sue ricchezze, e della Vita mondana, che offre le gioie spensierate della giovinezza; vestiti «ricchissimamente», come prescrive Cavalieri nei suoi ‘Avvertimenti’, una volta spogliati il Mondo e la Vita mondana mostreranno «quello gran povertà e bruttezza», questa un «corpo di morte». Seguono un coro a cinque voci – con effetti d’eco prima divisi voce per voce, poi a mo’ di doppio coro (quattro voci contro quattro in eco) – e una sinfonia.

Atto terzo[modifica | modifica wikitesto]

L’Intelletto e il Consiglio indicano la via della salvezza nel cielo e invitano a fuggire l’inferno, descrivendone le pene; vengono interpellate le anime dannate e le anime beate, che illustrano la loro condizione. L’episodio ripete lo stesso schema per tre volte: domanda del Consiglio, risposta di un’anima dannata (il cui verso finale è cantato a quattro voci da altre anime), domanda dell’Intelletto e risposta di un’anima beata (siglata nel verso finale dall’amplificazione a quattro voci), quindi commento di Anima, Intelletto, Corpo e Consiglio, in quartetto. In ogni sequenza, alle dolenti frasi spezzate dell’anima dannata, in registro grave, concluse dal verso cantato a quattro in omoritmia (con ogni voce fissa ossessivamente sulla stessa nota), si contrappongono gli ariosi melismi della più acuta voce dell’anima beata, melismi ripresi anche nel verso intonato a quattro. Anima e Corpo desiderano ormai solo salire al cielo, ma prima invitano tutti a cantare e lodare il Signore: ha inizio una lunga sezione conclusiva, in cui canti a tre, quattro, cinque, sei voci culminano nell’ultimo, fiorito intervento dell’Anima e in un balletto cantato (al posto del quale si può invece eseguire un verso finale per coro a otto voci).

Forma[modifica | modifica wikitesto]

La Rappresentazione consta di una grande varietà metrica: quinari e ottonari, nonché settenari e endecasillabi in varie combinazioni. I versi, spesso sono articolati stroficamente non solo per i cori, ma anche per i dialoghi a più personaggi. Nella prefazione lo stesso de' Cavalieri indicava come poema più adatto alla musica quello " facile et pieno di versetti", con frequenza di rima, dialoghi brevi e monologhi "più brevi che possano". Agilità metrica e struttura formale sempre ben marcata consentono un andamento orecchiabile, a mo’ di canzonetta, nelle melodie dei solisti: non si può parlare, osservava Doni, di vero recitativo[5]. Parole e frasi sono musicate in modo libero, a volte senza attenzione agli accenti, con pause a effetto.

Grande importanza ha il coro, il cui intervento è tenuto ad osservare la prescrizione generale: "il coro dovrà starenel palco, parte a sedere, parte in piedi, procurando sentir quello che si rappresenta, e tra di loro alle volte cambiar luoghi e far morivi e quando avranno da cantare, si levino in piedi per poter fare li loro gesti, e poi ritornare a luoghi loro; et essendo la musica per il coro a quattro voci, si puotrebbe, chi volesse raddoppiarle, cantando ora quattro, et alcuna volta insieme, essendo il palco però capace di otto"

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Rappresentazione di Anima et di Corpo. Nuovamente posta in muaica dal Sig. Emilio del Cavaliere per recitar cantando. Data in luce da Alessandro Guidotti BOlognese, Mutii; ed. anastatica Bologna, 1967
  • D. Alaleona, Storia dell'Oratorio musicale in Italia, Milano, Fratelli Bocca, 1945
  • D. Alaleona, Prefazione alla rappresentazione di Anima e di Corpo di Emilio de' Cavalieri (1550- 1602). a cura di G. Tebaldini, Torino, 1914
  • F. Testi, La musica italiana nel Medioevo e nel Rinascimento, Milano, 1969
  • Della musica dell'età nostra che non è punto inferiore, anzi è migliore di quella dell'età passata, edito in G. B. Doni, De' trattati di musica, Firenze, Gori, 1763

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Prefazione alla rappresentazione di Anima e di Corpo di Emilio de' Cavalieri (1550-1602), p. IX.
  2. ^ Storia dell'Oratorio musicale in Italia, Milano, Fratelli Bocca, 1945, p. 103.
  3. ^ La musica italiana nel Medievo e nel Rinascimento, Bramante, p. 285.
  4. ^ Rappresentazione di Anima et di Corpo, Nuovamente posta in musica dal Sig. Emilio del Cavaliere per recitar cantando. Data in luce da Alessandro Guidotti Bolognese, Roma, Mutii, 160,; ed. anastatica, Bologna, 1967.
  5. ^ Della musica dell'età nostra che non è punto inferiore, anzi è migliore di quella dell'età passata edito in G. B. Doni De' trattati di musica, Firenze, Gori, 1763.